TEATRO COMUNALE
ATTO I°:
la scena ha luogo presso uno dei tanti caffè di via Libertà qualche giorno prima che avessero svolgimento le elezioni anticipate per il rinnovo del Parlamento regionale siciliano.
TOTO’: ‘u viristi che ‘u pollu s’accattau a tutti? Dice che vuole essere il primo degli eletti in Sicilia e il distacco da me deve essere enorme, incolmabile, eloquente. Va dicendo che mi deve distruggere e per questo è disposto a tutto. Va anche dicendo che anche “nto me paisi” arriverà prima di me. Pare che abbia trovato un gruppo di picciutteddi che gli organizzeranno ‘u bancareddu.
CICCIO: non ti preoccupare, Totò, ca nuavutri avemo ‘a cciappula pù surci. Puoi stare tranquillo che ‘u primu sarai tu e andrai a fare l’Assessore. Piuttosto dimmi, con l’altra tua candidatura come siamo combinati?
TOTO’: male, semu cumminati male. Quel farabutto, che nemmeno voglio chiamare per nome, LI ha costretti a piazzarmi nella lista ma in una posizione per cui è impossibile essere eletto mancu su sceccu vola e quindi rischio di restare fuori da tutto. Ma tu lo capisci che significa per me? Significa la fine, della mia vita, di tutto quello che ho costruito. Mi squagghianu tutti cosi ‘nte manu, c’appizzu ‘u sceccu cu tutti i carrubbi. Certo, soddisfazioni ne ho avute. Ho fatto quello che ho sempre voluto: il consigliere e l’Assessore comunale, il consigliere e l’Assessore provinciale, il consigliere e l’assessore regionale. Ma dimmi: cu chiddi ci parrasti? Chi ti rissiru? S’impegnano, si collegano, cercano?
CICCIO: si, ci parrai ma i cosi un sunnu cchiu’ chiddi di prima. Ora si scantanu, c’è troppa sorveglianza, sono tutti sotto controllo. Appena unu si movi è futtutu. Comunque non ti preoccupare che stiamo ‘ncrucchittannu con altri e quindi non dovremmo avere preoccupazioni.
ATTO II°:
E’ da poco concluso lo scrutinio e si hanno tutti i risultati degli eletti all’ARS. Il caffè è sempre quello di via Libertà .
TOTO’: a Scì, tu ricia eu. Mi futteru, mi strafutteri. Ddu lazzaruni mammazzau, mi finiu, la mia vita è distrutta. Ma tu lo capisci che non sono stato eletto? Puru o me paisi arrivau primu e mi hanno riferito che dopo che ha incontrato e ringraziato gli elettori ci rissi ad alcuni mei paisani: u viristivu come cci finiu all’onorevole? Mu pappiai, mu manciai, u finivi. A casa sinnavi a gghiri, a casa a cavuci nto culu!
CICCIO: e dda come finiu? Acchianasti?
TOTO’: ma quali acchianari. Puru dda arrivau prima di mia.
CICCIO: e allora fu eletto a tutti ru bbanni?
TOTO’: a tutti ru banni e va dicendo che non si dimetterà e che farà un giorno a Palermo e uno a Roma ‘a facci mia. Lazzarone, lazzarone che non è altro. Mi hanno detto che dopo la sua elezione o paisi ci fu na festa granni picchi ‘u picciutteddu ca avia organizzato ‘u bacancareddu elettorale acchianau puru comu Sinnacu. Mi hanno riferito che hanno fatto una gran festa: abbracci, baci, hip, hip, crastu arrustutu, sasizza e sucu di maghhiolu. E mi dissiru ca iddu prendeva il bicchiere di vino e alzandolo al cielo gridava: beviamo ragazzi beviamo alla salute dell’onorevole trombato. Onorevoleeeee…attaccati ‘o trammi. E tutti a gridare: Totò, hippi hippi,o muru!
CICCIO: ma eu sacciu ca non può ricoprire tutti e due i ruoli. O stà mpalermu o a Roma. Non è ca si pò futtiri tutti cosi iddu, manciari a ddu muccuna. Nà cosa lavi ‘a lassari.
ATTO III°:
L’incontro ha luogo alla taverna da ‘ngrasciata
TOTO’ : a Scì oggi presentai ‘u ricursu. L’Avvocatu mi retti nà bella notizia. Mi rissi che deve scegliere: o va a Roma o sta a Palermo. E’ sicuru. Minchia ca s’angagghiu a na banna, cci ha fari viriri i surci virdi. Iddu cu ‘mmia avi a cummattiri.
CICCIO : voi viriri ca si dimetti da Roma? Ca ti costringe a prendere l’aereo che tu non hai mai voluto prendere. Puru sta supicchiaria tavi a fari. Disonorato che non è altro.’U signuri cciavi a pinzari pì iddu!
ATTO IV°:
questa volta l’incontro ha svolgimento presso la panelleria du zzù Caliddu a Porta Carbone
CICCIO : Totò, come va? Che si dice a Roma?
TOTO’: ma come deve andare. Va male. Nel gruppo siamo tre gatti e Berlusconi nemmeno ci calcola .Un cuntamu ‘u restu di nenti. Si pari a mia minni vaiu. Ci ho pensato. E si nninni emu cu Raffaeli ca è nto guvernu? Chinni rici? Non ti pari bbona a pinsata?
CICCIO: Certo che è bbona. Nni facemu una corrente e ci prepariamo per il gran salto. Alla faccia di ddu fumiraru che spadroneggia, distribuisce soldi a destra e a manca, sponsorizza festi e fistini. A Partinico, addirittura ddu foddi da televisioni, pì sfuttilu, ‘u chiama santu. C’è uno ri picciotti ca cci telefona tre volte al giorno e quannu parra di iddu ci veni ‘u trimulizzu. Il Sindaco, poi, non fa altro che dire: l’Assessore fece questo, l’Assessore fece quello, disse questo, disse quello, oggi va qua, domani va là. Ma si mi riesce?
TOTO’: chi voi diri? Che cosa ti deve riuscire? Dimmi tutto e non mi nascondere niente.
A QUESTO PUNTO CICCIO PARLA ALL’ORECCHIO DI TOTO’:
TOTO’: ma chi mi rici? Non ci posso credere. Ma la fonte è sicura? Te l’hanno dato per certo?
CICCIO: sicuru comu ‘u suli. Totò ‘ncucciau, ncucciau comu ‘u surci. Iddu un si sintia spertu, un si vappariava, un facia scumazza? Totò, domani compra il giornale e per la gioia ti verranno le lacrime agli occhi. Chiamami, chiamami e poi mi dirai se non sono un mago.
IL GIORNO DOPO LA STAMPA RIPORTAVA LA NOTIZIA: ”VOTO DI SCAMBIO IN SICILIA. COINVOLTO UN ASSESSORE DELLA REGIONE”
ATTO V° (ED ANCHE ULTIMO)
LA SCENA HA LUOGO DENTRO LA STANZA DEL SINDACO
U sintistivu? L’accattastivu u giurnali? Picciò, morti semu. Nni finiu a schifiu, squagghiau comu a cosa da’ zzà Bittidda.
Bart boccheggiava disteso sul divano posto all’ingresso e diceva: “ditemi che non è vero, ditemi che sto sognando”; Jhonny sudava freddo e chiamava a intermittenza: “mammaaa!”; Kate con gli occhi sbarrati ebbe bisogno di Benina; a Vito finalmente gli si imbiancarono i capelli; Nardo, che era entrato da poco ed aveva ancora in mano un prototipo di scopa per la raccolta differenziata da far vedere al Sindaco, sembrava un pugile che ha appena ricevuto un huppercut; Antonella girava attorno al tavolo e ogni tanto abbozzava un “terzo tempo”; Sal con la testa tra le mani guardava fisso a terra e con un filo di voce invocava San Crispino con parole non certo riguardose.
E Tanino? Tanino, sornione, se la rideva sotto i baffi.