giovedì 12 giugno 2008

"VROCCULI, CAVULICEDDI, FAVE E FASOLA "

Abbiamo incontrato la "gente", entrato nelle loro case, discusso con loro, raccolto la sfiducia nelle istituzioni, nella "politica", nei sindaci che non hanno mantenuto gli impegni assunti nelle campagne elettorali, nelle pensioni che non bastano nemmeno per pagare le esose bollette per un servizio idrico insufficiente ed inefficiente. E abbiamo constatato che un pezzo notevole della Partinico urbanistica costruita dal '600 in poi é in stato di abbandono, con le dimore vuote ma una volta popolate da uomini, donne e una miriade di bambini che si adattavano a vivere con poco e che, da adulti, fuggivano per sfuggire alla miseria dei loro padri, con una agricoltura che riusciva a sostentare appena appena le famiglie dei braccianti agricoli ("vrocculi, cavuliceddi, fave e fasola" e il pane fatto in casa), con una classe di "burgisi" che, seppur non viveva nell'oro, tuttavia manifestava un minimo di opulenza che ingrassava anche una Chiesa arretrata, conservatrice, anticomunista i cui guasti culturali sono ancora AD OGGI sotto gli occhi di tutti.
C'erano a Partinico come altrove, ancor dopo la prima guerra mondiale, le "classi" sociali, cioé la distinzione, la differenziazione. E tu ti orientavi, riuscivi a sapere da che parte stare e sceglievi quelli della tua classe, della tua storia, dell'apparteneza. E con loro lottavi: alla trazzera vecchia, per costruire la diga ( "amu 'a fari un catu pi' mettici l'acqua" diceva 'u zu' Sariddu Turdu a Danilo Dolci) fare, cioé, un invaso dove imbrigliare l'acqua dello Jato e distribuirla ai contadini per qualificare le colture, aumentare il prodotto e dunque la ricchezza. E dobbiamo fare la "scuola" perché la cultura é arma di liberazione.
Certo nessuno, allora, pensava ai carrozzoni elettorali come i Consorzi di bonifica, né ai Cuffaro e meno che mai ai Sucato nuovi ascari della politica siciliana, cavalier serventi di una classe che la Sicilia l'ha svenduta ed oggi continua a svenderla mascerandosi dietro un autonomismo di sola facciata che manifesta una incredibile capacità di adattarsi a nuove situazione per perpetuare vecchi e conosciuti schemi di potere. Oggi non c'é neppure questo, cioé la "distinzione": c'é una massa enorme di cittadini e di cittadine che vivono di pensioni, "accompagnamenti", lavoro nero, edilizia di "sgarro", di modestissima agricoltura seppur con qualche "eccellenza" nel settore vitivinicolo: i Cusumano, i Cossentino, i Tola.
E poi un esercito di "impiegati" ammanigliati, quasi totalmente e SEMPRE, con "il potere" di turno: alla Regione, alla Provincia, nelle ASL, nelle scuole, nelle cooperative ed associazioni anche quelle "fasulle" costruite, per lo più, da negrieri che lucrano sui bisogni di tanti e che si diffondono nel tessuto sociale con la stessa velocità delle metastasi. E poi i circa mille artigiani che non nuotano, di certo nell'oro, ma che non ti rilasciano quasi mai una fattura. Ed il commercio (non quello piccolissimo ed abusivo necessariamente tollerato) ma quello "in grande" con i nuovi padroncini a 600 euro al mese e quello in piccolo fatto di centinaia di esercizi che, aperta la Policentro cosi' come é stata congegnata, al 50% chiuderanno battenti e i titolari saranno sbattuti sulla strada. E poi la mafia con i suoi traffici, vecchi e nuovi, con le sue schiere di giovani impregnati di "mafiosità" che si manifestano all'occasione e che hanno scoperto "la politica" come status di cui giovarsi e vantarsi col "ci sono pure io!" E costoro vengono ricercati, coccolati, usati. Si, questo é un pezzo della Partinico che in questi giorni abbiamo rivisitato: una Partinico confusa, incapace di distiguere ed orientarsi (in questo vi é anche una nostra forte debolezza organizzativa e dunque responsabilità politica) con i sindacati ridotti a gestire il quotidiano senza più un forte orientamento politico e una forte capacità di costruire "vertenze". E quando la vertenza la aprono non sempre vengono percepiti come " credibili".
Una Partinico dove sempre più scopri famiglie che hanno riaperto i loro forni per fare pane e paste che costa, ogni giono, un occhio della testa, con rumene e polacche che sostengono i nostri vecchi a 500 euro al mese, con un mondo, quello dell'immigrazione, che VOLUTAMENTE facciamo finta di non conoscere lasciandolo vivere nelle topaie affittate a sangue di papa ma che, per fortuna, una "certa" Chiesa ben conosce e sostiene per quel che può .
Una Partinico, la nostra, che andrà al voto mettendo dentro l'urna la speranza che DOMANI POTREBBE ESSERE UN ALTRO GIORNO. OVVIAMENTE DIVERSO DA QUELLO PRECEDENTE .
Toti Costanzo

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