lunedì 16 gennaio 2017

ANCHE TUCCIO LO BIUNDO,IL “CARO AMICO” E FIGLIO DI DON CARLO “L’ERVARIO” ,CI HA LASCIATI


Avevo appena finito di leggere l’importante lavoro di Pasqualino Marchese dal titolo “Morino,racioppi e cappedi “ di recente pubblicato dopo la sua scomparsa a cura di un Comitato “Amici di Pasquale Marchese” ,che mi telefona Nanni Noto “Se ne è andato Tuccio Lo Biundo”.Vito “Tuccio” Lo Biundo era il solo figlio di don Carlo “l’ervario” e della signora Concettina(straordinarie , effervescenti,folkloristiche le loro litigate anche davanti ai clienti) che abbiamo conosciuto durante la nostra giovinezza perché non ci fu partinicese che non bevve i loro decotti.Tuccio lo conobbi frequentando l’associazione cattolica “Alessandro Manzoni” .Abitava in piazza Verdi ,io in via Merelli una traversa “dà strata ranni”.Era un ragazzo particolare, ragazzo irrequieto nel senso che ti dava, ad esempio, l’impressione di partecipare al tuo e anche al ragionamento di altri, essere attento a quel che tu dicevi ma poi veniva fuori con una trovata (un gesto, una parola,un’azione) che ti diceva come lui ,invece, seguisse altri percorsi mentali,altri itinerari di pensiero che lo portavano lontano da te,dagli altri.Si definiva socialista ma la sua era una sostanzialmente una personalità anarchica dunque lontano dagli schemi,dalle irreggimentazioni partitiche.La sua amicizia col comunista Toto’ Barra fu bellissima,vera e duro’ tutta la vita.Due personalità estroverse,intelligentissimi che se avessero voluto sarebbero stati degli eccellenti professionisti.Toto’ non volle diventare medico arrecando un vero dolore al dottore Vincenzo Barra e alla madre ,la signora Edoarda che fu Preside della scuola media “BG.B.Priviera” ,anche se gli mancava soltanto una materia e Tuccio fece lo stesso:arrivo’ alle soglie dall’essere ingegnere ma non volle. Senza una motivazione, senza un perché. Ci ritrovammo agli inizi degli anni ’60 lui attivo nella Consulta giovanile,un centro di cultura della sinistra locale (con i comunisti Salvatore Console, Marco La Fata, Vincenzo Fedele) ed io vice presidente della FUCI di Partinico ,la federazione degli universitari cattolici italiani.La Consulta era nata all’interno del Centro studi di Danilo Dolci per iniziativa di un giovane romano Marco Marchioni collaboratore del Centro responsabile per l'area sociale che si definiva cattolico e comunista ( una sintesi almeno per me ,allora, assolutamente inconcepibile) e che abitava nei pressi di casa mia nel cosidetto “quartiere arlecchino” e col quale mi intrattenevo in lunghe discussioni notturne.Marco,esperto nelle problematiche del meridionalismo lascio’ nel 1964 il centro studi dopo avere scritto insieme all’ economista svedese Eyvind Hytten un saggio su Gela quale paradigma di una società dove l’industria nasceva senza produrre sviluppo .Dentro la FUCI i pareri rispetto ad una collaborazione con i giovani della sinistra locale furono divergenti tra chi come me la riteneva necessaria e tra quanti,la maggioranza, sostenevano, come la Consulta altro non fosse se non un organismo egemonizzato dai comunisti di Partinico nei confronti dei quali mantenevamo tutti una certa diffidenza . E dunque ,potevamo collaborare come ci diceva donTanino ,il nostro Assistente spirituale, ma mai unificare le forze cosi’ come chiedevano quei giovani con i quali ci si intendeva soprattutto in relazione alle battaglie per la costruzione della diga sullo Jato.Ma fu proprio in questo periodo che con Tuccio ci ritrovammo nel senso della condivisione dell’unità del mondo giovanile e successivamente con la nascita del Centro di cultura ”Impegno” divenuto poi “Centro di cultura popolare UNLA”con l’efficace guida del maestro Nino Cinquemani e a tanti altri giovani buona parte dei quali scegliemmo la militanza nel PCI. Tuccio non ci segui’ in questa scelta e non certo per pregiudizio quanto per il suo intimo bisogno di non intendere sottostare a regole e discipline.Era davvero un uomo libero che non intendeva ancorare la sua vita ad una ideologia che necessariamente ne avrebbe limitato l’azione.Con lui insieme ai compagni dell’UNLA combattemmo una memorabile battaglia a sostegno della legge sul divorzio che ci vide impegnati ,addirittura,nella distribuzione della nostra stampa davanti le chiese locali suscitando le ire di alcuni sacerdoti e di parte della DC.Ma l’affetto che mi lego’ a Tuccio nasceva non solo dall’impegno culturale quanto della convergenza sul bisogno che la nostra generazione riscoprisse il valore dell’amicizia disinteressata, dello stare insieme, insieme vivere e divertirci con semplicità senza,pero’,tralasciare il nostro impegno politico e culturale.Il terreno di convergenza fu il volere riscoprire ,esaltandola ,una bella tradizione del mondo universitario locale che era di dare vita alla Festa della Matricola,una tradizione che vedeva gli universitari insieme –e cio’ indipendentemente dalle opinioni politiche- per dare vita ad alcuni momenti di vera vita gioiosa e comunitaria.Le feste con icomunisti Toto’ Barra, Salvatore Console e con l’anarchico Tuccio non avrebbero potuto avere luogo ed efficacia senza la partecipazione attiva della stragrande maggioranza degli universitari cattolici di Partinico: Mommo e Nanni Giuliana,Toti Costanzo,Pino Toia,Salvatore Passannanti, Pino Ortoleva, Melino Cannavo’ ed altri .Furono,quelle, feste memorabili che iniziando con la sfilata in costume e dopo un comizio dal palazzo Scalia con la Piazza Duomo strapiene di cittadini intrattenuti da uno strepitoso Toto’ Barra ,si concludeva dentro la Sala degli Specchi ,l’attuale sala che ospita i sindaci della città.Con Tuccio ci incontrammo all’inizio dell’estate all’interno dell’atrio del Palazzo dei Carmelitani durante la manifestazione del gruppo consiliare Cambiamo Partinico che chiedeva le dimissioni di questo sindaco. Come era sua abitudine,intervenne anche questa volta per dire la sua con quella capacità di ironizzare che non aveva eguali. Ora anche lui ci ha lasciati .Nelle foto:in primo piano Toto' Barra e Tuccio insieme d altri universitari al Palazzo Comunale-Il comizio universitario dal balcone del Palazzo Scalia in Piazza Duomo.


Toti Costanzo

7 commenti:

x ora vivo ha detto...

e ora ritroverà al cimitero per 30 anni e forse più i CASAl.....pardon ..i casertani come ultimo regalo dell'amministrazione...

Anonimo ha detto...

Grazie per questo ritratto affettuoso e senza ipocrisie. Papà l'avrebbe apprezzato.
Bruna

24 ha detto...

Intelligente. Che fosse anarchico lo sapevo da sempre e cosi sua moglie milanese e i suoi 4 figli. Addolora la sua morte senza preavviso e cosi tormentata e sofferta. Ciao Vito. Chissa' come, dopo anni di silenzio, i nostri polemici e politici whatsapp notturni ci facevano compagnia.Mi mancano
Rip. Tua cognata

Unknown ha detto...

Grazie per aver rinnovato in me ricordi di mio padre che col tempo si erano sbiaditi.
Manuel

Anonimo ha detto...

Grande Tuccio!!!

Vincenzo BARRA

Edoarda ha detto...

Grazie, Toti, per aver condiviso i tuoi ricordi.
Addio, Tuccio! La tua ironia ci mancherà.
Edoarda

Unknown ha detto...

Grazie mille per aver ricordato gli anni universitari di papà e la sua grande amicizia con Totò Barra. Un tributo che Tuccio avrebbe sicuramente apprezzato.

Ester Lo Biundo