domenica 28 marzo 2010

NOI " I PARTINICESI" LORO " I PARTINICOTI"




Domani il Consiglio comunale di Partinico dovrà affrontare la discussione sul Regolamento di gestione della Cantina Borbonica. Una questione assai delicata dal punto di vista non solo politico ma soprattutto culturale e la votazione finale ci dirà “dove è arrivata la nostra città” e dove la vorrà, eventualmente, ancora portare una sua parte politica oggi rappresentata dall’attuale Sindaco e dall’insieme dei suoi sodali . Noi non ci facciamo illusioni sebbene sappiamo che non sono pochi i consiglieri che intendono opporsi a questo processo per tentare, dicendo no ad alcune parti di questo Regolamento, di fermare una deriva culturale ed anche sociale che è stata crudamente rappresentata dal recente e noto articolo del Corriere della Sera a firma dei giornalisti Stella e Rizzo. Una deriva , con riferimento al regolamento della Cantina, cui ci siamo subito opposti (era il mese di Luglio dello scorso anno) costruendo un Comitato con personalità di prestigio della nostra città con il solo, legittimo scopo di difendere non solo l’identità della Real Cantina ma soprattutto la dignità e la storia migliore di una comunità che nella sua parte più ragionevole è sconvolta dall’idea che quel bene possa essere snaturato, diventare anche bivacco oltre che ,come per tante altre cose,oggetto di scambio. Ciò che lascia sconcertati è non certo il ruolo di Lo Biundo e compagnia la cui storia politica e culturale é nota( una storia nata e cresciuta in un quartiere che ha dato anche vita alla mafia sanguinaria dei Vitale e ad una manovalanza interessata ai processi politici da cui trarre vantaggio) ma l’avere constatato come l‘assessore Parrino -il quale “dovrebbe” a suo dire avere una storia assai diversa da Lo Biundo e da tanti altri suoi colleghi consiglieri e amministratori - piuttosto che fare da freno ed essere elemento di compensazione,di equilibrio ha scelto ,per ragioni di sola opportunità ,di passare alla storia di questa città nel ruolo di affossatore di un progetto politico-culturale che parti’ dagli anni ’70 col Centro studi e ricerche per arrivare fino a Gigia Cannizzo che da Sindaco quel bene salvò dall’ignominia dell’abbandono e del degrado. E rileggendo un volumetto pubblicato nel 1932 dal dott. Michele Gulino dal titolo “Partinico e la rivoluzione dell’800 “ pensavo come nel nostro passato ci siano stati i Borboni che costruirono la Cantina ma anche quelli che sconfitti a Calatafimi passarono il 16 maggio del 1860 per la città distruggendo e saccheggiando.E poi,però, vi furono alcuni partinicesi veri rivoluzionari quali l’abate Vito Ragona , Ercole Scalia ,i fratelli Giani’ tanto per citarne alcuni, che parteciparono ai moti rivoluzionari lottando da patrioti contro gli stessi Borboni . Ma insieme ai rivoluzionari ,nel contempo, ci furono alcuni “partinicoti” che si distinsero per ferocia e crudeltà uccidendo,squartando e bruciando i corpi di quei soldati borbonici che ebbero, quel giorno, la ventura di finire nelle loro mani durante la ritirata a Palermo. Penso,parafrasando, che tanti di noi oggi difendono la Cantina e svolgono ,sicuramente, un’azione culturale rivoluzionaria alla stregua del partinicese abate Ragona e degli altri patrioti mentre altri partinicoti ,quali Lo Biundo, Parrino e compagnia usano nella gestione della cosa pubblica la stessa figurativa “ferocia” di quegli altri borboni e di quegli altri nostri concittadini che della vita umana ebbero quella raccapricciante considerazione tramandata a noi dalla storia.
Oggi il “potere” non uccide più ma “scambia” , non violenta più ma “condiziona le coscienze “ , non insegue ma “convince” , non usa più l’arma della cultura quale elemento di elevazione ma la immiserisce con la distribuzione di prebende e promesse in un vortice quotidiano che si conclude la sera accendendo fuochi e danzando macabramente attorno al cadavere della nostra Partinico come fecero quei partinicoti nostri antenati. E ogni giorno Lo Biundo e i suoi “squartano” pezzi di città, ne barattano parti con altri poteri ,costruiscono schiere di questuanti,godono del loro status non rendendosi conto della lenta ma inesorabile agonia cui hanno portato la città convinti che, raschiare ancora si può . Dove è arrivata la nostra città e dove potrà ancora arrivare? Lo vedremo anche domani sera quando in Consiglio i partinicesi si confronteranno con i partinicoti .
Toti Costanzo

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