I ciclici impedimenti provocati dal non funzionamento del computer hanno interrotto, per alcuni giorni, un proficuo colloquio con i nostri lettori con i quali e su particolari questioni, intratteniamo un interessante dialogo su Sala Rossa .
Riprendiamo, dunque, da dove abbiamo interrotto occupandoci di una iniziativa che ha avuto luogo nel pomeriggio di Martedì 12 c.m. presso il Palazzo dei Carmelitani. Gli incontri settimanali avvengono in una sala sotto i portici e che, per molti di noi che abbiamo frequentato la scuola media negli anni ’50, fu la sede della palestra per le attività motorie. Quel luogo vide protagonisti, ciascuno con il suo ruolo, due straordinarie figure che voglio, con l’occasione, ricordare con tanto affetto: il professore Mimì Cannizzo che ci accompagnò, da docente, fino alla conclusione degli studi liceali, e poi un suo stretto collaboratore scolastico che gli faceva da assistente, il “bidello don Nitto Buffa, personaggio eclettico, dinamico, effervescente, che fino alla sua prematura scomparsa è stato anche l’animatore della “fanfara” cioè di quel gruppo di musici improvvisati composto quasi tutti dalle stesse famiglie, Riina e Buffa, che diede i natali al trombettista Totò maestro di Sal Genovese e ai due suoi giovani nipoti, oggi artisti di valori e docenti di musica. Dunque le iniziative culturali che hanno svolgimento nella sala che fu la palestra della scuola del Carmine (in quella palestra dove anch’io iniziai un'allora improvvisata professione di docente di educazione fisica) è diventata centro di incontri. Collocata a piano terra sopperisce alla possibilità che le iniziative abbiano svolgimento al piano superiore reso inaccessibile, però, per l’incapacità di questa Amministrazione comunale che, così come non rende funzionale l’ascensore della Casa di Riposo, non consente per le stesse ragioni di inefficienza la fruizione della sala-convegni al secondo piano del Palazzo. La giustificazione è sempre la stessa ,“Non abbiamo soldi” (la stessa litania hanno recitato per giustificare la non collocazione della toponomastica dedicata a Peppino Impastatao e a Danilo Dolci), per scoprire, poi - come è accaduto oggi seguendo Tele Jato - che si spendono oltre tremila euro per regalare cinquanta agende personalizzate del 2010 a “clienti”, penso io, che qualche vantaggio a questi che oggi amministrano la città, lo porteranno di certo.
Dunque, Martedì 12 c.m. sono stato nell’ex palestra adeguatamente attrezzata a sala convegni, invitato dall’Associazione “’Università della Terza Età “ di cui Presidente è il prof. Masetto Aiello che con una riconosciuta puntigliosità organizza, appunto ogni martedì, una iniziativa culturale (musica, cinema, attualità) alla quale partecipa un folto gruppo di ex insegnanti, ma anche di professionisti o semplici cittadini, che ascoltano e discutono. Il tema dell’incontro era “ La crisi della politica è forse lo specchio della crisi della società?” Il tema, vastissimo, era assai stimolante e per tale ragione ritenni di non dovere mancare. Mi incuriosiva, soprattutto, quel che avrebbe potuto dire, non certo sulle cose generali, l’Assessore Bartolo Parrino che relazionava ma nello specifico in che maniera avrebbe saputo costruire un parallelismo tra la crisi della società in genere e quella partinicese in particolare. E rispondere a qualche interrogativo: può una Giunta, la Giunta Lo Biundo di cui é parte (una Giunta é LO STRUMENTO DEL GOVERNO CHE DISPONE DELLA CAPACITA’ DECISIONALE E QUINDI DI COSTRUIRE O DEMOLIRE) politicamente FRAGILE in quanto composta da un insieme eterogeneo di soggetti assemblati alla bisogna col solo scopo di conquistare e gestire al più il quotidiano, mancante di quel tanto di amalgama politico-culturale che dà identità ed anima, che alimenta la frammentazione, che manifesta disinteresse per i Partiti privilegiando il qualunquismo pseudo-organizzativo delle Liste civiche, svuotando di contenuto gli STRUMENTI DELLA PARTECIPAZIONE, PUO’ ESSA STESSA rappresentare elemento di crescita sociale, capace di attutire la crisi della società, restituendo dignità e valore agli organismi di rappresentanza e dunque anche alla politica? O, al contrario, un governo della città siffatto non rappresenti uno dei tanti strumenti che demoliscono e acuiscono la crisi della società non solo quella nazionale ma soprattutto quella locale dentro cui ogni giorno misuriamo la caduta degli obiettivi “alti” cioè quelli che fanno crescere, in contemporanea, non solo i soggetti che il governo locale e la Istituzione comunale guidano, ma il complesso della società in cui siamo immersi? Martedì 12 era, dunque, l’occasione non solo per analizzare “i mali” della società nazionale cosa che Parrino, in verità, ha egregiamente fatto (berlusconismo, condizionamento dell’informazione, asservimento della magistratura, razzismo e xenofobia, precarietà del lavoro, mortificazione della solidarietà) che hanno l’effetto devastante di mettere in crisi i valori su cui si fonda una società democratica che nasce dalla Resistenza al Fascismo e si fonda sul dettato della Costituzione, ma era anche l’occasione per una profonda, seria, autocritica da utilizzare quale volontà manifesta per iniziare convincenti processi di cambiamento. L’Assessore Parrino, al contrario, ci informava ovviamente della mancanza di risorse, del vandalismo indiscutibilmente esistente, della crisi della scuola locale ma, soprattutto, di come OGNI GIORNO il Sindaco e la Giunta incontravano i cittadini che, in tal modo PARTECIPAVANO ALLE SCELTE divenendo essi stessi protagonisti (sic!). Tutto ciò, ovviamente, per dare onore al principio sostanziale su cui si fonda la democrazia e, dunque, contribuire alla crescita della società e contenere la sua grave crisi di cui Lo Biundo e compagni si sarebbero fatti carico. Più democratici di così! Per l'assessore Parrino, dunque, la crisi della nostra società locale, delle sue rappresentanze politico-istituzionali non si può loro addebitare. Cioé non si possono addebitare loro gli abusivismi tollerati, l'illegalità da loro sponsorizzata, la nascita sconsiderata e devastante dei centri commerciali ai quali non si oppongono, le aree pubbliche abbandonate di proposito e in dispregio di ogni regola, la sporcizia diffusa ma profumatamente pagata dai cittadini da loro sottoposti a vessazione, le scuole insicure, le strade dissestate, l'acqua privatizzata, la disoccupazione alle stelle, la diffusione della droga, la privatizzazione di piazze, gli invasi a rischio, i ceti poveri sempre più consistenti e le clientele sempre più platealmente sfacciate. Quei mali, cioé, che provocano, assoluta disaffezione nei confronti delle istituzioni e conseguenziale crisi della nostra società locale in tutte le sue articolazioni. Era, dunque, l'occasione per metterli a nudo e dire con umiltà come si vuole rispondere e con quali strumenti.
Quella di Martedì 12 fu, allora, un’occasione mancata? Lascio ai lettori la possibilità di una risposta.
Toti Costanzo
1 commento:
La disaffezione dalla politica ( piu' che dalle istituzioni)nasce da questo:politici che parlano,bravi nell'elencare i mali di un paese( cosa facile d'altra parte a farsi)ma incapaci non dico a risolverli ( cosa che sarebbe umanamente comprensibile )ma nemmeno a pensare di poterlo fare.Un paese diventato invivibile e' solo colpa del "destino cinico e baro",cosa ci possono fare i nostri amministratori se non ..guardare?..In questo senso e' stata un'occasione mancata,ma credo che era velleitario aspettarsi diversamente.Partecipano per la propria visibilita' e per poter dire che loro incontrano i cittadini...appunto.
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