sabato 27 febbraio 2010

LA MEMORIA IMBRATTATA DALL' IPOCRISIA E DAL RUFFIANESIMO

“Ipocrisia è fingere buoni sentimenti o virtù che non si hanno”. L’ipocrita è non solo quello che non potrà essere mai ma anche quello che vorrebbe apparire. E questa mattina nell’area antistante la chiesa di S.Giuseppe, e a due passi da via Grata, si è avuta la certezza che la nostra città è governata da un grumo di pericolosa ipocrisia e di sconsiderato ruffianesimo. La città è oggi governata da personaggi che manifestano sentimenti che hanno lo scopo ben preciso che è quello di operare “in modo bassamente servile con qualcuno per ottenere vantaggi” (Rizzoli-Larousse). Ora appare del tutto evidente che alcune azioni di per se nobili hanno bisogno, per essere tali, che a darle vita siano coloro i quali nulla hanno di che rimproverarsi. Uomini limpidi non solo nei sentimenti anche politici ma di storie personali leggibili e al di sopra di ogni sospetto. Se dietro di me ho costruito un percorso fatto di chiare e precise azioni e testimonianze inequivocabili allora appare del tutto evidente che le cose similari che farò dopo saranno non solo convincenti ma anche cariche di significato e nobiltà. In caso contrario, se cioè avrò fatto un’azione senza che questa abbia avuto un precedente PERCHE’ QUEL PRECEDENTE NON HO VOLUTO per miserabili ragioni, allora quell’azione è soltanto carica di ipocrisia e ruffianesimo per inqualificabili finalità. Quel che appare ancor più grave è che il ruffianesimo, per essere tale, ha anche la necessità di “ usare” al fine di raggiungere il suo scopo, proprio l’oggetto dell’azione ruffiana che nel nostro caso, di cui dirò, sono proprio quelle Istituzioni dello Stato come le forze dell’ordine – nella fattispecie l’Arma dei Carabinieri - ed, ovviamente, anche cittadini e la scuola vittime di un vero e proprio raggiro come è, appunto, accaduto questa mattina. E c’è un momento nella vita di ciascuno di noi che bisogna dire cose anche dure, crude senza girare attorno alle parole o moderarle come a volte capita anche a noi. E dirle, seppur sappiamo che le parole sono pietre.
Questa mattina una targa marmorea è stata apposta sulla parete della via Grata quando questa confluisce nel Corso dei Mille e che indicava il nome di Vincenzo Miserendino, carabiniere. Una targa alla presenza di rappresentanti di Istituzioni, forze dell’ordine, cittadini e bambini della scuola accompagnati dai loro insegnanti. Le ragioni per cui viene ricordato in questo modo un giovane carabiniere di ventuno anni scampato ai campi di concentramento della seconda guerra mondiale ma massacrato nel nostro territorio dalle raffiche di mitra della banda Giuliano, potrebbe sembrare, dunque, una cosa assai nobile. Ma, ammesso che lo sia per noi seppur a lui Partinico non abbia dato i natali, a maggior ragione AVREBBE DOVUTO ESSERLO di già per la sua città, Petralia Soprana. Con rammarico abbiamo appreso questa mattina dal Sindaco Santo Inguaggiato che fu anche segretario provinciale della CGIL scuola, che a quel suo giovane concittadino morto nell’adempimento del suo dovere, Petralia ad oggi non aveva intitolato alcunché. Solo dopo la cerimonia di Partinico é certo che lo ricorderà , a quanto pare, una scuola che a lui sarà intitolata. Ci sarebbe da dire: meglio tardi che mai. Vincenzo, dunque, per 64 anni (è stato ucciso l’8 gennaio del 1946) era stato dimenticato anche dalla sua città per cui onorandolo noi oggi - a prescindere dalle vere ragioni che hanno spinto Lo Biundo e la sua compagnia a farlo - sarà finalmente perennemente ricordato almeno a Petralia che riscoprirà la storia del suo ragazzo divenuto uomo molto presto per finire massacrato dalla banda Giuliano. E sono certo che ne ricorderanno la vita, quel che fu la generazione alla quale Vincenzo appartenne, le sue tribolazione, la partecipazione ad una guerra ingiusta ed anche infame voluta del fascismo che lasciò macerie ed anche lutti. E di lui se ne ricorderanno, insieme alla sua famiglia, quelli che furono i suoi amici e, infine, la sua comunità. E’ assolutamente certo che Petralia riscoprirà Vincenzo Miserendino - ed é giusto che sia così - perché in quella sua città aveva ed ha ancora le sue radici. Ma a Partinico? A Partinico Vincenzo oggi è stato ricordato ( fino a quando?) ed onorato dai suoi commilitoni vecchi e i nuovi. Ma il carabiniere Miserendino, che quì casualmente lasciò la sua vita, VA DETTO CON CHIAREZZA E SENZA ALCUN INFINGIMENTO, oggi a Partinico è stato “usato” da un misto di ipocrisia e di ruffianesimo interessato da parte di un gruppo che intende davanti gli occhi delle forze dell'ordine, e per ragioni assai comprensibili, apparire per quel che non é e cioé rispettoso della legalità e contro la mafia. Si tratta, ovviamente, di semplice, fumose, espressioni verbali cariche solo di furberia ed accompagnate da parole vuote come vuote sono le loro storie personali.
Questa mattina i miei giovani compagni, durante lo svolgimento di quella cerimonia, hanno compiuto un gesto di grande serietà, responsabilità ed opportunità politica difficilmente riscontrabile in tanti altri della loro generazione che la politica “usano” per finalità personali come hanno usato il giovane carabiniere. Hanno esposto uno striscione ricordando alla città che ancora ad oggi Giuseppe Casarrubea e Vincenzo Lo Iacono che quella stessa banda criminale massacrò la sera del 22 giugno del 1947 dentro la Camera del Lavoro in Corso dei Mille, attendono ancora d’avere quel rispetto che si deve ai suoi cittadini uccisi non solo perché uomini onesti, come lo fu sicuramente il giovane Miserendino, ma anche perché comunisti. Mi chiedo: che credibilità possono avere gli ominicchi ed i ruffiani che hanno inscenato oggi quella ipocrita cerimonia usando e strumentalizzando la memoria di Vincenzo Miserendino quando non hanno avuto, fino ad oggi, la dignità di onorare chi ebbe soltanto la colpa di difendere la propria esistenza e quella di tanti altri lavoratori come loro? No, quelli che occupano oggi il Palazzo di città e che il 22 giugno del 2009, come scrive nel suo blog il prof. Casarrubea, alla celebrazione del 62° anniversario della loro straziante fine davanti il luogo dell'eccidio non vollero essere presenti non sono solo ominicchi e ruffiani ma Sciascia, inesorabilmente, li definirebbe per quel che in più sono: oltre che mezzi uomini anche dei quaquaraquà .

Toti Costanzo

giovedì 25 febbraio 2010

CARO COMPAGNO TURIDDU TERMINE ....

Riflettevo ieri, davanti ad un manifesto della CGIL che informava di un Congresso (non ricordo se di categoria o di altro livello), in che mani era finita la gloriosa Camera del Lavoro di Partinico di Turiddu Termine. Mi riferisco, ovviamente, a chi quella organizzazione dovrebbe guidare in ragione del ruolo politico che le é stato affidato e non certo a quanti si occupano dei bisogni individuali dei lavoratori che a quel sindacato si rivolgono attraverso l'attività del patronato. Pensavo che se Pino Maniaci, ieri, non avesse intervistato la segretaria attuale di quella organizzazione, la stessa risulterebbe come in effetti risulta sostanzialmente sconosciuta a tutti mentre in altri tempi TUTTI i problemi del mondo del lavoro e delle sue articolazioni, ruotavano attorno a quel sindacato che della vita, anche politica, era protagonista indiscusso. Così come protagonista era il suo segretario che godeva di attenzioni, visibilità, prestigio. Diciamo con assoluto rammarico come la Camera del Lavoro proprio PER MANCANZA DI GUIDA POLITICA non sia più lo strumento che provocava le lotte guidando le categorie o anche i cittadini che si muovevano contro il malgoverno locale, e meno che mai nella condizione di costruire dal basso tali “movimenti” quale deterrente nei confronti dello strapotere di chi oggi ha nella mani la gestione del governo non solo locale ma regionale e nazionale. Un governo quello che guida oggi, ad esempio, la nostra città che si consente tutto e, specie per l'assenza di ostacoli politici che provengono anche dal sindacato "di sinistra", si consente nel silenzi totale di deliberare la richiesta di un contributo che gli anziani lavoratori dovrebbero pagare al Comune per usufruire di un luogo dentro il quale trascorrono quel poco tempo che ancora resta loro mentre gli sprechi delle risorse comunali non si contano più. Assente dalle lotte a sostegno degli agricoltori, mai vista durante le vicende che coinvolgono e i lavoratori dell’ex cooperativa irrigua Jato e la vita dello stesso invaso, lontana dal difendere palesemente gli interessi dei cittadini dalle vessazioni quali, ad esempio, l’aumento spropositato della TARSU, mentre si ignora il ruolo che questa organizzazione sindacale dovrebbe avere nei confronti di enti quali la società che gestisce il servizio di igiene ambientale nell’ambito del nostro ATO e nei confronti dell’APS, cioè la società privata alla quale Lo Biundo ha “regalato” la gestione e dunque l’affare del ciclo dell’acqua. A proposito di APS: perché Lo Biundo non pubblica l’elenco dei dipendenti comunali a diverso titolo che sono all’APS transitati? E per quali ragioni sono stati trasferiti? Chi li ha raccomandati caldeggiandone il trasito? Lo Biundo, da buon “casasantara”, resta abbottonato (e questo è anche comprensibile visto, come é risaputo, che anche lui aveva fatto richiesta di trasferimento dal Comune di Borgetto all’ATO Rifiuti!) e si guarda bene dal denunziare pubblicamente queste anomale operazioni squisitamente clientelari. E della scuola e dei suoi gravosi problemi, da quando hanno esautorato Vergara e la Giannola divenuta Dirigente scolastico, se ne occupa più la segretaria della Camera del Lavoro? E i disoccupati come intende difenderli? Forse caldeggiando la realizzazione della Policentro cioè una delle più ambigue ed oscure operazioni che ha visto il nostro territorio in tutta la sua storia urbanistica? A Partinico la Camera del Lavoro, una volta, era anche la “Politica”. Ed era la politica di una sinistra che, sebbene minoritaria, era qualificata, attiva, impegnata, prestigiosa. La Camera del Lavoro quale strumento che proprio attraverso la direzione politica seria, equilibrata, competente, costruiva le chiavi di lettura per interpretare la società partinicese, i suoi bisogni, i suoi interessi ed approntava le azioni di lotta. Certo c'é la categoria dei dipendenti comunali che va difesa e si difende anche con solerzia. E tutti le alte categorie di lavoratori? Caro compagno Turiddu Termine la tua creatura, quella che hai costruito con sacrificio, passione giovanile e di comunista insieme a tanti compagni e per la quale sei anche andato orgogliosamente in galera, non c’è più. E’, come dicono ormai in tanti, diventata soltanto “una putia” come tante altre che esistono nella nostra città. Una putia che produce qualche piccolo profitto personale. Ma che non serve più ai diritti sostanziali dei lavoratori.
Toti Costanzo

sabato 20 febbraio 2010

LE PINOCCHIATE IN TANDEM DI ANTINORO-LOBIUNDO

Come è possibile, mi sono chiesto oggi ascoltando le interviste all’on. Antinoro e al Sindaco di Partinico sul commissariamento dell’UDC di Partinico, avere a che fare con personaggi che altro non sono se non veri e propri politici da operetta? Come è possibile ridursi così in una città come la nostra che nel passato ha avuto una diffusa classe politica dirigente d’altissimo livello dal punto di vista culturale, amministrativo ed anche personale nei confronti della quale come comunisti abbiamo fatto, come si suole dire, “la guerra”, ma tuttavia di questa avevamo rispetto seppur nella totale difformità di cultura e di pensiero? Così come? Ma con un eurodeputato non solo fortemente inquisito per voto di scambio con la mafia palermitana ma che ha ritenuto di assumere l’incarico di Commissario straordinario di un Partito locale per esautorare dal loro ruolo personalità della politica come Enza Maria Romano, Vito Di Marco e, persino, l’on. Salvatore Cintola senza contare Tanino La Corte e Gioacchino Catalano e tanti altri che della vita politica della città sono stati e sono ancora protagonisti. Antinoro viene a Partinico perché due consiglieri comunali iscritti all’UDC e altri quattro non iscritti ma con il pedigre di sostenitori ad oltranza di Lo Biundo, inviano un documento di denuncia al segretario regionale nel quale scrivono come il Sindaco abbia difficoltà a governare perché il gruppo consiliare e la dirigenza locale promuoverebbero una costante azione ostruzionistica. E lui, l'uomo dei 30/40 mila voti di preferenza in buona parte scambiati così come sostiene la Procura di Palermo, accetta questo ruolo senza riflettere sulle conseguenze politiche devastanti che questo può avere solo perché deve salvaguardare quei quattro voti del suo capo elettore a Partinico e degli annessi galoppini che per una serie di circostanze fortuite, e soprattutto per il sostegno dell’UDC rappresentato dalle citate personalità, poté diventare Sindaco della città. Alle emittenti che oggi lo intervistavano chiedendogli spiegazioni, Antinoro, tentò di rispondere arrampicandosi sugli specchi nel senso di dire e non dire e con una carica di palese ipocrisia da scoraggiare pefino i più scafati della politica locale. Antinoro ebbe in sintesi a dire che si, lui era stato nominato commissario della locale sezione, però…non significa niente… dobbiamo vedere… dobbiamo capire, e amenità di questo genere. COMMISSARIARE un gruppo dirigente - se Antinoro non lo sà glielo spieghiamo noi (ma lui lo sa!) - significa esautorarlo da ogni incarico di Partito, assumendo OGNI E POSSIBILE DECISIONE e, dunque, azzerando il ruolo dei questi gruppi. E’ la cosa più estrema che un Partito possa fare nei confronti dei suoi più qualificati ed autorevoli militanti. Un atto politico che si usa solo in casi estremi. E quale sarebbe l’estremità del caso? Che c’è un Sindaco che non sapendo governare, incapace di gestire anche il quotidiano, nella mani di forze ancora tutte da decifrare e con un ruolo subalterno a poteri che devono ancora essere identificati con chiarezza, chiama a sostegno “quelli di Palermo” come il bambino che non potendo riavere il suo giocattolo strappatogli dalle mani chiama in aiuto il suo papà. Dunque, è chiaro, che Antinoro è venuto con lo scopo di annientare il gruppo storico e consegnare l' UDC al nuovo referente Lo Biundo e il gruppo che capeggia. Nel contempo l'eurodeputato approfitta della situazione e cerca di chiudere la partita soprattutto con chi, come l’onorevole Cintola, gli è stato avversario e sicuramente lo è ancora ad oggi. Ma non fu intervistato solo Antinoro. Lo Biundo con l'aria mesta di chi é dentro una bufera di grandi proporzioni, rispondendo ad un domanda dell'intervistatore disse grosso modo che anche per lui il commissariamento “era stato un fulmine a ciel sereno (sic!)“, che quella mattina doveva avere svolgimento una riunione dell’UDC di Partinico ma non poté avere luogo perché il capogruppo Gioacchino Catalano era fuori città. Ovviamente si trattava di un falso, di una pinocchiata nel senso che nessuno ha potuto credere che i suoi fedelissimi hanno inviato un documento aprendo un conflitto di così alta portata contro il gruppo dirigente storico dell’UDC di Partinico e lui non ne fosse al corrente. Con l’aggravante che a Tele Jato telefonava in diretta il consigliere Catalano il quale smentiva la sua assenza dalla città dichiarando con fermezza che il gruppo dirigente di Partinico, esautorato in maniera così plateale, non aveva voluto incontrare Antinoro al quale sostanzialmente non si riconosce alcun ruolo politico e decisionale. D’altronde un gruppo dirigente come l’UDC di Partinico non può essere ridicolizzato dagli ultimi arrivati in quel partito come Lo Biundo ed Antinoro. Il primo seguace di tal Ciccio Nicolosi che in batter d'ali fondò Patto per la Sicilia, un Partito fai da te, che durò lo spazio di un mattino scomparendo nel nulla e l'altro arrivato da altro analogo Partito, Nuova Sicilia, che fu la meteora costruita da quel Bartolo Pellegrino arrestato per concorso esterno in associazionismo mafioso.E con l'arresto la fine di un'altra illusione.
Noi non siamo, per costume, adusi ad occuparci degli affari degli altri Partiti. Ma questa è una questione diversa. E’ una questione che coinvolge anche il governo della nostra città e dunque ne siamo fortemente interessati. E la seguiremo con la massima attenzione.
Toti Costanzo

giovedì 18 febbraio 2010

IL COMMISSARIO SANTONELLO &C.

Quando il segretario regionale gli inviò la nomina a Commissario della sezione dell’UDC di Partinico, Santonello ebbe un sussultò e guardandosi attorno verificò se qualcuno avesse avuto la possibilità di sbirciare. “Tutto –disse -tranne che Commissario. Ve lo immaginate se lo vengono a sapere quelli di Resuttana? No, non esiste”.
Ma il pressing fu forte, continuo accelerato. Non si poteva aspettare un minuto di più. Sal il figlioccio di Santonello da mesi tempestava la segreteria regionale di telefonate al punto che era arrivato a camuffare anche la voce pur di essere ascoltato. Ma constatava, giornalmente, che nessuno dall’altro lato intendeva dargli udienza. Infatti appena qualcuno rispondeva ma mangiava la foglia che trattavasi di Sal, nel senso che " 'u sbintava", gli addetti al telefono solevano oramai automaticamente rispondere: “No, questa non è la segreteria che lei cerca. Ha sbagliato numero”. Sal, allora, avendo compreso che quella non era strata ca spunta e, dunque, avrebbe ancora una volta ricevuto regolare e continua “coffa”, si convinse finalmente che tramite telefono non avrebbe approdato a niente. Allora si ricordò del suggerimento geniale che gli fornì un giorno ‘Ntrea quando questi fu coinvolto in una vicenda quasi analoga con l’on. Mirziché (scriviamo “quasi” perché pare che all’altro capo del telefono, appena riconosciuta la voce di 'Ntrea partiva una sonora pernacchia come quella che regolarmente riceveva la buonanima di don Sasà buchitibuchiti ai tempi delle irripetibili Feste della matricola organizzate da quattru scanazzati) e allora seduta stante convocò il gruppo per riunirsi lassù sulle montagne dove soleva rifugiarsi quando doveva elaborare, produrre, intuire, escamotare, determinare, deliberare, decidere. “Si -pensò dopo un inusitato lampo accelerato di genialità - ha ragione ‘Ntrea. Una lettera oppure un telegramma. E’ quello che ci vuole per sbloccare la situazione ed andare al dunque”. E il telegramma, partorito dopo lunga e penosa malattia, dopo stenti inimmaginabili diceva sostanzialmente questo: ”Onorevole, non ne possiamo più stop. Siamo accerchiati da tutti i lati stop. I tre che ora si chiamano GIP come di recente ha detto don Pinuzzu in tivvù, e cioè Giovani Incazzati e Pressanti ci tengono d’assedio stop. Non si fermano un attimo: interpellanze, interrogazioni, mozioni, servizi televisivi stop. Ieri erano allo stadio, l’altro ieri al mercato stop. E poi al mercatino, al parcheggio stop. Ovunque guardo giro immenso GIP vedo stop. Niente, però, a confronto azione di Cicciuzzu, Joakin e Ninuzzu ca finci che sono con noi ma con noi non sono e soprattutto quella devastante di Piccolosanto che risulta in combutta con i nostri irriducibili nemici locali stop. L’altro ieri fu visto ripetutamente dietro una cantunera a tu per tu con noto personaggio che pare sia tanto amante dell’opposizione che quando non ha temporaneamente avversari si oppone anche a se stesso stop. Ostruzionismo a m…cutulata . Urge Commissario o dimissioni a catena stop“.
E la lettera con risposta positiva che nominava Santonello commissario, questa volta non si fece attendere. Un messo gliela consegnò mentre, insieme a Poli e Bart si trovavano da Pier il coiffeur. Stavano preparandosi (Sal era sotto il casco, Poli alla tintura e Bart s’aggiustava le basette) perché a giorni partivano per la BIT di Milano. Una visita all’ingegnere per portare i calorosi saluti “degli amici” di Partinico ed un messaggio riservato a Formigoni per caldeggiare l’invio di flusso di giovani coppie milanesi e dell’interland di origine meridionale intenzionate a contrarre matrimonio da noi offrendo loro un pacchetto tutto compreso: aviotrasporto a Punta Rais e presa in consegna, cerimonia religiosa nella piccola ma suggestiva cappella annessa alla Cantina celebrata da un “don” attinto da un elenco di illustri prelati locali e della zona messisi già a disposizione di Bart per un eventuale tour, tavolata a doppia curva (una ad est ed una ad ovest) con prodotti e vini locali lungo la navata centrale con fornitura di catering da parte della cooperativa “ Giovani ” mentre Sal avrebbe aperto il ballo con Kate che per l’occasione si sarebbe appoggiata, durante il tragitto, al braccio del segretario generale che, con sua grande gioia, oltre alla carica di ragioniere generale avrebbe anche rivestito quella di “accompagnatore ufficiale di donzelle e gran cerimoniere”. Bart vestito da paggetto avrebbe recitato la poesia “Son piccino, son carino…”, mentre Jonny primo con l’ausilio ormai costante di 'Ntrea che sorreggeva una scala di leggero alluminio, si sarebbe occupato dell’ eventuale, necessario pronto intervento di manutenzione delle plafoniere-bidet che illuminavano le sale della Cantina. Jonny secondo ed Antony, come sempre, avrebbero atteso ordini restando in silenziosa adorazione di Sal mentre Poli e Nardo vestiti da contadinelli avrebbero ballato la tarantella siciliana, suonato nacchere e cantato in versione nostrana “Milan é gran Milan” tradotta in italiano dall’intellettuale del gruppo che però ancora è da individuare. Pare che ne sarà trovato, a breve, uno a costo zero. Ad accogliere le coppie di sposi e i loro familiari, anche il commissario straordinario Santonello, commissario però con la “c” minuscola per evitare equivoci, e soprattutto commissario con licenza, ovviamente, di remunerati scambi .
Sala Rossa

lunedì 15 febbraio 2010

ED IO, AGLI ANZIANI, GLI SCROCCO QUALCHE EURO

Quando Pino Maniaci, oggi, ha dato la notizia mi sono cadute, come si suole dire, le braccia. Ho detto che no, così non è possibile andare avanti. Mi rifiuto di credere. Ma come, dissi a me stesso, dopo quello che Lo Biundo e soci hanno combinato in questi diciotto mesi avevano anche avuto l’ardire di intestarsi anche questo ulteriore, indecente atto amministrativo? Ha firmato, cioè, una delibera che tentava di scroccare pure qualche diecina di euro al mese a quei quattro nostri anziani che hanno la ventura di capitare nei locali dell’ex Arena per farsi qualche giocata a passatempo? Non ci bastava quanti scrocchi avevano dovuto subire durante la loro vita lavorativa, pure Salvo Lo Biundo ci metteva di suo tentando una odiosa forma di estorsione a chi aveva nella vita pagato sempre “di faccia”? Ma che cosa era potuto accadere? Ma, poi, la notizia aveva veramente un fondo di verità? Devo dire che l’avevo appreso alcuni giorni or sono dai compagni Nanni Noto e Roberto Simonte che stanno curando di rendere più accogliente e confortevole la nostra nuova sezione e gli annessi locali che diventeranno presto un Circolo ARCI. Quei locali hanno un secondo ingresso proprio all’interno dell’ex Arena e dunque a due passi dal centro sociale che è stato affidato (esattamente con la logica con la quale venivano affidati i lavori pubblici da Bertolaso) ad un’Associazione che ha fatto votare, con certezza assoluta, Lo Biundo a Sindaco di Partinico. Un pò come è accaduto con la vicenda del bene di via Fermi. La cosa mi sembrò talmente assurda che invitai i compagni ad approfondire la informazione prima di assumere una qualche iniziativa, in quanto mi appariva, a primo acchito, assolutamente priva di fondamento. Addirittura, la reputai inverosimile. Certo, pensai, costoro sono capaci di tutto ma questa poi! Poi intercettai un’intervista del consigliere Renzo Di Trapani (credo Sabato scorso) rilasciata ad una emittente locale che denunciava proprio la stessa cosa riferitami dai compagni. La denuncia di Di Trapani non poteva che essere veritiera visto che i consiglieri hanno la possibilità d’avere in mano tutti gli atti della Giunta. Dunque era vero. Erano arrivati anche a questo e cioè a tentare di estorcere qualche euro anche ai nostri anziani dopo avere tentato con la mensa dei bambini ed anche con i nostri defunti. Una cosa veramente sconsiderata e non tanto per quei quattro soldi da scroccare ma perché se un amministratore arriva a questo io sono convinto che é capace di questo ed anche di altro. E, infatti, costoro sono capaci di questo ed anche di tanto altro su cui successivamente ci soffermeremo. Poi, oggi, a Tele Jato la notizia a chiarimento da parte del Sindaco Lo Biundo che diceva grosso modo così: "si è vero ma si è trattato di un equivoco nel senso che la deliberà è finita per caso in mezzo a tante altre e sempre per caso erroneamente firmata”. Pensai con mestizia a che punto siamo arrivati e cioè costoro prima lanciano il sasso e poi ritirano la mano. E non é la prima volta. Dunque, mi chiedo: che significa che la delibera era “finita” per caso in mezzo alle altre e casualmente firmata, come ha dichiarato il Sindaco a sua giustificazione e facendo la figura dell'allocco? La verità è che LA DELIBERA C’ERA. Che era stata congegnata, che a monte vi era LA VOLONTA’ di renderla esecutiva e, dunque, c’era stato il Sindaco (non certo l'Assessore in quanto dimissionario) che aveva dato precise disposizioni all’Ufficio apposito; che l’Ufficio la delibera l’ha, giustamente, PREPARATA come si conviene ad un ufficio che “prende solo ordini” e non mette mai in discussione la volontà dell’amministratore. E, dunque, se tu congegni una delibera con la quale chiedi un ticket ciò significa che nelle INTENZIONI lo scrocco lo volevi realizzare. Ma non basta. Va aggiunto che quanti hanno fatto gli amministratori sono alla conoscenza che sul tavolo della Giunta, e alla presenza del Segretario comunale che dovrebbere fungere da garante della legittimità (sic!!), arrivano le delibere da firmare al fine di renderle esecutive. E le delibere – a meno che non siamo davanti a personaggi che firmano ad occhi chiusi e dunque senza alcuna reale coscienza del loro ruolo e delle loro responsabilità – VANNO SEMPRE LETTE PRIMA DI ESSERE FIRMATE. Ed io mi rifiuto di credere che gli Assessori firmatari della delibera non l’abbiano prima letta e poi approvata e sottoscritta avallandone anche il contenuto. Quindi nessuna puerile giustificazione può annullare la volontà che questi avevano espresso con la firma e cioè di imporre un ticket agli anziani frequentatori del Centro. Sputtanati da Renzo Di Trapani hanno precipitosamente fatto marcia indietro. Fui tentato di telefonare a Pino Manici, cosa che non faccio quasi mai, per fargli rilevare se ce ne fosse stato bisogno, a qual punto siamo arrivati nella nostra città. Poi ho pensato che per oggi bastavano le crude immagini di Tele Jato dello scempio perpetrato dentro il parcheggio annesso alla Pretura, da tempo immemorabile definito e DA COSTORO ABBANDONATO così come hanno abbandonato tutto il resto. E poi la visione spettrale del Corso dei Mille alle 19,30 di ieri. Una visione di desolante abbandono mentre nei Comuni vicini la gente, con pioggia e tempo sfavorevole, si divertiva perché qualcuno degli amministratori manifestava ancora rispetto per i suoi concittadini oltre che voglia di vivere. Poi comparve lui, Bartolo, che con le solite, apposite e studiate, parole mammalucchine ci informava della presentazione, per domani, del libro di Gioacchino Genchi e soprattutto della ristampa e presentazione di “Banditi a Partinico “ di certo Danilo Dolci. Quello stesso al quale costoro hanno rifiutato di apporre un targa in quella via destinata alla sua memoria. Come hanno fatto con Peppino Impastato e come per tanti altri illustri nostri concittadini. Dissi a me stesso: ”Adesso comprendi cosa significa quando sempre più spesso gli altri ti dicono che l’infantilismo si è fatto governo nella nostra città? “
Toti Costanzo

venerdì 12 febbraio 2010

E LO BIUNDO, COME PILATO, SE NE LAVO' LE MANI

Su di una questione molto importante e che riguarda la distinzione tra il ruolo degli amministratori e dei funzionari comunali, credo che ci sia la necessità di fare chiarezza. Perché questo argomento e perché oggi? Perché da diversi giorni, penso, si stia creando un voluto equivoco e costruita una certa ambiguità che investe la responsabilità dell’attuale Sindaco del nostro Comune nel suo rapporto con un pezzo della burocrazia comunale. Io penso che vada con urgenza chiarito il “percorso delle responsabilità”, quello reale, quello effettivo e non certo quello fittizio, di comodo soprattutto in una materia assai bollente come è, da sempre, la questione Bertolino a Partinico.
Non ci sono dubbi che la riforma cosiddetta “Bassanini” affida ai funzionari il ruolo di “realizzare” decidendo, mentre alla “politica” quello di programmare, guidare, indicare il percorso. Ma tutti sanno che se il Sindaco, o chi per lui, non dà gli “ordini” la macchina difficilmente si mette in moto e meno che mai assume decisioni. Appare difficile che ci siano funzionari i quali rivendicano la loro autonomia. Difficile altrove e sicuramente impossibile a Partinico. C’è qualcuno, infatti, che dubita del fatto che sulla vicenda Policentro, ad esempio, le "redini" le abbia sempre tenute il Sindaco di turno? E non conta che, di volta in volta, si siano chiamati Giordano, Motisi o Lo Biundo. Un esempio? Quanti hanno dimenticato come Giordano nel 2004, a proposito del progetto presentato dal Consorzio Artigiani Partinicesi che chiedeva d’avere una parte di area artigianale per cui l’Ufficio avrebbe dovuto definirne l’istruttoria ed emettere un parere, IMPOSE invece all'Ufficio urbanistica di sospendere qualunque valutazione violando la legge e facendola violare ai funzionari al fine di favorire la Società? E c’è qualcuno che quando nel luglio del 2005 fu data alla Bertolino l’autorizzazione allo scarico - anche se sotto la pressione provocatoria e prepotente di alcuni “cantinara” con alla testa certo Nino Inzirillo che una volta fu pure Sindaco del PCI a S. Cipirello (che vergogna per il mio Partito!) - che se la sia presa con il responsabile del settore che materialmente firmava l’autorizzazione? A pagarne le conseguenze politiche fu, giustamente, soltanto il Sindaco Motisi. E c'é qualcuno, oggi, che non sappia come l’Ufficio manutenzione non realizzi alcun intervento (anche quello di collocare una semplice lampadina) se prima la richiesta non passa dall’Assessore Pantaleo? Anzi, è proprio l’Assessore che stabilisce dove e cosa gli operai debbano fare e non certo il capo settore. Vi ricordate come, appena aperto il supermercato Conad accanto alla distilleria, inviò precipitosamente i dipendenti comuali a sistemare la grande buca di via Pina Suriano a due passi dalla struttura commerciale in quei giorni di apertura invasa da una folla inverosimile? E il contributo o il patrocinio ad un’Associazione del "giro" che intende realizzare una qualsiasi iniziativa culturale dentro il palazzo dei Carmelitani o nella Cantina Borbonica con la violazione sempre dell'apposito Regolamento che prevede criteri per la loro erogazione? Tutto avviene alla faccia del consigliere Prussiano che ovviamente non sa che la sua Giunta calpesta il Regolamento che esiste e non certo quello che ancora deve essere approvato. Cosa crede Andrea Prussiano che a decidere sia il capo settore sulla base di criteri oggettivi e codificati e non, invece, come é noto a tutti a decidere sia sempre Lo Biundo per nobili ragioni di bassa clientela? Non decide, a quanto mi dicono, neppure Parrino tranne che in qualche rarissima occasione pur essendo l'Assessore apposito. E pensate che quando Lo Biundo avrà l’opportunità (se il Consiglio comunale glielo concederà) di fare svolgere dentro la Cantina Borbonica, feste, festicciole, battesimi, cresime e matrimoni il catering glielo fornirà una ditta qualsiasi e non,invece, la stessa che fornisce i pasti alle nostre scuole magari ricorrendo alla costituzione di una apposita Associazione temporanea d'Imprese con un paio di prestanomi come fu per il bene di via Fermi?
Ma ritorniamo all’argomento iniziale. DEVE ESSERE A TUTTI CHIARO: se oggi il T.O.C per controllare la qualità delle acque di scarico della distilleria non è collocato, i cosidetti "paletti" non piazzati, la squadra operativa antinquinamento non ricostruita, reso visibile lo scarico finale nel Puddastri, e soprattutto L’AUTORIZZAZIONE ALLO SCARICO NON REVOCATA, (vi ricordate cosa dichiarò a Tele Jato Lo Biundo? "Il 5 febbraio scade l’autorizzazione e se la ditta non è in regola LA FAREMO CHIUDERE".E quì partì l'applauso degli allocchi) è troppo facile prendersela con il responsabile del settore e per il quale si chiedono sanzioni. Anzi diventa troppo comodo, diventa un alibi e un vergognoso declinare le proprie responsabilità che sono solo e soltanto sindacali e non di altri. Qualcuno, ingenuamente, attende provvedimenti che il Segretario comunale dovrebbe assumere nei confronti di funzionari del settore. E perché, dico io, il Segretario generale dovrebbe emetterli visto e considerato che le responsabilità sono, come abbiamo ampiamente dimostrato, dell’attuale Sindaco? Un Sindaco con gli attributi, come inutilmente suole ripetere Pino Maniaci, farebbe come ha fatto quello del Comune di Malegnano: emettere, intanto, ordinanza di chiusura per fumi maleodoranti ed anche assai molesti e poi “ce la vediamo in Tribunale”. Prima la salute dei cittadini e poi gli interessi dei privati. Ma cosa volete da un “Sindaco per caso” il quale in un conato di sincerità ebbe a confessare a Tele Jato “che lui è impotente nei confronti della distilleria”? No, non è impotente. E’ soltanto uno che, come fece Pilato, se ne vorrebbe comodamente lavare le mani e come Pilato affidare, seppur in maniera virtuale, i responsabili dell’Ufficio alla folla inferocita (ambientalisti, comunisti e Patto) che invece di crocifiggere Barabba si dovrebbero sbarazzare di Gesù. E, in questo caso, i barabba da salvare oltre che Lo Biundo e il suo caravanserraglio altro non sarebbero se non non la pletora di cortigiani che quotidianamente girano e vagano dentro il “tempio” di piazza Municipio battendo le mani e sopratutto mendicando.
Toti Costanzo

mercoledì 10 febbraio 2010

QUEL GAZEBO IN PIAZZA DUOMO ...

“L’ unica cosa bbona cavi fattu 'u sinnacu è ca l’assau stu gazebu ‘nta chiazza armeno, quannu chiovi, ‘nn’arriparamu”. Così si espressero alcuni cittadini quando questa mattina arrivai in Piazza Duomo aspettando Piero Caleca in quanto nella sede del suo sindacato avremmo tenuto, una conferenza stampa per presentare alla città le proposte di modifica del Regolamento che si occupa anche della tariffa sui rifiuti solidi urbani. Ieri, infatti, come Comitato cittadino, avevamo incontrato la prima Commissione consiliare su invito dell’avvocato Nino Scianna che di questa è Presidente e, nell’occasione, si ebbe a discutere non solo della disfunzione del servizio gestito dalla Società che del servizio del ritiro e smaltimento si occupa ma soprattutto delle proposte che avevamo elaborato con lo scopo di inserire nel Regolamento una casistica relativa ad eventuali riduzioni o esenzioni per particolari categorie di cittadini in gravi difficoltà economiche. Un incontro molto interessante anche per la presenza dell’Assessore Antonella Lo Porto e di alcuni consiglieri comunali, sia di maggioranza che di minoranza (con tutto rispetto dubito della esistenza di una “opposizione”), oltre che del Responsabile del servizio tributi, il ragioniere Misuraca. Una discussione, dunque, assai interessante a dimostrazione di come il metodo della partecipazione sia l’unico che ancora regge e dà sostanza al sistema democratico perché la politica sia anche confronto di idee e di proposte. Ovviamente tutto ciò è accaduto con il dispiacere grande di alcuni gonzi del Sindaco (e a quanto mi riferiscono anche dello stesso) i quali reputano che “con i comunisti” non bisogna discutere catalogando in questa “spregevole” categoria umana tutti coloro che pensano con la loro testa ,che non si nascondono mai dietro un velo di miserabile ipocrisia e che, soprattutto, “fanno politica” non certo per difendere piccoli, meschini interessi di bottega quanto quelli sostanzialmente di tutti. Quelli, cioé, che non chinano la testa neppure di fronte ai potentati economici locali, ai mafiosetti da strapazzo, a quelli che ancora “s’annacanu”, ai piccoli e grandi speculatori nei settori più vari che vanno dall’edilizia quella legale e quella abusiva, agli sponsor dei centri commerciali e a quelli che si esercitano, quotidianamente, in tanti altri " lavori".
Dunque in Piazza Duomo, a dire di quei cittadini vi è la SOLA, tangibile presenza della positività di questo Sindaco che sarebbe, poi, quel malandato gazebo che ripara gli anziani dalla pioggia e dal vento di questi giorni, piazzato lì in tempi assai lontani e dimenticato come dimenticata è la nostra città in tutte le sue pieghe ed articolazioni: le strade, le periferie, gli immobili comunali, le piazze occupate abusivamente dagli amici del Sindaco, il verde, gli impianti sportivi e così via. E’ uno di quei cinque gazebo (gli altri sono ancora in dotazione a quella Associazione piazzata ai margini del pallone tensostatico?) che nel 1999, da Assessore all’agricoltura, feci acquistare al Comune convinto che dovessero servire (come servirono seppur per un brevissimo tempo relativo a quanto durò il mio ruolo di amministratore) sopratutto nel periodo estivo da collocare nelle piazze di tutti i Comuni costieri con lo scopo di pubblicizzare i prodotti della nostra terra attraverso i produttori locali. Una iniziativa in collaborazione con la CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) che partì dalla piazza di Terrasini con un successo straordinario di partecipazione. Dicevamo, allora, attraverso manifesti e brochure, che quelli erano i prodotti che provenivano “Dalla nostra Terra”.
Oggi, come nuovi lanzichenecchi costoro hanno azzerato anche l’assessorato, appunto quello all’agricoltura, che al contrario dovrebbe essere il cuore pulsante della nostra economia. Almeno quella meno sporca e meno illegale di altre. E a sostegno concreto della nostra economia agricola avevamo messo in piedi, in quella stagione politica, un Ufficio Tecnico per l’Agricoltura con due giovani geometri (uno dei due lo recuperai da un ufficio entro il quale si occupava di … fotocopiare documenti!), due giovani tecnici agrari (uno dei quali veniva utilizzato quale….custode di Villa Falcone!) ai quali affidai, sotto la direzione dell’agronomo Antonio Tinnirello, il compito di recuperare le mappe del territorio, ricostruire la fisionomia delle imprese agricole nella quantià e nella qualità, la specificità delle colture, la canalizzazione delle acque. Un lavoro che, purtroppo durò poco (a novembre la sfiducia costruita caparbiamente e cinicamente dai DS e dal PPI contro Gigia Cannizzo) ma che riuscì ad entusiasmare quei giovani che, in quel modo e seppur per un tempo assai breve, avevano recuperato la loro professionalità ed anche la loro dignità. Mi chiedo: cosa fanno oggi? Come viene utilizzato il loro sapere?
A quegli anziani piazzati, questa mattina, sotto il gazebo di piazza Duomo non potei che sorridere soltanto mentre intanto, era arrivato insieme a Piero Caleca, anche Alberto Lo Iacono e Gaspare Di Pasquale. Ci aspettavano le tivvù locali per la conferenza-stampa sulla TARSU del nostro Comune.

Toti Costanzo

lunedì 8 febbraio 2010

PER RICORDARE ALDO "MIMMO" GRILLO E UNA PARTINICO CHE NON C'E' PIU'

L’invito ricevuto dal prof. Leo D’Asaro mi è stato assai gradito. Partecipare alla presentazione di una pubblicazione postuma di Aldo Grillo (ma per me è sempre rimasto il “ Mimmo” conosciuto fin dall’infanzia, seppur lui più piccolo d’età, perché “di quartiere”) non è stato solo un dovere o un omaggio alla sua memoria ma la possibilità di rivedere Aldo attraverso le parole del prof. Bosco dirigente scolastico dell’IPSIA nell’aula magna del quale Istituto è stata presentata la pubblicazione, così come i ricordi del figlio Fabio, del consigliere provinciale Vincenzo Di Trapani che insieme al padre Giuseppe si sono attivati perché la Provincia di Palermo ne curasse la pubblicazione, dell’architetto Enza Quartuccio che di Aldo è stata per tanti anni collega e collaboratrice nella ricerca delle radici della nostra città che appassionavano entrambi, o di Lina Cantelli per essere stato uno dei fondatori dell’Associazione contro la droga. Ma la testimonianza più semplice, efficace ed anche commovente nel definire Aldo ed il suo prezioso lavoro di studioso, è stata quella del Leo D’Asaro amico, oltre che compagno di studi e di ricerche.
Io lo ricordo fin da ragazzo impegnato sempre nelle attività culturali. Era stato, tra l’altro, alla fine degli anni ’60 uno dei fondatori del ciclostilato “Dialogo” nel quale vi scrivevo insieme a Masetto Aiello, Enrico Somma, Marco La Fata, Nardo D’Orio ed altri amici. Aldo fu anche tra i fondatori del Circolo Unesco che ebbe una sede in via Principe Umberto alla fine degli anni ‘60 insieme al prof. Nino Romano collaboratore di Danilo. Pubblicavano un ciclostilato, “Il Boccale” con poesie di Giuseppe Casarrubea e Fedele Cannizzo oltre che scritti di Nicola Tortorici e altri giovani di quella generazione a dimostrazione di come in quegli anni Partinico era investita da una ventata di straordinario ed irripetibile impegno culturale oltre che politico. Furono, quelli, appunto anni di grande e seria passione. Insieme a tali iniziative nascevano, ovviamente i contenitori culturali, le Associazioni, che proliferavano, si incontravano e producevano. Continuava la sua attività, seppur ormai alla fine di una lunga esperienza, anche la FUCI cioè quella organizzazione universitaria dei cattolici partinicesi che ebbe, fin dagli inizi degli anni ’60, quale motore ed animatore don Tanino Chimenti che in questi giorni ha lasciato la guida della Parrocchia del SS. Salvatore ma, conoscendolo, sicuramente per continuare la sua attività di pastore ed educatore. L’esperienza di “quella “ FUCI fu esaltante. In quell’organizzazione operò un forte nucleo giovanile e con una forte tensione e passione anche politica tra cui il sottoscritto, Mommo e Nanni Giuliana, Elio Chimenti, Pino Toia, Michele Cipolla, Salvatore Passannanti, Melino Cannavò, Rino Romano e tantissimi altri giovani universitari e studenti medi. Ma sul piano della politica culturale “di sinistra”, dalla fine degli anni’60 lasciò una forte impronta il Centro di cultura popolare UNLA animato, soprattutto, da Nino Cinquemani e da tanti di noi giovani che avevano definitivamente scelto una collocazione politica e la militanza, poi, nel PCI. Aldo Grillo non fu mai un militante della sinistra locale. Un convinto democratico, certamente si e sempre aperto al dialogo. Mai fazioso ma attento a quel che accadeva nella sua città, anche dentro il “suo” Comune. Una personalità investita dal desiderio, dalla curiosità di ricercare per capire. Fu anche, come è stato ricordato, un convinto ambientalista. Seppur non un diretto protagonista delle battaglie in particolare contro il ruolo della distilleria, tuttavia condivideva e sosteneva quanto veniva realizzato a difesa del territorio, dei beni culturali ed ambientali. Della Storia della nostra città. Le nostre vite, specie quelle per l’interesse alla cultura, si sono tuttavia incrociate molto spesso. Difese l’Archivio storico come non altri. Alla sua ricomposizione partecipò e in quella grande fonte di informazioni, notizie, documenti, foto, mappe vi si immerse come dentro un elemento per lui vitale oltre che assolutamente naturale. La sua era una vera e propria passione per la scoperta, il gusto di capire, la meraviglia di riportare in vita quel che il tempo seppellisce. Sono le personalità come Aldo che fanno riemergere quel che gli uomini produssero, restituendolo alla memoria.
Da Assessore del Comune, soprattutto nel periodo che va dal 15 dicembre del 1998 all’8 novembre 1999 con Gigia Cannizzo, Aldo fu nel gruppo di lavoro che mi coinvolgeva specie come Assessore alle Attività culturali, allo Sport ed anche all’Agricoltura. Ho ancora davanti il ricordo di quanti furono i documenti, le foto che insieme abbiamo esaminato. Le custodiva dentro il suo prezioso computer e per aggiornarlo vi lavorava senza sosta e, comunque, tutte le volte che il suo lavoro di dipendente comunale glielo consentiva. Quando nel 1976, insieme agli amici di sempre, Masetto Aiello, Nino Cinquemani, Salvo Scadurro ed altri pubblicammo il “Giornale della Valle Jato” tante di quelle foto erano sue. La sua generosità ed il suo disinteresse non avevano limiti. Così come quando, da Assessore all’Agricoltura, decidemmo, nel 1999 di realizzare un opuscolo che si occupasse della vitivinicoltura insieme all’Architetto Anna Maria Rizzo, al dott. Antonio Tinnirello e soprattutto a lui che era responsabile del Settore Cultura. Quel lavoro - “INDAGINE STORICA E STRUTTURALE DELLA VITIVINICULTURA PARTINICESE” - lo si deve sostanzialmente ad Aldo. Lui scrisse tutta la parte relativa alla “Indagine” storica“ (la parte essenziale) piena di dati, di riferimenti, di nomi, di numeri. Un lavoro di straordinario ed attuale interesse. Sue tutte le foto.
Aldo “Mimmo” Grillo se ne è andato troppo presto. La città, la sua famiglia, hanno perso un intellettuale di primordine e la nostra comunità culturale privata di un intelligenza acuta, serena, equilibrata, proprio da "scavatore", utilissima perché ha cercato sempre di ricostruirre, insieme a tanti di noi anche se per vie diverse, una Partinico che, purtroppo, oggi continuamente scompare sotto i colpi dell'incultura, del disinteresse, della volgarità e della pochezza politico-amministrativa.
Toti Costanzo

venerdì 5 febbraio 2010

SAL E JHONNY COME LE SORELLE KESSLER...

Come ogni mattina corriamo all’edicola, compriamo il GdS non senza un certo nervosismo ed una notevole agitazione e dopo avere velocemente sfogliato tutte le pagine fino ad arrivare “al dunque” cioé quella tra la venticinquesima e la trentesima, tiriamo un forte sospiro di sollievo. C’è. Il “pezzo” c’è e c’è pure la foto. Bella, grande, marcata, limpida nei tratti e soprattutto a colori come si conviene data l’importanza del servizio, con tanto di didascalia e nomi di riferimento in grassetto. E ci sono loro, giovani, alti, belli, disinvolti, fotogenici, sorridenti. Sono “i nostri”, quelli che da quando ci sono Loro assurgono, quasi giornalmente, agli onori della cronaca, alla ribalta, sotto i continui riflettori della notorietà. Sono quelli che non dicono mai di no, che se non li avessimo dovremmo inventarli. Che vanno "‘ncinsiati” perché sono ovunque, comunque, con chiunque. Al mare, ai monti, in pianura, nel deserto, tra le foreste e le dune, tra gli uccelli, le belve, al nord ed al sud, al sole e dentro le bufere. Sono un insieme, un amalgama, un nucleo, un gruppo, UNA SQUADRA. Ma c’è soprattutto e sempre Lui, Jhonny, che quando governava Giordano insieme a Sal formavano una invidiabile, inscindibile, indissolubile coppia. La coppia che incuteva timore, metteva il panico, diffondeva la paura. I "gemelli" terribili di cui Giugio e Filippino Faremo avevano terrore perché non potevano aprire l’uscio che se li ritrovavano davanti attenti e presenti, sospettosi, esigenti, intransigenti . Sempre insieme come le sorelle Kessler, come Gianni e Pinotto, come Stanlio ed Ollio. Come Giano. E Lui si distinse (fu, però, una sola volta) anche da Sal perché intese protestare contro le esose bollette del servizio idrico anno 1999 occupando, per protesta, l’allora sala consiliare del Palazzo dei Carmelitani dove vi dormì una sola, lunga, memorabile notte accanto al talebano Ottavio e Totò candidato double-face (come riferì "La Repubblica") che, di recente, dopo un corso accelerato è divenuto il volto nuovo della tivvù più piccola d’Italia e dunque collaboratore in prima di don Pinuzzu tiggei. Fu, quella, però la sola, unica volta.
Il lavoro della squadra è prezioso. Con le piastrelle ma soprattutto con le “ balate“ nessuno è più di loro nella condizione di maneggiare, rimuovere, sollevare, trasportare, scavare, rimettere, ripulire, risistemare. Ma questo prezioso “sapere” lo hanno acquisito solo da quando c’è Lui e l'altra Kessler, Sal. Da loro sono stati tratti dall’oblio, riesumati, sollevati, rispolverati. Prima della loro venuta non vivevano, non operavano, ma vegetavano. Perché loro gli hanno dato la carica, la sveglia, la gioia di vivere e di operare. Ma soprattutto la notorietà, linfa che scorre nelle vene, che dà forza, che sferza come la brezza marina in un giorno di forte maestrale. Manca la luce? Oplà. L’albero disturba? Olé. Pende un filo e provoca panico? Cucù, siamo quì.
Vincenzo, dove sei? Gioacchino, cosa fai? Gino sei tutti noi. E così la squadra sotto la loro attenta ed oculata direzione si muove, si compatta, si scompone e si ricompone in un crescendo di voci, di colori, di applausi elargiti da un pubblico che bighellona ma é generoso, che si ritrova in loro, nel loro dinamismo, solerzia e capacità di fare.
Ma Giovedì, 4 febbraio 2010, la gioia è stata ancora più grande. Una gioia grande, appunto, incommensurabile come quando con amore seguiamo la nidiata di pulcini che scovano, dei gattini e di cuccioli di yorkshaire che nascono. Ma che dico? Come quando nasce un figlio! Finalmente nella squadra s’infilò pure ‘Ntrea. In posa, la giacca al vento, le mani nelle tasche il sorriso beffardo, sicuro si sé. In posa in primo piano, quasi davanti a tutti perché si sappia che è sempre lui il fustigatore, lui il picconatore, lui l’uomo che non deve mai dire “tank’you!”. Il duro dei 108, l’Attila dell’isola ecologica che fu, lo sturatore di collettori fognari periferici, lo sfrondatore rapido di alberi, arbusti et similia, il dominus del mercatino. Lui, ‘Ntrea, che come nel film di Luchino “La terra trema”, riveste però i panni di ‘Ntoni che si vorrebbe liberare dalla schiavitù del potere ma il potere è più forte di lui. E fu così, purtroppo per noi, che ’Ntrea-‘Ntoni divenne, a causa delle sorelle Kessler, solo, soltanto e definitivamente un un ex.
Sala Rossa

giovedì 4 febbraio 2010

IL DOCUMENTO DELL'UDC :SILENZIO ,ISTERIA , BALBETTIO DI LO BIUNDO



Se avevamo la necessità di verificare il livello sconsolante , deprimente e scadente in cui si é infilata "la Politica" a Partinico in questo ultimo decennio raggiungendo il culmine anche con l'elezione di Lo Biundo a Sindaco della città sostenuto da singoli, gruppi, gruppetti raffazzonati all'ultimo momento con il solo scopo di conquistare uno spazio di potere entro gli organismi istituzionali quali la Giunta ed il Consiglio ,questa possibilità l'ha fornita un lungo ed articolato documento dell'UDC di Partinico recentemente dato alla stampa. L'UDC a Partinico resta ,ancora ad oggi, un "Partito" cioé una organizzazione con una sede, una sigla visibile ed un gruppo dirigente composto da personalità quali ,sopratutto, Salvatore Cintola ,Enza Maria Romano, Vito Di Marco . E lo scrivo col rispetto che si deve ad altri autorevoli dirigenti di quel Partito che lo rappresentano anche oggi negli organismi istituzionali locali . L'UDC di Partinico resta un Partito ,a nostro avviso però , affetto da "vocazionismo di governo ad ogni costo" cosi' come, ad esempio, é stato durante la fase della sindacatura Giordano.Inizialmente in contrapposizione con una candidatura propria , poi dopo una fase di opposizione la scelta di collaborare, per finire ,quasi alla scadenza della consiliatura di ritornare all'opposizione per ragioni solo ed esclusivamente tattiche . Una tattica sbagliata che lo portò a non potere presentare un candidato proprio e , alla fine, accordarsi con Lo Biundo .Scelte ,ovviamente, assolutamente legittime ma che abbiamo sempre criticato in quanto avallavano anche il malgoverno o quegli atti che scavano un solco sempre più profondo tra la città ed il Governo stesso. Cioé un Partito che anche a Partinico ha privilegiato soltanto il Potere mettendo, spesso, la Politica in secondo piano .

Siamo stati, purtroppo, i soli a dare rilievo al documento dell'UDC ( in coda pubblichiamo il nostro commento dopo la sua pubblicazione) non solo per il contenuto articolato fortemente critico nei confronti del governo locale ,ed in primis nei confronti del Sindaco ,ma perché l'abbiamo letto come un tentativo di rimettere in discussione il dibattito politico, l'analisi e le terapie per la soluzione dei problemi della nostra città .Silenzio, invece, da parte di qualche altra forza politica della città ancora organizzata,isteriche ma non pubbliche reazioni dei tanti rivoli che gestiscono il governo, il sottogoverno, perfino le briciole ,i rimasugli ,le spoglie delle risorse, balbettio di Lo Biundo che in pubbliche dichiarazioni manifestava non solo stupore perché il documento era stato reso pubblico ma in quanto doveva, a suo dire, essere concordato con la Giunta . Nessuno gli ha ancora spiegato che un Partito é una cosa e che il Governo locale é cosa altra.

Noi non sappiamo cosa produrrà il Documento dell'UDC. Se sarà ,come sostengono i maldicenti ,soltanto un tentativo "di alzare il prezzo" in vista del nuovo assetto che lo Biundo dovrà dare al governo locale o se ,al contrario ,l'inizio di un nuovo percorso di un Partito rappresentato in Consiglio e con uomini di esperienza che intende IMPORRE UNA LINEA sostenuta da quanto il documento propone sul piano programmatico per il rilancio dell'attività politica nella nostra città. E' certo che seguiremo con attenzione cosi' come sempre siamo stati abituati a fare.
Toti Costanzo


DOCUMENTO POLITICO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA DI PARTINICO

Da una lettura attenta dell’articolato e complesso documento diffuso dall’UDC di Partinico, emerge con assoluta chiarezza lo stato di disagio politico-amministrativo di un Partito che ha sostenuto la candidatura dell’attuale Sindaco e a distanza di 18 mesi reputa necessario sottolineare con assoluta chiarezza l’inadeguatezza di una maggioranza rispetto ai più seri problemi della città. Scrive l’UDC , e non si può non condividere questo severo giudizio , che “il governo della città appare, oggi, attestato su una piatta gestione del quotidiano e che necessita di un salutare rilancio e della conseguente riqualificazione politica ed amministrativa”. Appare del tutto evidente come ad un Partito come l’UDC di Partinico che si manifesta con autorevolezza nei confronti dell’Amministrazione comunale in ragione soprattutto delle qualificate personalità che lo compongono, dei tanti giovani che lo sostengono ,l’azione politico-amministrativa dell’attuale Giunta rappresenta , di fatto , un limite, un ostacolo alla soluzione dei tanti problemi che il documento solleva. E non sono problemi di poco conto: dall’inefficienza della macchina burocratica,alla scadente qualità dei servizi, all’esosità delle tasse cui non corrisponde un’ adeguata risposta per i contribuenti , al silenzio sul proliferare di una rete commerciale sovradimensionata, alla lotta alla mafia e alle emergenze ambientali compresa la questione Bertolino. Insieme a questi anche altri problemi importanti quali la necessità di “un piano di fuoriuscita dall’APS”, la società che attualmente gestisce il servizio idrico nella nostra città cosi’ come un giudizio severo, seppur nelle righe, viene espresso sui meccanismi dell’uso del “ Potere locale”.
Ciò che il nostro Partito rileva anche come estremamente positivo ,con la diffusione del documento dell’UDC, è che il documento riporta alla ribalta il ruolo della “Politica” cioè il ruolo dei Partiti rispetto alla proliferazione delle Liste civiche che sostengono che rappresentano una forte regressione nel sistema dei processi democratici della città . L’UDC , in tal modo, rimette in moto la macchina della “Politica locale” umiliata da una Giunta e da un Sindaco che concepiscono il governo come elemento della spartizione oltre che della divisione ed implicito portatore di qualunquismo e di annientamento del tessuto democratico . Infatti in questi 18 mesi l’Amministrazione Lo Biundo ha annullato anni di storia locale costruiti sul confronto delle opinioni, sugli incontri ,sui dibattiti preferendo soltanto come luogo dell’azione politica il solo Consiglio comunale ,sicuramente importante ,ma non sufficiente per il rafforzamento della democrazia nella nostra città. E’ un ritorno alla politica , al ruolo dei Partiti, alla fine del personalismo e dell’arroganza del potere? Noi pensiamo di si ed è per questo che leggiamo con attenzione ciò che l’UDC ,oltre che all’Amministrazione comunale ,ha inteso dire alla città .
PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
SEZIONE “Peppino Impastato”di Partinico
Partinico 1 febbraio 2010

martedì 2 febbraio 2010

PER NON DIMENTICARE DANILO, TURIDDU, IGNAZIO, CICCIO E TANTI COMPAGNI



Sono trascorsi 54 anni da quando quel 2 febbraio del 1956 diecine di lavoratori disoccupati con alla testa Danilo Dolci, Turiddu Termini Segretario della Camera del Lavoro di Partinico e dirigenti politici del PCI come Ignazio Speciale e Ciccio Abbate ,si recavano a lavorare alla trazzera vecchia a dimostrazione che di lavoro c'era necessità ma che la Regione e lo Stato restavano sordi ai bisogni di una massa enorme di disoccupati . Nella nostra città, proprio quell'anno ,i senza lavoro erano più di 6ooo, la miseria era diffusa, le condizioni di vita delle classi emarginate ai limiti della sopportazione.Fu una protesta, quella dello sciopero alla rovescia, eclatante e per certi versi nuova nel nostro territorio.Una protesta però pacifica ,silenziosa, non violenta. La Polizia ,in quell'occasione, ebbe il compito di scrivere una pagina nera nella storia delle forze dell'ordine perché caricò con violenza i lavoratori inermi ,trascinando Danilo e trasferendo tanti compagni nelle carceri dell'Ucciardone di Palermo. Il processo a Danilo , ai nostri compagni e ai lavoratori fu eclatante . A difenderli Piero Calamendrei che scrisse una pagina emozionante a difesa dell'articolo 4 della nostra Costituzione che recita :" La repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivivo questo diritto."
Danilo insieme ai nostri compagni fu condannato, anche se scarcerato, potendo cosi' ritornare a svolgere quello straordinario ruolo di rivoluzionario gandiano che lasciò una impronta indelebile nella storia del nostro Paese e del nostro territorio. Oggi ,come in quel freddo febbraio ,la disocupazione nella nostra città é ancora una volta ai limiti della sopportazione ,i giovani con il diploma e la laurea sono costretti all'emigrazione. Ora come allora e come se il tempo dalle nostre parti si sia fermato, seppur in un contesto sociale, culturale,politico ed anche economico assai diverso.
Noi vogliamo ricordare Danilo, Turiddu, Ignazio, Ciccio e tutti quei compagni non solo per ringraziarli di quel che hanno fatto ma perché la loro memoria non venga sepolta nel silenzio dell'assuefazione e della disperazione
PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
SEZIONE "Peppino Impastato" -Partinico 2 febbraio 2010
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