La generazione partinicese nata
alla fine degli anni ’20,trovandosi adolescente subito dopo la liberazione,visse non solo l’esperienza ed il crollo del regime fascista ma soprattutto la
fine delle devastazioni,il ritorno di familiari ed amici usciti vivi dall’inferno
della seconda guerra mondiale e la gioia di cominciare a crescere in un
clima di difficoltà economiche ma sicuramente di grande ottimismo per l’inizio della ricostruzione di un mondo
di pace al quale affidare le speranze di una vita certamente migliore.Quei
ragazzi e quelle ragazze e le loro famiglie,almeno quelle soprattutto appartenenti
alla piccola borghesia locale,compresero come la scuola che rinasceva dalla
macerie del fascismo fosse il solo mezzo,l’unica occasione di cui disponevano per potere aspirare ad una vita
migliore che non fosse quella dell’attività nei campi per i ragazzi ,l’esercizio
del piccolo commercio e dell’artigianato e,per le ragazze,soltanto l’approdo al
matrimonio.La nostra città ospitava di già il Ginnasio nei locali dell’ex
Convento dei Carmelitani per cui chi ebbe la possibilità lo frequento’e da li’,finita la guerra,nel 1947 con l’stituzione delle classi di Liceo,pote’ approdare all’Università.
Intraprendere gli studi significava formarsi all’interno di un contenitore rigoroso,serio
che nulla concedeva alla presenza passiva o per solo censo come spesso accade oggi.Chi veniva dalla
classi di piccola e piccolissima borghesia comprese ancor di piu’ che solo lo
studio avrebbe potuto radicalmente modificare la loro vita e far consolidare in
una città fortemente conservatrice e bigotta un tessuto di ceto culturalmente
evoluto,aperto,moderno.Gli studenti di quella generazione che frequentarono
il Liceo e poi l’Università-che non furono tantissimi-si rivelarono in linea
generale,poi,eccellenti professionisti e,soprattutto quanti avevano scelto l’insegnamento,docenti carichi di umanità,comprensione,passione per la cultura.Fra tanti
di questi giovani non si puo’ non ricordare Raffaella Giannola che dopo una breve
quanto imprevista malattia ieri ci ha lasciati all'età di 86 anni.
La professoressa Giannola é stata parte
di quella classe di insegnanti partinicesi del dopoguerra che furono punto
sicuro di riferimento culturale per alcune generazioni di giovani che di lei apprezzarono
la vivacità intellettuale,l’umanità,il senso del dovere e ,come
ricordava oggi durante l’omelia per i suoi funerali don Pino Provenzano,l’alto
senso della solidarietà umana.Non a caso fu una delle fondatrice e
sostenitrici del Centro aiuto alla vita(CAV)della nostra città,una istituzione
benefica guidata dalla professoressa Maria Geraci che Raffaella Giannola ha collaborato fino all’ultimo
istante della sua vita.Donna attiva,energica e determinata fu anche membro
della FIDAPA,un’associazione di donne che sostengono l’impresa femminile quale componente
dello sviluppo anche economico della nostra città.Fu madre come lo possono
essere le nostre donne che nella famiglia trovano il luogo anche del loro completamento.Madre
con la naturale attenzione nei riguardi dei suoi due figli ma sono certo con
quella umana,particolare propensione(che è anche una comprensibile quanto caratteristica delle nostre famiglie)nei confronti di Giovanni,il piccolo dai
mobilissimi e penetranti occhi verde-celeste che non le somigliava fisicamente ma
sicuramente per vivacità dell’ingegno,la genialità nel sapere cogliere il lato
umoristico di un avvenimento,l’acutezza dei giudizi,la capacità di delineare
tratti caratteristici e caratteriali di protagonisti soprattutto della vita
politica cittadina rappresentandoli in modo civile ma efficace e facendolo
assurgere,per alcuni anni,quali indiscusso protagonista della vita politica
della città senza che per questo ebbe mai a ricoprire un ruolo di dirigente o
di militante di una formazione politica.Le vignette di Giovanni "Guerra" pubblicate su Sala Rossa,attese e divorate dai lettori,valevano
piu’ di un convegno,un comizio,un articolo di giornale,un servizio televisivo.Quelle
vignette,ne sono certo,venivano apprezzate dalla signora Raffaella Giannola
Marchese.
All’inizio degli anni ’60 la
professoressa Giannola fu docente e Preside dell’Istituto Magistrale“Bagnera”.Molti della mia generazione
che amoreggiavano con le alunne di quella scuola trovarono la sua materna e solidale comprensione.La comprensione di una donna di cultura che fu anche ed indiscutibilmente sempre donna “moderna”.Alcune di quelle sue alunne che oggi sono madri e nonne parlando di lei continuano a chiamarla “la MIA professoressa che mi fece amare la Filosofia”.
Toti
Costanzo
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