venerdì 2 luglio 2010

L'ASSESSORE BART(zel)LETTA E IL TURISMO A TINCHITE'


Il sosia partinicese dell’on. Gianni Letta (e di cui ci siamo occupati in un precedente post) che per tale ragione oggi viene chiamato, seppur ancora soltanto in ambienti riservati e in maniera sommessa, L’ASSESSORE BART(zel)LETTA, in quel di S. Cataldo fu avvistato su di un “vuzzareddu” (barchetta di piccole dimensioni in uso ai pescatori poveri) da un pescatore di frodo che si accingeva a lanciare una in quelle bombe artigianali conosciute in altra epoca con nomi più fantasiosi e suggestivi quali: “bomba alla ninu pumaroru”,alla giovanni margagliotta” o anche alla “totò tornetta”. La bomba doveva scuotere un pezzo di specchio di mare di quello che fu un porto d’approdo di navi greche e poi romane e nel momento preciso in cui passava da lì un consistente ed innocente branco di àiole.
L’ àiola, come possono confermare gli esperti, è un pesce dalla finissima carne particolarmente appetibile ai tanti saccunara del mare di cui Partinico mantiene numericamente ed anche qualitativamente ancora il record, così come fu per il vino sofisticato o più recentemente per le piantagioni di marijuana che, pare, con l’acqua della diga abbiano uno sviluppo considerevole. Sarà in ragione che in quelle acque scaricano, ancora ad oggi, i liquami di due Comuni di S.Cipirrello e S.Giuseppe Jato e - sono certo che non lo crederete - che sono ancora privi di depuratori costituendo una miscela che i più quotati fertilizzanti che si distribuiscono a Piazza Municipio “si ponnu iri ‘a ‘mmucciari”. Dunque ‘u saccunaru ittico non appena comparve la ieratica figura di Bart(zel)Letta che si stagliava in alto sulla prua svettando verso il cielo con la stessa autorevolezza che fu di Cristoforo Colombo quando avvistò e poi sbarcò sulla terra d’America, si inginocchiò chiedendo perdono per l’atto inconsulto cui stava dando vita. La cosa inorgoglì l’Assessore Bart(zel)Letta non solo per il palese atto di sottomissione del bombarolo (alla faccia di renzuzzu che ne chiede le dimissioni ad ogni pié sospinto e a nome e per conto anche della ormai sparpagliata “tròupe del pizzo”) ma anche per avere constatato, come si suol dire de visu, quale straordinario potere di convincimento abbia l’informazione di don Pinuzzu sulle masse popolari. Per cui bene fa Sal Le Blond, che non distingue una carpa dall’ancidda così come non distingue ciò che è facoltativo da quello, al contrario, che è obbligatorio, non si offende mai anche quando Pinuzzu ci va giù duro non facendogli alcun apparente sconto. Lui, come si suol dire volgarmente, si suca l’ovu e tace mentre, però, non si sottrae al suo sport preferito che è quello della distribuzione a piene mani di incarichi, affidamenti e concessioni di beni comunali agli innumerevoli zuini tanto “chi mi nni futtu ne cà sunnu mei, picchì oggi ci sugniu eu e dumani pensa ddiu”. Per cui Pino è meglio tenerselo buono e non averlo di traverso come fece quello sciagurato dell’infurgiutu Peppone la cui ingloriosa fine resta negli annali della storia locale ad onore di quel detto che dice: “Chi di spada ferisce di spada perisce”. Dunque l’Assessore Bart(zel)Letta da quando è stato nominato in rappresentanza del nostro Comune, indicato quale capofila (ma cumu sunnu foddi alla Regione siciliana?) del Distretto Turistico di cui fanno parte –tanto per avere un’idea - comunità come Terrasini con alcune migliaia di posti letto oltre che una presenza diffusa di punti di ristorazione, B&B, un porto seppur da dividere con Cinisi e da completare oltre che una decina di chilometri di splendida costa e l’Oasi orientata di Capo Rama (per non parlare di Carini o Isola delle Femmine con chilometri di spiaggia pulita e finissima), l’Assessore Bart(zel)Letta - dicevamo- è impazzito letteralmente di gioia. Il primo giorno della nomina incontrò le migliaia di albergatori di Partinico dai quali ricevette l’applauso più lungo ed affettuoso della sua vita e l’impegno ad aprire le porte dei loro villaggi, aziende, casali, caseggiati, bagli et similia alle turbe di turisti che premevano allo svincolo dell’autostrada A29 per arrivare per primi dentro la nostra città citata da tutte le guide turistiche nazionali (compreso Gambero rosso) per la bona acqua, lu bonu pani e lo bonu vinu facendo incazzare don Peppino, Sindaco di Borgetto, al quale fu, così, sottratto lo slogan che apparteneva storicamente di diritto a quella città. Nel secondo, fece ripulire a dovere tutta Partinico, palmo per palmo (si videro, insieme ai nuovi vertici dell’ATO, persino alcuni noti avvocati che girano quotidianamente attorno a piazza Municipio per amore di un incarico i quali si armarono di cati e ramazze) ed eliminare la massa enorme di vergognosi montagne di rifiuti stabilmente soggiornanti nelle periferie. Nel terzo giorno, mentre nostro Signore si riposò, lui imperterrito fu visto insieme ad alcuni zuini suoi oltre che di Sal ('Ntrea si volle sottrarre al compito perché essendo Jhonny ancora in viaggio, e dunque irraggiungibile, non aveva avuto disposizioni in merito), rimuovere la massa di materiale marmoreo occupato abusivamente in quel della terza zona PEEP, dare la caccia ad una mandria di topi che saltellava impunemente nella zona di S. Caterina, esibendo anche alcuni cartelli con la scritta: ”Alla faccia dell’Assessore Barbici”. Nel quarto, nel quinto e nel sesto si restaurarono in ordine: le case Bellaroto, il rudere di via Montelepre divenuto, dall’oggi al domani, zona di sosta per autobus di linee pubbliche e private, sorgere come d’incanto la piscina intercomunale, trasformato in Museo il primo mulino, in scuola l’ex mulino Soresi, rinascere i Borghi Parrini e Parrinelli nonché la città di Valguarnera, sorgere dal nulla i Parchi della Collina Cesarò e dell’invaso Poma, mentre finalmente si ripulivano le ville ed i giardini assicurando quotidiana custodia e manutenzione e, cosa assai importante, scompariva la distilleria e al suo posto nasceva un complesso turistico-alberghiero (da fare invidia a quello dù zzù Linu Iemi, ’u zzù Mimmuzzu et los indios tabarajos che dovrà nascere - ma quannu direbbe don Pinuzzu tiggei - in contrada Margi) a due passi dalle FF, dal mare di S.Cataldo e prima Ciammarita, dall’Autostrada del Sole e, soprattutto, da Punta Raisi mentre con l’ausilio di don Vincenzino, don Vincenzone e, soprattutto, don Vituzzu che alla Provincia contano quanto noi comunisti contiamo nel Parlamento nazionale e di Sicilia, in quattro e quattr’otto fu sistemata tutta la viabilità interna ed esterna, il mercato ortofrutticolo, restaurato il centro storico, affisso alla Cantina Borbonica un ampio cartello illuminato, tipo Las Vegas, con la scritta “Quà si fa da mangiare”, fatto funzionare il semaforo in via Benevento, assicurata l’acqua nelle abitazioni e nelle campagne H24. E l’Assessore stanco ma sazio mai come Catarina ‘ntruscia, si fermò lì in quanto arrivò il settimo giorno, che poi sarebbe la Domenica. E la Domenica, si sa, non si lavora. Ma lui no, continuò a perlustrare il tratto di mare che va da Alcamo Marina ad Isola. E fu durante questo tragitto sul vuzzareddu datogli in prestito dall'avvocato Pinuzzuo Sindaco di Trappeto che intercettò il saccunaro del mare così come da noi descritto all’inizio di questa storia alla quale voi, sicuramente, essendo miscredenti, non crederete.

SALA ROSSA

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