Non so per quale incomprensibile
ragione,oggi,mentre ascoltavo su di una emittente non locale una dissennata
intervista costruita ad arte dal porgitore di microfono a beneficio di un
esemplare dell’antitesi di cultura,signorilità,finezza,modi,stile,chiusi gli
occhi come a ricercare rifugio e difesa facendo sprofondare i miei pensieri nel
lontano passato.E piu’ mi arrivavano dall’incauto personaggio sconnesse parole
di prepotenza,arroganza,minacce,ricatti("Ora basta,li denuncio,li rovino") nei confronti di una categoria di
lavoratori quelli del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti che si
rifiutavano di svolgere un lavoro che non viene loro regolarmente pagato,e piu’ a fondo
precipitavo nei miei ricordi immergendomi in un altro mondo,lontano,certamente non piu’
ripetibile ma che fu entusiasmante,esaltante,pieno di speranze,accogliente, sicuro,speciale.Piu’
la sua voce si alterava e tuonava contro lavoratori e padri di famiglia che chiedono il diritto all'esistenza decorosa ma che rappresentano,secondo i suoi codici identificativi,la
catena dei piu’ deboli(oh,come il Queru(e)lante si trasforma e s’inchina,però,davanti
i potenti di turno borghesi o con divisa,con fumaloro o mitria,dell’ARS o del
senato)minacciandoli ed additandoli alla pubblica opinione quali responsabili
della vergogna di cui ogni giorno si copre-sopratutto di rifiuti- la nostra
città da quando ne ha direttamente assunto la direzione,e piu’ soffrivo
lacerato da un dire meschino e pieno di biliosità.E ignoranza,arroganza e prepotenza si sono impossessati di questa città,ormai da oltre
sette anni (senza contare anche alcuni anni precedenti durante i quali non ebbero
ruolo da protagonisti ma di conniventi zuini )col sostegno di una allegra
congrega che si accontenta anche di poco,di quel che c’è,anche dei resti.Sentivo
parole velenose,sconsiderate,cattive,parole che uscivano dalla bocca ma provenienti
dal profondo della “pancia”,parole di una persona che ormai non c’è piu’ con la
testa,che ha perso la serenità,il senso dell’equilibrio politico(ammesso che ne abbia mai avuto)e che cerca disperatamente ed in
ogni occasione di attribuire le responsabilità dello sfascio della nostra città
sempre agli altri.Piu’ la voce del quilibet si alterava e piu’ mi immergevo in
quell’atmosfera placida del passato che diffondeva la musica di una canzone
popolare,I pirati a’ Palermu,interpretata
dalla indimenticabile ed inconfondibile voce di Rosa:”Nna rubbaru lu suli,lu suli arristamu ‘a lu scuru Sicilia chianci!”.Dimenticai
l’oggi e mi rifugia nell’ieri.Ritornai nel locale che gestiva Fifo e sentivo un tramestio di
sedie che venivano spostate e che disturbava non poco l’ascolto di una delle piu’
belle canzoni siciliane con testo del
grande poeta bagherese Ignazio Buttitta.Una voce si sovrapponeva ad
altre:”Donn’Antonino, amuninni,cà
accumiciamu!Era la voce di Fifo che chiamava il Cavaliere Nino Canino a
prendere posto insieme ad un suo collaboratore dietro il teatrino realizzato
per un pubblico di stranieri e di palermitani borghesi che amavano la tavola ma
soprattutto la musica,il Teatro dei
Pupi ed il suo fascino.Cala il silenzio e nell’area contigua tra il locale al
chiuso e la grande arena che fu dei Greco e che Fifo gestiva trasformandolo in ristorante (il luogo dove per la prima volta nella nostra città conoscemmo Fabrizio De Andre' ma sopratutto Rosa
Balistreri,ospite di Marco La Fata,che ci apri' al mondo del folk
siciliano e delle canzoni che raccontavano di operai e contadini in lotta,la
vita di sfruttati e il ruolo degli sfruttatori )avevano vita indimenticabili serate che si
protraevano,a volte,fino a notte fonda.Si costruiva in quel luogo,che diventava
davvero magico,un filo di collegamento sentimentale tra soggetti diversi per
storia,cultura,provenienza,collocazione anche politica che si
fondevano,amalgamavano diventando un unicum che godeva di parole e musica,che
si esaltava nel seguire lo scontro tra i Paladini,il rumore sempre piu’ forte
delle corazze e delle armi mentre la voce del Cavaliere Canino diventava sempre
piu’ alta,possente,sconvolgente,impensabile che potesse albergare in
quell’esile e longilineo corpo che trasformava una persona mite in un gigante
che incuteva terrore.Quel mondo fatto di sentimenti, valori,solidarietà,poesia che doveva rappresentare il FUTURO continua
a scomparire ogni giorno di piu’ sopraffatto dai colpi mortali inferti dal piu’
putrido e becero plebeismo.
Toti Costanzo
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