sabato 27 febbraio 2010

LA MEMORIA IMBRATTATA DALL' IPOCRISIA E DAL RUFFIANESIMO

“Ipocrisia è fingere buoni sentimenti o virtù che non si hanno”. L’ipocrita è non solo quello che non potrà essere mai ma anche quello che vorrebbe apparire. E questa mattina nell’area antistante la chiesa di S.Giuseppe, e a due passi da via Grata, si è avuta la certezza che la nostra città è governata da un grumo di pericolosa ipocrisia e di sconsiderato ruffianesimo. La città è oggi governata da personaggi che manifestano sentimenti che hanno lo scopo ben preciso che è quello di operare “in modo bassamente servile con qualcuno per ottenere vantaggi” (Rizzoli-Larousse). Ora appare del tutto evidente che alcune azioni di per se nobili hanno bisogno, per essere tali, che a darle vita siano coloro i quali nulla hanno di che rimproverarsi. Uomini limpidi non solo nei sentimenti anche politici ma di storie personali leggibili e al di sopra di ogni sospetto. Se dietro di me ho costruito un percorso fatto di chiare e precise azioni e testimonianze inequivocabili allora appare del tutto evidente che le cose similari che farò dopo saranno non solo convincenti ma anche cariche di significato e nobiltà. In caso contrario, se cioè avrò fatto un’azione senza che questa abbia avuto un precedente PERCHE’ QUEL PRECEDENTE NON HO VOLUTO per miserabili ragioni, allora quell’azione è soltanto carica di ipocrisia e ruffianesimo per inqualificabili finalità. Quel che appare ancor più grave è che il ruffianesimo, per essere tale, ha anche la necessità di “ usare” al fine di raggiungere il suo scopo, proprio l’oggetto dell’azione ruffiana che nel nostro caso, di cui dirò, sono proprio quelle Istituzioni dello Stato come le forze dell’ordine – nella fattispecie l’Arma dei Carabinieri - ed, ovviamente, anche cittadini e la scuola vittime di un vero e proprio raggiro come è, appunto, accaduto questa mattina. E c’è un momento nella vita di ciascuno di noi che bisogna dire cose anche dure, crude senza girare attorno alle parole o moderarle come a volte capita anche a noi. E dirle, seppur sappiamo che le parole sono pietre.
Questa mattina una targa marmorea è stata apposta sulla parete della via Grata quando questa confluisce nel Corso dei Mille e che indicava il nome di Vincenzo Miserendino, carabiniere. Una targa alla presenza di rappresentanti di Istituzioni, forze dell’ordine, cittadini e bambini della scuola accompagnati dai loro insegnanti. Le ragioni per cui viene ricordato in questo modo un giovane carabiniere di ventuno anni scampato ai campi di concentramento della seconda guerra mondiale ma massacrato nel nostro territorio dalle raffiche di mitra della banda Giuliano, potrebbe sembrare, dunque, una cosa assai nobile. Ma, ammesso che lo sia per noi seppur a lui Partinico non abbia dato i natali, a maggior ragione AVREBBE DOVUTO ESSERLO di già per la sua città, Petralia Soprana. Con rammarico abbiamo appreso questa mattina dal Sindaco Santo Inguaggiato che fu anche segretario provinciale della CGIL scuola, che a quel suo giovane concittadino morto nell’adempimento del suo dovere, Petralia ad oggi non aveva intitolato alcunché. Solo dopo la cerimonia di Partinico é certo che lo ricorderà , a quanto pare, una scuola che a lui sarà intitolata. Ci sarebbe da dire: meglio tardi che mai. Vincenzo, dunque, per 64 anni (è stato ucciso l’8 gennaio del 1946) era stato dimenticato anche dalla sua città per cui onorandolo noi oggi - a prescindere dalle vere ragioni che hanno spinto Lo Biundo e la sua compagnia a farlo - sarà finalmente perennemente ricordato almeno a Petralia che riscoprirà la storia del suo ragazzo divenuto uomo molto presto per finire massacrato dalla banda Giuliano. E sono certo che ne ricorderanno la vita, quel che fu la generazione alla quale Vincenzo appartenne, le sue tribolazione, la partecipazione ad una guerra ingiusta ed anche infame voluta del fascismo che lasciò macerie ed anche lutti. E di lui se ne ricorderanno, insieme alla sua famiglia, quelli che furono i suoi amici e, infine, la sua comunità. E’ assolutamente certo che Petralia riscoprirà Vincenzo Miserendino - ed é giusto che sia così - perché in quella sua città aveva ed ha ancora le sue radici. Ma a Partinico? A Partinico Vincenzo oggi è stato ricordato ( fino a quando?) ed onorato dai suoi commilitoni vecchi e i nuovi. Ma il carabiniere Miserendino, che quì casualmente lasciò la sua vita, VA DETTO CON CHIAREZZA E SENZA ALCUN INFINGIMENTO, oggi a Partinico è stato “usato” da un misto di ipocrisia e di ruffianesimo interessato da parte di un gruppo che intende davanti gli occhi delle forze dell'ordine, e per ragioni assai comprensibili, apparire per quel che non é e cioé rispettoso della legalità e contro la mafia. Si tratta, ovviamente, di semplice, fumose, espressioni verbali cariche solo di furberia ed accompagnate da parole vuote come vuote sono le loro storie personali.
Questa mattina i miei giovani compagni, durante lo svolgimento di quella cerimonia, hanno compiuto un gesto di grande serietà, responsabilità ed opportunità politica difficilmente riscontrabile in tanti altri della loro generazione che la politica “usano” per finalità personali come hanno usato il giovane carabiniere. Hanno esposto uno striscione ricordando alla città che ancora ad oggi Giuseppe Casarrubea e Vincenzo Lo Iacono che quella stessa banda criminale massacrò la sera del 22 giugno del 1947 dentro la Camera del Lavoro in Corso dei Mille, attendono ancora d’avere quel rispetto che si deve ai suoi cittadini uccisi non solo perché uomini onesti, come lo fu sicuramente il giovane Miserendino, ma anche perché comunisti. Mi chiedo: che credibilità possono avere gli ominicchi ed i ruffiani che hanno inscenato oggi quella ipocrita cerimonia usando e strumentalizzando la memoria di Vincenzo Miserendino quando non hanno avuto, fino ad oggi, la dignità di onorare chi ebbe soltanto la colpa di difendere la propria esistenza e quella di tanti altri lavoratori come loro? No, quelli che occupano oggi il Palazzo di città e che il 22 giugno del 2009, come scrive nel suo blog il prof. Casarrubea, alla celebrazione del 62° anniversario della loro straziante fine davanti il luogo dell'eccidio non vollero essere presenti non sono solo ominicchi e ruffiani ma Sciascia, inesorabilmente, li definirebbe per quel che in più sono: oltre che mezzi uomini anche dei quaquaraquà .

Toti Costanzo

7 commenti:

Eleonora ha detto...

Purtroppo per noi partinicesi è vero quel che dice Toti Costanzo, ma è pur vero che - non ricordo chi l'ha detto - "ciascun popolo ha i governanti che si merita" !

Borgetto Libera ha detto...

L'indignazione piu' grande è arrivata alcuni minuti dopo, quando alcuni uomini della sicurezza hanno fatto ritirare lo striscione, un gesto di non assoluta democrazia...
RESISTENZA,, RESISTENZA .. RESISTENZA....

patrocini ha detto...

Il lupo perde il pelo...
Condivido quasi in pieno le considerazioni del prof Costanzo,ma cio' non significa assolutamente che tutto e' permesso: il gesto dei giovani comunisti che il Costanzo definisce serio e responsabile e' stato invece inopportuno,sbagliato e poco rispettoso di quella commemorazione.D'altra parte sono abituati cosi; diffondono volantini alla gente che assiste ai comizi di altri partiti ,vogliono apparire "rivoluzionari" in ogni occasione...Insomma hanno ereditato i difetti dei loro "nonni" senza averne i meriti.
Saluti

Unknown ha detto...

In relazione all'articolo a firma di Toti Costanzo, vorrei precisare che non sono Sindaco di Petralia Soprana ma di Petralia Sottana, Città che ha dato i natali al carabiniere Vincenzo Miserendino, nella quale gli è stata intitolata, da tanto tempo, una strada. Il richiamo al mio precedente impegno sindacale nella CGIL, (la sottolineatura di una presunta incoerenza tra il comportamento dell'amministratore, oggi, e gli ideali del sindacalista ieri?), è pertanto fuori luogo! La tradizione democratica e l'alto impegno civile contro la mafia della comunità che rappresento è testimoniata dai fatti e costituisce un valore collettivo. A titolo di esempio, tra i tanti, vorrei ricordare che il Consiglio Comunale, su iniziativa del sottoscritto, all'indomani dell'assassinio di Cesare Terranova, allo stesso ha deciso di intitolare la locale Scuola Elementare.
Santo Inguaggiato

Anonimo ha detto...

Illuminato da Toti mi pongo un dilemma. Ritirare o no, a Petralia Sottana, l'intitolazione della Via Peppino Impastato visto che non gli ha dato i "natali"? E' rivoluzionario farlo o no? e quella a Togliatti, Nilde Jotti, Antonio Gramsci... e la stazione di Piano Battaglia a Falcone e Borsellino.....? Cazzo ho un dilemma rivoluzionario!
Sono allibito dalla stumentalizzazione di un evento, discutibile o meno, ma che ricorda un caduto per mano mafiosa, appartenente ha una comunità che non solo non l'ha dimenticato ma che ne tiene alta e viva la memoria. Petralia, caro Toti, non ha bisogno del tuo sarcasmo di pessimo gusto per ricordare qual'è il suo impegno morale e civile nell'affermazione dei diritti e della legalità! Lo fa con le sue genti, nelle quotidiane battaglie per l'acqua pubblica, per una sanità gratuita a tutti, nella difesa dell'ambiente, nel ricordo ma anche, nella quotidiana resistenza.
Offendere una comunità, i suoi morti e la sua storia, per togliersi qualche sassolino "locale" tutto è, fuorchè COMUNISTA.
Giuseppe Castrianni - PRC Madonie

Anonimo ha detto...

Rispondo al sig. Patrocini, i cui interventi leggo sempre molto volentieri nel sito di Sala Rossa. Non so se lei abbia partecipato all'intitolazione dell'ex via grata a vincenzo Miserendino, perché probabilmente l'immagine che Telejato ha dato del nostro gesto è risultata distorta il giorno stesso in quanto non è stata data lettura del nostro comunicato (che ne spiegava i motivi e le modalità) e successivamente per chi non ha sentito o letto con attenzione la nostra replica al direttore dell'emittente, forse caduta in secondo piano per gli attacchi personali e senza alcuna base politica che entrasse nel merito della vicenda sulla mia persona fatti dal sig. Maniaci (ai quali non rispondo perché, seppur "ragazzino che sta crescendo", mi sento molto più adulto e maturo). Quindi provo a spiegare. Non sono molto d'accordo quando lei definisce il gesto inopportuno, sbagliato e poco rispettoso di quella commemorazione e le spiego con molto garbo il perché: noi GC abbiamo partecipato a questa commemorazione, aprendo lo striscione di cui conoscete il testo senza disturbare in alcun modo lo svolgimento della cerimonia. Abbiamo ascoltato le parole di chi presentava e degli uomini dell'Arma e senza neppure aprire bocca ci siamo limitati ad esporre lo striscione solo nel momento in cui ha preso la parola il sindaco Lo Biundo. E accerchiati dalle forze dell'ordine (che hanno fatto più chiasso di quanto neppure i nostri passi avessero fatto), per rispetto della celebrazione, abbiamo, seppur nulla di male stavamo facendo, richiuso lo striscione terminando così una iniziativa che nulla aveva a che fare con una presunta visibilità mediatica e che invece sottolineava la strumentalizzazione del giovane Miserendino, l'ipocrisia dell'amministrazione per i comportamenti che a questo punto ben conoscete e la "rabbia" per un'antimafia fatta di parole, peraltro false, che provano ad occultare un modo di amministrare distante anni luce dalla trasparenza e dalla legalità. E tutto questo l'abbiamo fatto dopo aver richiesto per mesi con numerose lettere, comunicati, interviste, conversazioni ecc ecc a quella stessa persona che dal palco si presentava come paladino della legalità e della memoria di eventi storici che in questo modo vengono a mio parere fortemente travisati.

Anonimo ha detto...

Insomma io credo che la nostra iniziativa sia stata non solo rispettosa, ma anche in difesa di un giovane che sicuramente andava ricordato e onorato dell'intitolazione di una targa ma in ben altro modo e senza fini altri da una politica che definire tale sarebbe una vergogna. Questo era bene che lo sapessero tutti e che non rimanesse l'ennesimo evento di facciata fatto di poca sincerità e molti scheletri negli armadi.
E mi permetta di invitarla a non lasciarsi prendere dai pregiudizi, ahimè, troppo diffusi nella nostra società. Uno di questi giace nella sua affermazione "vogliono apparire rivoluzionari". La nostra rivoluzione non è fare i ribelli della situazione sempre e comunque. Abbiamo dietro un percorso onesto e costante di analisi, riflessione, cui segue la nostra volontà di porci in lotta contro tutte le ingiustizie, di qualunque tipo siano. E la nostra resistenza oggi è quella che ci spinge a salvaguardare innanzitutto la memoria storica e sociale della nostra realtà, affinché nel futuro vengano meno gli errori del passato.
Infine un'ultima precisazione, che ha già fatto il prof. Toti Costanzo. Noi Giovani Comunisti/e abbiamo e ne andiamo fieri la nostra più assoluta autonomia rispetto al partito. Ammiro profondamente Toti Costanzo, da lui ogni giorno imparo molto e molto ancora voglio imparare. Ma ciò non significa che egli ci controlli, ci comandi, ci affidi le iniziative da fare. Non solo per l'autonomia del nostro statuto, ma soprattutto perché per fortuna noi non abbiamo mai rischiato di avere padrini politici che ci comandano a bacchetta e ci trasmettono le loro verità. Toti Costanzo è una guida che mette al servizio dei tanti iscritti alla nostra organizzazione la propria esperienza, ogni giorno sempre più entusiasta di vedere un circolo pieno di giovani che gli chiedono consigli con mente critica e razionalità e che lui vede come il futuro della nostra società e degli ideali comunisti. Per questo lo ringrazio a nome di tutti i Giovani Comunisti di Partinico. Mi scusi se sono andato un po' fuori tema, ma questo "sfogo" era necessario. E spero vivamente che lei abbia capito e possa cambiare idea sul nostro gesto.
A presto.
Gianluca Ricupati.