Nino Canino,il Maestro puparo
erede di una famiglia che ha legato il suo nome alla tradizione dei Pupi
siciliani,se ne è andato a 86 anni lasciando non solo il ricordo delle sue
rappresentazioni che hanno fatto il giro del mondo ma soprattutto il sorriso di uomo buono col quale soleva salutare tutti attraversando la città
con la immancabile bicicletta.Un ecologista,si potrebbe dire a sua
insaputa,oltre che straordinario erede di una cultura fatta di storia,avventura, fantasia,passione per un’Arte sublime che dava vita a chi vita non
poteva avere cosi’ come miracolosamente fece mastro Geppetto col suo Pinocchio.I suoi pupi sul palcoscenico si animavano,si trasformavano in uomini e donne
d’azione,acquistavano la voce (una voce che era di volta in volta voce di
cavaliere,servo,paggio,donzella nobile o popolano)che ti trasportava nel mondo
dei Paladini che alimentarono le nostre fantasie di fanciulli che non
conoscevano ancora la tivvù e che a quelle rappresentazioni andavano ogni sera
per seguire una Storia fatta di azione,gesta generosi,disprezzo del
pericolo,infamie e tragedie ,amori ed odi ma che si concludeva,alla fine,con
la morte del traditore,del tragediatore,del nemico,dell’uomo cattivo.L’eterna
storia del Bene che contrasta ma alla fine sotterra il Male.
Dunque il Maestro Nino Canino se
ne va onorato da quanti lo conobbero e lo apprezzarono.E se ne va salutandoci
da quella cantina Borbonica vanto di una generazione(Masetto e Sandro Aiello,Toti
Costanzo,Jack Speciale,Giulio Bosco,Giuseppe Casarrubea,Tuccio Amato,il maestro
Nino Cinquemani,Vincenzo Fuoco e tanti altri) che la vollero strappare al
degrado e all’infamia intercettando la straordinaria sensibilità e cultura di
un irripetibile sindaco come lo è stato Gigia Cannizzo che la volle acquisire,sottraendola ad ignobili
speculazioni,al patrimonio della nostra città perché restasse memoria di una
Partinico splendida,nobile,generosa,materna rispetto a quella arida,dell’infamia,dell’incultura,della
politica terra terra,trasformistica e plebea.Nino Canino fu anche animatore di
lunghe,indimenticabili,serate estive nei locali che gesti’ Fifo facendo
conoscere,soprattutto agli stranieri che li frequentarono,non solo la musica della
nostra tradizione popolare o da Fifo creata ma la storia affascinante dei
protagonisti di un mondo fantastico che il Cav. Canino efficacemente raccontava
e a cui dava vita e che fu,appunto,quello dei Paladini di Francia.I pupi del Cav. Nino e le
canzoni di Fifo costituirono un miscuglio di suoni e voci espressione di una cultura che andava oltre la
tradizione divenendo straordinario evento come straordinaria è stata,per erti versi,la loro
vita di artisti.Il Maestro Canino lascia,oltre ai suoi pupi ormai pezzi rari di una
collezione gestita dalla sua famiglia,antiche scenografie e forse anche quel
vecchio pianino che riempiva le pause tra un atto ed un altro oltre che una
forte eredità costruita ogni giorno con passione e tenacia e che ha formato alcuni
suoi allievi dell'ultim generazione come Vincenzo Garifo,Raffaello Longo e Nino Perrone.Tre protagonisti
che s’impegnano a proseguire quel cammino che a Partinico iniziò agli inizi dell’800
con don Liberto,il capostipite,la irripetibile avventura del teatro dell’Opera
dei Pupi a Partinico.Né possiamo dimenticare come i Canino ebbero a trasmettere
la passione e la competenza non solo a don
Gioacchino Cassarà che ne fu allievo ma anche al professore Gino Speciale che
rappresento’pittoricamente le gesta dei Paladini.Entrambi costruirono pupi ed
entrambi diedero vita a piccoli teatri con cui solevano intrattenere amici,appassionati
ed intenditori.Col Cav.Nino Canino se ne va,dunque,l’ultimo della dinastia di
una famiglia che nasce da don Liberto proseguendo con donn’Antonino e poi con
don Vincenzo (celebri le sue frasi:“Se ne
andiedero” e “Vedo un munzillaro di
morti che a me’ si avvicinano” ) il quale non appena percepiva in sala la
presenza di noi giovani universitari (insieme a Salvatore Console,Toto’ Barra e
Tuccio Lo Biundo figlio di don Carru l’irvariu
all’inizio degli anni ‘60) che solevamo frequentare il teatro in via
Gambino (dietro la vecchia pescheria)esclamava: “Minchia i sturienti s’arricuggheru!“che era come allertare gli
astanti di una presenza anomala che veniva ad interrompere quel filo di
collegamento sentimentale tra il pubblico ed i personaggi raccontati come i
Paladini Orlando e Rinaldo,la pulzella Angelica ed il cattivo Gano di Magonza che,per disprezzo,veniva coralmente
ridotto a cane di Magonza.Un mondo bellissimo,semplice,affascinante che non
esiste piu’ in quelle forme ma che
continua e si tramanda grazie alla passione dei citati allievi del Cavaliere cui oggi la Partinico migliore ha reso dovuto,doveroso,rispettoso omaggio. .
GEMMA CONTIN DELLA FAMIGLIA CANINO
C’è un bellissimo libro scritto da Gemma Contin che fu anche giornalista del quotidiano “Liberazione”
del PRC e moglie dell’on. carinese del PCI,Nino Mannino cugino del Cavaliere Nino Canino per parte di madre.Gemma scrive nel suo libro che abbiamo presentato il 18
dicembre 2010 presso la nostra
Biblioteca intitolata a Salvatore Barra “Amiche mie,donne bellissime”,della
famiglia Canino.Vale la pena leggerlo per conoscere ancor piu’ profondamente la
storia di questa famiglia di artisti irripetibili ed unici che hanno onorato la vita culturale della nostra Partinico migliore.Lo si trova nella
nostra biblioteca e ne consigliamo la lettura.
Toti Costanzo
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