Vediamo di capire cosa può
succedere in un Comune “ non normale”
Succede che l’amministrazione comunale approva una delibera che approva un
Regolamento il quale detta le linee per la utilizzazione di un importante bene
culturale. Ad esempio una Cantina monumentale che essendo stata costruita dal
re dei Borboni ha ,da sempre, assunto la denominazione di “Real Cantina Borbonica”.Il Regolamento in questione essendo stato
congegnato da un gruppo di giovani amministratori del tipo “Francia o Spagna purchè se magna” ,prevedeva un uso blasfemo
,plateale ed anche plebeo del bene del tipo “Perché
non lo affittiamo per matrimoni, battesimi, cresime e sagre dello stigliolo e
del polipo? E perché non ne facciamo anche il luogo di ritrovo per le nostre notti brave
piuttosto che salire e scendere da locali collocati su luoghi impervi, anche se
discreti, ed ovattati e soprattutto lontani dagli sguardi torvi dei comunisti ? E perché tutto questo, infine, non lo diamo in gestione ad alcuni gelatara del
luogo che, però, al momento opportuno si sbrazzanu ‘pi nutri e ‘nni fannu aviri puru i voti ?” Tutti d’accordo,tutto
tranquillo. Bisognava soltanto fare approvare da un’apposita Commissione
consiliare, che si pensava addomesticata, il Regolamento che avrebbe dovuto
sancire queste altissime e nobilissime volontà e, poi, “rien ne va plus” .Sembrava fatta . Ma il diavolo che fa le pentole
qualche volta dimentica di fare anche i coperchi per cui non fu difficile
agire ad un gruppo nutrito di cittadini nostalgici del passato,che piangono
davanti le “pietre” ,che si
commuovono davanti ad un capitello,uno stucco del Serpotta , un dipinto anche
di anonimo ,un libro,una poesia. Piangono, addirittura, davanti la morte di un
albero la cui chioma vide passare sotto di sé uomini e donne, epoche e
tradizioni . E se qualcuno (o Rosa ,o Bruno, o Gnaziu o Cicciu) recitano o
cantano “Lamentu pi’ la morti di Turiddu Carnevali” sembrano un fiume in
piena, inarrestabile .Cioé ,costoro, sono uomini assolutamente normali che però
hanno il vizio di portare rispetto a quanti
avevano saputo costruire il futuro e che,oggi, nella loro vita di “continuatori” si sono sempre spesi perché quel monumento, insieme
ad altri ,potesse rappresentare “la storia” oltre che la “memoria” di una comunità verso la quale manifestare sempre rispetto e
riverenza . E , costoro, il 10 di agosto
del 2009 piuttosto che andare a farsi i bagni e non rompere le scatole ai
giovani “furbilli” manovratori che si
sono impossessati saldamente del “comando”(
chistu è nostru e ‘nnu ci su’ cazzi chi tennu !) ,che ti fanno? Si riuniscono , discutono,s’incazzano pure
ed, infine, pensano di dare vita ad un Comitato (l’unico strumento di
democrazia partecipata che conoscono) la
cui Presidenza viene, giustamente,
affidata ad un’altra strapatita di beni culturali e della storia della
città che il comando lo ebbe oltre che la capacità di acquisire quel bene al
patrimonio pubblico perché partiva dal presupposto che “la città non è mia ,neppure nostra ma di tutti”. E che ti fanno
costoro ?Dopo avere convinto, come si diceva, la Soprintendente ai Beni culturali della Regione
che i furbilli stavano congegnando una vera e propria porcheria ,propongono un
dignitoso uso del bene che ne potesse mantenere la sua destinazione originaria
per la quale ottenne i finanziamenti che diedero il via al suo definitivo e
completo recupero. In primis quale Museo della civiltà contadina e ,in più ,accogliendo
le proposte di un luminare della cultura vinicola mondiale, tale professore Giacomo
Tachis,ritenne di accoglierne le illuminate indicazioni in quanto quella
Cantina si prestava per la realizzazione di una “Enoteca
regionale” entro cui ospitare i produttori vinicoli della nostra regione e
consentire ,durante l’arco dell’anno, attraverso tutta una serie di iniziative
di costruire attorno al vino momenti di
incontro, scambio, vendita, esaltazione dei prodotti della nostra terra .Uno
spazio, seppur modesto ,per dare un poco di respiro alla nostra asfittica
economia locale .Restava il problema del “come”
gestire tutto quel progetto .E allora proposero di dare vita ad una Fondazione
dentro cui mettere insieme il Comune, le Associazioni che operano nel settore
dei beni culturali e della vitivinicultura, le banche, i produttori di vino
,l’Istituto della Vite e del Vino che già
,all’epoca della visita del professore Tachis, aveva dato la sua entusiastica
disponibilità. Apriti cielo! Parti l’azione di contrasto e di diffamazione nei
confronti del Comitato.Mandarono avanti i killer per dire che “Costoro
vogliono impossessarsi della Cantina. Ne
voglio fare oggetto di speculazione (sic!) .Ma quale Museo,quale Enoteca !.Non sia mai perché li’ noi
abbiamo l’intenzione di far transitare vagoni di cassata siciliana, spaghetti
al nero di seppia o alle vongole, confetti bianchi, celesti e rossi , birra e
salsiccia oltre che ,appunto, stigghiola, purpu vugghiutu, grigliate di carni
ri crastu a ‘ccu nni voli’ nnavi.”Parti l’attacco ma s’infranse sulla
determinazione del Comitato coadiuvato dalla Soprintendenza regionale ai Beni Culturali ,sulla sensibilizzazione di alcuni consiglieri ,anche della maggioranza ,che manifestarono sensibilità e sopratutto dignità ed in più organizzò un partecipatissimo ed autorevolissimo Convegno durante il quale una fattispecie di Assessore al ramo ,che dà
pubblicamente sempre la sua disponibilità a discutere ( lo fece, poi, anche di
recente con il Consiglio cittadino che si occupa SERIAMENTE della vicenda distilleria Bertolino ) pronto però
a rifardiarisi nel senso
che non convoca nessuno anche perché non
dispone (oggi ancor di più in quanto rimasto solo come Lollò ) di alcuna
autorevolezza , autonomia d’azione ,capacità risolutiva . Se deve respirare ha
necessità di chiedere l’autorizzazione a chi ,per misericordia , lo mantiene ancora in quel ruolo .Ed é anche obbligato a citare il suo mecenate tutte le volte che qualche misericordioso microfono si ricorda ancora di lui .Sono passati quattro anni da quell’agosto 2009. In una città non
normale cosa succede? Succede che appropinquandosi le elezioni per la scelta
del nuovo Sindaco,quello che ancora c’è SCOPRE che si’, le proposte di quel Comitato mi
possono recare vantaggi e dunque posso farle mie .Mi giova sicuramente .E che
ti fa il furbillo ? Ti chiama il Comitato e dice :“Cari amici, mi rendo conto che avevate ragione. Sediamoci e
discutiamo”.ASSOLUTAMENTE NO ,perché in una città non normale quello che è tuo è mio, quello che è mio è mio e quello
che è vostro è pure mio. Si, siamo proprio nella repubblica dei furbilli ca’ nun si nni vonnu iri mancu a’ cannati .
Toti Costanzo
Nessun commento:
Posta un commento