Riflettevo
sulla casualità e sul misterioso intreccio delle vite che hanno inizio
in tempi,luoghi e situazioni diverse ma
che intersecandosi,danno vita a percorsi comuni non sempre volutamente ricercati e che a volte,per ragioni a noi incomprensibili,si concludono nello stesso tempo e nello stesso luogo .
Giuseppe “Pino” Casarrubea era nato nel marzo 1946 a Partinico.Il padre
veniva barbaramente assassinato all’interno della Camera del Lavoro,che era
anche sede del PCI,quando lui aveva appena quindici mesi il 22 giugno dell’anno 1947 ad appena 53 giorni dall’eccidio
di Portella delle Ginestre.La madre
rimasta sola con questo figlio,ritenne di costruirgli un futuro facendolo
ospitare dai padri Benedettini nel Convento di S. Martino delle Scale che
domina la città di Monreale.Giuseppe prima consegui' il diploma magistrale poi prese la laurea
avendo anche l’opportunità di collaborare con Danilo Dolci e,ottenuto un incarico di insegnante inizialmente al “nord”, ritorno' a Partinico dove divenne, infine,dirigente concludendo la sua vita scolastica al “Grassi Privitera”.La sua formazione,come a volte
paradossalmente capita a quanti hanno vissuto all’interno dei “collegi” religiosi lo porto' ,poi, ad una formazione impregnata di forte laicismo anche se la religiosità,se non nei riti ma nei suoi
profondi valori,resta indelebile dentro ciascuno di noi che abbiamo vissuto infanzia ed adolescenza nei nostri oratori parrocchiali .Ovviamente non poteva che militare nel PCI,il Partito
di suo padre,e a quel Partito dare anche contributi di solidarietà come con la
candidatura al Consiglio comunale nel 1975 e,
con la fine di quel Partito trasformatosi
in parte maggioritaria in DS,ne fu
candidato alla Camera dei Deputati.Nel 2000 accolse l’invito a guidare una
coalizione progressista e di sinistra candidandosi a sindaco della nostra
città.Volle che della sua Giunta ne facessi parte.Ma in quella occasione Partinico allo storico Casarrubea preferì il dipendente
Telecom Giuseppe Giordano e la sua coalizione di centro destra.Una quasi
costante nella vita politica ed amministrativa della nostra città.Martedì lo abbiamo salutato per l’ultima volta nella
chiesa-santuario della Beata Pina Suriano,avendolo apprezzato quale ricercatore
e studioso che volle con caparbietà capire,innanzitutto, le ragioni di quel
che era accaduto in quel tardi pomeriggio del 22 giugno del 1947.
Simone Giacopelli era nato appena due anni
dopo,nel 1948,a Grisi’ frazione della
città di Monreale dalla quale dista alcune decine di chilometri mentre é assai
vicina alla nostra.I paradossi della formazione del nostro territorio e dei suoi confini ereditati dalle immense proprietà che furono di una
chiesa ricca,potente e molto spesso braccio attivo ed operativo del peggiore potere
politico.Una chiesa,quella di Monreale impregnata di profondo anticomunismo ,al centro di misteri
come fu nella uccisione del bandito Giuliano.Si disse che Turiddu fosse stato
ucciso a Villa Carolina nei pressi di Pioppo e in uso all’arcidiocesi e da li’
il cadavere trasportato a Castelvetrano
dove fu inscenato il famoso conflitto a fuoco per giustificarne l’esecuzione per
mano del cugino Pisciotta. Una pagina non ancora liberata da tutte le ambiguità,scorie
ed orpelli che non pone nella giusta e definitiva luce la vicenda storica che vide il bandito di volta in volta “eroe” che toglieva ai ricchi per dare ai poveri o crudele
omicida e cinico trucidatore senza pietà
perfino di un ragazzino da lui barbaramente assassinato a Montelepre.Un pezzo
di una storia che ci appartiene ma che ancora resta avvolta,per alcuni
particolari importanti,nel mistero.Per fortuna, di quella chiesa, oggi a Monreale e nella nostra città resta ben poco.
Anche Simone studio’,sicuramente negli
stessi anni con Giuseppe nel monastero dei Benedettini di S. Martino delle Scale
ed anche lui,pero’,fuori da quelle mura scelse un’altra fede,quella nel Comunismo
che vuole gli uomini tutti eguali,né ricchi né poveri, con gli stessi diritti e
doveri,senza potenti e soverchiatori.Eguali e basta.Certo,una società
utopica che pero’ resta nel cuore di chi aborrisce le ingiustizie,vuole che
gli ultimi abbiamo soprattutto diritto al lavoro,alla scuola,alla salute e
alla casa.E Simone si batté sempre per questo.Fuori da San Martino delle
Scale studio’ per diventare un chimico.E con questa qualifica fu assunto
presso la distilleria Bertolino ma in quella industria,che con il silenzio e l’accondiscendenza
al potente gli avrebbe concesso tranquillità economica e sociale per tutta la vita,preferi’
seguire la sua natura di uomo libero e contro la violenza dell’economia che sopraffà l’ambiente
e la salute.E si ribello’ come riteneva suo dovere morale, prima che politico,pagandone lui e la sua famiglia un prezzo assai pesante.Seppur cresciuto nell’ambiente ovattato e protetto di
un collegio religioso,per la sua dipartita volle funerali laici che domenica
scorsa sono stati celebrati davanti il Circolo “Peppino Impastato”del Partito della Rifondazione Comunista che
lui ,insieme ad Ottavio Puleo,Gaspare Mansella ed altri altri compagni,fondo’
dopo la fine del PCI. Simone fu sempre un militante delle formazioni cosidette extraparlamentari,a sinistra del PCI,e
durante la sua vita ha voluto marcare la sua intransigenza morale nei
confronti del “potere politico”,qualunque
questo fosse.Cio’ lo metteva al riparo,sicuramente,dall’essere parte del “ceto”,anche della sinistra nella quale
militava,ma lo avvicinava sempre di piu’ agli umili,agli ultimi della nostra
città che lo trovarono al loro fianco in ogni circostanza,per qualunque
bisogno.La sua religiosità la esplicitò costruendo Presepi originali e
ovviamente assai diversi dai tradizionali con la collaborazione di Nanni Noto e nella
piazzetta della Pescheria e nella sede del Circolo di Rifondazione in Corso dei Mille.Anche lui,come ogni disciplinato militante,fu candidato al Consiglio comunale e nel 1987 alla Camera
dei Deputati nella Lista di Democrazia Proletaria.
Dunque Giuseppe e Simone vissero due
vite sicuramente,profondamente diverse ma parallele.Diversi per storia personale,età,percorsi di vita e
di lavoro.Giuseppe schivo, riservato,uomo di studi e di ricerca.Un
intellettuale. Simone,sanguigno,estroverso,determinato.Un vero capopolo.Due
personalità diverse ma entrambi immersi,seppur in maniera differente,nella storia del Comunismo partinicese. Se ne
sono andati a distanza di poche ore l’uno dall’altro come per un appuntamento
non dato ma segnato dal destino.E la nostra città,il suo pensiero e la sua
azione laica ed egualitaria hanno perso cio' che assai difficilmente si potrà
riproporre.
Toti Costanzo
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