sabato 31 dicembre 2011

FIGGHIUZZU MEU , STA' ATTENTU CU' CCU TI UNCI !








Devo ammettere con  franchezza che questo fine anno mi ha lasciato politicamente abbastanza perplesso. E non certo per quel che avviene alla Regione siciliana (nulla di nuovo sotto il sole di don Arraffaele)  per la sceneggiata dell’ultimo giorno che vede una massa di disperati lavoratori precari nelle mani di faccendieri ai quali ogni anno  confezionano – sia di destra che di manca come direbbe Gianlivio Provenzano-  una legge che viene rigorosamente impugnata dal Commissario di Governo che ne dichiara sempre la incostituzionalità. Che furbi, però, costoro .Dicono ai lavoratori : noi il favore ve lo abbiamo fatto ,adesso prendetevela col  Commissario !E, dunque,  “a iddu, a iddu ca’ è cani arraggiatu. Costoro che guadagnano un futtio di soldi al mese alle nostre spalle piangono, però,  miseria e si sentono degli incompresi  . Ma lo sapete , ad esempio, che il ragioniere palermitano Costantino Garraffa ( di Cracolici non ne voglio palare per rispetto di  Gianlivio che mi rimprovererebbe d'essere ripetitivo) dopo avere vissuto al servizio del PCI e della Confesercenti è in Senato da tre legislature? E che il consulente d’impresa Lumia ,tra Camera e Senato ,si è fatto fino ad oggi  ben cinque legislature? E il ragioniere Papania che tra Regione e Senato di legislature ne ha fatto, pur esso ,cinque  e intende continuare almeno per altri dieci anni quale Sindaco di Alcamo ,e dunque vivendo sempre alle spalle dei contribuenti, gestendo potere e irradiandolo ai suoi seguaci e allievi  tra cui il fidatissimo quanto furbissimo , a mio modesto parere, Giacomino Scala ? Ma costoro  hanno capito il trucco cioè hanno capito il meccanismo per cui si entra in uno di questi  Partiti (o pseudo tali) e da li’ collocarsi dentro le istituzioni dalle quali non si intende più uscire per ovvie ragioni e cioé che fuori da queste non conterebbero nulla. Però sanno che per sopravvivere politicamente hanno bisogno di usare la  cattiveria ,il  cinismo, la spregiudicatezza brigando ,dicendo sempre "signorsi' " ai Bersani, ai Casini , ai Berlusconi , ai Fini,ai Lombardo  ,costruirsi un potere elettorale personale distribuendo mance e illusioni  , e dalle quali istituzioni escono soltanto se “posati dai questi padroni di Partito” che decidono chi, come, dove e quando eleggerli  ( a proposito: lo sapete che in Sicilia nelle ultime elezioni nazionali tra i dodici  deputati nel PD eletti  nelle due Circoscrizioni , sei di costoro non erano siciliani ma in Sicilia “collocati”  perché se presentati in altri collegi non sarebbero stati eletti ? ) o perché  trasferiti nelle patrie galere o per raggiunti limiti’ di età che in genere toccano la soglia degli ottanta anni o giù di li’. Facevo queste irriverenti considerazioni ,ieri, in via Iannello mentre  aveva svolgimento l’annuale ricordo di Danilo Dolci che non volle onori, non chiese mai di diventare deputato o senatore( gli avrebbero fatto , allora, ponti d’oro se avesse accolto le cicliche proposte che gli venivano fatte soprattutto dal PSI e dal PCI) che visse modesto, povero ed anche umile . E facevo tali considerazioni riflettendo sul fatto che Danilo, il suo pensiero, i suoi progetti continuano a vivere anche col nostro modestissimo contributo di comunisti che , con coerenza come direbbe Pino Maniaci che comunista non é , lo hanno sostenuto sempre fin dal 1956 alla trazzera vecchia . Lui che comunista  poteva soltanto  esserlo nel senso più cristiano della definizione in quanto cresciuto a Nomadelfia in una comunità cattolica guidata da un sacerdote , don Zeno,tant'é che ieri in  via Iannello anche per questo lo ha voluto ricordare  monsignore Salvia che ,diversamente dai suoi locali confratelli - quelli ovviamente del lontano passato - di Danilo  ne ha apprezzato l’opera sottolineandolo anche con un atto assai nobile e cioé di  lasciare dietro la porta di quella dimora un mazzo di fiori.
Dunque pensavo a questo , ero contento ma tuttavia restavo sempre  perplesso .Ma per altre ragioni  . Presente  in quella via nella quale Danilo visse e digiunò per la costruzione dell’invaso, anche il Sindaco della nostra città (lo era stato in altra occasione)  che , finalmente, dopo quattro anni e dopo ripetute nostre provocazioni ( abbiamo collocato le nostre targhe intitolando le vie a Danilo e a Peppino Impastato e lo stavamo facendo lo scorso anno anche con Cola Geraci ) ufficializza l’esistenza di queste vie con una pubblica cerimonia. Lo abbiamo apprezzato  cosi’ come abbiamo apprezzato l’impegno, seppur verbale,  non solo di volere  vincolare l’abitazione di via Iannello quale bene storico e tentarne l'acquisto al fine di realizzare li’ un Museo di testimonianza viva dell’opera e dell’azione di Danilo ma anche per la disponibilità ad ospitare l’archivio della cooperativa “Consorzio irriguo Jato” in un locale di proprietà del Comune perché una delle tante intuizioni e creature di Danilo ,oltre  che patrimonio del movimento dei contadini di Partinico, possa continuare ad esistere non solo quale testimone di  democrazia e partecipazione “dal basso” ma perché ancora utile allo sviluppo del nostro territorio e della sua economia agricola . Ma restavo perplesso lo stesso. E lo ero per una ragione ben precisa. Mi chiedevo:  perché questo Sindaco seppur giovane ma tuttavia già padrone dei meccanismi del potere locale che lo utilizza in maniera spregiudicata e clientelare  come lo poteva soltanto  un vecchio dicci’ o un socialista craxiano (  i cui eredi del craxismo ,a detta di Giorgio Bocca, sono quelli dell’attuale PD)  , partecipa a queste manifestazioni di impegno civile e culturale organizzate dal nostro Partito? Perché reputa il pensiero di Danilo come una necessaria risorsa cui fare riferimento nell'azione politico-amministrativa? Perché onora la memoria di comunisti come Cola Geraci, Turiddu Termine o Peppino Impastato che nulla hanno a che spartire con la sua cultura e storia di sostenitore di Giordano ,Romano, Cuffaro o Antinoro, che invita il mio Partito in prossimità di ricorrenze come il 25 Aprile, il 4 novembre o intitolazioni di vie oltre che per altre analoghe occasioni ? Ma perché , di converso,  NON HA MAI INTESO CONFRONTARSI con esso nel senso delle nostre idee e proposte ( in quattro anni non ha mai risposto a nessuna delle nostre critiche ma  propositive  interrogazioni e interpellanze cosi’ come a nessuna delle nostre sollecitazioni su problemi concreti come quello recente sulla distilleria) e ora ritiene DI DOVERLO FARE ? C'é qualcosa , dicevo a me stesso, che non mi quadra .Io,però,  una mia personale idea me la sono fatta e l’ho già  formulata tra me e me .Ma col vostro permesso, ancora spero di affettuosi lettori, ne vorrei parlare all’anno nuovo .Intanto, gli auguri perché anche nella nostra città possa costruirsi un movimento di resistenza per difendere la democrazia e gli interessi dei lavoratori ,dei giovani, di quanti hanno ancora bisogno del nostro pensiero e della nostra azione.
NB : il nostro giovane Lo Biundo, ieri, si portò appresso manu manuzza alé sia in via Iannello che per la intitolazione della via  a Danilo ,il baby Sindaco della città anche lui con fascia tricolore e che si manifestò deciso, determinato, sveglio .Ci siamo permessi ,allora,di dargli riservatamente un consiglio affettuoso quanto interessato : “figghiuzzu meu - ci rissi- sta’ attentu cu' ccu ti unci “.Buon anno a tutti
Toti Costanzo

lunedì 26 dicembre 2011

E PERCHE' PER "LA MALA POLITICA " DEVE PAGARE SOLTANTO CUFFARO?


E’  Natale ,dovrei essere sereno e per certi versi lo sono come tantissimi altri che hanno vissuto  “in famiglia” questi giorni di “festa” insieme ai  propri cari. Sono sereno ma contestualmente provo una incontenibile rabbia dopo avere letto le recentissime notizie relative alle vicende politiche della nostra Isola. E devo dire che la mia rabbia ha una precisa origine :sono rimasto profondamente colpito dall’intervista rilasciata dall’ex Presidente della Regione ,Salvatore Cuffaro, al giornalista Salvo Lo Verso del  settimanale  “S” e pubblicata da  un giornale on-line assai interessante, Live Sicilia, che consiglio di leggere .Lo ascolto e trovo una persona profondamente cambiata, diversa da come l’avevamo e l’avevano conosciuto folle osannanti .Una persona diversa anche fisicamente ,sofferente, remissiva, umile. Smagrito e forse anche smarrito .Tuttavia non posso non pensare, appunto contemporaneamente e con rabbia  , al  Cuffaro della famosa trasmissione del 1991 , “Samarcanda”,al Teatro Biondo di Palermo  quando dal pubblico chiese la parola e fece  una strenue quanto arrogante difesa del senatore Mannino e contro il giudice Falcone , il Cuffaro potente e quasi borioso , quello  osannato e votato da centinaia di migliaia di siciliani ,all’assessore all’agricoltura che riempi’ gli organici della Regione di migliaia di clienti  soprattutto nel settore della  forestale ,al  Cuffaro assessore regionale per tanti anni ,e indifferentemente ,con governi di centro destra e di centro sinistra . E penso alla sua elezione a Presidente della Regione sconfiggendo nel 2001  prima Leoluca Orlando e poi ,nel 2006, una personalità come l’on. Borsellino che abbiamo conosciuto e sostenuta quale  “speranza “ della Sicilia ed ora ridotta ad appendice di un Partito ,il PD ,nelle mani di  una manata di veri e propri lestofanti politici .Lo rivedo con rabbia quando decise di mettersi al servizio della distilleria Bertolino solo perché nelle mani di potenti economicamente ,politicamente ed elettoralmente a cui non  poteva dire di no. E penso a  quando costrinse , nella stagione irrigua del 2003, il Consorzio irriguo Jato che gestiva l’acqua dell’invaso Poma, a dare parti notevoli di queste risorse destinate all’agricoltura, alla distilleria la quale per potere operare la lavorazione avrebbe ,invece, dovuto disporre per legge di risorse idriche proprie. E lo ricordo non solo quando fece perseguitare il dott. Ino Genchi un integerrimo funzionario dell’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente che si era opposto ,avendo ragione, ai suoi deliberati relativi alla distilleria , ma quando insieme al senatore trapanese D’Ali’ fece approvare una legge che sconvolgeva quanto stabilito dal precedente decreto  dell’ex ministro dei Verdi, Ronchi,  e cioè che le vinacce erano rifiuti speciali che non potevano essere utilizzate dalla distilleria come combustibili  perché altamente inquinanti . E infine al Cuffaro dei cannoli, della vicenda di Villa Teresa dell’imprenditore coinvolto con la mafia Aiello di Bagheria , e la fine della sua carriera politica con le dimissioni prima da Presidente della Regione e poi della definitiva condanna , al suo arresto e detenzione al “Rebibbia”  di Roma. Ma poi mi soffermo a pensare al Cuffaro organico ai sentimenti e debolezze del nostro popolo e quindi interprete dei suoi bisogni ,delle sue necessità e dunque sempre disponibile con tutti ;ai suoi risolutivi interventi nel 1998 per consentire al nostro Consorzio irriguo Jato di potere continuare la sua attività; al  convincimento come questo strumento fosse utile al punto da doversi mantenere e potenziare perché organismo  straordinario di gestione democratica efficiente, efficace ed anche economica .E poi il presidente della Regione interessato ai progetti del "Distretto culturale del Sole" presentati nel 2004 in un convegno ,proprio al Palazzo dei Normanni , dall’Osservatorio “Giuseppe La Franca , quello dei primi anni della sua attività , convinto che i processi di sviluppo presuppongono non solo idee realizzabili ma intelligenze e risorse umane e culturali di cui tutto il nostro territorio che va da Cinisi a S. Vito lo Capo passando per Monreale , S.Giuseppe Jato , Montelepre ed Alcamo , dispone. Due diverse personalità che convivevano nello stesso corpo .Una specie di dott Jekyll e Mister Hyde nostrano .E penso,però,  anche al Cuffaro assessore all'agricoltura con i governi dell'ex comunista pentito Capodicasa .Un Cuffaro cercato,osannato, blandito, venerato da tanti di questi attuali dirigenti del PD -all'epoca DS o Margherita- che  caduto in disgrazia furono i primi a chiederne la testa gridando col pollice in giù che si eliminasse la mafia dal Palazzo Reale . Dunque provo rabbia nei confronti di costoro ma nello stesso tempo pietà cristiana , considerazione per le debolezze di un uomo che fu potente ma ora cosi’ pesantemente punito perché pensava, cosi’ come lo pensano ancora in tanti ai diversi livelli dei governi sia locali che regionali ,che  si può fare di tutto e anche di più. Qualunque porcheria, qualunque nefandezza tanto “ ‘u lupu un veni pi’’ mmia”. E mi chiedo in che cosa consista la differenza tra Cuffaro che ha anche agevolato la mafia e l’onorevole Lombardo che dei mafiosi si fece votare.E ai tanti altri nei tanti Comuni siciliani e nelle tante Provincie che con la mafia continuano a convivere e fare affari e voti . E mi chiedo ,ad esempio, se traccheggiare con la mafia sia ,come é , un delitto e non  sia  invece la stessa cosa utilizzare il potere di cui chi governa dispone per fare discriminazioni, clientele, sopercherie, assumere amici e parenti, dare incarichi a seconda della quantità di voti che procuri , fare favori in maniera sempre più smaccata e volgare .E mi chiedo la differenza che passa tra un Cuffaro e un Presidente di Provincia che utilizza le risorse pubbliche SOLO PER FINANZIARE PROGETTI DI SOSTENITORI ELETTORALI . E mi chiedo , ancora, perché costoro non debbano pagare alcun prezzo . E penso quale possa essere la differenza , ad esempio, tra Cuffaro, Lombardo ed Antinoro che scambiavano i voti restituendo favori in ragione del loro potere e questi amministratori comunali di Partinico che i voti li hanno INDISCUTIBILMENTE barattati restituendo favori a chi li  ha palesemente sostenuti nella loro campagna elettorale. Perché allora, mi chiedo, in questa nostra società paga per la mala politica  , anche se giustamente, soltanto il fu onorevole Salvatore Cuffaro?
Toti Costanzo  

mercoledì 21 dicembre 2011

SAL E BART COME "TOTO' E PEPPINO DIVISI A BERLINO"


Si dice con una frase “fatta”  che sa ,però, molto di ipocrisia collettiva come nelle prossimità delle feste natalizie bisogna essere più buoni. Anche di fronte alle cose sconce? Anche di fronte alle cose sconce tu ti  turi il naso e…vai .Per cui ci rivediamo al prossimo anno e riprendiamo da dove avevamo lasciato . Anche noi  avevamo preso questo impegno ritenendoci ,almeno per una volta,  soprattutto assai paghi d’avere messo insieme, proprio di recente,   tutta una serie di soggetti e costruire il Consiglio cittadino che sicuramente può rappresentare una certezza per quei cittadini che ancora nutrono la speranza che é possibile il cambiamento e come  il sistema democratico abbia bisogno di vera partecipazione .Ma come si fa ad essere rinunciatari ,seppur temporaneamente ,quando si assiste alla scena che sintetizziamo?  Che é poi quella di oggi mercoledi’ 21  ,si presume  nella mattinata . Sala di rappresentanza del Presidente-liquidatore della società servizi comunali integrati ,avvocato Antonino Geraci pro nipote di quel glorioso Cola che ancora oggi i comunisti di Partinico venerano come il più genuino rappresentante del popolo partinicese, dei  bisogni degli ultimi , del diritto di questo popolo al riscatto . Il tavolo di lavoro adeguatamente sgombro é onestamente  assai  parco com’è , a quanto pare, nello stile dell'avvocato .

lunedì 19 dicembre 2011

L'ASSESSORE VITO D’AMICO,L’ULTIMO KAMIKATZE SUL FRONTE DI GUADALCANAL

Francamente, lo ammetto,  non  finisco mai di sorprendermi  . Voi , giustamente,  dite : perché? Ed io rispondo subito citando quel  che accade in questa nostra città e che non può essere taciuto. Dunque, vediamo. Ci sono i Giovani Comunisti  di Partinico del Circolo “Peppino Impastato” che ai primi di ottobre , nell’occasione di una  seduta del Consiglio comunale di Partinico ,  si recano all’interno della sala consiliare e  distendono “ uno striscione” con la scritta ”L’inquinamento uccide e il silenzio della politica pure”  con lo scopo di far prendere coscienza ai consigliere costringendoli a discutere della “questione Bertolino” ,vicenda iniziata nell’estate del 1984 e mai conclusasi  .

martedì 13 dicembre 2011

L'AVVOCATO GERACI " AMMINISTRA" ,NON "LIQUIDA"



Dice Pino Maniaci che i rifiuti a Partinico ,ancora oggi, sono diffusi a tinchité nel senso che la quantità sommerge le vie cittadine ,come le periferie, rappresentando ancora una volta un problema oltre che amministrativo ,sicuramente ambientale . Maniaci dice , come lo dicono tanti tra cui un recente ,interessante servizio  di TV7, una scontata verità  nel senso che viene ciclicamente denunciata anche se  questa verità , purtroppo, rischia a lungo andare di diventare per i cittadini   "abitudine" seppur assuefazione carica di negatività .
Oggi ho ascoltato con attenzione l’intervista  rilasciata a Fabio Bono di Tele Jato, dall'avvocato Antonio Geraci. Geraci è persona stimabilissima sul piano della sua professione ma che , a mio modestissimo avviso, si è prestato ad assecondare le strategiche quanto spasmodiche voglie elettorali del Sindaco Lo Biundo e di alcuni suoi  colleghi  del circondario che con questo sindaco hanno fatto cordata politica ,scegliendo di fare il “liquidatore” della Società servizi comunali integrati che gestisce la raccolta e smaltimento dei rifiuti nell’ambito dei 12 comuni che vanno da Isola delle Femminine a Balestrate passando per l'entroterra , l’ATO PA1 , tra cui il nostro .Né bisogna dimenticare,parlando di rifiuti,  come Tele Jato sia stata una dei più feroci critici dell’ex Presidente del Cda della Società ,l’avvocato Giacomo Palazzolo ex sindaco di Montelepre il quale ,tuttavia, gestiva  esattamente con gli stessi costi e con gli stessi risultati che ottiene oggi Geraci . Ne più né meno .E perché ci si ricordi sempre cosa in fondo siano “i costi della politica” ,argomento di cui oggi tanto si discute, bisogna sottolineare come la società servizi comunali integrati  di cui nessuno avvertiva la necessità tranne i "politicanti" che vi intravedevano una nuova fonte di clientela, arricchimento e spreco  ,sia stata fortemente  voluta, appunto, dalla “politica" quella più terra terra  .Nella  fattispecie una politica impersonata ,all’epoca, dall’ex sindaco Giordano e da tutta una serie di Sindaci di centro destra del nostro territorio che in questa società avevano riposto le loro interessate attenzioni con lo scopo abbastanza scoperto ,e comunque mai negato, di collocarvi una serie infinita di “clientele elettorali ” di cui le cronache e  l’azione di denuncia anche del mio Partito hanno informato in maniera assai particolareggiata ,seppur vox clamans in deserto  . Il risultato ,a distanza di oltre sei anni  dalla costituzione della società è quello che tutti sappiamo : una enorme quantità di risorse che vengono drenate mensilmente dai nostri bilanci comunali, una delle più alte tasse pagate dai partinicesi fra quelle che si pagano in tanti altri Comuni italiani per un servizio sicuramente migliore , la raccolta differenziata irrisoria oltre che ridicola nella percentuale ,un servizio sostanzialmente analogo nell’efficacia rispetto a quel che il nostro Comune gestiva fino alla ultima amministrazione di  Gigia Cannizzo della quale fui assessore proprio all’igiene ambientale. Rivendico con orgoglio di quella brevissima esperienza amministrativa non solo la proficua sperimentazione della raccolta notturna del servizio , ma l’ampliamento della discarica di Baronia, la richiesta di finanziamento per realizzare l'isola ecologica, la trasformazione di mezzi precedentemente e colpevolmente abbandonati in efficienti “pescecani”con la spesa di quattro soldi, l’utilizzo di personale comunale assunto con qualifiche quali  “meccanico” o “ carrozziere” ma  che veniva utilizzato per altri lavori ricorrendo , per la manutenzione dei mezzi, a costose imprese private, l’esiguo costo annuo del servizio e cioé 3 miliardi e 500 mila delle vecchie lire rispetto ai circa 6 milioni di euro di oggi, l’equivalente di 12 miliardi delle lire pre euro. Sia chiaro che questi risultati dell’avvocato Geraci altro non sono se non quelli che otteneva lo stesso Giacomo Palazzolo per cui , a parere nostro, non sono addebitabili all’incapacità di chi amministra ma alla “filosofia” che sostiene questo tipo di società che anche con altri amministratori raggiungerebbe più o meno gli stessi modestissimi risultati. Ora se questo è vero- e per noi comunisti è vero- allora il problema è semplice: liquidare  e subito questa società, perché lo Statuto lo contempla, e senza la necessità di attendere risoluzioni da parte del Governo regionale ritornando alla gestione diretta del servizio da parte dei singoli Comuni con la redistribuzione di mezzi e personale .O , al più, farlo gestire da Consorzi volontari tra Comuni territorialmente limitrofi ,scartando l’idea di affidare la gestione di un cosi’ importante servizio ai nuovi carrozzoni inefficaci,inefficienti, inutili come le Unioni dei Comuni di recente costituzione che vedono consiglieri comunali o amministratori degli stessi che non riescono a gestire neppure  i loro  Comuni e che dovrebbero, illusoriamente,  rendere efficace l’azione amministrativa delle Unione che nascono solo per distribuire modesti incarichi ed ancor più ridicole quanto sempre appetibili  prebende “picchi’ ogni ficateddu ri musca fa sustanza”. Quando si dice, appunto,  "i costi superflui della politica".Dunque questa società andrebbe, appunto, immediatamente “liquidata” e non certo “gestita” . E l’avvocato Geraci era stato incaricato per questo. Ma cosi’ non è , almeno fino ad oggi, perché la società viene gestita esattamente come la gestivano i vari Ruffino o Palazzolo che non erano liquidatori ma amministratori seppur chiamati in ragione della loro appartenenza partitica e non certo per sperimentata capacità gestionale  .E per questo si avvalevano ,come si avvale oggi l'avvocato Geraci, dell’ausilio di costosi quanto inutili  Direttori generali .Per cui ci rende difficile capire quale sia ,effettivamente, il ruolo dell’avvocato . Oppure lo si comprende assai bene : perpetuare un sistema di gestione "per conto terzi" ( i vari Lo Biundo e soci)  e che trova efficacia nella antica quanto assai  nota formula:”levati tu cà  cci mettu u' meu” .
E cosi’ è stato .Per cui ho ,oggi, molto apprezzato quel che l’avvocato liquidatore ebbe a dichiarare con sincera spontaneità a Tele Jato e a proposito della critica a lui rivolta per la quantità di rifiuti che si continuano a diffondere dentro e fuori le città a causa delle difficoltà, sostiene Geraci,  legate alle risorse erogate dai Comuni . L'avvocato ,infatti, ha testualmente dichiarato con apprezzabile sincerità   : “ Io non posso amministrare che quello che ho”. E’ vero l’avvocato Geraci “amministra”  quello che ha e cioé prosegue un'azione che si potrebbe, teoricamente,  prolungare infinitamente nel tempo mentre cosa diversa é“liquidare ” cioé chiudere e subito un'amara quanto costosa , almeno per i contribuenti, negativa esperienza sostituendola con altra  .
Toti Costanzo 

sabato 10 dicembre 2011

MATTEO PROVENZANO ,IL COMPAGNO "PROFESSORE"




Il giovane Sindaco di Partinico , Venerdi 9 ,parlava davanti una targa che intitolava una strada a Matteo Provenzano, “il professore” come veniva da tutto chiamato e che fu un esponente prestigioso del socialismo partinicese insieme al professore Leonardo “Nanà” Lo Bianco. Matteo Provenzano ricopri’ per tanti anni a Partinico il ruolo di consigliere comunale del PSI e  fu anche assessore alle attività culturali della Provincia di Palermo prima che un male incurabile se lo portasse prematuramente via  . E , purtroppo, come sempre gli capita il Sindaco ne parlava con molta approssimazione come chi deve necessariamente raccontare di qualcuno di cui poco si conosce e quel che conosce è solo per “sentito dire”. Provenzano fu un uomo di cultura, autodidatta, esperto in storia, filosofia e pedagogia pur non avendo mai conseguito la laurea  e a cui si rivolsero tanti giovani quando avevano necessità di ripetizioni o per prepararsi al concorso magistrale ,uno degli obiettivi più inseguiti da quegli  studenti della generazione degli anni’50 e ’60 che nella scuola avevano un sicuro ,prestigioso ,solido  sbocco lavorativo. Diventare insegnanti era per alcuni togliersi anche dal condizionamento di richiedere “il posto” a quanti nella politica avevano fin d’allora sperimentato la forza di convincimento del sistema delle clientele. Il giovane che aveva conseguito la sua laurea o il diploma e si inseriva all’interno della scuola era non solo un privilegiato sociale ma, seppur teoricamente,poteva anche essere un uomo veramente libero. Poi c’erano,però,  anche quegli insegnanti che per vivere e sentirsi più al sicuro avevano necessità non solo del lavoro ma di una qualsiasi protezione politica ricercata principalmente  all’interno dei Partiti governativi. Ma questo avveniva allora come ora. Dunque Matteo Provenzano fu una importante personalità politica del dopoguerra, un socialista della primissima ora, che considerava la politica un impegno assai serio e soprattutto uno strumento per l’emancipazione delle classi lavoratrici. Per tale ragione fu per tanti anni insieme ai comunisti all’opposizione della DC anche se il Sindaco Lo Biundo ,nel suo ricordare, confondendo i fatti della storia che vide comunisti e socialisti insieme ma con la loro identità nel Blocco del Popolo contro la democrazia cristiana , sostenne “che Provenzano fu comunista”  suscitando ,ovviamente, imbarazzo non solo in qualche docente conoscitore  della storia locale ma facendo arricciare il naso a quei pochissimi ex socialisti presenti alla cerimonia . E preso dall’euforia- come gli capita spesso- del suo discorso citò i socialisti come forza responsabile d’avere dato vita al primo governo di centro sinistra della DC anche a Partinico e definendo i comunisti come coloro che non propongono ma “si oppongono sempre” . Come a dire che socialista è “responsabile” tant’è che frenando la plausibile emozione e cavalcando l’onda che lo spingeva sulla cresta dell’autoesaltazione , si ebbe a definire , addirittura,  “ socialista nel cuore” .Mi chiesi :”E i tuoi  notori quanto recenti trascorsi cuffariani, antinoriani ed ora al seguito di Saverio Romano ,discusso personaggio su cui le Procure hanno tanto da dire , cosa hanno a che spartire col socialismo di Matteo Provenzano” ?Oggi Lo Biundo ,che a suo dire rimane socialista, è però nei fatti saldamente collocato a destra .E domani? Anche lui pare che appartenga alla folta schiera di giovani spregiudicati che sostengono come  “in politica mai dire mai”.Ovviamente si tratta, almeno per me, di cosa assai incomprensibile tant’è che rimasi quasi mezzo sconvolto quando nell’occasione della inaugurazione della nuova sede di Partinico della Confederazione Italiana Coltivatori di Totò Inghilleri ,ebbe a pubblicamente e forse anche furbescamente a dichiarare  che “ io non sono né di destra né di sinistra”  .Fui tentato di dirgli : “ caro Salvo ,allora tu nun si né carni né pisci? E allora ci dici, per favore cosa  da grande politicamente vorresti essere a  parte il fatto che oggi il tuo cuore , a tuo dire, batterebbe a sinistra mentre tutte le tue azioni altro non sono se non una sostanziale esaltazione della destra ? “  Ma su questo argomento, quanto prima , ci ritorneremo.
Matteo Provenzano fu, dunque, un uomo colto, molto severo nei giudizi politici e i suoi interventi in Consiglio comunali creavano quell’atmosfera di interesse che attraevano noi giovani studenti del Liceo classico che solevamo seguire con passione ,già da allora, i lavori del Consiglio comunale . L’estrazione sociale del “professore” fu d’essere figlio di quella piccola borghesia contadina, “i burgisi” , molto diffusa nel tessuto sociale di Partinico in quanto la terra dalle nostre parti non fu mai “feudo” ma “proprietà” trasmessa nel tempo da padre in figli anche se fortemente parcellizzata ma che tuttavia assicurava reddito e un certo benessere per cui i burgisi  appartenevano politicamente , per “classe” sociale ,a quella grande schiera di sostenitori della DC che godeva anche del grande sostegno della chiesa locale ,conservatrice ed anticomunista che sui burgisi aveva forte ascendente  . Con qualche eccezione come Matteo Provenzano ed anche altri . Al contrario dei burgisi ,i braccianti poveri che non possedevano nulla tranne che le loro braccia,erano il bacino, la forza del PCI .
Ma l’originalità dei socialisti di Partinico, soprattutto di uomini come Matteo Provenzano ,fu quella di tentare una saldatura politica ( storicamente, purtroppo , non riuscita ) tra piccola borghesia contadina e braccianti poveri della città contro la DC ,Partito della moderazione, interclassista ,della negativa conservazione ,clericale  .Provenzano, al contrario fu laico e  lasciò in eredità al Comune la sua biblioteca e gli arredi del suo studio privato .Prima dell’avvento di Giordano lo studio del “professore” era tutto composto all’interno di una sala del Palazzo dei Carmelitani e la sua fotografia campeggiava quale riconoscimento della città ad un uomo che aveva dedicato alla cultura e alla politica la sua esistenza. Ora di Matteo Provenzano resta visibile soltanto una targa che denomina una via mentre i socialisti che di fatto a Partinico non esistono più quantomeno sul piano dell'organizzazione politica , non ne possono coltivare né il pensiero né fare tesoro della sua storia politica per trasferirla, tramandarla . E allora ha ragione Lo Biundo quando sostiene “che i Partiti non esistono più”? No, non ha ragione perché dobbiamo ricordargli che se tanti altri Partiti, anche storici,  sono scomparsi o si sono trasformati in altro, restano i comunisti che non solo propongono e non si oppongono in maniera pregiudiziale ma intendono continuare ad alimentare il ricordo, il pensiero , l’esempio dei loro compagni ma si reputano anche eredi di Matteo Provenzano ,il socialista compagno “professore” che costrui’ e fu un  pezzo di storia pulita della sinistra partinicese.
Toti Costanzo 

mercoledì 7 dicembre 2011

"E C'AIU A FARI PI' ME FIGGHIU FALLU TRASIRI 'N'TA POLICENTRU?"


Il giovane Sal,Sindaco di Partinico, tutte le volte che ne ha la possibilità (il che ormai  avviene  quotidianamente per gentile,commossa concessione di don Pinuzzu) ,rilascia interviste a Tele Jato dalle quali emerge la sua incommensurabile, immensa , infinita  prosopopea. E nel linguaggio contemporaneo per "parlare con prosopopea" si intende un discorso fatto con eccessiva enfasi rispetto al tema trattato. Dicono i sacri testi che colui che parla "con prosopopea" si mette in ridicolo perché quello che sta dicendo con tanta enfasi è scontato per la grande parte del pubblico. Scrive  Siracide (24,1-3): « La sapienza fa il proprio elogio, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell'assemblea dell'Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria: "Io sono uscita dalla bocca dell'Altissimo e come nube ho ricoperto la terra. » Dunque Sal-Altissimo    parla  quotidianamente davanti la sua folla adorante mentre passano davanti agli occhi dello spettatore i volti estasiati di Ntrea, Jhonny e Tandem, l’estasi frastornata  di Kate appena appena trattenuta prima di levitare, la contrizione di Bart-Bert,Jhosef e Nik, la sublimazione di Jhondesi, JhonImpa e Dom el Grieco ,l’occhio trigliato di Giacomim ,l’illanguidimento dei don Vituzzu-poli e Mimmuzzo-poli, la riconoscenza di Frank ,Nucciteddu e Baldo il marinaio ,la soddisfazione manifesta di  Totò I° , Totò II° ,don Peppino “Tanti auguri a te per Pasqua e per Natale”, la prostrazione sofferta di Totòtranch, la incontenibile gioia di  Frencis ”marcosalemarcoscende”. Tutto il resto è davvero noia . Dunque Sal-Altissimo ogni giorno di più,oramai, si convince d’essere uno e trino come il padreterno, unico come l’anice del signor Tutone di Palermo , “sulu comu  pilli-calli”. Non lo ferma più nessuno e va avanti cumu un trenu  .Va di  qua, va di  là. Si precipita dal Prefetto, dalla  signora Caronia, anche dall’ex ministro caduto, ora, in bassa fortuna e poi insieme a Mimmuzzu  questa mattina si proietta dentro l’area artigianale ,quella di contrada Margi, con la quale lui non ha niente a che spartire e meno che mai per le realizzande opere di urbanizzazione  con il finanziamento delle quali non c’entra proprio nulla . Si atteggia, si pavoneggia, fa capire “ca’ u’ pirocchiu avi a tussi”. Parla, cioé, con assoluta prosopopea
Dunque si racconta che quando Sal ,fresco fresco di nomina ,chiese per la prima volta udienza a sua eccellentissima il signor, dottor,Prefetto di Palermo che se non andiamo errati trattasi di incarico residuato dell’era napoleonica e poi fascista cioé un signore abusivo nel ruolo in quanto figura istituzionale  non prevista nella nostra Costituzione repubblicana , uno tra quelli che  oggi fa da supporto a don Arraffa-ele ( Ele: diminuitivo di Elio, Eliuccio, Eluccio?) , costui ( il napoleonico)invece di riceverlo  lo rimandò all’usciere invitandolo, quest’ultimo , a riferire personalmente a lui che avrebbe, di poi, trasferito la richiesta al suo superiore capo dei servizi di gabinetto che , a sua volta, avrebbe trasmesso le doglianze allo scopino per passare ,infine, l’informativa  al più alto in grado della gerarchia dei pulizieri del sontuoso palazzo di via Cavour.Il risultato ultimo fu che la richiesta di Sal venne immediatamente cestinata non appena fu letto quel che il giovane aveva malamente scritto con lo scopo palese di autoinvitarsi .Infatti chiamato alla decifrazione un ispettore dell’ufficio “Stranieri ” costui ritenne di solennemente dichiarare :”Trattasi di nota assolutamente indecifrabile composta da geroglifici, misti a caratteri glagotici,cirillici con l’aggiunta del sanscrito, per cui appare del tutto evidente come  il soggetto scrivente sia da annoverare tra quanti sono recentemente e clandestinamente sbarcati con barcone proveniente dal porto di Tobruk e abusivamente approdato nottetempo sulla costa di S.Cataldo “ E la nota continuava :”Immediatamente tradotto nel presidio cittadino dei carabinieri a riposo ,costoro ,presi da filiale commozione lo adottarono annoverandolo tra i soci onorari  “. Si sa ,poi, come la cosa fini. Sal ,pi’ disobbrigarisi, diede loro il giusto riconoscimento: uno lo candidò ,ad altri chiese il voto e a tutti fece un omaggio nel senso anagrafico perché falsificò tutti  i loro estratti di nascita alleggerendoli di una quarantina di anni cadauno, facendoli cosi’  diventare “ giovani” ,per consentire loro di avere disponibile uno stabile adeguatamente attrezzato e nelle salde mani di  Silvergate eclettico quanto simpatico artista che aveva tentato ,inutilmente, di far parte dei trenta attigui alla Sala degli specchi di Pazza Municipio non per averne vantaggi materiali  quanto per accansari  le stesse opportunità che hanno i personaggi all’inizio citati e cioè d’adorare e cantare in coro con loro : “t’adoriamo Sal divino,t’adoriamo Sal d’amor…” .Questo e non altro. Dunque ora pare che ci sia un eccellentissimo Prefetto, quello che oggi con tutto rispetto occupa anche lui abusivamente sempre lo storico palazzo di via Cavour,  che non solo lo riceve ma  addirittura , dice, che farà visita alla nostra città nel mese di gennaio dell’anno a venire. E non importa se la visita al napoleonico era stata congegnata da Sal per accompagnare gli ex lavoratori del Consorzio irriguo Jato con lo scopo di convincere l'eccellenza ( ovviamente non riuscendoci anche se lui, come era prevedibile confuso per  l’emozione di varcare quell’agognata soglia , ha capito l’esatto opposto)  per convincere don Raffaele ad assumerli, avendone diritto sempre secondo quel famoso articolo 4 della Costituzione che fu calpestato alla trazzera vecchia quel freddo giorno del 2 febbraio 1956 quando Danilo, Turddu,Gnaziu,Tanino,Cicciu e tanti altri comunistucoli  dovettero fare resistenza passiva, farsi trascinare nel fango e in manette all’Ucciardone per avere detto una cosa assai semplice:”Il lavoro c’è e noi ne abbiamo diritto” .Dunque ora , finalmente, lui ha potuto coronare il suo sogno,uscire dalla crisi esistenziale che lo aveva colpito quando ricevette il diniego d’essere accolto a palazzo prefettizio  .Ora lui può andare orgoglioso di se stesso e con lui la sua ampia corte che si allarga ogni giorno di più includendo esperti e collaboratori a" costo sal" ,dichiarare senza smentita alcuna che “ ho ottenuto quello che mai nessuno  nella storia di Partinico aveva ottenuto”  e cioè soldi a tinchité, dice lui,  dalla Comunità .” Un successo che nessun altro sindaco puo’ vantare”  . E qui ad elencare un fiume di danaro per il canile, la ristrutturazione dell’ex  macello ,il GAL,il PIT,il Centro commerciale naturale,perfino una “cosa” per lo sviluppo del turismo a capo della quale è stato messo un personaggio ,un ex finci comunista, che alla fine degli anni ‘80 impedi’  il disinquinamento del nostro Golfo, elemento fondamentale per qualunque processo di sviluppo legato al mare e alla costa.Da non crederci! E, infine, la regina di tutte le opere, la Poli,  che oggi fa andare in sollucchero quanti la osteggiarono ed ora l’esaltano convertiti della bontà come Paolo non sulla via  di Damasco ma della SS.113 per Alcamo  ,facendo pentire amaramente quelli che gli volevamo mettere il cappello e non poterono per eccesso di ingordigia, coloro che ai tempi di GiuGio l’avevano  prima ‘mpupata”, poi persa ed ora ritrovata .E costoro sono come il figliol prodigo che ritorna dal padre,  versando lacrime liberatorie ma per l’osso ,finalmente, ritrovato .Per cui proprio ieri nella nostra sede (lo giuriamo!) è entrata  una signora che con candore ci dice:” Ma ricitimi ‘na cosa.Uno ri me figghi trasiu ‘nto Perseu e l’avutru  no .E caiu a  ffari pi' chistu  fallu trasiri  'nta sta policentru?” . L’imbarazzo, come è comprensibile, fu tanto .Farfugliammo qualcosa .Ma insieme all’imbarazzo ,l’amarezza di verificare come e dove  siamo sprofondati .
Sala Rossa

lunedì 5 dicembre 2011

LA DIGA ,L’ACQUA, LA MAFIA E IL MANCATO SVILUPPO


IL CONSORZIO IRRIGUO JATO DI PARTINICO RISCHIA IL FALLIMENTO A CAUSA DEI DEBITI CONTRATTI DAGLI ULTIMI AMMINISTRATORI ( in particolare  per il ruolo negativo degli ultimi tre Consigli  di amministrazione che si sono succeduti fino all'aprile del 2006 )E PER IL NEFASTO QUANTO DISONESTO DECRETO DELL'EX ASSESSORE REGIONALE ALL'AGRICOLTURA DELL'APRILE DEL 2006 , LEONTINI, CHE DI FATTO ESPROPRIAVA DEL DIRITTO ALLA GESTIONE E DISTRIBUZIONE DELL'ACQUA IL CONSORZIO IRRIGUO JATO CHE LO AVEVA ESERCITATO PER OLTRE TRENT'ANNI .
Il prof. Pino Dicevi mi ha chiesto un contributo per una sua prossima pubblicazione che tratta i temi delle risorse idriche nel nostro territorio .Invito che ho accolto volentieri  .


    di Toti Costanzo

 
Alla fine degli anni '50 uno degli scontri più violenti tra la DC e il PCI di Partinico aveva al centro  la questione acqua. Ricordo che ero ancora un ragazzo e mi piaceva ascoltare i comizi che avevano sempre luogo o il sabato o la domenica a piazza Garibaldi i cui oratori comiziavano dal  palchetto della musica. In verità era soprattutto il PCI che allora aveva quali consiglieri comunali Mimi’ Bacchi, Vincenzo Fedele e Cola Geraci che sollevavano con veemenza e ciclicamente  la questione .La piazza Garibaldi era sempre strapiena di cittadini che seguivano con passione gli scontri epocali tra DC e PCI. Gli altri Partiti, all’epoca, avevano un ruolo assolutamente secondario . E fu dal “Palchetto della musica” che appresi della “questione acqua” di Partinico . Il PCI nei suo comizi denunciava come il territorio fosse ricchissimo d’acqua ma questa arrivava con difficoltà nelle abitazioni anche perché - dicevano i comunisti - l’acqua di Partinico il ministro democristiano Bernardo Mattarella di Castellammare del Golfo “sa futtiu e sa purtau ‘o so paisi” . Era avvenuto che attraverso una condotta finanziata ovviamente dalla Cassa per il  Mezzogiorno parte delle risorse idriche di Partinico  , specie quelle delle sorgenti alle falde della Collina Cesarò erano state convogliate in quella città che come tutte le città  costiere di acqua ne aveva ben poca per la scarsa presenza di sorgenti in questi territori  . Partinico, al contrario, “natava supra l’acqua” ( era il modo colorito con cui i popolani manifestavano la loro conoscenza in materia di risorse idriche ) tant’è che non c’era abitazione contadina, ad esempio  nel quartiere della Casa Santa cioè quel quartiere più prossimo alle falde della collina Cesarò ,che non avesse il suo pozzo cosi’ come l’avevano tante altre abitazioni di altri quartieri  . E ciò accadeva non solo prima che nascesse nel 1922 l’acquedotto cittadino ma anche dopo la seconda guerra mondiale.E  fino a qualche decennio fa ancora qualche pozzo resisteva al tempo e alle demolizioni .  Ed era tanta l’abbondanza dell’acqua presente nel sottosuolo che questa emergeva , ad esempio, la dove oggi è stata realizzata Villa Falcone dentro la quale ancora esiste un “laghetto” che altro non era se non un contenitore naturale dove si sversava dalla sorgente coperta e protetta da una “cupola”,il surpuls che emergeva dalle falde .Ma alla fine degli anni ’50 inizia a Partinico un processo che continuerà fino alla fine degli anni ’70 e cioè durante gli anni della sofisticazione del vino , che vede il nostro territorio devastato dall’abusivismo edilizio . Responsabili involontari gli emigrati (vittime di speculatori, truffaldini, mediatori e nelle mani degli amministratori del Comune) che dalla Svizzera e dalla Germania  inviavano risorse alle famiglie con le quali demolire e ricostruire, acquistare nuovi lotti in zone che il buon senso avrebbe dovuto proteggere . Tutta l’area dalle falde della Collina Cesarò e quasi a ridosso del quartiere di “Spine Sante” ,cioè a due passi da Piazza Duomo ed oggi fino ad arrivare al di sopra della ex circonvallazione ora via Benevento,  fu devastato al punto che la cupola non serve più allo scopo per cui era stata costruita e non c’è neppure un litro di acqua che si sversa  nel laghetto  perché le falde si sono letteralmente inabissate. Tuttavia l’acqua nel sottosuolo è ancora abbondante al punto che di recente sono stati  perforati dall’ESA due nuovi pozzi  in linea con la Cantina Borbonica che si aggiungono ad altri due  realizzati in contrada Mirto ma sempre alle falde della Collina e a quelli consegnati negli anni ’70 all’EAS ,l’ente acquedotto siciliano,dall’on. Salvatore Cintola che all’epoca era amministratore della città di Partinico . Un baratto che consenti’ a Cintola di potere collocare in quell’Ente una serie infinita di partinicesi con ruoli diversi: dall’operaio, al lettore dei contatori, agli amministrativi, addirittura a qualche dirigente . Un esercito che fece per alcuni decenni le fortune elettorali del citato ex deputato regionale e poi anche senatore della repubblica recentemente e prematuramente scomparso . Dunque la nostra città insiste su di un grande bacino idrogeologico ma il sistema della distribuzione è tale per cui l’acqua , da sempre, arriva nelle abitazioni per pochi minuti e in giorni alterni. L’acqua che è andata a Castellammare e quella che dai pozzi EAS alimenta Balestrate, si aggiunge a quella delle sorgenti di Cannizzaro le cui risorse ,negli anni ‘90, sono state incanalate per fini potabili nella vicina città di Alcamo. Una forma di lenta espoliazione possibile per il ruolo nefasto che hanno sopratutto avuto gli amministratori del pentapartito a Partinico durante la cosiddetta Prima Repubblica senza dimenticare come con l'insediamento di questo Sindaco ,all'inizio del 2009, venivano consegnate all'Acque Potabili siciliane (APS) società privata le sorgenti ultime perforate alle falde della Collina   .Né alle nostre abitazioni arriva più un sol litro dalle sorgenti di Mirto che, tra l’altro, alimentavano anche la fontanella di Rakali alla quale i contadini che si recavano nei fondi delle contrade di Cambuca e Giancaldaia in particolare ,solevano approvvigionarsi.Cosi' come é quasi esaurita la quantità d'acqua proveniente  delle sorgenti del “lago” che alimentano non solo la fontana degli otto cannoli ma ,incanalata a valle, ne usufruivano ( e come ancora ne usufruiscono seppur in maniera più modesta) , i nostri “iardinara” organizzati in un Consorzio di cui responsabile è il Commissariato di Pubblica sicurezza per ragioni di cui non sono mai venuto a capo .E questi coltivatori che sono oramai in fase di estinzione come categoria sociale ed economica , restano esperti nelle coltivazioni di  ortaggi:  broccoli, finocchi, lattughe,”sparaceddi”, nivea . Ma ad usufruire dell’acqua del “lago” erano , principalmente,  i tre mulini alimentati da un acquedotto formato da tanti piccole arcate che supportavano una condotta in tufo  –“ ’u cunnuttu” - di cui ancora restano significatavi elementi architettonici ,che assicuravano la pendenza all’acqua che muoveva gli impianti di molizione .Sono questi, ancora oggi, elementi rappresentativi di una civiltà economica ormai sostanzialmente scomparsa e quel che resta è circondato da erbacce e rifiuti di ogni genere oltre che in buona parte inglobati abusivamente in una proprietà privata che si stende lungo la via dei Mulini in direzione della borgata dei “ Parrini”  . Dei tre mulini ,il “secondo” in ordine di esistenza ha mantenuto la sua funzione industriale ma stravolto nella sua struttura architettonica ;il “primo” , immodificato rispetto alla sua primitiva costruzione e acquistato ,per fortuna da un imprenditore-scrittore di Borgetto, Franco Billeci,  manterrà la sua identità e struttura con lo scopo di essere trasformato  ,nelle intenzioni, in un importante contenitore culturale; il  “terzo”  ,il più modesto nella dimensione , fatiscente e in stato di totale abbandono. Oggi la nostra città si approvvigiona dalle sorgenti del “lago” ,dai due pozzi di Collina Cesarò recentemente perforati e e in mano all'APS ,da un pozzo di contrada Mirto sempre alle falde della Collina in direzione Borgetto. Né si hanno più notizie di una condotta realizzata negli anni ’80 ,e  costata un miliardo delle vecchie lire ,che doveva portare l’acqua ( per un periodo durante la sindacatura di Gigia Cannizzo svolse questo importante ruolo)   nei nostri serbatoi dal potabilizzatore Cicala da sempre  in gestione all’AMAP di Palermo che si approvvigiona attraverso l'acqua trasferita dall'invaso Poma . Questa azienda municipalizzata utilizza le risorse idriche dell’invaso – nato con lo scopo di trasformare le nostre campagne, per qualificare e specializzare le nostre aziende agricole- avendo cotruito un vero e proprio business da cui traggono vantaggio ,oggi, le città di Balestrate ,Tappeto, Terrasini, Capaci ed Isola delle Femmine (il che è anche condivisibile) che ,però, pagano l'acqua a peso d’oro .Ma si approvvigiona sopratutto la città di Palermo .E l’AMAP nella sua storia è stato sempre un forte contenitore di clientele per i Partiti che la nostra Regione hanno governato nel tempo, cioè uno  strumento di consenso elettorale anche se all’interno dell’Ente esistono importanti risorse professionali che andrebbero svincolate dal cappio del condizionamento clientelare legato ora ai Partiti della cosiddetta seconda Repubblica. Ma,paradossalmente, mentre ne usufruiscono tante città, Partinico dal potabilizzatore Cicala non riceve neppure un litro di acqua per le sue necessità .
Dunque i digiuni di Danilo in via Iannello nel centro del quartiere di “Spine Sante”  ,le lotte  dei comunisti e socialisti di Partinico e delle masse contadine della nostra Piana osteggiati dalla DC e dal clero locale , la grande manifestazione del 2 settembre 1962 nella nostra  piazza Garibaldi con la significativa presenza ,insieme a migliaia di cittadini ,dei rappresentanti più prestigiosi dell’intellettualità nazionale come Ignazio Buttitta, ErnestoTreccani, Carlo Levi  e Lucio Lombardo Radice ,segnarono la svolta decisiva nelle decisioni della Cassa per il Mezzogiorno e dare, quindi, nel 1963 inizio ai lavori della diga .
Ma l’impresa non fu cosa facile e si trovò davanti altri ostacoli oltre che i ritardi della Cassa  .L’invaso ,infatti,il più grande della Sicilia e lungo 6 chilometri a pieno regime ,avrebbe invasato quasi 70 milioni di metri cubi di acqua  e dunque coperto centinaia di ettari di ottimo vigneto ( le cosidette “zotte” cioè zone ad altissimo livello di fertilità per le nostre piantagioni),inghiottendo financo una parte di strada provinciale che porta alla borgata di Grisi’ compreso il suo “ponte di ferro” in contrada Cambuca  . E lo sbarramento in terra si sarebbe realizzato nel punto più profondo del fiume Jato tra due altissimi promontori tra cui quello all’altezza della “Torre Azzalora” di proprietà della famiglia Bonura (un caseggiato ancora esistente sebbene ridotto in pessime condizioni di staticità e nelle mani di allevatori ) nelle cui vicinanze resiste ancora una necropoli bizantina anch’essa in stato di totale  abbandono .E per salvare la necropoli che insiste in un’area di privati negli anni ’80 non mancarono i tentativi non solo del gruppo consiliare del PCI in collaborazione con l’allora sindaco Giuseppe Di Trapani ,ma soprattutto del “Gruppo Studi e ricerche” fondato insieme a Masetto Aiello,Giulio Bosco, Jack Speciale e il maestro Nino Cinquemani animatore per tanti anni non solo dell’UNLA -Unione Nazionale per la Lotta all’Analfabetismo- di Partinico (uno straordinario centro di cultura passato alla storia della città per le sue innumerevoli ed originali  attività)  ma soprattutto guida della Cooperativa turistica“Vacanze alternative” la cui formidabile azione educativa ,purtroppo , si dovette esaurire  alla fine degli anni ’90 .
Ma i terreni su cui doveva insistere l’invaso non fu facile alla Cassa per il Mezzogiorno espropriarli soprattutto perché nacque a sostegno dei piccoli proprietari il “Consorzio degli espropriandi” sostenuto dalla DC e dalla Coltivatori Diretti locale che ebbe quale Presidente  Gaspare Centineo personalità, si dice, organica alla vecchia mafia della Corleone di Luciano Liggio.Tuttavia quel Consorzio svolse soltanto un’azione a tutela dei piccoli proprietari (anche se non mancò di denigrare Danilo) e non risultano azioni che non fossero lecite soprattutto nei confronti del PCI e del PSI che quella battaglia della diga si erano intestati come Partiti politici.
Nel 1963 iniziano i lavori della diga che durano quasi un decennio e che provocarono due morti sul lavoro e alcuni invalidi  ma che videro quale protagonista la straordinaria figura di Salvatore “Turiddu” Termine che aveva fondato nel 1944 e la Camera del Lavoro e lo stesso Partito Comunista .E Termine fu anche animatore insieme a Danilo dello “sciopero alla rovescia“ di via vecchia di Valguarnera . In quelle battaglie si formarono quali dirigenti sindacali non solo Nino Cinquemani “’u russu” (per il colore dei capelli), ma altri come Francesco “Ciccio” Serra che fu poi anche consigliere comunale del PCI insieme a Termine. Con la diga si realizzano i primi lotti di canalizzazione, nasce lo strumento democratico della gestione e distribuzione dell’acqua nella Piana del partinicese, il “Consorzio irriguo Jato “ società cooperativa che associava oltre duemila coltivatori primo esempio in Sicilia di gestione democratica delle acque  e che in questi giorni per i debiti lasciati da coloro che la cooperativa hanno avuto nelle loro mani fino alla stagione 2005 e da uno sconsiderato quanto miserabile  provvedimento dell’ex Assessore regionale all’agricoltura, Leontini, che ha espropriato del suo storico ruolo che discendeva da una convenzione con l’Ente di sviluppo agricolo stipulata nel 1974, rischia il fallimento e dunque la fine di un pezzo di prestigiosa storia partinicese  .
All’inizio degli anni ’70 ,finalmente, l’acqua arriva nelle campagne ,e finalmente si costruisce “ ’u vacili pi’ metticci  l’acqua ” -come soleva definire l’invaso ‘u zzu’ Sariddu Turdo vecchio coltivatore e amico di Danilo - e con l’acqua una forte accelerazione allo sviluppo della nostra agricoltura. Ma con l’acqua dell’invaso , e in coincidenza con gli albori degli anni ’70,  ha inizio la più grande operazione di inquinamento dell’economia e delle coscienze di migliaia di cittadini che trasformarono l’acqua e lo zucchero in vino: la sofisticazione fu un lungo processo su cui la mafia ebbe la totale gestione in combutta con le classi dirigenti del pentapartito, con notevoli pezzi di pseudo tutori dello Stato , che la vollero,la favorirono ,la sostennero e se ne servirono per illeciti arricchimenti e anche per alimentare ed accrescere clientele elettorali .E per tanti anni .Cosi’ le lotte contadine, la passione politica degli anni ‘50,60,’70 ,i sacrifici, l’impegno la generosità di una intera generazione di dirigenti del PCI venivano “digeriti” da una società camaleontica capace come l’idra di ricostruire le teste che con sacrifici immensi e lotte si tentava di recidere.Ma inutilmente. Almeno  fino ad oggi
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domenica 27 novembre 2011

NO SINDACO, NON SI PREOCCUPI. NON ASSALTEREMO IL PALAZZO E NON DAREMO FUOCO AI CANOTTI DEL DAZIO



Ieri sera nell’aula magna del Liceo scientifico di Partinico ha avuto luogo un evento culturale di notevole spessore .Quegli eventi d cui la nostra città è capace di produrre a dimostrazione dell’esistenza nel suo corpo di risorse umane e culturali che l’hanno caratterizzata nel corso della sua storia . Giuseppe Di Trapani ,che ha attraversato la vita politica della nostra città per alcuni  decenni da protagonista ( consigliere comunale, Assessore ,Sindaco della città, presidente dell’AUL 52 di Palermo) e che ,a mio avviso, lo è ancora nel settore della cultura locale , ha presentato ad una platea attenta e partecipe che ha riempito l’enorme aula, un suo lavoro : un pezzo di storia, quella vera, quella raccontata direttamente dai protagonisti e dai testimoni che con la loro presenza ed azione hanno riempito la vita della metà del secolo passato . L’aula magna del Liceo è stata occupata per oltre tre ore in maniera massiccia ed attenta da un importante pezzo della “società civile” partinicese fatta della stragrande maggioranza di quei protagonisti che hanno ascoltato Enzo Galati, il professore Saia dell’Univesità di Palermo,lo stesso Giuseppe ed il senatore Mannino  col coordinamento di Mario Azzolini giornalista della RAI Sicilia ma anche Sindaco di S. Mauro Castelverde .Motivi di salute hanno impedito la presenza di Emanuele Macaluso storico dirigente della CGIL siciliana e del PCI e che ancora a 87 anni dirige il quotidiano “Il Riformista” dopo essere stato anche direttore de “L’Unità”, il prestigioso giornale fondato da Antonio Gramsci che abbiamo amato e letto come si fa col Vangelo ed ora nelle mani del PD che di quella storia non può sicuramente essere erede. Dunque un pezzo notevole ed “importante” della società partinicese ieri sera s’è dato convegno - non a caso in una scuola e non a caso senza la presenza dell’attuale Sindaco (e della schiera di cortigiani) che di questo società non può essere parte organica perché assolutamente estraneo -  non certo per un amarcord felliniano di rievocazione in chiave nostalgica del recente passato attraverso la presentazione del lavoro di Giuseppe ma soprattutto per dire alla nostra città come guardare al recente passato attraverso il racconto significa capire le ragioni di quel che siamo stati ed abbiamo costruito , di quel che si poteva fare e non si volle ,di quel che abbiamo distrutto e non più ripristinato ma anche della passione di una intera generazione di uomini che si incontrarono e scontrarono con quella vivacità intellettuale che era soprattutto “ vita” e di cui oggi, più che in altre epoche, la città ha di bisogno . Questa nostra Partinico è ridotta oggi ad un contenitore senz’anima ,che vive un processo lento di declino politico, culturale, sociale oltre che economico.Finita nelle mani di un manipolo di piccoli quanto mediocri ma socialmente pericolosi fantasmi che si rivolgono quotidianamente ad una schiera che si esercita nell’arte dell’arrangiarsi ( un incarico , un parcheggio ,un banco alimentare per sfamare i poveri , un rifornimento dove non si potrebbe ,una promessa ai giovani clienti  selezionati a truccu   del progetto “Perseo” che se faranno voti avranno rinnovato il progetto che consente un piccolo,temporaneo vitalizio senza fare alcunché ) o a quelli dei cantieri di lavoro ( i voti vogliamo, e ripresenteremo nuove richieste alla Regione) .Piccoli e voraci opportunisti oltre che colanti cinismo e arroganza da ogni poro che danno quotidiano spazio ed udienza ai frustrati, ai falliti, ai presuntuosi vuoti come il guscio di un uovo, a quanti vogliono ad ogni costo una ribalta, ai mafiosetti di periferia ,a chi intende “drogare” la nostra economia con processi parassitari per drenare quel poco di risorse e di lavoro autonomo che ancora circola nella città per trarne il massimo, personale ,immediato vantaggio . Costoro sono quotidianamente alla ricerca di “scecchi pi’ livarici i crapisti” cioè di procedere alla spoliazione della identità di Partinico come fecero i lanzichenecchi al nord , i borboni, gli spagnoli, i francesi dalle nostre parti .E come  sciaguratamente fecero i sofisticatori cancellando l’identità al nostro vino. E’ vero, la storia seppur in forme diverse continua a ripetersi .

Dunque, un importante quanto utile libro quello di Giuseppe Di Trapani che va letto perché i giovani di oggi possano avere “memoria” non solo del lontano passato ma anche di quello più recente e soprattutto per spingere quella “società civile” che quando volle il cambiamento non ci fu santo che tenne. Lo fece due volte con Gigia e con lo stesso Peppe Motisi . E ,se lo vuole, lo può anche una quarta volta. D’altronde anche i partinicoti che appaiono sonnecchiosi o remissivi furono capaci di liberarsi dall’oppressione. Scrive Paolo Giudici nella sua “Storia d’Italia: “A Partinico il 9 dicembre del 1893 scoppiarono gravi tumulti, fu invaso e dato alle fiamme il palazzo comunale e furono bruciati i canotti del dazio”. E’ passato oltre un secolo da quei cruenti avvenimenti. No, non ti preoccupare Lo Biundo  che i partinicoti non assalteranno il palazzo, non daranno fuoco ai canotti perché per fortuna e per le lotte e i sacrifici di tanti uomini e donne abbiamo la possibilità di usare altre armi. E la società civile è chiamata ancora una volta ad un atto di grande “rivoluzione” democratica.PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI .

Toti Costanzo