Non si ha alcuna certezza storica anche se abbiamo letto in un antico testo pervenutoci di "riversu quagghiu" che i monteleprini hanno origine con l'insediamento di un gruppo di corsari ottomani e le loro donne rifugiatisi alle pendici di Montedoro causa il naufragio della loro imbarcazione che si frantumava, nella notte dei tempi, sulla scogliera di San Cataldo.
Dice ancora la legenda che risalirono lungo il corso del fiume Nocella e quando arrivarono proprio lì dove oggi sorge la città, ritennero di poter trovare provvisoria dimora e, in attesa della buona stagione, raggiungere nuovamente la costa, ricostruire l'imbarcazione e riprendere il largo. Ma così non fu perchè si innamorarono di quei luoghi coperti di boschi, con acqua e cacciagione in quantità. Restarono e costruirono lì il primo insediamento abitativo. E a riprodursi.
Dunque, i monteleprini possiedono cromosomi rielaborati ed affinati dalle secolari passate scorrerie, carattere fiero frutto di spregiudicate incursioni, assalti, arrembaggi, sconfinamenti, intrusioni. Gli antropologi che volessero approfondire gli studi sull'attuale popolazione, scoprirebbero come elementi somatici caratterizzanti e risalenti a quelle epoche, si possono ancora intravedere in alcuni esemplari esistenti e circolanti: buon aspetto, fiero portamento, inteligenza viva e creativa, vivacità di carattere, immagine facciale similbronzo, eclettici, dinamici, improvvisatori, artisti, ultraintraprendenti.
Ora, si dà il caso che proprio in questi giorni la stampa si sia occupata di personaggi monteleprini e ne abbia esaltato le capacità proprio a dimostrazione che la nostra premessa non é di certo peregrina, improvvisata e meno che mai fasulla. No, non ci riferiamo a Turiddu o Pinuzzu tiggei la notorietà dei quali ha varcato anche i confini nazionali ispirando racconti, cortometraggi, film, piéce teatrali e televisive, romanzi gialli e romanzi rosa, ma di un altro personaggio divenuto molto noto alle recentissime cronache giornalistiche. Proprio oggi il Giornale di Sicilia ne pubblicava la foto. E, infatti, noi vorremo sapere come sia possibile non occuparsi di chi nel giro di qualche anno possa ,dall'essere un illustre sconosciuto sebbene indiscutibile giovanotto fascinoso, loquace ed anche convincente, ricoprire il prestigioso ruolo di Sindaco, cioé 'u megghiu, ma nel contempo avere la capacità di battere il record nazionale assoluto di permanenza in quell'incarico (appena, appena otto mesi) per ritornare, come si suole dire il signor nessuno. Ma ,come l'Araba fenice ,risorgere dalle sue ceneri e diventare prima esperto dell'ex Sindaco Giugio, poi Presidente di un Consiglio di Amministrazione anche se di una società che raccoglie la spazzatura ed accumula debiti e in contemporanea Direttore Generale della Gesip, società partecipata della città di Palermo.
Ora, però, bisogna dire che quegli antipatici (ed anche comunisti) giornalisti de "La Repubblica" hanno tentato in tutti i modi di offuscarne la limpida immagine adornata di baffo e pizzo ( come un pesonaggio di nostra conoscenza) pubblicando, or sono alcuni giorni, un pezzo che così recitava: "la Gesip colabrodo, premia i dipendenti. Perde 500 mila euro al mese ma assegna premi aziendali a 70 dipendenti da 200 a 300 euro al mese. Giacomo Palazzolo Direttore Generale della Gesip la società partecipata di Palazzo delle Aquile ha varato promozioni facendo diventare alcuni addetti al servizio giardini, autisti del Presidente del Consiglio comunale Alberto Campagna e del Presidente della Commissione Bilancio, Salvatore Drago".
Capite? Altro che il buon Gesù che moltiplicava i pani e i pesci! Quà il Nostro Giacomino sparti i picciuli dei contribuenti e come il Mago di Posillipo trasforma, con un abracadabra, i giardinieri in chaffeurs al servizio e per la gioia di alcuni potentucoli, du' Capo, Ballarò, Acqua dei Corsari. Dunque, questi, i fatti schitti, schitti.
Ora va anche detto che i suoi avversari, ad esempio, non si spiegano come il Nostro sparti sacchetti differenziati a Partinico e nel contempo dirige il traffico dei cari estinti presso il cimitero dei Rotoli di cui ha giurisdizione senza tralasciare ,però, una seduta in Tribunale a difesa di quanti ricorrono ai suoi uffici di buon professionista. Un tourbillon di incarichi e di impegni talmente pesanti che abbatterebbero anche la robusta fibra di un cavallo. Mistero della fede.
E, sempre i suoi avversari, sostengono però che la sua fortuna la deve al nome che porta( oltre che ,ovviamente, a Dieguccio inteso l'uomo che ride ): Giacomo. Noi abbiamo chiesto di sapere il perché e ci é stato spiegato che, di norma, i monteleprini portano i tradizionali nomi di Giuseppe, Giovanni, Salvatore, Francesco e così via ,mentre raro é trovare un Giacomo. E, quindi, rappresentando il nome di Giacomo una vera eccezione ,a questi la sorte riserva ruoli di prestigio. Non ci credete? E allora vediamo: un Giacomo Palazzolo fu Sindaco nel 1850, un altro Giacomo Palazzolo lo fu nel 1870, un altro ancora, Giacomo Maniaci durante la Prima Repubblica, nel 1997 lo é stato il Nostro ed oggi lo é Giacomo Tinervia.
Voi pensate che si stia scherzando, che siamo sempre i soliti comunistacci che giochiamo un pò con le vicende, che forziamo i fatti o, addirittura, la storia? Liberi di pensarla come volete. Ma noi siamo certi, anche se non possiamo fornire le prove, che il capo di quei corsari ottomani che sbarcò a S.Cataldo nel profondo dei secoli e che proveniva dai paesi da "Le Mille e una notte" cioé una specie di Paese della Cuccagna (un pò come per alcuni quello di oggi ), si chiamava Phal-al zol Giach-ho-min Ali'Abdullah Azuk .
Sala Rossa
Nessun commento:
Posta un commento