Antonello,siciliano e riformista, è un sanguigno.Figurati se uno come lui si fa prostrare dalle critiche, anche
quelle feroci ed irriverenti,cui è sempre sottoposto un uomo di potere.E lui di
potere,si’ che se ne intende.Pensa tu se uno che è stato capace di respingere per
tanto tempo ( ora la pace è fatta e rien ne va plus) il microfono irriverente
che gli veniva porto tutte le volte che veniva a Partinico da un tizio che
lo dileggiava senza una apparente
ragione e che lui sdegnosamente rifiutava,poteva manifestare preoccupazione
davanti ad un avviso di garanzia inviatogli da qualche magistrato buontempone
di Palermo che non avendo alcunché da fare ha inteso infilarsi,come diciamo dalle nostre parti,‘nta coppula ru' patreternu!E lui,un padreterno della politica,è
sempre stato avendo da sempre vissuto di quella e verso la quale fin da piccolo ha
sempre manifestato attitudine eccellente.Perché in politica o sei “mastru” ( e lui mastru lo è )oppure devi scegliere il ruolo di
subalterno.Agli amici piu’ fidati ebbe a dire che da questa storia (dell'avviso di garanzia)sarebbe
uscito limpido come l’acqua che sgorga dalle sorgenti di Romitello.
Dunque
ad Antony arriva un avviso di garanzia perché,pare,da capogruppo avrebbe
gestito con sufficiente allegria la sardella
che la Regione
siciliana eroga a piene mani (in altre occasioni avremmo detto qualche altra
irriverente cosa) alle casse di Partiti o gruppi parlamentari che a Palazzo Reale
si compongono,scompongono e ricompongono sempre per nobili ragioni tra cui quel
“pi’ mmia chi cc'é “il cui suono come
è noto,da un po’ di anni,si sente sempre piu’ spesso diffuso lungo i
corridoi del nostro Palazzo municipale.Un Palazzo all’interno del quale ha
preso stabile dimora uno degli ultimi discepoli di Antony,quel tale Imprenditore (nel
senso che non si fà facilmente prendere e quando lo prende qualcuno come è
stato con i vari Toto’ ,Antonelli e via dicendo
lo è sempre per poco perché lui sfugge come le anguille che don
Ciccio Margagliotta tentava di catturare alla foce del Nocella quando questo
era ancora un fiume e non certo una latrina,spargendo attassu a piene mani) che dall’oggi al domani ha visto cambiare la
sua condizione da cosi’ a cosi’ .
Antony ,siciliano e riformista,dice che lui non ha mai sprecato una lira del Gruppo parlamentare,che i
regali di nozze alle dipendenti del Gruppo sono stati comprati con i soldi
personali dei deputati,che acqua e caffè li ha sempre pagati con i suoi
soldi.E noi ci crediamo perché ,conoscendolo,sappiamo della sua generosità.Certo
se lo avessero accusato di avere usato i fondi per acquistare vagonate di pane e panelle,cazzilli,
pizzette,rascature,sfioncionelli e arancine con e senza carne di cui è notoriamente assai ghiotto e che
rappresentano una sua comprensibile quanto giustificata debolezza,forse qualche
dubbio l’avremmo avuto anche noi.Ma cosi’ non è e siamo certi che ne verrà
fuori perché “bello tu sei qual sole ,bianco
piu’ della luna e le stelle …..”
Antony,siciliano,riformista e già comunista pentito, uomo di potere lo è sempre stato e per essere tale ha sempre dovuto fiutare,prima di altri,l’aria che tira.Tu dici:ma anche quando era
comunista?Anche quando.Ma se i comunisti hanno sempre detto che loro potere non
ne hanno mai gestito?E allora bisogna distinguere intanto tra comunista e comunista e poi tra chi non vede oltre il
proprio naso e chi,al contrario vede la dove altri non vedono.Ed Antony,fin
da giovanissimo,ha visto sempre davanti a se’ prima e piu’ di altri.
Riflettevo
su questo proprio domenica scorsa durante la presentazione nei locali della
nostra biblioteca intitolata a Toto’ Barra,di un libro "Da Ciancimino a Orlando"scritto e presentato da Gabriello
Montemagno ,uno dei tanti eccellenti giornalisti che ebbero a lavorare ne L’ORA giornale comunista che lottò la mafia con
determinazione e con i suoi articolo formò schiere di democratici ed uomini di
sinistra.Montemagno nel libro racconta la vicenda conosciuta come “la
Primavera di
Palermo “ che dopo le stragi di mafia e l’uccisione di magistrati,poliziotti,uomini
politici come Mattarella e Pio La
Torre e sull’onda della rabbia e del disgusto dei palermitani
onesti contro la mafia e la malapolitica di una parte consistente della DC,vide
nel 1985 diventare sindaco della città Leoluca Orlando prima col sostegno del
pentapartito e, poi, dopo la crisi che vide fuori socialisti,repubblicani e
liberali con suo vice il magistrato Aldo Rizzo eletto consigliere comunale
nella lista del PCI quale indipendente di sinistra.Quella Giunta, però, non ebbe il sostegno organbico del PCI.Tuttavia quella Giunta per sostenersi,continuare ad operare,essere
forte ed autorevole aveva la necessità della presenza organica dei consiglieri
comunali del PCI palermitano.Si trattava di una vera rivoluzione,un fatto
storico,e per decidere il Comitato Federale del PCI e soprattutto la sua
Direzione di cui ero componente,furono chiamati ad una comprensibile discussione infinita e
lacerante.Alla fine gli organismi dovettero votare ed ovviamente chi come me
aborriva l’idea di una Giunta con la
DC dove ancora presenti e determinanti erano i cianciminiani e
i seguaci dell’on. Salvo Lima,voto’
contro quella soluzione.Ammetto: non avevo visto oltre il mio naso mentre a
vedere bene “al di là del ponte” come dicono i romani chi fu?Ma
ovvio,lui Antony occhio di lince,con spiccato senso del potere che non solo comprese
e voto’ e fece votare a favore della Giunta con la
DC di Ciancimino,Gioia,Lima (che durò ovviamente lo spazio di
un mattino) ma non passo’ tempo che di Orlando,rieletto sindaco nel 1993 e poi
nel 1997,ne divento’ uno degli assessori.Inizia da li’ e senza soluzione di
continuità,cioè fino ai nostri giorni ,la splendida carriera istituzionale di Antony che
con l’antica dicci’ presente ora nel PD,governa felicemente e in un clima di
assoluta rilassatezza.E perché non ci siano dubbi sulla sua evoluzione,appunto nella continuità,basta leggere quanto scritto da un ex consigliere comunale comunista dell’epoca,oltre che ex
Segretario provinciale del PCI ed oggi Presidente della Lega delle
cooperative.In questo volume di
oltre 500 pagine si raccontano anche questi fatti.Il titolo é abbastanza suggestivo ed anche indicativo oltre che appropriato:“Quando
eravamo comunisti”.Ovviamente nello scrivere l'autore anche lui un ex non poteva non pensare al
Nostro mecenate ,uno dei padri dell'attuale Regione siciliana e sostenitore ,a giorni alterni, di tal Saro Trombetta del quale il nostro Imprenditore si era fatto in precedenza adottare e nominato suo padrino.Durò poco,ma durò.E come si suole dire finu 'a quannu dura é furtuna!
Toti
Costanzo
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