giovedì 30 aprile 2015


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1° Maggio 2015 contro il Jobs Act e il neoliberismo

di Roberta Fantozzi -
Il governo Renzi continua con le sue menzogne. Dice che grazie al Jobs Act l’occupazione è aumentata. E’ falso: c’è solo il passaggio da vecchi a nuovi contratti, con il contributo di 8.000 euro l’anno dato alle imprese per ogni contratto a “tutele crescenti”. Ma le “tutele crescenti” sono un’altra falsità, perché Renzi è andato oltre Berlusconi e Monti, cancellando l’articolo 18, aumentando ancora la precarietà, introducendo la possibilità di demansionare le lavoratrici e lavoratori.  Il lavoro che piace a Renzi è quello senza diritti: come ad Expo dove 18.500 persone lavoreranno gratis, perché il loro lavoro è  camuffato da “volontariato”.

Il governo Renzi continua con le sue menzogne. Dice che è finito il tempo dei tagli e che anzi c’è un “tesoretto” di 1 miliardo e mezzo.  E’ falso. I tagli alla sanità, all’assistenza, a regioni e comuni, non sono finiti. A quelli decisi nel 2014 si sommeranno almeno altri 10 miliardi di nuovi tagli, un altro attacco ai servizi e ai diritti dei cittadini. E quelli previsti negli anni futuri, per rispettare il Fiscal Compact, sono molto maggiori.

Il governo Renzi continua con le sue menzogne. Dice che la sua riforma costruirà la “buona scuola”. E’ falso. La scuola pubblica vedrà diminuire ancora le risorse a disposizione, nonostante sia tra le meno finanziate d’Europa. Le scuole saranno in competizione tra loro per accaparrarsi finanziamenti da imprese e privati, i docenti saranno in competizione tra loro per farsi assumere da dirigenti in cui si concentrerà ogni potere: uomini soli al comando, come piace a Renzi. La scuola di Renzi è la scuola che enfatizzerà le disuguaglianze di classe e territorio, fatta di gerarchie e competizione, impresa e mercato.

Il governo Renzi continua con le sue menzogne. Dice che bisogna bombardare i barconi degli scafisti,per fermare le morti nel Mediterraneo. Un atto di guerra come l’ha giustamente definito il Papa, che produrrebbe nuove inaccettabili stragi, mentre invece servono i corridoi umanitari, e serve porre fine alle politiche neocoloniali e di guerra che impoveriscono e devastano la sponda sud del Mediterraneo.

Il governo Renzi continua con le sue menzogne e apre la strada al razzismo di Salvini mettendo le persone una contro l’altra, lavoratori pubblici contro privati, disoccupati e precari contro lavoratori “stabili”, nativi contro migranti. Una guerra tra poveri che viene scatenata dicendo che non ci sono risorse, che la “coperta è troppo corta” e quindi che è giusto che “gli altri” restino con i “piedi di fuori”.
E’ FALSO. LE RISORSE CI SONO E SONO TANTE: BASTA TOGLIERLE A RICCHI E SPECULATORI.
Il 10% della popolazione italiana possiede metà della ricchezza totale: si faccia una tassa sulle grandi ricchezze.
La BCE presta i soldi alle banche private allo 0,05% di interesse mentre lo stato italiano paga il 4%: la BCE presti direttamente i soldi agli stati – come propone il governo Greco -  e l’Italia risparmierebbe più di 70 miliardi di interessi l’anno. Con queste risorse si possono creare milioni di posti di lavoro, migliorare il welfare e la scuola, abolire la riforma Fornero sulle pensioni, istituire il reddito minimo.
E’ necessario costruire l’alternativa a Renzi, alla distruzione dei diritti sociali e della Costituzione. Per questo lavoriamo per unire tutte le forze di sinistra in Italia, a partire dall’altra Europa con Tsipras. Come siamo impegnati a sostenere il governo greco nella sua lotta contro il neoliberismo in Europa, con il Partito della Sinistra Europea ed il Gue, di cui insieme a Rifondazione Comunista fanno parte Syriza, Linke, Front de Gauche, Izquierda Unida, Podemos.
Connettiamo le lotte, uniamo la sinistra!



domenica 26 aprile 2015

PER RICORDARE RAFFAELLA GIANNOLA,LA PROFESSORESSA CHE FECE AMARE LA FILOSOFIA

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La generazione partinicese nata alla fine degli anni ’20,trovandosi adolescente subito dopo la liberazione,visse non solo l’esperienza ed il crollo del regime fascista ma soprattutto la fine delle devastazioni,il ritorno di familiari ed amici usciti vivi dall’inferno della seconda guerra mondiale e la gioia di cominciare a crescere in un clima di difficoltà economiche ma sicuramente di grande ottimismo  per l’inizio della ricostruzione di un mondo di pace al quale affidare le speranze di una vita certamente migliore.Quei ragazzi e quelle ragazze e le loro famiglie,almeno quelle soprattutto appartenenti alla piccola borghesia locale,compresero come la scuola che rinasceva dalla macerie del fascismo fosse il solo mezzo,l’unica occasione di cui  disponevano per potere aspirare ad una vita migliore che non fosse quella dell’attività nei campi per i ragazzi ,l’esercizio del piccolo commercio e dell’artigianato e,per le ragazze,soltanto l’approdo al matrimonio.La nostra città ospitava di già il Ginnasio nei locali dell’ex Convento dei Carmelitani per cui chi ebbe la possibilità lo frequento’e da li’,finita la guerra,nel 1947 con l’stituzione delle classi di Liceo,pote’ approdare all’Università. Intraprendere gli studi significava formarsi all’interno di un contenitore rigoroso,serio che nulla concedeva alla presenza passiva o per solo censo come spesso accade oggi.Chi veniva dalla classi di piccola e piccolissima borghesia comprese ancor di piu’ che solo lo studio avrebbe potuto radicalmente modificare la loro vita e far consolidare in una città fortemente conservatrice e bigotta un tessuto di ceto culturalmente evoluto,aperto,moderno.Gli studenti di quella generazione che frequentarono il Liceo e poi l’Università-che non furono tantissimi-si rivelarono in linea generale,poi,eccellenti professionisti e,soprattutto quanti avevano scelto l’insegnamento,docenti carichi di umanità,comprensione,passione per la cultura.Fra tanti di questi giovani non si puo’ non ricordare Raffaella Giannola che dopo una breve quanto imprevista malattia ieri ci ha lasciati all'età di 86 anni.
La professoressa Giannola é stata parte di quella classe di insegnanti partinicesi del dopoguerra che furono punto sicuro di riferimento culturale per alcune generazioni di giovani che di lei apprezzarono la vivacità intellettuale,l’umanità,il senso del dovere e ,come ricordava oggi durante l’omelia per i suoi funerali don Pino Provenzano,l’alto senso della solidarietà umana.Non a caso fu una delle fondatrice e sostenitrici del Centro aiuto alla vita(CAV)della nostra città,una istituzione benefica guidata dalla professoressa Maria Geraci che Raffaella  Giannola ha collaborato fino all’ultimo istante della sua vita.Donna attiva,energica e determinata fu anche membro della FIDAPA,un’associazione di donne che sostengono l’impresa femminile quale componente dello sviluppo anche economico della nostra città.Fu madre come lo possono essere le nostre donne che nella famiglia trovano il luogo anche del loro completamento.Madre con la naturale attenzione nei riguardi dei suoi due figli ma sono certo con quella umana,particolare propensione(che è anche una comprensibile quanto caratteristica delle nostre famiglie)nei confronti di Giovanni,il piccolo dai mobilissimi e penetranti occhi verde-celeste che non le somigliava fisicamente ma sicuramente per vivacità dell’ingegno,la genialità nel sapere cogliere il lato umoristico di un avvenimento,l’acutezza dei giudizi,la capacità di delineare tratti caratteristici e caratteriali di protagonisti soprattutto della vita politica cittadina rappresentandoli in modo civile ma efficace e facendolo assurgere,per alcuni anni,quali indiscusso protagonista della vita politica della città senza che per questo ebbe mai a ricoprire un ruolo di dirigente o di  militante di una formazione politica.Le vignette di Giovanni "Guerra" pubblicate su Sala Rossa,attese e divorate dai lettori,valevano piu’ di un convegno,un comizio,un articolo di giornale,un servizio televisivo.Quelle vignette,ne sono certo,venivano apprezzate dalla signora Raffaella Giannola Marchese.
All’inizio degli anni ’60 la professoressa Giannola fu docente e Preside dell’Istituto Magistrale“Bagnera”.Molti della mia generazione che amoreggiavano con le alunne di quella scuola trovarono la sua materna e solidale comprensione.La comprensione di una donna di cultura che fu anche ed indiscutibilmente sempre donna “moderna”.Alcune di quelle sue alunne che oggi sono madri e nonne parlando di lei  continuano a chiamarla “la MIA professoressa che mi fece amare la Filosofia”.
Toti Costanzo

venerdì 24 aprile 2015

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ONORIAMO I COMPAGNI COMUNISTI CADUTI PER LA RINASCITA DEL NOSTRO PAESE E DELLA DEMOCRAZIA .
ONORIAMO I CADUTI PARTINICESI NELLA LOTTA DI LIBERAZIONE:
RAFFAELE CICI,CARLO MAGNO E GAETANO VIVIANO.





   

venerdì 17 aprile 2015

OGGI E' ANDATO IN SCENA IN TIVVU' IL PIU' PUTRIDO E BECERO PLEBEISMO LOCALE

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Non so per quale incomprensibile ragione,oggi,mentre ascoltavo su di una emittente non locale una dissennata intervista costruita ad arte dal porgitore di microfono a beneficio di un esemplare dell’antitesi di cultura,signorilità,finezza,modi,stile,chiusi gli occhi come a ricercare rifugio e difesa facendo sprofondare i miei pensieri nel lontano passato.E piu’ mi arrivavano dall’incauto personaggio sconnesse parole di prepotenza,arroganza,minacce,ricatti("Ora basta,li denuncio,li rovino") nei confronti di una categoria di lavoratori quelli del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti che si rifiutavano di svolgere un lavoro che non viene loro regolarmente pagato,e piu’ a fondo precipitavo nei miei ricordi immergendomi in un altro mondo,lontano,certamente non piu’ ripetibile ma che fu entusiasmante,esaltante,pieno di speranze,accogliente, sicuro,speciale.Piu’ la sua voce si alterava e tuonava contro lavoratori e padri di famiglia che chiedono il diritto all'esistenza decorosa ma che rappresentano,secondo i suoi codici identificativi,la catena dei piu’ deboli(oh,come il Queru(e)lante si trasforma e s’inchina,però,davanti i potenti di turno borghesi o con divisa,con fumaloro o mitria,dell’ARS o del senato)minacciandoli ed additandoli alla pubblica opinione quali responsabili della vergogna di cui ogni giorno si copre-sopratutto di rifiuti- la nostra città da quando ne ha direttamente assunto la direzione,e piu’ soffrivo lacerato da un dire meschino e pieno di biliosità.E ignoranza,arroganza e prepotenza si sono impossessati di questa città,ormai da oltre sette anni (senza contare anche alcuni anni precedenti durante i quali non ebbero ruolo da protagonisti ma di conniventi zuini )col sostegno di una allegra congrega che si accontenta anche di poco,di quel che c’è,anche dei resti.Sentivo parole velenose,sconsiderate,cattive,parole che uscivano dalla bocca ma provenienti dal profondo della “pancia”,parole di una persona che ormai non c’è piu’ con la testa,che ha perso la serenità,il senso dell’equilibrio politico(ammesso che ne abbia mai avuto)e che cerca disperatamente ed  in ogni occasione di attribuire le responsabilità dello sfascio della nostra città sempre agli altri.Piu’ la voce del quilibet si alterava e piu’ mi immergevo in quell’atmosfera placida del passato che diffondeva la musica di una canzone popolare,I pirati a’ Palermu,interpretata dalla indimenticabile ed inconfondibile voce di Rosa:”Nna rubbaru lu suli,lu suli arristamu ‘a lu scuru Sicilia chianci!”.Dimenticai l’oggi e mi rifugia nell’ieri.Ritornai nel locale che gestiva Fifo e sentivo un tramestio di sedie che venivano spostate e che disturbava non poco l’ascolto di una delle piu’ belle canzoni siciliane con testo del  grande poeta bagherese Ignazio Buttitta.Una voce si sovrapponeva ad altre:”Donn’Antonino, amuninni,cà accumiciamu!Era la voce di Fifo che chiamava il Cavaliere Nino Canino a prendere posto insieme ad un suo collaboratore dietro il teatrino realizzato per un pubblico di stranieri e di palermitani borghesi che amavano la tavola ma soprattutto la musica,il Teatro dei Pupi ed il suo fascino.Cala il silenzio e nell’area contigua tra il locale al chiuso e la grande arena che fu dei Greco e che Fifo gestiva  trasformandolo in ristorante (il luogo dove per  la prima volta nella nostra città conoscemmo Fabrizio De Andre' ma sopratutto Rosa Balistreri,ospite di Marco La Fata,che ci apri' al mondo del folk siciliano e delle canzoni che raccontavano di operai e contadini in lotta,la vita di sfruttati e il ruolo degli sfruttatori )avevano vita indimenticabili serate che si protraevano,a volte,fino a notte fonda.Si costruiva in quel luogo,che diventava davvero magico,un filo di collegamento sentimentale tra soggetti diversi per storia,cultura,provenienza,collocazione anche politica che si fondevano,amalgamavano diventando un unicum che godeva di parole e musica,che si esaltava nel seguire lo scontro tra i Paladini,il rumore sempre piu’ forte delle corazze e delle armi mentre la voce del Cavaliere Canino diventava sempre piu’ alta,possente,sconvolgente,impensabile che potesse albergare in quell’esile e longilineo corpo che trasformava una persona mite in un gigante che incuteva terrore.Quel mondo fatto di sentimenti, valori,solidarietà,poesia che doveva rappresentare il FUTURO continua a scomparire ogni giorno di piu’ sopraffatto dai colpi mortali inferti dal piu’ putrido e becero plebeismo.

Toti Costanzo  

lunedì 13 aprile 2015

E I PALADINI S'INCHINARONO AL CAV. NINO CANINO CHE CI HA LASCIATI


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Nino Canino,il Maestro puparo erede di una famiglia che ha legato il suo nome alla tradizione dei Pupi siciliani,se ne è andato a 86 anni lasciando non solo il ricordo delle sue rappresentazioni che hanno fatto il giro del mondo ma soprattutto il sorriso di uomo buono col quale soleva salutare tutti attraversando la città con la immancabile bicicletta.Un ecologista,si potrebbe dire a sua insaputa,oltre che straordinario erede di una cultura fatta di storia,avventura, fantasia,passione per un’Arte sublime che dava vita a chi vita non poteva avere cosi’ come miracolosamente fece mastro Geppetto col suo Pinocchio.I suoi pupi sul palcoscenico si animavano,si trasformavano in uomini e donne d’azione,acquistavano la voce (una voce che era di volta in volta voce di cavaliere,servo,paggio,donzella nobile o popolano)che ti trasportava nel mondo dei Paladini che alimentarono le nostre fantasie di fanciulli che non conoscevano ancora la tivvù e che a quelle rappresentazioni andavano ogni sera per seguire una Storia fatta di azione,gesta generosi,disprezzo del pericolo,infamie e tragedie ,amori ed odi ma che si concludeva,alla fine,con la morte del traditore,del tragediatore,del nemico,dell’uomo cattivo.L’eterna storia del Bene che contrasta ma alla fine sotterra il Male.
Dunque il Maestro Nino Canino se ne va onorato da quanti lo conobbero e lo apprezzarono.E se ne va salutandoci da quella cantina Borbonica vanto di una generazione(Masetto e Sandro Aiello,Toti Costanzo,Jack Speciale,Giulio Bosco,Giuseppe Casarrubea,Tuccio Amato,il maestro Nino Cinquemani,Vincenzo Fuoco e tanti altri) che la vollero strappare al degrado e all’infamia intercettando la straordinaria sensibilità e cultura di un irripetibile sindaco come lo è stato Gigia Cannizzo che la  volle acquisire,sottraendola ad ignobili speculazioni,al patrimonio della nostra città perché restasse memoria di una Partinico splendida,nobile,generosa,materna rispetto a quella arida,dell’infamia,dell’incultura,della politica terra terra,trasformistica e plebea.Nino Canino fu anche animatore di lunghe,indimenticabili,serate estive nei locali che gesti’ Fifo facendo conoscere,soprattutto agli stranieri che li frequentarono,non solo la musica della nostra tradizione popolare o da Fifo creata ma la storia affascinante dei protagonisti di un mondo fantastico che il Cav. Canino efficacemente raccontava e a cui dava vita e che fu,appunto,quello dei Paladini di Francia.I pupi del Cav. Nino e le canzoni di Fifo costituirono un miscuglio di suoni e voci espressione di una cultura che andava oltre la tradizione divenendo straordinario evento come straordinaria è stata,per erti versi,la loro vita di artisti.Il Maestro Canino lascia,oltre ai suoi pupi ormai pezzi rari di una collezione gestita dalla sua famiglia,antiche scenografie e forse anche quel vecchio pianino che riempiva le pause tra un atto ed un altro oltre che una forte eredità costruita ogni giorno con passione e tenacia e che ha formato alcuni suoi allievi dell'ultim generazione come Vincenzo Garifo,Raffaello Longo e Nino Perrone.Tre protagonisti che s’impegnano a proseguire quel cammino che a Partinico iniziò agli inizi dell’800 con don Liberto,il capostipite,la irripetibile avventura del teatro dell’Opera dei Pupi a Partinico.Né possiamo dimenticare come i Canino ebbero a trasmettere la passione  e la competenza non solo a don Gioacchino Cassarà che ne fu allievo ma anche al professore Gino Speciale che rappresento’pittoricamente le gesta dei Paladini.Entrambi costruirono pupi ed entrambi diedero vita a piccoli teatri con cui solevano intrattenere amici,appassionati ed intenditori.Col Cav.Nino Canino se ne va,dunque,l’ultimo della dinastia di una famiglia che nasce da don Liberto proseguendo con donn’Antonino e poi con don Vincenzo (celebri le sue frasi:“Se ne andiedero” e “Vedo un munzillaro di morti che a me’ si avvicinano” ) il quale non appena percepiva in sala la presenza di noi giovani universitari (insieme a Salvatore Console,Toto’ Barra e Tuccio Lo Biundo figlio di don Carru l’irvariu all’inizio degli anni ‘60) che solevamo frequentare il teatro in via Gambino (dietro la vecchia pescheria)esclamava: “Minchia i sturienti s’arricuggheru!“che era come allertare gli astanti di una presenza anomala che veniva ad interrompere quel filo di collegamento sentimentale tra il pubblico ed i personaggi raccontati come i Paladini Orlando e Rinaldo,la pulzella Angelica ed il cattivo Gano di Magonza che,per disprezzo,veniva coralmente ridotto a cane di Magonza.Un mondo bellissimo,semplice,affascinante che non esiste piu’ in quelle forme ma che continua e si tramanda grazie alla passione dei citati allievi del Cavaliere cui oggi la Partinico migliore ha reso dovuto,doveroso,rispettoso omaggio. .
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         GEMMA CONTIN DELLA FAMIGLIA CANINO 

C’è un bellissimo libro scritto da Gemma Contin che fu  anche giornalista del quotidiano “Liberazione” del PRC e moglie dell’on. carinese del PCI,Nino Mannino cugino del Cavaliere Nino Canino per parte di madre.Gemma scrive nel suo libro che abbiamo presentato il 18 dicembre 2010 presso la  nostra Biblioteca intitolata a Salvatore Barra “Amiche mie,donne bellissime”,della famiglia Canino.Vale la pena leggerlo per conoscere ancor piu’ profondamente la storia di questa famiglia di artisti irripetibili ed unici che hanno onorato la vita culturale della nostra Partinico migliore.Lo si trova nella nostra biblioteca e ne consigliamo la lettura.

 Toti Costanzo