Dunque ieri Vito D’Amico, con un Comunicato
del Movimento Democratico per Partitico, ha rassegnato nelle mani del Sindaco le sue dimissioni. Ovviamente
ai cosiddetti “addetti ai lavori della
politica” non è certo sfuggito che
non si tratta di “dimissioni irrevocabili”
quanto di passare la patata bollente nella mani del Sindaco che dovrà decidere
se accoglierle oppure no.
Ci chiediamo: come risolverà la complicata questione il Lo Biundo che abbiamo conosciuto rotto ad ogni vantaggioso accordo, esperto in disinvolti passaggi da uno schieramento politico all’altro, da un padrino all’altro riuscendo, però, a mantenere per oltre un quinquennio, e con ogni mezzo, una maggioranza seppur eterogenea e attraversata da tensioni ed interessi?
E’ opinione corrente che all’interno del Movimento di D’Amico il feeling tra i soggetti storici che hanno dato vita, un ventennio or sono, alla scesa in campo di alcuni artigiani locali trasformatisi intelligentemente e nel tempo in imprenditori, si è interrotto. Le ragioni non sono chiare seppur le possiamo immaginare.
Ma l’analisi politica deve basarsi quanto più è possibile sulle certezze e non certo, o comunque non sempre, sulle ipotesi. Una cosa, però, è certa: ieri il Comunicato porta la firma del Movimento rappresentandolo all’esterno come un organismo politico compatto nel sostenere il ruolo di Vito D’Amico.
Ma non sfugge che in quel Movimento il solo consigliere comunale eletto ed espressione dell’antico ceppo che trae origine dalla CNA di Partitico, sia soltanto lui. Gli altri due, Albiolo e Barbici, nulla hanno a che spartire “storicamente” conla
CNA , il COSAR e le battaglie, seppur nel tempo divenute ambigue,
di quelli che furono “gli Artigiani per Partinico”.
Ci chiediamo: come risolverà la complicata questione il Lo Biundo che abbiamo conosciuto rotto ad ogni vantaggioso accordo, esperto in disinvolti passaggi da uno schieramento politico all’altro, da un padrino all’altro riuscendo, però, a mantenere per oltre un quinquennio, e con ogni mezzo, una maggioranza seppur eterogenea e attraversata da tensioni ed interessi?
E’ opinione corrente che all’interno del Movimento di D’Amico il feeling tra i soggetti storici che hanno dato vita, un ventennio or sono, alla scesa in campo di alcuni artigiani locali trasformatisi intelligentemente e nel tempo in imprenditori, si è interrotto. Le ragioni non sono chiare seppur le possiamo immaginare.
Ma l’analisi politica deve basarsi quanto più è possibile sulle certezze e non certo, o comunque non sempre, sulle ipotesi. Una cosa, però, è certa: ieri il Comunicato porta la firma del Movimento rappresentandolo all’esterno come un organismo politico compatto nel sostenere il ruolo di Vito D’Amico.
Ma non sfugge che in quel Movimento il solo consigliere comunale eletto ed espressione dell’antico ceppo che trae origine dalla CNA di Partitico, sia soltanto lui. Gli altri due, Albiolo e Barbici, nulla hanno a che spartire “storicamente” con
DOPO TALI DIMISSIONI LO BIUNDO HA DAVANTI A SE' DIVERSE SOLUZIONI:
1) accogliere le dimissioni di D’Amico aprendo, di fatto, una forte crisi politica all’interno della sua politicamente precaria maggioranza anche perché tanti sono gli “appetiti” non soddisfatti dopo la sua rielezione che si scateneranno. In tal caso, però, per evitare tensioni o sconvolgimenti sarebbe obbligato a ricercare, all’interno del Movimento Democratico, la soluzione.
2) respingere le dimissioni dell’Assessore acuendo, così, la tensione al suo interno con l’aggiunta di una opinione pubblica sconcertata in quanto D’Amico si è collocato in una palese condizione di conflitto di interessi nel momento in cui ha deciso di far assumere dalla Bertolino il figliuolo mentre sono in corso tra il Comune e l’industriale una serie considerevoli di affari sostanziosi.Ovviamente per l’industriale.
3) accogliere le dimissioni di D’Amico e al suo posto nominare un soggetto ricercato all’interno del gruppo consiliare, Albiolo o Barbici, i quali, per la loro storia niente hanno a che dividere con quella del Movimento Democratico per Partinico che in tal modo verrebbe estromesso dalla gestione “diretta” del governo della città. Albiolo, infatti, ha una sua nota autonomia mentre Barbici è stato assessore con Lo Biundo e dunque rientrerebbe nella novera dei “suoi uomini”.
4) approfittare dell’occasione che si è manifestata, accogliere le dimissioni di D’Amico per emarginare il Movimento e scomporlo, procedere ad una nuovo assetto di Giunta e costruire nuovi equilibri politici. In tal modo si potrebbe verificare il “licenziamento” dell’assessora Silvia Ferro indicata da un Briganò uscito pesantemente e palesemente sconfitto dalle elezioni ultime (anche perché non ha eletto alcun consigliere comunale), ma che notoriamente aspira a sostituire la giovane. Infatti l'imprevedibile Briganò Vincenzo intende sempre onorare il detto: ‘u surci cerca sempre ‘u caciu!
5) emarginare D’Amico (ed anche il Movimento?), sostituirela Ferro (e anche Campione che
non ha portato in dote alcun consigliere comunale?) liberare due posti in
Giunta ed aprire un dialogo-trattativa
con pezzi dell’attuale opposizione in Consiglio che in tal modo andrebbero a
rafforzare la sua maggioranza consiliare?
Ipotesi, certo, soltanto ipotesi ma Lo Biundo dovrà fare i conti con queste. O anche con altre. Seguiremo con attenzione e vedremo come finirà la vicenda .
1) accogliere le dimissioni di D’Amico aprendo, di fatto, una forte crisi politica all’interno della sua politicamente precaria maggioranza anche perché tanti sono gli “appetiti” non soddisfatti dopo la sua rielezione che si scateneranno. In tal caso, però, per evitare tensioni o sconvolgimenti sarebbe obbligato a ricercare, all’interno del Movimento Democratico, la soluzione.
2) respingere le dimissioni dell’Assessore acuendo, così, la tensione al suo interno con l’aggiunta di una opinione pubblica sconcertata in quanto D’Amico si è collocato in una palese condizione di conflitto di interessi nel momento in cui ha deciso di far assumere dalla Bertolino il figliuolo mentre sono in corso tra il Comune e l’industriale una serie considerevoli di affari sostanziosi.Ovviamente per l’industriale.
3) accogliere le dimissioni di D’Amico e al suo posto nominare un soggetto ricercato all’interno del gruppo consiliare, Albiolo o Barbici, i quali, per la loro storia niente hanno a che dividere con quella del Movimento Democratico per Partinico che in tal modo verrebbe estromesso dalla gestione “diretta” del governo della città. Albiolo, infatti, ha una sua nota autonomia mentre Barbici è stato assessore con Lo Biundo e dunque rientrerebbe nella novera dei “suoi uomini”.
4) approfittare dell’occasione che si è manifestata, accogliere le dimissioni di D’Amico per emarginare il Movimento e scomporlo, procedere ad una nuovo assetto di Giunta e costruire nuovi equilibri politici. In tal modo si potrebbe verificare il “licenziamento” dell’assessora Silvia Ferro indicata da un Briganò uscito pesantemente e palesemente sconfitto dalle elezioni ultime (anche perché non ha eletto alcun consigliere comunale), ma che notoriamente aspira a sostituire la giovane. Infatti l'imprevedibile Briganò Vincenzo intende sempre onorare il detto: ‘u surci cerca sempre ‘u caciu!
5) emarginare D’Amico (ed anche il Movimento?), sostituire
Ipotesi, certo, soltanto ipotesi ma Lo Biundo dovrà fare i conti con queste. O anche con altre. Seguiremo con attenzione e vedremo come finirà la vicenda .
Intanto si consenta ad un vecchio
comunista di provare tanta pena per avere la conferma come l’attuale sistema politico
fondato sull’arroganza, sulle immoralità, illegalità, corruzione ed affari, abbia
persino coinvolto e compromesso quello che fu “il palermitano compagno” Walter Bellomo. Il mite Walter, buon geologo formatosi nella Federazione
di Palermo del PCI di Pio La
Torre , ambientalista e
dirigente politico. finito in un tourbillon di vergogne, probabilmente nelle
mani di un insieme di personaggi spregiudicati come quell'Anna Finocchiaro avvezza agli interessi ed affari familiari,la quale fuggì precipitosamente dalla Sicilia scegliendo il posto al senato dopo la sconfitta sonora che le inflisse, e inflisse anche alla coalizione di cui il PRC era parte, Totò Cuffaro alle elezioni regionali del 2006 per la Presidenza della nostra Sicilia. A Walter e all'ex Presiente della Regione Umbra, Lorenzetti ,che si distinse per non aver voluto nella Giunta regionale il nostro Partito ( e meno male!) ,gli agenti hanno messo le manette
interrompendo in tal modo una, seppur modesta carriera politica mai concretizzatasi però con una
elezione al Parlamento nazionale cui giustamente (perché altri si’ e lui no?)
lui aspirava. Con l’arresto ANCHE del buon Walter
Bellomo e dell'intreccio perverso che ha coinvolto un pezzo del PD di provenienza ex comunista ,è davvero finita l’epoca di una politica fatta di disinteresse,
passione, valori. Il berlusconismo ,diventato modello anche per buona parte del
PD, ha fatto scuola. Ed anche stragi di ex persone per bene.
Toti Costanzo
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