venerdì 12 agosto 2011

QUANDO LUDOVICO CORRAO PARLO’ DA PALAZZO SCALIA …

Ludovico Corrao fu davvero uno straordinario affabulatore di popolo. Chi non ha mai ascoltato un suo comizio non può capire il senso profondo di questo giudizio. Lo ascoltai in piazza Duomo e parlò proprio da quel famoso balcone di Palazzo Scalia.  Non ricordo la data. Sicuramente sarà stato prima del 1970 - cosa certa perché non avevo ancora aderito al PCI -  quando, dopo l’esperienza del governo regionale dell’on.  Milazzo in cui fu Assessore ai Lavori pubblici, fu eletto al Palamento nazionale nelle liste del PCI quale indipendente di Sinistra.
Corrao con quel governo regionale “trasversale” aveva spaccato, per la prima volta nella storia politica, la DC dei Bernardo Mattarella, Mario Scelba, Tambroni  che in Sicilia fu collusa con la mafia e soprattutto con gli agrari che avevano armato, durante l’occupazione delle terre, la mano per eccidi di contadini ed assassinii di dirigenti sindacali che guidavano le lotte per occupare le terre dei feudi abbandonati. Ma quel Partito, proprio con Scelba ministro degli Interni, consentì con le dovute protezioni la perpetuazione del ruolo nefasto del bandito Salvatore Giuliano. Col governo Milazzo la Dc, dunque,  veniva relegata all’opposizione mentre Ludovico Corrao  costruiva l’USCS (Unione siciliana cristiano sociale) che a Partinico ebbe in consiglio comunale l’adesione di Vincenzo Cintola inteso Madonia padre di Salvatore e del dott. Enia. Insieme a questi consiglieri aderirono al Movimento le famiglie di due piccoli imprenditori edili: Nania e Di Giorgio. Quel giorno in piazza Duomo stracolma di popolo il cielo era coperto e soffiava un forte vento di libeccio che infilandosi tra  la Collina Cesarò e la  montagne di Biliemi arrivava impetuoso e penetrava fin dentro le ossa. Ma neppure un solo ascoltatore lasciò il comizio. Affascinati, stregati dal suo modo di raccontare la Sicilia, la suo storia, il Mediterraneo ed i popoli che sulla sponda occidentale vi si affacciavano da sempre. La sua Sicilia che era anche la nostra, il nostro mare, la nostra  Africa. Lo ascoltammo fino alla fine in religioso silenzio così come si ascoltavano i grandi predicatori della Chiesa . Corrao, paradossalmente, comiziava  da quel palazzo che proprio i suoi amici politici della prima ora, appunto Filippo Nania e Vincenzo Di Giorgi che ne erano divenuti proprietari,  provvedevano alla sua radicale eliminazione nel  1976 col silenzio e la complicità di amministratori e funzionari comunali. Sono sicuro che non poté approvare.
Ci rivedemmo agli inizi del 1994.  A Partinico si era già consumata la rottura definitiva dell’ex  gruppo dirigente del PCI e per due ben precise ragioni. Perché sul piano locale era avvenuta la frattura sulla candidatura di Gigia Cannizzo dopo l’esperienza della Giunta Geraci, e su quello nazionale perché  quel  Partito aveva  proceduto alla eliminazione definitiva della storia del PCI cancellando dalle radici della Quercia la gloriosa bandiera di quello che fu il più grande Partito comunista d’Europa di Gramsci e Berlinguer. Alle comunali della fine del 1993 avevamo presentato insieme a socialisti, repubblicani, cattolici ed indipendenti la  Lista “Alleanza Democratica per  Partinico” che elesse a consigliere il socialista Enzo Briganò. Pensammo di  estendere l’esperienza dell’Alleanza Democratica anche sul piano provinciale ipotizzando la presentazione di una nostra candidatura al Parlamento nazionale. Si pensò a Ludovico Corrao quale candidato al Senato per la nostra "Alleanza Democrartica" .Corrao ,infatti,che non era più deputato in quanto in dissenso col PDS lo andammo a trovare nella sua villa di Monte Bonifato. Insieme a me il prof. Ninni Romano, che dell’Alleanza era il Segretario, e  Totò Inghilleri. Ne apprezzammo la cortesia, la disponibilità , la raffinatezza del linguaggio, la visione ampia sulla Sicilia e sui suoi bisogni. Ci colpì, ovviamente, la particolarità dell’arredo di quella villa. Un arredo in cui primeggiavano la sicilianità e l’Africa. Ci ringraziò per avere pensato a lui ma ci confidò che proprio in quei giorni  forte era il pressing del PDS, e soprattutto di una componente  all’interno di quel Partito, che non voleva perdere una personalità con quella storia. Così, infatti, fu. E Ludovico Corrao rientrò nel Parlamento nazionale  nel 1994 per ritornarvi nel 1996  dopo la fine anticipata del primo governo Berlusconi. Ma era forse destino che ci saremmo dovuti rincontrare. L’occasione fu l’accettazione della candidatura al Senato nel Partito della Rifondazione Comunista in ragione della sua profonda amicizia non solo con Francesco Forgione, allora segretario regionale del nostro Partito e deputato all’ARS, ma soprattutto con Fausto Bertinotti.
Il 27 aprile del 2001 nella Sala Convegni della “Zagara” messa a disposizione dalla signorilità di  Tuccio Amato organizzammo un incontro per discutere del tema :”Per costruire anche nel nostro territorio, insieme a senatore Ludovico Corrao, una sinistra alternativa e plurale”. Corrao aveva accolto la proposta del Partito di candidarsi al Senato pur sapendo delle oggettive difficoltà ad essere eletto. Fu quella parentesi elettorale un’occasione per incontrarlo,  ascoltarlo, apprendere. Ricordo l’emozione provata  durante quel comizio ad Alcamo insieme a  Fausto Bertinotti. Una indimenticabile lezione di storia politica di due grandi personalità della sinistra italiana. E per me un ritorno a quel lontano giorno in Piazza Duomo quando compresi come “la Politica” possa essere uno straordinario strumento che può, soltanto attraverso la parola, cambiare radicalmente la vita degli uomini ed il percorso della Storia.

Toti Costanzo 

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