E’ RISAPUTO CHE che i Movimenti giovanili collegati ai Partiti (almeno quelli che, come si suole dire, bene o male operano sul territorio) hanno sempre mantenuto, o dovrebbero mantenere, rispetto al Partito di appartenenza una certa autonomia di iniziativa ed anche di giudizio. Così, ad esempio, é per i Giovani Comunisti/e di Rifondazione. Questa autonomia rappresenta, in linea generale, il riconoscimento al mondo giovanile di manifestare, molto spesso, un’idea diversa che bisognerebbe avere della “Politica” nel senso di evitare l’impaludamento, i meccanismi della compromissione, il dire e non dire dei “grandi” e, dunque, avere capacità di giudizio forte e determinato.
Ora se questo è vero in linea di principio ne discende che se i militanti nei Movimenti giovanili, ad esempio dell’UDC, nulla hanno avuto da dire quando i loro dirigenti “grandi” rappresentati ampiamente nei governi regionali (e loro lo sono stati e nel centro sinistra e nel centro destra) spartivano posti e prebende, davano e promettevano, creavano o distruggevano carriere politiche, assegnavano posti di governo, sottogoverno, sotto-sotto governo e perfino spartivano anche gli strapuntini, allora non si capisce con quale faccia, ad esempio, hanno potuto fare affiggere anche nella nostra città un manifesto. Un manifesto 100 x 70 con rappresentate le effigi di Berlusconi e di Raffaele Lombardo e scrivere: “LE DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA“. E fino a questo condividiamo in quanto si tratta di una inoppugnabile constatazione. Ma poi, nel manifesto, i giovani uddiccini aggiungevano: “AFFONDANO IL SUD E INGANNANO I SICILIANI”. Onestamente di fronte a questa aggiunzione-forzatura abbiamo storto il naso considerato che fino ad ieri erano felicemente insieme a dilapidare quelle poche risorse che sono rimaste nella nostra terra. E i giovani dello scudo crociato si guardavano bene dal criticare. Forse perché erano, e forse lo sono ancora, convinti che per rendere
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DOBBIAMO AMMETTERE che siamo rimasti molto favorevolmente sorpresi dell’iniziativa dell’Assessore alle Attività culturali del Comune di Borgetto, il dott. Davì, e cioè di portare il cinema impegnato che fa riflettere e discutere, nei quartieri della sua città. Noi non conosciamo di persona l’Assessore, non ne conosciamo la formazione politica, né il suo percorso culturale. Ma abbiamo conosciuto il fratello, pur esso medico, quando militava in Democrazia Proletaria ai tempi di Peppino Impastato e, dunque, presumiamo che il più giovane abbia potuto ricevere da quella cultura politica qualche imput, qualche positivo “condizionamento”. Non troveremmo altra plausibile spiegazione. Noi, entrati da poco nel PCI, con Nino Cinquemani e il Centro di Cultura Popolare UNLA già all’inizio degli anni ’70, avevamo dato vita nei locali del Centro in Corso dei Mille un cineforum sempre molto partecipato con film di Visconti, Brunuel, Maselli, De Sanctis, Rosi e con iniziative musicali con i canti della Resistenza, le canzoni di De André, di Rosa Balistreri o di Paolo Pietrangeli e ritenemmo necessario che il cinema uscisse dai nostri locali per andare nei quartieri. Il ragionamento era semplice: se i cittadini dei quartieri popolari non vanno nelle sale cinematografiche perché non sempre hanno possibilità economiche o perché non sufficientemente motivati, allora è giusto che il cinema impegnato arrivi a loro attraverso il suo itinerare. L’esperimento iniziò proprio da via SS.SS Cosmo e Damiano alle spalle del Centro UNLA, per arrivare alla Casa Santa e poi nella piazzetta alle spalle della Chiesa del Sacro Cuore. Fu una iniziativa importante seppur faticosa (un grande telo che faceva da schermo, una
Sala Rossa
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