Se gli anticomunisti “ncaccamuti” e quelli di più recente
conversione avevano bisogno della prova regina per quanto da noi sostenuto e cioè che i governi Lo Biundo hanno da sempre esaltato, ricercato, costruito il rapporto
tra politica ed affari, sono stati serviti. La notizia non smentita, e dunque
assai probabile veritiera, dell’assunzione del figlio dell’assessore Vito
D’Amico da parte dell'industria Bertolino ne è una prova indiscutibile.E
quando sull'ipotesi di delocalizzazione della distilleria in contrada
Sant’Anna e di cui l’assessore e il Sindaco si facevano sperticati ed
ovviamente assai interessati portavoce oltre che paladini e nel contempo anche
scudieri, manifestavamo le nostre forti preoccupazioni e ne denunciavamo
l’intreccio perverso sostenendo che ci si trovava davanti ad un ennesimo “affare” in cui la nostra industriale ha
sempre manifestato eccellente maestria, siamo stati dileggiati in quanto“gelosi di D’Amico e Lo Biundo per non avere
saputo fare da amministratori quel che costoro stavano realizzando”(sic!).
Le dichiarazioni dei ruffiani, dei pennivendoli a diverso titolo del governo
locale o quelle dei nostri due amministratori si sprecavano dovendoci convincere della bontà
dell’operazione “trasloco” che
finalmente liberava la città dalla puzza. E le dichiarazioni invasero
quotidianamente i telegiornali locali additando i comunisti al pubblico ludibrio e da mettere alla gogna
in quanto erano sempre quelli “che si
oppongono a tutto“, “che dicono
sempre di no“, “che non hanno alcun
progetto alternativo di sviluppo economico del nostro territorio” . E simili, miserabili
sciocchezze.
Ora non si capisce perché ci si
straccia le vesti perché un genitore, ovviamente sbagliando in relazione
all'incarico pubblico che ricopre, approfitti di questo suo status per piazzare
il giovane figlio presso una industriale locale
con lo scopo di creargli un'occupazione e dunque un futuro da
lavoratore. A nostro parere, proprio perché piazzato presso la Bertolino , costituisce il
più significativo esempio del fallimento di Vito D’Amico quale uomo politico e amministratore
comunale in quanto in questo ruolo avrebbe dovuto creare, ANCHE PER SUO FIGLIO,
le condizioni per assicurare un futuro ai giovani disoccupati di Partinico. E liberarli a ogni condizionamento. Ma
D’Amico, così come Lo Biundo, non avevano e mai hanno avuto capacità oltre che la volontà di creare
nuovi posti di lavoro se non a parole (Policentro
docet) mentre, al contrario, hanno
favorito gli interessi e gli affari di tanti che all’occasione - come è stato
nelle recenti elezioni comunali - si sono anche dovuti trasformare in galoppini
elettorali. E neppure di questo si parla come a voler nascondere "'u suli cu crivu". Dunque nel momento in cui l’amministratore si rivolge, o meglio
s’inchina ai piedi dell’industriale delle vinacce per riceverne un tale favore, ha SANCITO
SENZA APPELLO ALCUNO IL SUO FALLIMENTO POLITICO-AMMINISTRATIVO E QUELLO
DELL’AMMINISTRAZIONE CUI APPARTIENE. Oltre a confermare che a Partinico il Re é nudo.
Se vuole, e se lo ritiene
opportuno e necessario dal punto di
vista anche morale, D'Amico faccia un gesto conseguente . Una cosa, però, è certa: l'assessore non può, a nostro avviso, mantenere la delega alla Polizia Municipale cioé guidare
il “corpo” che ha tra i suoi principali
compiti istituzionali quello di controllare le eventuali illegalità
dell’industriale delle vinacce o di altri operatori economici .
Ma perché non ci sentiamo di
accanirci nei confronti di D’Amico per le sue paterne debolezze, chiedendone,
ad esempio le dimissioni da assessore
della giunta Lo Biundo? Non certo per giustificato spirito umanitario o solidaristico quanto per la ragione che D’Amico è dentro un
contenitore politico-amministrativo dove usare il proprio “potere” contrattuale per fini di utilità personale è la regola.
Infatti ci domandiamo, ad esempio, comemai NESSUNO nel tempo abbia voluto rilevare e denunciare pubblicamente (l’abbiamo fatto solo noi) un grave
quanto scandaloso fatto, oltre che moralmente riprovevole più di quel che ha
fatto D’Amico? Infatti il sig. Lo Biundo Salvatore, eletto per la prima
volta sindaco di Partinico il 15 giugno del 2008, inviava nel settembre dello stesso anno (cioé dopo appena tre mesi dalla sua elezione) una
richiesta di transito dal Comune di Borgetto, dove risulterebbe dipendente, alla SOCIETA' SERVIZI COMUNALI INTEGRATI DI CUI LO
STESSO, NELLA QUALITA’ DI SINDACO ERA E LO E’ ANCORA MEMBRO DI DIRITTO DELL’ASSEMBLEA ED IL NOSTRO COMUNE DA QUESTI GOVERNATO, SOVVENZIONATORE DELLA SOCIETA' A FIOR DI MILIONI DI EURO L’ANNO.
Ovviamente le ragioni che spingevano Lo Biundo erano abbastanza chiare: un conto é percepire uno stipendio di lavoratore ex LSU in servizio presso il Comune di Borgetto, altra cosa é l'essere dipendente della Società servizi comunali integrati (quella che gestisce per l'ATO PA 1 il servizio della raccolta e smaltimento dei rifiuti) i cui dipendenti a diverso titolo godono di remunerati contratti di lavoro. Come a dire: “mancianni du tò mancianni e du tò saziatinni”.
Infatti ci domandiamo, ad esempio, come
Ovviamente le ragioni che spingevano Lo Biundo erano abbastanza chiare: un conto é percepire uno stipendio di lavoratore ex LSU in servizio presso il Comune di Borgetto, altra cosa é l'essere dipendente della Società servizi comunali integrati (quella che gestisce per l'ATO PA 1 il servizio della raccolta e smaltimento dei rifiuti) i cui dipendenti a diverso titolo godono di remunerati contratti di lavoro. Come a dire: “mancianni du tò mancianni e du tò saziatinni”.
Dunque perché dovremmo accanirci
nei confronti di chi ha nell'occhio la pagliuzza quando il suo sodale superiore
DENTRO L’OCCHIO, DA PIU’ DI CINQUE ANNI, HA CONFICCATO UNA ENORME TRAVE? E TUTTI, TRANNE I SOLITI COMUNISTI , COLPEVOLMENTE MUTI .
Toti Costanzo
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