L’appuntamento era per le 3 del mattino. “L’operazione” doveva avere luogo con ancora il buio fitto. Ci si doveva trovare sul molo ovest del porto di Trappeto. Lì, una barca di consistenti dimensioni, tipo un mezzo peschereccio, avrebbe prelevato i convenuti e a grande velocità trasportato la carovana all’altezza del “Mulinazzo” cioè quella maestosa torre in disuso e da sempre abbandonata che si sporge sul mare all’altezza dell’aeroporto di Punta Rais. Il fondale, in quella zona, supera i duecento metri e dunque ottimo per le necessità del caso. Ed è in quell’area che i totani possono essere pescati in abbondanza e senza grande difficoltà. Bart arrivò per primo presentandosi vestito alla James Bond avendo affittato per l’occasione e visto ben sette volte il film “Operazione Tuono”: tuta nera aderentissima da sub con fucile, pinne ed occhiali come nella canzone di Edoardo Vianello che ballammo nelle calde e lunghe estati della nostra giovinezza . Kate vestiva come la protagonista di un libro di ricordi della compianta senatrice Susanna Agnelli dal titolo “Vestivamo alla marinara”:gonnello sottoginocchio di colore bianco candido , corpettino aderente con un filo di azzurro che girava lungo le sottomaniche e con rotondo cappellino dello stesso colore poggiato sulla massa dei riccioli corvini insieme al penzolante “giummiddu” .Le scarpette erano rigorosamente di lucida pelle nera accompagnate da lunghi calzini bianchi di fresco e puro cotone . Jonny aveva preso in prestito ,da un camerata del gruppo dei manutentori che la conservava come un cimelio, tutta la divisa di balilla del nonno con la variante che al posto del fez aveva trovato un cappelluccio da marines e al posto degli stivali due grossi anfibi di proprietà di un giovane che aveva prestato servizio militare nei parà e che li custodiva gelosamente. Li dava in consegna soltanto a lui,l’Assessore, perché Jonny non mancava occasione di sperticarsi nell’esplicitare le meraviglie di cui erano capaci quei dipendenti comunali nel recuperare qualche buca ,ovviare alle continue inadempienze di Nardo e soprattutto risistemare i balati di l’ottu cannola a gratis . Dovettero attendere qualche minuto ed anche Sal arrivò trafelato ma anticipato dal suono melodioso della voce di Mina che cantava :” Sei l’uomo per me, fatto apposta per me..” canzone scelta quale sua sigla di presentazione ritenendo,ormai, convinto d’essere un divo . Un divo della politica locale . Lui era davvero uno splendore: bianchi pantaloni attillati e allacciati sotto ginocchio a mò dei gondolieri veneziani. Giubotto aderente a stelle e strisce come quello che portava il Presidente Clinton quando soleva giustificare una plausibile distrazione al suo duro e faticoso lavoro politico-amministrativo( sic!). Sotto, una maglietta color carne che conteneva a malapena un torace con pettorali che esplodevano da ogni lato .Per copricapo una simil cuffia con paraorecchi onde evitare l’umidità della notte ma che lasciava libero un pezzo di ciuffo ribelle che non ne voleva sapere di nascondersi .Roba che messa di fronte l’immagine dimessa di Giugio in Eritrea in quella famosa estate ,quando insieme a Vincenzino Liolà presentandosi con torace smiciaciatu e pantaloncino alla coloniale dopo essersi bagnato in quelle acque tropicale e poi danzato con i beduini alla luce di una pallida luna e al ritmo dei tamburi africani , lo faceva apparire un dio e Giugio un misero mollusco .Ditelo voi se dopo un Sindaco-Mollusco e poi un Sindaco-Naccalone non c’era la impellente ed improrogabile necessità di un Sindaco-Adone? Il motore della barca cominciò a girare prima lentamente e poi sempre più veloce e rumoroso. ‘U zzu Caliddu che era alla guida del semicabinato casalingo per non dare nell’occhio lanciò l’avvertimento “ ‘A stamu varannuuuu !”. Sal ,sulla tolda,guardò con nervosismo l’orologio. Dov’era finito Nardo? Non si era rimasti che aveva lui il compito di sganciare la cima quando il suo cronometro avrebbe segnato le tre e cinque in punto ? Ora, si unu ‘u ecca fora chi fà, è tintu ? Ma si senti’ una voce che da lontano fendeva il buio: “Cca sugnu!”. Un sospiro di sollievo sollevò le ansiose gabbie toraciche della ciurma .”Arrivo”- disse- ma non era Nardo. Era Ntrea . Ntrea ? Ma chi l’aveva invitato? Da chi l’aveva saputo? Sempri nt’o menzu comu cicireddu .Sicuramente , pensò Sal, l’avrà saputo da qualche panza lenta .E ora come facciamo a giustificarci davanti a quanti non erano stati invitati perché l’iniziativa doveva assolutamente restare Top Secret?. Sal diede il via allo zio Caliddu che accelerò . Ntrea tentando di saltare dal molo sulla barca , fini’ miseramente in acqua al disperato grido: “Aiuto, muoio. Un sacciu natari”. Una fiocina provvidenziale agganciò il suo giubotto e per quella notte fu condotto ‘a strascinu dal molo o Mulinazzu e poi ritorno. Quando scesero sottocoperta furono apostrofati con forte ‘ncazzu da Antonellino Bruxelles che aspettava con ansia la partenza ingiustificatamente ritardata . A parte tutto il bordello che si stava facendo quando al contrario doveva avvenire nel silenzio e nel mistero più assoluto. Quella notte ,infatti, inaugurava le notturne lezioni di cui Antonellino aveva necessità per evitare di fare ‘un trunzu di malafiura nel Parlamento europeo dove era stato inserito nella Commissione Pesca .”La prima e l’ultima lezione con voi ” - disse costernato . “Con un’armata come la vostra questa notte, al massimo, altro che totani,potremo pescare soltanto anciddi . Ed io, domani, di che vado a discutere in Commissione a Strasburgo?”
Sala Rossa
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