Ieri sera non potevo non pensare a Turiddu Termine e non solo perché oggi con una pubblica cerimonia gli veniva intitolata una via della città a riconoscimento della sua straordinaria figura di sindacalista e comunista.
Foto di alcuni lavoratori della Camera del Lavoro di Partinico |
E pensavo a Turiddu perché dai compagni di quella generazione, sopratutto da Nino Cinquemani "u russu", avevo appreso tra le tante battaglie quella memorabile che condusse anche da consigliere comunale comunista perché il servizio della raccolta dei rifiuti solidi urbani venisse trasferito alle competenze del Comune. Quel processo portò alla costituzione di un forte nucleo di lavoratori all'interno del Comune che furono comunisti e sostenitori della CGIL per tanti anni rappresentando un baluardo contro lo strapotere della DC. E mi stupivo, ma capivo le ragioni per cui quando alcuni di questi “spazzini” parlavano con me di Turiddu, ne parlavano con le lacrime agli occhi. Turiddu si crucciava del fatto che era reso fisicamente quasi impotente a continuare a difendere gli interessi dei lavoratori che furono sempre al centro di tutta la sua esistenza.
Termine fu un sindacalista che pose al centro del dibattito politico, subito dopo la fine della guerra, la vita, gli interessi, le condizioni dei lavoratori soprattutto della terra, da sempre indifesi e alla mercé dei padroni e padroncini locali che li usavano a loro piacimento per i lavori più umili ed anche i più degradati a volte compensati neppure con un “grazie”. Schiavi, subordinati, bestie da sfruttare e nulla più.
E Turiddu, di costoro, fu “il difensore" per antonomasia.
Umile con gli umili ma forte, determinato, inflessibile con quanti, prepotenti, condizionavano la vita di uomini e donne che disponevano soltanto delle loro mani da cui trarre sostentamento. Costruttore di futuro per tante famiglie di “banditi” come Danilo definì coloro i quali non possedevano null’altro se non la loro vita fatta di stenti, miserie e malattie e che lui descrisse in quella sua memorabile pubblicazione, “Banditi a Partinico”, un libro che fu per tantissimi anni introvabile ma recentemente ristampato a cura di Amico Dolci.
E Turiddu Termine fu protagonista, insieme a Danilo ed altri compagni dirigenti comunisti, a braccianti e manovali di quella stupenda pagina, "lo sciopero alla rovescia" del 2 febbraio del 1956, che loro scrissero e rimasta viva nella memoria di questa nostra città, che li vide arrestati e processati solo perché volevano difendere l’articolo 4 della Costituzione e cioè al diritto al lavoro per tutti gli uomini.
E penvavo a Turiddu colpito duramente quale dirigente sindacale per il massacro dei compagni dentro la Camera del Lavoro in quel 22 giugno del 1947, massacrati solo perché comunisti e dai banditi in combutta con la mafia locale.
Ma Turiddu Termine fu anche protagonista di grandi manifestazioni popolari contro le tasse e per la costruzione della diga sul fiume Jato. Dunque una personalità speciale, un uomo di altri tempi, un uomo semplice ma carico di determinazione e carisma rimanendo, per questo, nei cuori della gente umile.
Oggi il Sindaco Lo Biundo ha fatto un discorso ricordando ciò che era stato Turiddu Termine nella storia della città. Disse, tra le altre cose, che Turiddu era un uomo che sapeva conciliare le forze opposte e differenti dal punto di vista politico quando si trattava del bene della città. E disse anche che oggi le condizioni gravi della vita del nostro Paese richiederebbero unità e non divisioni. Giusto e condividiamo.
Solo che, quando il nostro Partito chiede di sapere, NON OTTIENE RISPOSTE.
NE', DURANTE QUESTI OLTRE TRE ANNI DELL'AMMINISTRAZIONE LO BIUNDO, I COMUNISTI DI PARTINICO SONO STATI MAI CONVOCATI, INVITATI, INTERPELLATI CONSULTATI SUI PROBLEMI DELLA NOSTRA CITTA'.
Dunque il confronto che Turiddu Temine cercava sempre, anche in ragione del suo ruolo di sindacalisti avvezzo alla ricerca delle soluzioni, era il metodo che riusciva, a volte, a risolvere i problemi e si chiamava come si chiama ancora oggi IL METODO DELLA DEMOCRAZIA e non certo dell'autoritarismo e dell'arroganza del potere.
Solo che, quando il nostro Partito chiede di sapere, NON OTTIENE RISPOSTE.
NE', DURANTE QUESTI OLTRE TRE ANNI DELL'AMMINISTRAZIONE LO BIUNDO, I COMUNISTI DI PARTINICO SONO STATI MAI CONVOCATI, INVITATI, INTERPELLATI CONSULTATI SUI PROBLEMI DELLA NOSTRA CITTA'.
Dunque il confronto che Turiddu Temine cercava sempre, anche in ragione del suo ruolo di sindacalisti avvezzo alla ricerca delle soluzioni, era il metodo che riusciva, a volte, a risolvere i problemi e si chiamava come si chiama ancora oggi IL METODO DELLA DEMOCRAZIA e non certo dell'autoritarismo e dell'arroganza del potere.
Toti Costanzo
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