mercoledì 17 dicembre 2008

LA CANTINA E' NOSTRA: COSA NE VOGLIAMO FARE?

Venerdì 19 dicembre 2008 dopo una battaglia durata quasi quarant'anni, finalmente la Cantina Borbonica, diventa patrimonio dei cittadini di Partinico e dei Comuni della Valle dello Jato.
Il sogno, ma anche l'impegno civile, le battaglie, di quanti della mia generazione "politica" anche non comunisti come Masetto Aiello, diventa realtà.
Perché definisco "battaglie" il costante impegno che abbiamo profuso anche per altri beni come il Palazzo dei Carmelitani o il Palazzo Ram, elementi rappresentativi di una storia locale? Perché fin dall'inizio degli anni '70, sia all'interno del Consiglio comunale come all'esterno, si riuscì con caparbietà e determinazione a costruire un "movimento " d'opinione, una coscienza civile e dunque "una opinione pubblica" forza d'urto capace di salvare quanto di più rappresentativo aveva ereditato la nostra collettività.
Dunque di battaglie si é trattato: contro la mafia sanguinaria dei pascoli che si era appropriata della Cantina, stravolgendo la sua fisionomia, sfregiandola e riducendola ad icona del degrado, come purtroppo é stato per altri beni e per tante Torri diffuse sul nostro territorio di cui il prof. Salvo Vitale ne ha raccontato "la storia" in una pregevole publicazione.
Ma anche ,e non solo ,contro la voracità e ingordigia di politicanti cinici e senza dignità ,ma degli interessi di una mafia non delle coppole, ma discreta e del "vestito e cravatta"( la mafia cosiddetta "pulita") che insieme proponevano negli anni '80, il baratto: noi assicuriamo la vendita della Cantina ma voi dovete, all'unanimità del Consiglio e cioé maggioranza e opposizione, concordare la trasformazione dei terreni circostanti, in aree edificabili. Un baratto, appunto, vergognoso, che se accolto da noi comunisti (gli altri ovviamente erano quasi tutti d'accordo), avrebbe visto quel bene inserito ancor di più in un contesto di cemento e ferro che ha snaturato quei luoghi.
In buona parte quello scempio era avvenuto quando si é scelto, in quelle aree, di costruirvi l'Ospedale, la scuola, l'asilo, interi quartieri. Bisognava, al contrario, mantenere il contesto, la fisionomia rappresentata dalla Collina Cesarò collegata da un cordone ombelicale alla Cantina e all'insieme delle aree a verde che avrebbero costituito un unicum in cui storia, cultura, ambiente si sarebbero fusi, amalgamati per diventare "BENE".
Ora, comunque, la Cantina é una realtà come lo é diventata ,nel 1999, il Palazzo dei Carmelitani e come, a presto, lo sarà anche il Palazzo Ram.
Cosa ne faremo? Il Palazzo dei Carmelitani, vincendo molte resistenze é diventato, per certi versi, il luogo della CULTURA .
E la Cantina? Noi, sul nostro sito de "La Sinistra L'Arcobaleno di Partinico" in data 17 febbraio 2008, avevamo dato delle precise indicazioni per quel che riguarda l'uso primario del bene e cioé quel che all'ultima Amministrazione Cannizzo ,con la nostra presenza in Giunta, propose il prof. Tachis, cioé uno dei più famosi archeologi del vino sul piano internazionale:
UN CENTRO DI RACCOLTA E CATALOGAZIONE DI TUTTE LE PRODUZIONI DI VINI SICILIANI COSTRUENDO UN PUNTO DI INCONTRO TRA PRODUTTORI E COMMERCIANTI DEL SETTORE CON LO SCOPO DI FAVORIRE LO SCAMBIO E LA STIPULA DI CONTRATTI DI VENDITA E D'ACQUISTO.
Una vera e propria Borsa del Vino siciliano.
E aggiungievamo che "attorno al prodotto vino fare nascere tutte quelle INIZIATIVE ED EVENTI CULTURALI che con questo bene hanno attinenza ed affinità". Questo per quel che riguarda l'uso del bene.
E PER LA SUA GESTIONE?
Noi riteniamo che la gestione debba essere RIGOROSAMENTE PUBBLICA ed affidata ad un Consorzio tra Comuni costituito da quelli della Valle dello Jato e a vocazione vitivinicola con la CONSULENZA dell'Università' di Palermo (Facoltà di Agraria) e dell'Istituto della Vite e del Vino.
Ad ogni buon conto questa é la proposta del nostro Partito pronti, ovviamente, a discuterne con tutte le forze politiche, economiche e sociali al fine di trovare soluzioni che non ne snaturino il ruolo, la storia, le finalità primarie.

Toti Costanzo

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