Sul significato della forza della cultura ne ebbi più chiara comprensione agli inizi degli anni '70 quando al Teatro Politeama di Palermo ,spesso sotto assedio delle forze di polizia, andavamo con Marco La Fata ,il maestro Nino Cinquemani ed altri compagni alle rappresentazioni di Dario Fo che ,non poche volte, dovette scontrasi con gli ingiustificati veti della Questura che per ragioni squisitamente politiche, avrebbe voluto impedirlo .Memorabile una sera al Teatro Politeama per la rappresentazione di “Ci ragiono e canto”.Stava per avere inizio lo spettacolo di Dario quando irruppero dentro i poliziotti in assetto antisommossa . Reagimmo con forza alla loro ingombrante quanto ingiustificata presenza mentre sul palco l’avvocato socialista Bonsignore contestava punto su punto la prevaricazione poliziesca in contrasto con la libertà dell’informazione che si esercitava anche attraverso gli spettacoli teatrali . Una libertà di espressione tutelata dalla Costituzione .Il Questore fu costretto a richiamare i poliziotti e lo spettacolo, tra gli applausi a non finire, riprese indisturbato fino alla fine E dalle rappresentazioni di Ci ragiono e canto ,Mistero buffo, MTM, ,L’operaio conosce trecento parole il padrone mille per questo lui è il padrone ( Fo aveva mutuato una frase di don Milani costruendovi uno spettacolo con Franca Rame e Ciccio Busacca e in cui iniziava a cantare anche Rosa Balistreri ) trovavo le ragioni di una scelta di classe, di essere, dalla parte e parte della “classe operaia”.
La sconfitta dei "padroni", ma anche dei prepotenti, arroganti, mediocri, presuntuosi, sarebbe avvenuta solo quando i lavoratori si sarebbe definitivamente appropriati dello strumento rivoluzionario,perché liberatorio, della cultura!(Tratto da "DAL LATO GIUSTO" pag. 71)
1 commento:
Egr. Lorenzo(ilMagnifico?Giovanotti,Lorenzo inteso Renzo Tramaglino?) nel leggere il suo esilarante commento trovavo le ragioni di quella che Lei ha definito "peperonata" nel senso che é riuscito con efficacia e semplicità a mettere insieme con pochissime parole il Muro,Occhetto,Putin,la Cina di Mao,l'Avana e la Nord Corea .E perché no anche Gianni e Pinotto, Ridolini,i fratelli Marx ed infine il grande Toto'? Il fatto é che quelli della mia generazione (ma anche quelli di prima e quelli di dopo)hanno ben compreso cos'era IL COMUNISMO ITALIANO e sopratutto successivamente hanno conosciuto ed amato profondamente il PCI di Gramsci,Togliatti,Berlinguer,di Turiddu Termine e Cola Geraci( fondatori del PCI e della Camera del Lavoro di Partinico) ai quali non finiremo mai di rivolgere il nostro profondo riconoscimento per avere dato a milioni di uomini una fede e la speranza che il mondo si puo' cambiare. In meglio.Ovviamente senza dimenticare l'anarchico Dario Fo. Toti Costanzo
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