Ieri sera nell’aula magna del Liceo scientifico di Partinico ha avuto luogo un evento culturale di notevole spessore .Quegli eventi d cui la nostra città è capace di produrre a dimostrazione dell’esistenza nel suo corpo di risorse umane e culturali che l’hanno caratterizzata nel corso della sua storia . Giuseppe Di Trapani ,che ha attraversato la vita politica della nostra città per alcuni decenni da protagonista ( consigliere comunale, Assessore ,Sindaco della città, presidente dell’AUL 52 di Palermo) e che ,a mio avviso, lo è ancora nel settore della cultura locale , ha presentato ad una platea attenta e partecipe che ha riempito l’enorme aula, un suo lavoro : un pezzo di storia, quella vera, quella raccontata direttamente dai protagonisti e dai testimoni che con la loro presenza ed azione hanno riempito la vita della metà del secolo passato . L’aula magna del Liceo è stata occupata per oltre tre ore in maniera massiccia ed attenta da un importante pezzo della “società civile” partinicese fatta della stragrande maggioranza di quei protagonisti che hanno ascoltato Enzo Galati, il professore Saia dell’Univesità di Palermo,lo stesso Giuseppe ed il senatore Mannino col coordinamento di Mario Azzolini giornalista della RAI Sicilia ma anche Sindaco di S. Mauro Castelverde .Motivi di salute hanno impedito la presenza di Emanuele Macaluso storico dirigente della CGIL siciliana e del PCI e che ancora a 87 anni dirige il quotidiano “Il Riformista” dopo essere stato anche direttore de “L’Unità”, il prestigioso giornale fondato da Antonio Gramsci che abbiamo amato e letto come si fa col Vangelo ed ora nelle mani del PD che di quella storia non può sicuramente essere erede. Dunque un pezzo notevole ed “importante” della società partinicese ieri sera s’è dato convegno - non a caso in una scuola e non a caso senza la presenza dell’attuale Sindaco (e della schiera di cortigiani) che di questo società non può essere parte organica perché assolutamente estraneo - non certo per un amarcord felliniano di rievocazione in chiave nostalgica del recente passato attraverso la presentazione del lavoro di Giuseppe ma soprattutto per dire alla nostra città come guardare al recente passato attraverso il racconto significa capire le ragioni di quel che siamo stati ed abbiamo costruito , di quel che si poteva fare e non si volle ,di quel che abbiamo distrutto e non più ripristinato ma anche della passione di una intera generazione di uomini che si incontrarono e scontrarono con quella vivacità intellettuale che era soprattutto “ vita” e di cui oggi, più che in altre epoche, la città ha di bisogno . Questa nostra Partinico è ridotta oggi ad un contenitore senz’anima ,che vive un processo lento di declino politico, culturale, sociale oltre che economico.Finita nelle mani di un manipolo di piccoli quanto mediocri ma socialmente pericolosi fantasmi che si rivolgono quotidianamente ad una schiera che si esercita nell’arte dell’arrangiarsi ( un incarico , un parcheggio ,un banco alimentare per sfamare i poveri , un rifornimento dove non si potrebbe ,una promessa ai giovani clienti selezionati a truccu del progetto “Perseo” che se faranno voti avranno rinnovato il progetto che consente un piccolo,temporaneo vitalizio senza fare alcunché ) o a quelli dei cantieri di lavoro ( i voti vogliamo, e ripresenteremo nuove richieste alla Regione) .Piccoli e voraci opportunisti oltre che colanti cinismo e arroganza da ogni poro che danno quotidiano spazio ed udienza ai frustrati, ai falliti, ai presuntuosi vuoti come il guscio di un uovo, a quanti vogliono ad ogni costo una ribalta, ai mafiosetti di periferia ,a chi intende “drogare” la nostra economia con processi parassitari per drenare quel poco di risorse e di lavoro autonomo che ancora circola nella città per trarne il massimo, personale ,immediato vantaggio . Costoro sono quotidianamente alla ricerca di “scecchi pi’ livarici i crapisti” cioè di procedere alla spoliazione della identità di Partinico come fecero i lanzichenecchi al nord , i borboni, gli spagnoli, i francesi dalle nostre parti .E come sciaguratamente fecero i sofisticatori cancellando l’identità al nostro vino. E’ vero, la storia seppur in forme diverse continua a ripetersi .
Dunque, un importante quanto utile libro quello di Giuseppe Di Trapani che va letto perché i giovani di oggi possano avere “memoria” non solo del lontano passato ma anche di quello più recente e soprattutto per spingere quella “società civile” che quando volle il cambiamento non ci fu santo che tenne. Lo fece due volte con Gigia e con lo stesso Peppe Motisi . E ,se lo vuole, lo può anche una quarta volta. D’altronde anche i partinicoti che appaiono sonnecchiosi o remissivi furono capaci di liberarsi dall’oppressione. Scrive Paolo Giudici nella sua “Storia d’Italia: “A Partinico il 9 dicembre del 1893 scoppiarono gravi tumulti, fu invaso e dato alle fiamme il palazzo comunale e furono bruciati i canotti del dazio”. E’ passato oltre un secolo da quei cruenti avvenimenti. No, non ti preoccupare Lo Biundo che i partinicoti non assalteranno il palazzo, non daranno fuoco ai canotti perché per fortuna e per le lotte e i sacrifici di tanti uomini e donne abbiamo la possibilità di usare altre armi. E la società civile è chiamata ancora una volta ad un atto di grande “rivoluzione” democratica.PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI .
Toti Costanzo