Ludovico Corrao fu davvero uno straordinario affabulatore di popolo. Chi non ha mai ascoltato un suo comizio non può capire il senso profondo di questo giudizio. Lo ascoltai in piazza Duomo e parlò proprio da quel famoso balcone di Palazzo Scalia. Non ricordo la data. Sicuramente sarà stato prima del 1970 - cosa certa perché non avevo ancora aderito al PCI - quando, dopo l’esperienza del governo regionale dell’on. Milazzo in cui fu Assessore ai Lavori pubblici, fu eletto al Palamento nazionale nelle liste del PCI quale indipendente di Sinistra.
Corrao con quel governo regionale “trasversale” aveva spaccato, per la prima volta nella storia politica, Ci rivedemmo agli inizi del 1994. A Partinico si era già consumata la rottura definitiva dell’ex gruppo dirigente del PCI e per due ben precise ragioni. Perché sul piano locale era avvenuta la frattura sulla candidatura di Gigia Cannizzo dopo l’esperienza della Giunta Geraci, e su quello nazionale perché quel Partito aveva proceduto alla eliminazione definitiva della storia del PCI cancellando dalle radici della Quercia la gloriosa bandiera di quello che fu il più grande Partito comunista d’Europa di Gramsci e Berlinguer. Alle comunali della fine del 1993 avevamo presentato insieme a socialisti, repubblicani, cattolici ed indipendenti la Lista “Alleanza Democratica per Partinico” che elesse a consigliere il socialista Enzo Briganò. Pensammo di estendere l’esperienza dell’Alleanza Democratica anche sul piano provinciale ipotizzando la presentazione di una nostra candidatura al Parlamento nazionale. Si pensò a Ludovico Corrao quale candidato al Senato per la nostra "Alleanza Democrartica" .Corrao ,infatti,che non era più deputato in quanto in dissenso col PDS lo andammo a trovare nella sua villa di Monte Bonifato. Insieme a me il prof. Ninni Romano, che dell’Alleanza era il Segretario, e Totò Inghilleri. Ne apprezzammo la cortesia, la disponibilità , la raffinatezza del linguaggio, la visione ampia sulla Sicilia e sui suoi bisogni. Ci colpì, ovviamente, la particolarità dell’arredo di quella villa. Un arredo in cui primeggiavano la sicilianità e l’Africa. Ci ringraziò per avere pensato a lui ma ci confidò che proprio in quei giorni forte era il pressing del PDS, e soprattutto di una componente all’interno di quel Partito, che non voleva perdere una personalità con quella storia. Così, infatti, fu. E Ludovico Corrao rientrò nel Parlamento nazionale nel 1994 per ritornarvi nel 1996 dopo la fine anticipata del primo governo Berlusconi. Ma era forse destino che ci saremmo dovuti rincontrare. L’occasione fu l’accettazione della candidatura al Senato nel Partito della Rifondazione Comunista in ragione della sua profonda amicizia non solo con Francesco Forgione, allora segretario regionale del nostro Partito e deputato all’ARS, ma soprattutto con Fausto Bertinotti.
Il 27 aprile del 2001 nella Sala Convegni della “Zagara” messa a disposizione dalla signorilità di Tuccio Amato organizzammo un incontro per discutere del tema :”Per costruire anche nel nostro territorio, insieme a senatore Ludovico Corrao, una sinistra alternativa e plurale”. Corrao aveva accolto la proposta del Partito di candidarsi al Senato pur sapendo delle oggettive difficoltà ad essere eletto. Fu quella parentesi elettorale un’occasione per incontrarlo, ascoltarlo, apprendere. Ricordo l’emozione provata durante quel comizio ad Alcamo insieme a Fausto Bertinotti. Una indimenticabile lezione di storia politica di due grandi personalità della sinistra italiana. E per me un ritorno a quel lontano giorno in Piazza Duomo quando compresi come “la Politica ” possa essere uno straordinario strumento che può, soltanto attraverso la parola, cambiare radicalmente la vita degli uomini ed il percorso della Storia.
Toti Costanzo
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