Cosa si prova nell'avere davanti una persona che seppur conosciuta soltanto attraverso la stampa fu un simbolo, insieme a Che Guevara e Ho Chi Minh, della tua giovinezza, delle tue prime sconclusionate battaglie politiche ma piene di passione, di entusiamo, di rabbia? Cosa si prova ad avere davanti una piccola grande donna con quegli occhi di un colore straordinario che in America, lei studentessa italiana, scelse di stare dalla parte dei neri oppressi, dei movimenti di liberazione afro-americani, movimenti non violenti di Malcon X e Marthin Luther King assassinati dal razzismo bianco di una America che, forse, oggi non c'é più?
L'America non solo del giovane Presidente nero ma di Tommy Smith e John Carlos che alle olimpiadi del '68 a Città del Messico vinsero il primo e terzo posto in una specialità dell'atletica, i 200 piani (quella a noi cara e per la vittoria di Berruti a Roma nel '60) e sul podio alzarono al cielo il pugno chiuso guantato simbolo del "potere nero" ma anche della coesione di tutti gli oppressi del mondo e che costò loro la fine della loro splendida carriera (Smith aveva stabilito in quella gara anche il nuovo record del mondo), e l'emarginazione dalle competizioni.
Ieri mi sono trovato davanti Silvia Baraldini provando una immaginabile, immensa emozione. Parlare con lei, seppur brevemente, di cò che era stata per uomini e donne della mia generazione, delle manifestazioni contro l'odiosa e tragica guerra del Vietanam che sconvolse le coscienze di milioni di uomini nel mondo, la lotta per gli oppressi, le tante manifestazioni per la sua liberazione, che non avendo mai partecipato ad un omcidio ma esaltato la non violenza, si trovò ad essere condannata a 43 anni di carcere solo perché la "sua America" non perdonava ad alcun bianco di pensare che anche i neri sono esseri umani col diritto di vivere nella libertà, con dignità così come tutti gli uomini liberi del mondo.
Silvia Baraldini é stata, ieri, a Tele Jato insieme alla carovana antimafie. Una piccola, grande donna che continua a predicare e a lottare contro la fine dell'oppressione comunque, nel mondo, si chiami.
A riceverla, insieme a Pino Maniaci e Salvo Vitale soltanto noi, alcuni giovani, il Presidente del Consiglio comunale, Gioacchino Albiolo, ed il Consigliere Antonio Cammarata.
Io avrei tante cose da rimproverare a Pino Maniaci ma, oggi, gli dò merito e rendo onore per averci consentito di conoscere un nostro simbolo, mai piegato, della lotta contro ogni oppressione ed ingiustizia nel mondo.
Io avrei tante cose da rimproverare a Pino Maniaci ma, oggi, gli dò merito e rendo onore per averci consentito di conoscere un nostro simbolo, mai piegato, della lotta contro ogni oppressione ed ingiustizia nel mondo.
Toti Costanzo
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