martedì 1 dicembre 2009

VUSCAPANI E NULLA PIU'

Quando la mattina di Domenica 29 ricevetti una telefonata che mi informava come la CGIL di Partinico , dopo la sua adesione richiesta ma non certamente estorta , non avrebbe più partecipato insieme alla UIL e all’Associazione dei commercianti “CSC” di Gaspare Di Pasquale ,al comizio che avremmo tenuto il pomeriggio a Piazza Duomo a sostegno delle migliaia di famiglie di disoccupati, sottoccupati, pensionati,piccoli esercenti che avevano ancora una volta ricevuto esose fatture da pagare quale tassa per i rifiuti solidi urbani, non mi preoccupai più di tanto .Intimamente quella telefonata sapevo ,per ragioni che non stò a spiegare, che prima o poi molto probabilmente sarebbe arrivata . Avevo soltanto sbagliato il giorno ed anche l’ora .Chiesi soltanto al mio gentile quanto imbarazzato interlocutore-informatore ,le ragioni e ne ebbi quale risposta “che la segretaria locale ,o chi per lei,aveva telefonato al segretario provinciale perché intervenisse per impedire che la CGIL di Partinico partecipasse ad una iniziativa pubblica con Rifondazione Comunista “.La segretaria della CGIL era, ovviamente, la stessa persona che qualche pomeriggio prima (non ricordo se Giovedi’ o Venerdi’) aveva presenziato all’incontro in preparazione della iniziativa e senza manifestare né dissenso né preoccupazione. Anzi.

Le cose poi andarono come sappiamo .Domenica l’inclemenza del tempo non ci consenti’ di comiziare in Piazza ,ma Lunedi’ ci si incontrò nei locali del Palazzo dei Carmelitani ed insieme a Piero Caleca della UIL e Gaspare Di Pasquale della CSC, insieme a lavoratori e pensionati ragionammo decidendo, alla fine, di costituire un Comitato a difesa dei contribuenti dando vita a processi di informazione e di iniziative a sostegno delle fasce deboli della nostra popolazione . Tuttavia quella sera non ho potuto non pensare al compagno Turiddu Termini.

E pensavo a Turiddu perché dai compagni della sua generazione avevo appreso , tra le tante battaglie, quella memorabile che condusse anche da Consigliere comunale comunista perché i lavoratori di una ditta privata che aveva l’appalto della pulizia della città ,venissero inseriti negli organici del nostro Comune diventando, di fatto, "impiegati "e dunque con un contratto di lavoro a tempo indeterminato. E mi stupivo ,ma capivo le ragioni per cui quando alcuni di questi “spazzini” parlavano con me di Turiddu , ne parlavano con le lacrime agli occhi.

Conobbi Turiddu Termini, glorioso fondatore della Camera del Lavoro di Partinico e prestigioso dirigente comunista , quando oramai la malattia lo aveva fortemente menomato e reso quasi impotente a continuare a difendere gli interessi dei lavoratori che furono sempre al centro di tutta la sua esistenza. E Turiddu Termini fu un sindacalista che pose al centro del dibattito politico ,subito dopo la fine della guerra, la vita, gli interessi, le condizioni dei lavoratori soprattutto della terra, da sempre indifesi e alla mercé dei padroni e padroncini locali che li usavano a loro piacimento per i lavori più umili ed anche i più degradati a volte compensati neppure con un “grazie”. Schiavi, subordinati, bestie da sfruttare e nulla più .E Turiddu, di costoro, fu “il difensore “ per antonomasia. Umile con gli umili ma forte, determinato, inflessibile con quanti, prepotenti, condizionavano la vita di uomini e donne che disponevano soltanto delle loro mani da cui trarre sostentamento .Costruttore di futuro per tante famiglie di “banditi” come Danilo defini’coloro i quali non possedevano null’altro se non la loro vita fatta di stenti, miserie e malattie e che lui descrisse in quella sua memorabile pubblicazione, “Banditi a Partinico”, un lavoro che fu per tantissimi anni introvabile ma che ,a quanto ho recentemente appreso ,pare che sia stato proprio in questi giorni ristampato a cura di Amico Dolci. E Turiddu Termini fu protagonista ,insieme a Danilo ed altri compagni dirigenti comunisti, a braccianti e manovali di quella stupenda pagina ,lo sciopero alla rovescia del 2 febbraio del 1956, che loro scrissero e rimasta viva nella memoria di questa nostra città. Una città che li vide arrestati e processati solo perché difendevano l’articolo 1 della Costituzione e cioè al diritto al lavoro per tutti gli uomini.

Con la morte di Turiddu chi raccolse quella pesante eredità ,e cioè di sostituirlo alla direzione della Camera del Lavoro, non sempre è stato all’altezza di quel compito. D’altronde era inevitabile che nel processo storico e nella evoluzione dei tempi la Camera del Lavoro divenisse sempre più strumento di potere ,a volte anche miserabilmente clientilare ,e sempre meno tutore e difensore dei lavoratori. Qualcuno sostiene- ma io non ne sono convinto- che è l’evoluzione della società, la sua trasformazione, la modificazione di interessi e bisogni, la perdita dei “valori” che fa diventare un pezzo di storia soltanto un ricordo e niente più. Non sono d’accordo ma sarebbe lungo in questa occasione discuterne .

Cosa è rimasto ,oggi, di quel che fu costruito allora con sudore e con tanto sangue ?Penso,e non credo di sbagliarmi , che sia rimasto ben poco. Personaggi sbiaditi a volte circuitano nel sistema dirigenziale e si potrebbero definire più che dirigenti- cioè elementi che sanno pensare, elaborare ed agire -soltanto “impiegati del sindacato” , a volte neppure dignitosi, a volte soltanto dei prestatori d’opera. E a volte neppure questo .Dunque non più animatori ,non più elementi attivi, propulsori ,dinamici , carichi di fede e di conoscenza ,presenti nella società pronti ad agitare , a difendere ,a sostenere cioè in una parola ad essere “rivoluzionari”.Al più ,se fosse ancora con noi il compagno Cola ,li definirebbe ( ed io condivido) con tanto disprezzo ,solo e soltanto dei miseri “VUSCAPANI” e nulla più .

Toti Costanzo

1 commento:

Giulio ha detto...

Il Governo, nella nuova finanziaria, ha già approvato una nuova norma : Meno consiglieri comunali. Il loro numero è ridotto del 20%. Viene anche stabilito che il numero massimo degli assessori comunali deve essere pari a un quarto di quello dei consiglieri, e il numero massimo degli assessori provinciali è determinato in misura pari ad un quinto del numero dei consiglieri provinciali.
Ma in Sicilia una norma simile è già legge e sarà attuata al momento del rinnovo dei consigli comunali.