venerdì 30 gennaio 2009

GIGANTE, PENSACI TU!

Vi ricordate? Era il 1971 e dalla matita dell'eclettico Romano Bertola prendevano vita i simpatici personaggi della "Valle Felice" che abitavano in uno sperduto villaggio immerso nel verde e dei quali personaggi, l'anno successivo, si appropriava la televisione e ne faceva un carosello tanto amato ed ancora ricordato dai bambini di ieri oggi divenuti uomini. Ma la gioia e la letizia del villaggio veniva turbata dalla presenza distruttiva dell'imbranato Jo Condor e della sua flotta di sgangherati avvoltoi. Fortunatamente gli abitanti della valle Felice potevano contare sull'aiuto di un Gigante buono che, al coro di "Gigante, pensaci tu, accorreva per ristabilire l'ordine e scacciare la sgradita sorpresa.
Mai "striscia" fu così attuale ancora ad oggi ed adattabile alla nostra realtà partinicese.
Vediamo: la Valle c'é e si chiama non "Felice" (purtroppo é destino che, forse, non lo sarà mai seppur noi non disperiamo) ma Valle dello Jato. Certo, manca il verde ma in compenso siamo circondati da un mare di immondizie e del degrado delle quali buonissima parte dei valleggiani si accorgono tranne che "la flotta degli sgangherati avvoltoi" attualmente guidati dall'imbranato Jo Condor alias Sal Le Blond. Fortunatamente per i nostri compaesani si può contare sul Gigante buono ( di cui diremo) che, chiamato, interviene e risolve i problemi.
Dunque, pensavamo a quanto sopra detto dopo aver seguito un recente servizio di Tele Jato su Piazza del Progresso o "burdilicchio", come gli studenti del Ginnasio-Liceo Garibaldi a metà degli anni '50 appellarono per la semplice ragione che, in quella piazza, dall'oggi al domani, fu insediato un casotto di legno dove si vendevano "azzusi", "sciallotte", "aranciate sanpillirino" ed anche birra per qualche "tocco" serale. E burdillicchio altro non era se non il diminuitivo di "piccolo burdello" dovuto alla chiassosa e continua presenza degli studenti dell'epoca.
Dunque Pinuzzu lancia suoi scarnificanti riflettori televisivi su quella Piazza e sul suo palese, continuo, irreversibile degrado e sferza con forza. Dice: "si, certo, i cittadini incivili ma l'Amministrazione cosa fà? Guarda, osserva, vigila o tira a campare?". Interrogato, lì per lì, Andrea 108 a domanda risponde: "Ma dove sono i puntuneri che acchiananu e scinnunu 'nto Cassaru? E cosa fa l'Assessora una volta, soprattutto in estate, sempre in prima fila come in una interminabile sfilata di moda?".
Andrea "s'é perso, occhi di bosco, contadino del regno, profilo francese" tuttavia non sà che il posto fu stabilmente e definitivamente occupato da BiBì ovverossia Bartol Brecht.
Gli fà da controvoce Jon-Jon che tuona contro un incauto professore-Assessore, dignitosissimo fino a Giugno scorso ma, seppur ancora dignitoso sul piano personale, a quanto pare risulta su quello politico-amministrativo incapace d'intendere e di volere.
Grida Jon-Jon: "Ma la competenza nel pulire é mia, tua, sua, nostra, vostra, loro?"
Mentre la flotta degli sgangherati avvoltoi litiga e Jo Condor-Sal Le Blond tenta di metterci "na pezza" arrampicandosi sugli specchi, i valliggiani che non ne possono più al 49% (fino ad oggi così come rileva un sondaggio di Libera Mente) alzano gli occhi al cielo e gridano a gran voce: "Gigante, pensaci tu!"
E il Gigante nelle vesti di Serghey Javanovich Bonnuit si precipita, allontana seppur con immaginari calci nel sedere l'incauto Jo Condor che, precipitando, lascia le sue penne a destra e a manca finendo, come era ovvio, nella vasca delle acqua rese luride da una infinità di cose. Insieme a lui, ovviamente, finiscono in quella vasca anche gli sgangherati avvoltoi.

lunedì 26 gennaio 2009

RIPERCORRERE I VECCHI, PUTRIDI SENTIERI

Discutevo con alcuni amici, e senza velleità intellettualistiche, delle ragioni che portano amministratori di un Comune, vecchi o nuovi che siano, a ripercorrere nell'azione amministrativa, gli stessi sentieri di quanti avevano in precedenza amministrato. Nel senso della riproposizione di schemi e modelli amministrativi già visti e che sanno alquanto di vecchio, anticume se non addirittura di putrido.
E il ragionamento scaturiva dall'avere, l'Amministrazione comunale Lo Biundo, emanato un Avviso pubblico per il reclutamento del nuovo Comandante della Polizia Municipale. Un provvediemento tendente ad assicurare una direzione ad un importante Settore che deve esercitare ed imporre la legalità dentro e fuori la città. E ci chiedevamo le ragioni per cui non c'é occasione per la quale si debba "assumere" qualcuno che non scatti il desiderio recondito, mai cancellato dalla testa di vecchi o nuovi, che le assunzioni debbano rappresentare lo strumento della scelta interessata, pilotata, determinata, indirizzata, canalizzata perché, alla fine, non sia il meglio a prevalere ma "il mio".
E tanto per citare gli ultimi sindaci in ordine di tempo: non fece così l'ex Sindaco Giordano con l'ing. Gullo? E Motisi, anche su questa specifica vicenda, non operò allo stesso modo, anzi ancor peggio, nel senso che il tentativo di provvedere al reclutamento del Comandante della Polizia Municipale, sempre per via di "Avviso pubblico", fu anticipato da una umiliante sceneggiata cui si dovettero sottoporre alcuni Vigili "anziani" che venivano nominati "Comandanti a tre mesi a tre mesi" seppur il provvedimento avesse avuto il parere negativo della Responsabile del Settore Risorse umane? Alla faccia di quel tal Bassanini, passato dai socialisti al PDS per approdare alla corte di destra del Pesidente Sarkozy in qualità di esperto ma con l'accortezza, prima di partire per Parigi, di piazzare la sua signora ,l'onorevole Lanzillotta (si proprio quella che vuole dare un bene pubblico come l'acqua nelle mani dei privati speculatori), nel Governo Prodi prima e al Parlamento dopo dove, tutt'ora, soggiorna felicemente.
In una parola l'ex Ministro Bassanini riteneva, io dico giustamente, che la "Politica" dovesse avere azione di indirizzo mentre il potere decisionale passava nelle mani della buocrazia. Nelle vicende citate e su ogni atto amministrativo, alla faccia, le cose si sono svolte alla vecchia maniera e cioé che la politica decide e i funzionari, in linea generale, approvano pur ritenendo d'essere stati espropriati di un ruolo ed umiliati nella professionalità. Dice Lo Biundo (almeno lo penso io): ma se gli altri hanno fatto così perché proprio io dovrei dissentire? Chiaro. La cultura della "continuità" diventa una foglia di fico per coprire ogni e qualsivoglia vergogna o, meglio, porcheria amministrativa.
Ora il Sindaco (ma sulla base di quale "cultura politica" avrebbe dovuto fare il contrario?) ha ripercorso lo stesso, identico sentiero violando palesemente le leggi e nella fattispecie l'art. 41 del Regolamento dell'Organizzazione degli Uffici e dei Servizi in vigore nel nostro Comune per cui un Sindaco può nominare, al di fuori della dotazione organica, solo "per esigenze funzionali giudicate indispensabili, IN ASSENZA DI PROFESSIONALITA' ANALOGHE ALL'INTERNO DELL'ENTE, con contratti annuali a tempo determinato....figure di categoriea apicali, dirigenziali e di alta specializzazione...". Perché Lo Biundo ha violato le leggi dello Stato? Perché all'interno della burocrazia comunale esistono (e specificatamente all'interno del Corpo della Polizia Municipale) dipendenti che dispongono dei requisiti richiesti dall'Avviso ragion per cui NON PUO' rivolgersi all'esterno della sua burocrazia per reclutare il Comandante della Polizia Municipale quando all'interno può nominare chi vuole.
E per quale ragione é andato anche oltre le leggi? Perché ha congegnato un Avviso pubblico per cui, a suo dire, potrebbe anche assumere quale Comandante della Polizia Municipale un laureato di primo livello, cioé con laurea triennale, cosa impossibile così come spieghiamo nella interrogazione a lui inviata e alla quale, sono sicuro, non risponderà così come NON HA MAI RISPOSTO ALLE NOSTRE PRECEDENTI. Ad ogni buon fine deve spiegarci a quale normativa fà riferimento nel caso in cui volesse nominare un candidato con laurea di primo livello per quell'incarico che il Regolamento definisce di "alta specializzazione".
Ma quanto ci costerebbe questo Comandante assunto all'esterno della burocrazia comunale? Abbiamo fatto un calcolo sommario e per pagare un esterno é necessario che tra le duecento o trecento famiglie paghino le fatture dello scrocco relativo al pagamento del canone idrico del 1999 in questi giorni pervenuto ai cittadini. E le Organizzazioni sindacali sempre pronti a difendere gli iscritti e a tutelare, giustamente, gli interessi dei lavoratori? Probabilmente non sono stati nemmeno informati di questa decisione sindacale. Dobbiamo crederci? Fate voi.


Toti Costanzo

venerdì 23 gennaio 2009

La distilleria Bertolino non riapre

I compagni e le compagne del Partito della Rifondazione Comunista di Partinico esprimono la propria soddisfazione per la decisione presa in data odierna dal giudice del tribunale di Palermo, sezione staccata di Partinico, che respinge l'istanza di dissequestro della distilleria Bertolino avanzata dalla titolare in seguito al recente cambiamento del quadro normativo che regola lo smaltimento dei rifiuti industriali . Tale esito giudiziario conferma che il timore che l'attività della distilleria fosse dannosa per l'ambiente e la salute dei cittadini non era infondato e dimostra la validità delle forme di lotta e di protesta dei cittadini che hanno sempre visto accanto a sé, spesso nella veste di promotore, il nostro partito. Ci auguriamo che tale decisione, che sostanzialmente conferma il quadro accusatorio che ha portato al sequestro degli impianti della distilleria, possa condurre ad una soluzione definitiva del problema, nel rispetto sia del diritto d'impresa sia del diritto primario alla salute.
Partinico 23 genaio 2008
Il Partito della Rifondazione Comunista
circolo "Peppino Impastato" di Partinico

mercoledì 21 gennaio 2009

NEL RICORDO DI COLA GERACI, COMUNISTA

Domani ricorre il 25° anniversario della morte del compagno COLA GERACI del quale, come comunisti, ci sentiamo anche eredi. Eredi di un'idea di libertà, del sentimento legittimo della ribellione nei confronti dei potenti, dei prepotenti, degli arroganti e soprattutto della mafia che Cola disprezzava rappresentando, i suoi uomini, il parassitismo, il profittarsi, il condizionamento dell'uomo sull'uomo.
Cola Geraci era un uomo del popolo e di questo ne interpretrava le esigenze, ne raccoglieva gli umori e ne canalizzava la protesta.
Fu per tanti anni Consigliere comunale del Partito Comunista Italiano dentro il quale Consiglio portò sempre le istanze dei più deboli, voce libera e priva di condizionamenti. E vi portò anche la sua ironia, la sua irriverenza, il suo sarcasmo nei confronti di quanti, in quel momento, amministravano la città e, dunque, rappresentavano il Potere locale.
Mai irregimentato all'interno di schemi precostituiti del Partito, spesso in contrasto con quanti lo guidavano in quel contesto storico e di cui non ne condivideva le indicazioni o, a volte, anche le imposizioni si legò, soprattutto, ai giovani compagni che subivano il fascino della sua oratoria capace di riempire le piazze attente e interessate ad ascoltare la voce di un siciliano ribelle, spesso dissacratore ma che riusciva a toccare le corde più intime ed i sentimenti più profondi.
Cola fu per tanti comunisti il compagno per antonomasia, il combattetente irriducibile che gli avversari rispettavano ma che pur temevano, un punto di riferimento per tanti che nel Partito comunista approdarono anche in ragione della presenza di un capopolo come lo fu Cola Geraci che ti infondeva forza, determinazione, orgoglio dell'appartenenza.
Quando ci lasciò quel 22 gennaio di 25 anni dopo una rapida quanto inaspettata malattia, lui che aveva sempre vissuto libero, a contatto con la terra e con il mare e, dunque, appariva incrollabile, eterno, lasciò un vuoto profondo in tanti di noi che con la sua scomparsa vedevano la fine di un'epoca politica che ci aveva visti avversari intransigenti ed irriducibili di tanti di coloro che, usando il potere, uccidevano non solo la speranza ma soprattutto umiliavano le coscienze, toglievano la dignità a quanti del potere avevano necessità per vivere o anche per sopravvivere.
Se lo ricordiamo oggi non é solo per il rispetto che si deve ai compagni che hanno fatto la storia dei comunisti partinicesi ma perché, ancora ad oggi, gli siamo riconoscenti come si é riconoscenti verso un padre che ci ha dato ed insegnato tanto.

I COMPAGNI E LE COMPAGNE DEL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA DI PARTINICO

martedì 20 gennaio 2009

ASSESSORE D'ORIO, GRAZIE DI CUORE E NON SI DIMETTA!

Io non so, francamente, se censurare oppure ringraziare l'amico Assessore Nardo D'Orio che ha voluto essere parte di questa Amministrazione comunale accollandosi il forte peso di due deleghe di importanza straordinaria, almeno per me, e cioé il verde e l'ambiente. Tralascio volutamente lo sport perché credo che conveniamo tutti nel dire che una cosa é l'essere un bravo tecnico e altra cosa efficace amministratore.
E non so se ringraziarlo (nel prosieguo lo spiegherò) proprio per il fatto che ha sostanzialmente abbandonato al suo destino tutto il verde pubblico ma in particolar modo il "Parco del Castellaccio" che é un pezzo importante di quella che oggi viene chiamata Collina Cesarò e, ieri, "'a muntagna du' Re". Ed il re era Ferdinando I di Borbone che costruì la Cantina inserita in un contesto dell'area della Collina stessa che era parte integrante della regale proprietà.
Perchè, paradossalmente, piuttosto che censurare si potrebbe anche ringraziare l'Assessore D'Orio che ha abbandonato all'incuria (anche se per noi comunisti non pentiti le responsabilità primarie restano sempre quelle del Sindaco) un pezzo importante di territorio strappato alla speculazione edilizia?
Per rispondere a questo interrogativo ho la necessità di fare una breve premessa.
Tutti quelli della mia generazione hanno ancora nitido il ricordo di quel che per tanti anni é stata, e sopratutto per tante famiglie partinicesi, "a muntagna". Per tanti che non disponevano di un lavoro stabile e, dunque, senza un reddito ,certamente rappresentò una fonte inesauribile di sostentamento in quanto raccoglievano lì quel che la natura forniva: giri, borragine, funghi, finocchietti, asparagi. Senza dimenticare le carrube che furono il provvidenziale sostentamento di tantissime famiglie povere della città durante la seconda guerra mondiale quando la fame circolava ed aggrediva con furia. Quelle sostanze cariche di zuccheri fornirono un indispensabile nutrimento energetico.
Le "vedure" citate, ciascuna delle quali ha straordinarie e benefiche proprietà anche curative oltre che nutrizionali, venivano vendute a coloro che di un reddito disponevano ma non avevano né il tempo, né la capacità del raccogliere. I raccoglitori di verdure - ma anche di "attuppateddi" e bianche lumache che prolificavano durante le lunghe e calde estati inondando le immense distese di "restuccie" - erano figure atipiche di lavoratori che integravano, con la raccolta della "disa" e "du' scupazzu" (la palma nana che cresce nelle aree del Mediterraneo) il loro reddito .Con quelle piante si realizzavano tante cose ma soprattutto le scope ,anche quelle per la pulizia della città.
Ed era, la raccolta di disa e di scupazzu un lavoro molto pericoloso perché le piante crescevano soprattutto lungo i crepacci e sulle "coste" ripide della Collina. Qualcuno, per tali ragioni, vi lasciò anche la vita precipitando nel vuoto.
Ora, io penso, che della Collina Cesarò bisogna averne cura quando questa sarà acquisita al patrimonio comunale in forza dell'esistenza di un Progetto di Parco, anche se non ancora finanziato. E averne cura, almeno per me, significa il rigoroso mantenimento dell'attuale flora mediterranea e significa non commettere gli stessi errori che furono fatti per il Parco del Castellaccio dove la flora veniva stravolta e vi si innestava una vegetazione che nulla ha a che fare con la storia del nostro territorio. Cosa c'entrano, mi domando, i pini o altre piante in uso nei parchi o nei giardini privati, con gli olivastri o i carrubi tipiche piante della macchia mediterranea?
Bisogna aggiungere che quelle "verdure" rappresentano, ancora ad oggi, più che un sostentamento una fonte di reddito integrativo di tanti venditori ambulanti e un diletto per tanti cittadini con la passione per la natura, la sua conservazione, la sua valorizzazione e che si avvalgono anche dei suoi benefici effetti sulla salute.
Perché, dunque, piuttosto che biasimare ed accodarci a quanti a gran voce chiedono le dimissioni di D'Orio, intendo rigraziarlo? Perché se avesse avuto cura del Parco del Castellaccio a lui affidato, e dunque l'attività degli operai fosse stata costante, quotidiana, i decespugliatori ma soprattutto i diserbanti avrebbero cancellato quel che ancora resta di "giri" e "vurrani" per cui domenica 18 c.m. non avrei potuto riempire una bella saccoccia di quelle venerabili verdure che crescono con caparbietà e sono alla portata di tutti. E di questo restai obbligato porgendo sentiti ringraziamenti, ieri sera, davanti ad un fumante piatto di "borraco officinalis" pianta aromatica dell'antichità che, come scriveva Plinio, "un decotto di borragine allontana la tristezza e dà gioia di vivere".
In definitiva mi permetto di consigliare al Sindaco e ai suoi Assessori di lasciare il Parco del Castellaccio così com'é e, settimanalmente, organizzare una tavolata collettiva per i cittadini perché, come "una mela al giorno leva il medico di torno", un piatto di borragine al giorno leva di torno la tristezza. E Dio solo sà se con questi chiari di luna politici-amministrativi non ci sia bisogno di vacunati di vurrani.
Toti Costanzo

venerdì 16 gennaio 2009

G.P.: TRA LA SPAZZATURA ED UN DEFUNTO NEL PAESE DELLA CUCCAGNA

Non si ha alcuna certezza storica anche se abbiamo letto in un antico testo pervenutoci di "riversu quagghiu" che i monteleprini hanno origine con l'insediamento di un gruppo di corsari ottomani e le loro donne rifugiatisi alle pendici di Montedoro causa il naufragio della loro imbarcazione che si frantumava, nella notte dei tempi, sulla scogliera di San Cataldo.
Dice ancora la legenda che risalirono lungo il corso del fiume Nocella e quando arrivarono proprio lì dove oggi sorge la città, ritennero di poter trovare provvisoria dimora e, in attesa della buona stagione, raggiungere nuovamente la costa, ricostruire l'imbarcazione e riprendere il largo. Ma così non fu perchè si innamorarono di quei luoghi coperti di boschi, con acqua e cacciagione in quantità. Restarono e costruirono lì il primo insediamento abitativo. E a riprodursi.
Dunque, i monteleprini possiedono cromosomi rielaborati ed affinati dalle secolari passate scorrerie, carattere fiero frutto di spregiudicate incursioni, assalti, arrembaggi, sconfinamenti, intrusioni. Gli antropologi che volessero approfondire gli studi sull'attuale popolazione, scoprirebbero come elementi somatici caratterizzanti e risalenti a quelle epoche, si possono ancora intravedere in alcuni esemplari esistenti e circolanti: buon aspetto, fiero portamento, inteligenza viva e creativa, vivacità di carattere, immagine facciale similbronzo, eclettici, dinamici, improvvisatori, artisti, ultraintraprendenti.
Ora, si dà il caso che proprio in questi giorni la stampa si sia occupata di personaggi monteleprini e ne abbia esaltato le capacità proprio a dimostrazione che la nostra premessa non é di certo peregrina, improvvisata e meno che mai fasulla. No, non ci riferiamo a Turiddu o Pinuzzu tiggei la notorietà dei quali ha varcato anche i confini nazionali ispirando racconti, cortometraggi, film, piéce teatrali e televisive, romanzi gialli e romanzi rosa, ma di un altro personaggio divenuto molto noto alle recentissime cronache giornalistiche. Proprio oggi il Giornale di Sicilia ne pubblicava la foto. E, infatti, noi vorremo sapere come sia possibile non occuparsi di chi nel giro di qualche anno possa ,dall'essere un illustre sconosciuto sebbene indiscutibile giovanotto fascinoso, loquace ed anche convincente, ricoprire il prestigioso ruolo di Sindaco, cioé 'u megghiu, ma nel contempo avere la capacità di battere il record nazionale assoluto di permanenza in quell'incarico (appena, appena otto mesi) per ritornare, come si suole dire il signor nessuno. Ma ,come l'Araba fenice ,risorgere dalle sue ceneri e diventare prima esperto dell'ex Sindaco Giugio, poi Presidente di un Consiglio di Amministrazione anche se di una società che raccoglie la spazzatura ed accumula debiti e in contemporanea Direttore Generale della Gesip, società partecipata della città di Palermo.
Ora, però, bisogna dire che quegli antipatici (ed anche comunisti) giornalisti de "La Repubblica" hanno tentato in tutti i modi di offuscarne la limpida immagine adornata di baffo e pizzo ( come un pesonaggio di nostra conoscenza) pubblicando, or sono alcuni giorni, un pezzo che così recitava: "la Gesip colabrodo, premia i dipendenti. Perde 500 mila euro al mese ma assegna premi aziendali a 70 dipendenti da 200 a 300 euro al mese. Giacomo Palazzolo Direttore Generale della Gesip la società partecipata di Palazzo delle Aquile ha varato promozioni facendo diventare alcuni addetti al servizio giardini, autisti del Presidente del Consiglio comunale Alberto Campagna e del Presidente della Commissione Bilancio, Salvatore Drago".
Capite? Altro che il buon Gesù che moltiplicava i pani e i pesci! Quà il Nostro Giacomino sparti i picciuli dei contribuenti e come il Mago di Posillipo trasforma, con un abracadabra, i giardinieri in chaffeurs al servizio e per la gioia di alcuni potentucoli, du' Capo, Ballarò, Acqua dei Corsari. Dunque, questi, i fatti schitti, schitti.
Ora va anche detto che i suoi avversari, ad esempio, non si spiegano come il Nostro sparti sacchetti differenziati a Partinico e nel contempo dirige il traffico dei cari estinti presso il cimitero dei Rotoli di cui ha giurisdizione senza tralasciare ,però, una seduta in Tribunale a difesa di quanti ricorrono ai suoi uffici di buon professionista. Un tourbillon di incarichi e di impegni talmente pesanti che abbatterebbero anche la robusta fibra di un cavallo. Mistero della fede.
E, sempre i suoi avversari, sostengono però che la sua fortuna la deve al nome che porta( oltre che ,ovviamente, a Dieguccio inteso l'uomo che ride ): Giacomo. Noi abbiamo chiesto di sapere il perché e ci é stato spiegato che, di norma, i monteleprini portano i tradizionali nomi di Giuseppe, Giovanni, Salvatore, Francesco e così via ,mentre raro é trovare un Giacomo. E, quindi, rappresentando il nome di Giacomo una vera eccezione ,a questi la sorte riserva ruoli di prestigio. Non ci credete? E allora vediamo: un Giacomo Palazzolo fu Sindaco nel 1850, un altro Giacomo Palazzolo lo fu nel 1870, un altro ancora, Giacomo Maniaci durante la Prima Repubblica, nel 1997 lo é stato il Nostro ed oggi lo é Giacomo Tinervia.
Voi pensate che si stia scherzando, che siamo sempre i soliti comunistacci che giochiamo un pò con le vicende, che forziamo i fatti o, addirittura, la storia? Liberi di pensarla come volete. Ma noi siamo certi, anche se non possiamo fornire le prove, che il capo di quei corsari ottomani che sbarcò a S.Cataldo nel profondo dei secoli e che proveniva dai paesi da "Le Mille e una notte" cioé una specie di Paese della Cuccagna (un pò come per alcuni quello di oggi ), si chiamava Phal-al zol Giach-ho-min Ali'Abdullah Azuk .


Sala Rossa

martedì 13 gennaio 2009

UNA NOSTRA CONCITTADINA, EDOARDA BARRA, PREMIATA all'Académie française

Io mi rendo conto che non é di tutti assumere il compito, non sempre grato, di guidare un'Assessorato come quello che si interessa delle attività culturali. Per tale ragione, ad esempio, manifesto assoluta comprensione per l'ingrato compito che é caduto sulle spalle dell'Assessore Bartolo Parrino il quale, io penso e sono sicuro, che in questi mesi si é impegnato nello studio tendente alla costruzione non solo di mettere in fila una serie di attività, quanto di costruire una cosa più complessa ma sicuramente entusiasmante, che altro non sarà se non una vera e propria "politica culturale". Per raggiungere lo scopo, ad esempio, l'Assessore Parrino, si é esercitato in questa fatica difficile iniziando con gli spettacoli per poi approdare, più di recente, a quella più complessa e cioé "dell'attribuzione di premi".
E, nel prosieguo, ovviamente si vedrà.
Infatti ha premiato, recentissimamente, i presepi più belli mentre sono trascorsi soltanto pochi giorni da quando si é cimentato, insieme ad un Salvo palesemente "scontenuto", in una iniziativa di altissimo profilo culturale quale la premiazione di una govanissima cantante che, seppur non partinicese ma credo monteleprina, tuttavia porta lustro all'intero nostro comprensorio. Una targa d'oro, abbracci, baci e anche giusti e sudati applausi.
E, dunque, Bartolo preso com'é da questo pesante compito gli sarà sicuramente sfuggito che, quasi in contemporanea a Parigi dove dimora, una nostra illustre concittadina che di nome fa Edoarda e di cognome Barra (si tratta della figlia dell'indimenticabile Salvatore oltre che compagno, amico di sempre e di tanti) ha ricevuto da una delle più prestigiose Accademie del mondo, l'Académie française, un importantissimo premio per la sezione "storia e sociologia".
Io non intendo aggiungere altro e perché l'evento sia ben definito, pubblichiamo una nota inviataci dalla dott.ssa Bruna Lo Biundo, che attualmente dimora a Parigi, anch'essa di Partinico (figlia di Tuccio) che si stà occupando di una ricerca sulla persecuzione degli ebrei nella Francia occupata dai nazista.
UNA NOSTRA CONCITTADINA, EDOARDA BARRA, PREMIATA all'Académie française


di Bruna Lo Biundo.
"Fondata a Parigi nel 1635 sotto il regno di Luigi XIII per volere del Cardinale Richelie, l'Académie française é una delle istituzioni culturali più antiche e più prestigiose d'Europa.
Se in origine fu, soprattutto, uno strumento politico volto al rafforzare l'assolutismo monarchico attraverso una codifica rigorosa della lingua francese, l'Académie francaise é oggi il tempio universale della cultura. Solo pochi ed affermati intellettuali ne fanno parte, 40 membri detti "gli immortali" fra i quali il celeberrimo Claude Lévi-Strauss (che ha compiuto cent'anni). Vestiti del tradizionale abito ricamato con foglie di ulivo, una cappa sulle spalle e spada legata alla cintola, essi si riuniscono ogni anno per assegnare dei premi letterari ad opere che si sono distinte negli ambiti più svariati del sapere umanistico: dalla letteratura alla poesia, dalla storia all'antropologia, dalla filosofia alle storie delle religoni.
Quest'anno vincitrice del premio dell'Académie per la sezione "storia e sociologia" é una nostra concittadina: Edoarda Barra, ricercatrice, specialista nella Grecia antica, ha ricevuto il blasonato premio per il suo libro dal titolo "En sufflant la grâce. Ames, souffles et humeurs en Gréce ancienne" (Soffiando la grazia. Anime, soffi e umori nella Grecia antica).
Alla cerimonia hanno presenziato dei veri pilastri della cultura francese, quali lo storico Max Gallo e la neoeletta Simone Veil, figura emblematica del progressismo francese, presidente del P'arlamento Europeo nei primi anni ottanta.
Edoarda Barra fa parte di quella nutrita schiera di giovani partinicesi che hanno dovuto lasciare il nostro paese per proseguire gli studi. Dopo avere conseguito la laurea con lode, una laurea in Lettere classiche all'Università di Palermo, la giovane partinicese decide nel 1994 di trasferirsi nella capitale francese dove, grazie ad una borsa di studio dell'Accademia di Parigi, ha ottenuto il Diploma di dottore di Storia e Civilizzazione della prestigiosa 'Ecole del Hautes 'Etudes en Science Sociales nel 2002. Da allora, un'intensa attività di studiosa l'ha portata a pubblicazioni nelle più importanti riviste specializzate, partecipazioni a programmi radiofonici di France Culture, fino alla pubblicazione del libro per cui ha ricevuto il premio. Sensibile ai problemi sociali oggi, Edoarda, divide la sua vita tra la carriera universitaria e l'insegnamento nelle cosidette "scuole a rischio" della periferia pargina.
La cerimonia dell'Académie Francaises ha sancito il coronamento di una lunga ricerca sulla concezione dell'anima in Grecia antica e sui suoi rapporti con gli umori del corpo.
In un periodo in cui la fama del territorio partinicese ha tristemente varcato le Alpi per fatti di cronaca di certo non gloriosi (un'emittente francese ha recentemente trasmesso un documentario sulla mafia nel territorio partinicese ricordando il lavoro di Tele Jato) non possiamo non rallegrarci di questo successo "made in Partinico".
Per chiudere con una curiosità: l'Académie francaise é chiamata nel linguaggio comune "la Couple" cioé la cupola ma, per fortuna, non ha niente a che vedere con i vertici di potere di altra natura ai quali é tristemente associato il nostro Teritorio (Bruna Lo Biundo)".


Toti Costanzo

sabato 10 gennaio 2009

CARO SINDACO ORA E' TEMPO DI CENTRO STORICO E DI TEATRO COMUNALE

Non appena sarà consegnato anche Palazzo Ram, si concluderà un ciclo importante per la storia politico-culturale della nostra città e che é durato circa quarant'anni di cui si sono fatti carico, quali protagonisti, alcune personalità democratiche ma soprattutto e per lunghi anni, una forza politica come il PCI (elemento politicamente e culturalmente trainante tra le forze rappresentate all'epoca su cui, proprio nel 1970 si innestò l'esperienza e il dinamismo culturale degli uomini del Centro di cultura popolare UNLA) che hanno riconsiderato e rivalutato il ruolo di una scienza come L'URBANISTICA, soprattutto le funzioni più interessanti della stessa, come il RECUPERO, IL RESTAURO, la CONSERVAZIONE ed ovviamente la FRUIZIONE di immobili "nobili" tra cui, appunto, la Cantina, Palazzo Ram, Palazzo dei Carmelitani. Senza, però, dimenticare i "beni minori" come il Palchetto, la Fontana degli otto cannoli e quella di Valguarnera, Cortile Bellaroto, l'ex Arena Lo Baido, parti della viabilità del Centro storico.
L'urbanistica, così, da "scienza della distruzione" come fu fin dalla fine della seconda guerra mondiale nelle mani di alcuni notabili della DC sostenuti da altri rappresentanti di Partiti collaterali e, dunque, strumento essenziale per la cementificazione, speculazione e alimento per la mafia diventava, con la difesa dei beni monumentali, il mezzo attraverso il quale la "politica" recuperava un minimo di dignità, credibilità, decenza. E questo, dopo avere perpetrato il massacro dell'ex Oratorio di Piazza Garibaldi con gli stucchi del Serpotta, la costruzione dell'attuale Palazzo delle Poste in una delle Piazze di Partinico, la cancellazione del basolato e dell'acciottolato in quasi tutta la città, l'abbattimento di dimore e di palazzi come quello di Piazza Duomo che una borghesia illuminata aveva trasferito alle nuove generazioni.
Ovviamente tentativi concreti in questi decenni sono stati fatti e andavano nella direzione della rivisitazione e recupero di alcuni palazzi restanti, pezzi di arterie del centro storico come le vie Barone del Grano, Carmelo Pardi, Cavour ed adiacenze, S. Cosma e Damiano, via Larga, Ecce Homo fino ad arrivare al Cortile Bellaroto e poi all'Amministrazione Giordano che ribasolava via Francesco Crispi e Principe Amedeo-Ten.La Fata.
Tuttavia restano ancora in piedi e di grande attualità, a mio parere, due importanti questioni: il recupero del Centro storico e l'acquisizione dell'ex Cinema Bellini di proprietà degli eredi di Matteo Bertolino, quale Teatro della città di Partinico.
Per quel che riguarda il Centro storico rimandiamo i lettori al ruolo che hanno avuto alcuni soggetti che di questo si sono occupati e più specificatamente il COMITATO CITTADINO PER IL RECUPERO E LA VALORIZZAZIONE DEL CENTRO STORICO di cui erano componenti, oltre il sottoscritto e Nino Amato, gli architetti Santino Aiello, Giuseppe Noto, Anna Maria Rizzo, Rosalia Quatrosi, Emanuele Ascone Modica, l'ingegnere Nunzio Lo Grande, l'ex Assessore Filippo Aiello insieme al Comando della Polizia Municipale ed alcuni rappresentanti delle orgnizzazione dei commercianti quali Giuseppe Speciale, Gaspare Di Pasquale, Roccella.
Quel Comitato che ebbe quale formidabile animatore e motore l'architetto Ugo Arioti, costruì l'8 marzo 2001 il TAVOLO DI CONCERTAZIONE i cui documenti essenziali pensiamo di potere pubblicare su questo sito. Ma Ugo Arioti, insieme all'Assessore Aiello, fu l'organizzatore di un interessantissimo Convegno che ebbe luogo il 3 novembre del 2001 presso il Centro di cultura "Gianì" dal titolo:"Partinico: disegnare il futuro etnostorico del Territorio e del centro antico della città" i cui atti furono raccolti in due pubblicazioni che, penso, disponibili alla lettura in quanto presenti presso la Biblioteca comunale.
La ricostruzione di quel Comitato cittadino é auspicabile così come lo studio, da parte degli attuali amministratori, dei documenti cui mi riferisco, se non altro per capire dove ha inteso andare questa città stimolata dalla intellettualità locale e, soprattutto, dove potrebbe andare.
Ma quel che mi stà più a cuore é la vicenda che avrebbe POTUTO E DOVUTO portare al nostro patrimonio collettivo l'ex cinema Bellini da trasformare in Teatro Comunale.
Non c'é città degna di questo nome, piccola o grande che sia che non abbia il suo Teatro. Per non andare lontani cito la vicina Alcamo.
Dunque, nel 1992 con la Giunta Geraci e il sottoscritto Assessore ai beni culturali e alla P.I. sembrava che quell'obbettivo si potesse raggiungere dopo lunghi anni di tentativi andati a vuoto. E la soluzione sembrava possibile anche perché una Legge della Regione siciliana consentiva ai Comuni che volessero acquisire un bene destinato anche a Cinema, un contributo del 95% sul valore dell'immobile.Una irripetibile opportunità che quella Giunta (Geraci, Costanzo, Lo Baido, Bongiorno, Cangemi, Lombardo, Totò Chimenti) volle cogliere istituendo un nuovo capitolo di Bilancio e dotandolo di 200 milioni delle vecchie lire quale 5% a carico del Comune.
Il Bilancio fu approvato ma di lì a poco i Consiglieri comunale decidevano di dimettersi anche perché, come é risaputo, una bufera si stava per abbattere sul Sindaco, sull'Assessore ai lavori pubblici e su alcuni tecnici comunali. Un Commissario regionale gestiva la successiva fase e poi le elezioni eleggevano a Sindaco Gigia Cannizzo.
Fino al 1997 il nostro Partito rimase all'opposizione delle Giunte Cannizzo per farne parte, poi, alla fine del 1998. Ma oramai era troppo tardi perché quella Legge, dalla Regione, non veniva più rifinanziata.
Oggi la città ha un'altra Amministrazione e anche un "padrino" che é l'onorevole Antinoro Assessore regionale ai BB.CC.AA. e alla P.I. che ha la fortuna di presenziare ad inaugurazioni di beni importanti come la nostra Cantina ieri ed oggi la Torre Ventimiglia di Montelepre. Ed ha anche i finanziamenti della Comunità europa.
Non sarebbe male che, piuttosto che inaugurare opere pensate, progettate e finanziate da altri, finanziasse opere come quelle che noi sollecitiamo e cioé il recupero del nostro centro storico e l'acquisto dell'ex cinema della famiglia Bertolino per farne il TEATRO della nostra città.
Così come non sarebbe male che il Sindaco ed il suo Assessore ai BB.CC. ci spiegassero cosa intendono fare "da grandi" in questo settore così importante e delicato visto che, almeno fino ad oggi, il loro silenzio risulta veramente assordante.
Toti Costanzo

martedì 6 gennaio 2009

CHE STRANO DESTINO QUELLO DI GIGIA

Io non ho avuto l’opportunità di leggere quanto scritto su “La Repubblica” e su “Il Giornale” dai nostri concittadini giornalisti Walter Molino e Angelo Vitale. Ho capito che si è trattato di una critica nei confronti, soprattutto, dell’attuale organizzazione della “macchina burocratica” del Comune nel suo complesso che risulterebbe dispendiosa, poco efficace, non funzionale per quel che serve quale risposta ai bisogni della nostra comunità. E questo, aggiungo, non certo per responsabilità del personale ma sempre di chi la macchina guida politicamente.
Ora se è questo, e soltanto questo, il senso di quelle note mi sento di sottoscriverlo e nel contempo mi dispiaccio della presa di posizione di tanti sull’argomento, tra cui alcuni rappresentanti del sindacato anche locale ed il Sindaco Lo Biundo che utilizzano un copione visto tante altre volte non appena si fa anche un minimo cenno di critica nei confronti della “macchina comunale”. Si alza il solito “grido di dolore” che fa scattare il pronto rilascio di patenti ed attestati di benevolenza e benemerenza nei confronti di quelli che sarebbero colpiti così ingiustamente e da così ingrati giudizi assumendo una posizione furiosa, quasi scomposta, certamente ipocrita che, da quel che ho potuto ascoltare attraverso le interviste rilasciate alle emittenti locali, non intende cogliere il senso della questione ed aprire , al contrario, un grande dibattito sulla macchina burocratica, sulla sua efficienza, efficacia ed economicità, pronti, però, a lamentarsi quando le cose non funzionano.
Ora, tralasciando la comprensibile difesa d’ufficio dei rappresentanti dei sindacati dei lavoratori che hanno quest’obbligo statutario, vorrei soltanto commentare quanto ha sostanzialmente dichiarato Salvo Lo Biundo quale Sindaco della nostra città :
1) come non sia vero che i dipendenti comunali, quelli in organico e quelli precari e ad orario ridotto, sarebbero 470;
2) che “non è colpa mia” se i dipendenti sono tanti e bisogna andare nel passato per capire chi ha voluto ingolfare la macchina burocratica divenuta costosa e poco efficiente.
E quì a sussurrare, anche da parte di altri, il nome del Sindaco Cannizzo “rea” di avere aperto le porte ad un insieme di soggetti che furono assunti non solo per rispondere all’arroganza padronale che licenziava in tronco 25 padri di famiglia, come accadde a quelli della distilleria più grande d’Europa, ma perché il Comune, per fare funzionare i suoi servizi essenziali ed utilissimi per la collettività aveva necessità di falegnami, muratori, elettricisti, autisti, geometri, giardinieri, operai generici…. Così come laureati e diplomati utili per dare vita specialmente agli importanti servizi culturali.
Che strano destino quello di Gigia: il giorno prima osannata per avere acquistato la Cantina borbonica restituendola alla sua città e poi, il giorno dopo criticata, seppur velatamente, per avere assunto (di parte queste assunzioni intendo averne anche responsabilità avendo approvato delibere quale Assessore nell’ultima Giunta di Gigia insieme ad alcuni amici e compagni) qualche centinaio di lavoratori che se guidati, organizzati, utilizzati con riferimento alla loro professionalità avrebbero potuto ( e potrebbero ancora) rivoltare la città come “ un calzino”.
Ora io mi chiedo, così come in altre occasioni abbiamo chiesto come Partito SENZA AVERE MAI AVUTO IL PIACERE DI UNA SOLA RISPOSTA: perché Salvo Lo Biundo non ci dice quanti effettivamente sono gli attuali dipendenti, a diverso titolo, del Comune di Partinico? Perché non ci dice di quanti settori e uffici disponiamo e quanto ci costano? Perché non ci dice dove sono collocati, unità per unità, i lavoratori, come sono organizzati, come sono guidati e da chi? Perché non ci dice cosa intende fare perché ciascuno di essi occupi il posto per il quale è stato assunto? Perché non pubblica, come fanno tantissime altre amministrazioni, nel sito del nostro Comune tutto quel che serve ad una vera conoscenza di quel che dice, di quel che fa, di quel che vorrebbe fare e di quel che non può compreso le nomine e le ragioni delle stesse?
Io non lo so se questa volta saremo più fortunati nel senso che la salutare polemica innescata da Walter ed Angelo costringeranno il Sindaco a darci le risposte che si chiedono specificatamente sul personale ma anche su altre questioni. Io lo spero anche perché, in caso contrario hai voglia a riempirti la bocca di “legalità” e “trasparenza” o esaltare la limpida figura come quella dell’Avvocato Giuseppe La Franca ucciso dalla mafia locale il quale però, nel suo vocabolario, sicuramente, aveva cancellato la parola “omertà” sostituendola con quella della “chiarezza”.
Toti Costanzo

domenica 4 gennaio 2009

LE MANCETTE DI ANTINORO E I MUTUI AL 2%

Mai vicenda fu più tempestiva ed anche vergognosa. Proprio ieri mattina raccoglievo la giusta protesta ed i risentimenti di un’amica di famiglia che tuonava contro la Regione siciliana. La Regione, infatti, aveva deciso di non pagare più alle banche un 4% di interessi che erano a suo carico mentre un altro 4% era rimasto a carico di chi aveva deciso anni or sono di contrarre un mutuo ed usufruire di una legislazione favorevole sulle case costruite dalle cooperative edilizie in aree destinate ad edilizia economica e popolare e cioè nelle cosiddette zone PEEP.
Fu in questo modo che alcune centinaia di migliaia di famiglia siciliane - anche alcune centinaia a Partinico - hanno potuto avere il diritto ad una casa di proprietà.
Dunque, si finiva col pagare sul mutuo interessi non più al quattro ma all’otto per cento e questo accadea alla fine del mese di questo recente dicembre per continuare anche dopo e fino alla scadenza del mutuo stesso. Una vera e propria mazzata che si abbatteva su tantissime famiglie alla fine dell’anno quando, come è noto, si attende stipendio e tredicesima per ottemperare ad alcuni impegni con eventuali creditori e fare i conti con i bisogni di una comunità familiare.
Ma mentre la Regione raddoppiava ai cittadini della piccola e piccolissima borghesia gli interessi da pagarsi sui mutui, aggravandone le condizioni economiche ed anche sociali, un insieme di deputati regionali, tutti quelli del PD e tutti quelli del PDL, che in queste come in altre occasioni trovavano una convergenza di vedute, una identità di scopi, una idilliaca unità d’intenti, un feeling compromissorio e perfettamente trasversale, decidevano di dare vita ad una gravissima provocazione e volgarissima iniziativa nei confronti dei loro elettori visto che gli altri Partiti sono sostanzialmente scomparsi dall’ARS: aumentare da 150 a 300 mila euro il plafond per l’acquisto della loro casa sulla quale pagare solamente il 2% di interessi o, addirittura nel caso in cui volessero, anche l’acquisto di locali per le loro segreterie, ottenere sussidi per i funerali in caso di morte. Tutti vantaggi che si aggiungono ad altre agevolazioni contabilizzate in diecimila euro mensili (8 volte il salario di un operaio, 12 volte quello di un ex LSU del nostro Comune, 20 volte la pensione sociale o di un artigiano) che fanno gridare allo scandalo per un Parlamento ad uso e consumo di una casta carica di privilegi e di vergogne che permette di far introitare ogni mese ad un deputato regionale oltre 22 mila euro. Più o meno quanto guadagna in un anno un pubblico dipendente di media categoria.
Così come non si può tacere che mentre molte scuole della città cadono a pezzi, il solito onorevole Antinoro non trova di meglio, piuttosto che finanziare i progetti per restituire funzionalità e sicurezza alle scuole cosa di cui dovrebbe avere competenza, elargisce dal Bilancio dei Beni culturali e della P.I. le solite mancette festive per tentare di dare visibilità ad una Amministrazione comunale che dovrebbe avere il coraggio di dire: “No, grazie perché a noi servono i soldi per le cose serie e non per tricche e ballacche”
All’amico Bartolo Parrino Assessore alla P.I. del nostro Comune consiglierei piuttosto che iscriversi allegramente Facebook con lo scopo di far sapere a tutti che è “amico” di Antonello, di non vantarsi tanto di questa acquisita, recente e interessata amicizia ma di richiamare l’onorevole al suo dovere di Assessore che non amministra le sue personali risorse quanto quelle di tutti i siciliani.
Toti Costanzo