Il 21 marzo è ormai una data significativa perchè è quella che celebra il ricordo delle 900 vittime della mafia i cui nomi vengono citati uno per uno durante la manifestazione che ogni anno l’Associazione “Libera” di don Ciotti organizza sempre in una città diversa. Quest’anno, alla presenza di centocinquantamila manifestanti a Milano, riecheggiarono in quella piazza e come negli anni precedenti anche i nomi dei nostri compagni Giuseppe Casarrubea,Vincenzo Lo Iacono e Michelangelo Salvia che furono coloro che per volontà di Mommo Li Causi, ed insieme a Nardo Addamo, Nino Cinquemani, Turiddu Termine ed altri, avevano già dato vita nel 1944, alla Camera del Lavoro di Partinico. Approfitto di questa occasione per dire che, tuttavia, vi è la necessità storica di scavare ancora a fondo nella storia del nostro immediato dopoguerra partinicese per dare una chiave di lettura ad alcuni assassini di lavoratori innocenti e dimenticati che furono vittime di una violenza che seppur non mafiosa, con la mafia aveva rapporti e correlazione. Così come ne ebbero con la banda Giuliano di cui poco si sa, almeno per quel che riguarda alcun spezzoni di questa banda che operarono indisturbati e fuori da qualunque controllo nelle nostre contrade, seminando vittime, sequestrando, estorcendo, terrorizzando. Una pagina di storia ancora buia su cui va fatta luce se non altro per capire il contesto in cui nasceva “una certa politica” che poi avrebbe operato ininterrottamente per oltre un cinquantennio.
Dunque il 21 marzo è una data importante e allora i comunisti di Partinico non potevano non celebrarla se non con una iniziativa assai significativa e carica di contenuti: l’inaugurazione, nella sede di via Baida 12 , dello SPORTELLO DEL CITTADINO che è anche PATRONATO cioè strumento a servizio della collettività per i suoi molteplici bisogni (burocrazia, malasanità, vessazioni, tasse esose, diritti, etc. ) ma vuole essere anche SINDACATO nel senso più antico e nobile del suo significato e cioè luogo dove possono nascere e crescere le lotte a difesa degli interessi dei lavoratori. Una cosa non facile in una società disgregata, frammentata, disillusa, mortificata come è quella che abbiamo davanti a noi e con una “politica” che ha perso il senso del “collettivo” per soddisfare piccoli, meschine quotidiane esigenze lasciandosi dietro le spalle macerie se non economiche sicuramente culturali ed anche morali. Una città nelle mani del “niente” che fa scrivere a Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, fra le tantissime verità, sul più grande quotidiano del nostro Paese, Il Corriere della Sera di Sabato 20 c.m.: ”Più ancora che il fetore della Bertolino e di certi ricorsi antichi (il massacro dei Borboni in fuga dopo Calatafimi n.d.r.), però, toglie il fiato in questa terra bellissima e disperata a una mezz’ora di macchina da Palermo,la sensazione di una sconfitta storica. Quella legata ad un grande sognatore triestino che era riuscito a fare di Partinico una specie di laboratorio dove per anni bruciò la fiammella della speranza,forse ingenua forse naif, illusoria di un riscatto della provincia palermitana, della Sicilia, del Mezzogiorno”.
Come non dare ragione ai due autorevoli giornalisti che seppur moderati ed espressione di un giornalismo al servizio di una borghesia illuminata, tuttavia non hanno nulla da spartire con il caudillo arringa popolo e meno che mai con “un Sindaco per caso” tratteggiato nella sua negativa essenzialità il quale l’unica cosa che riesce a fare è quella di trasferire, ad ogni piè sospinto, le sue responsabilità su quelle dei predecessori. Un piagnucolante di professione che vuole fare il Sindaco a qualunque costo perché cumannari é megghiu chi futtiri ma che è, nel contempo, nella incapacità di guidare processi politico-amministrativi così complessi da far tremare i polsi anche ai più navigati e spregiudicati amministratori della prima repubblica. Lo Biundo vuole governare ad ogni costo questa città carica di storia ed é anche nel suo diritto. Ma di questa città lui non ha alcuna memoria - e non solo per la sua età- in quanto è soltanto capace di ipotizzare, insieme alla sua corte di ossequiosi peduncoli, un ruolo da dare ai pochi ma prestigiosi beni monumentali salvatisi dalla furia devastatrice degli speculatori vinaioli al servizio della mafia e di una parte notevole della democrazia cristiana, che è quello di trasformarli in ricettacolo per nuovi banchettatori plebei. Nuovi ricchi porta voti e soldi utili alla crescita di un sistema umiliante che mortifica anche la memoria di quanti intesero riscattare la nostra terra dall’efferatezza dei vecchi banditi così come come dei nuovi. Tra questi la memoria di Turiddu Termine il cui ritratto è affisso nella sede dello Sportello del Cittadino quale filo di collegamento tra noi ed una storia sindacale esaltante anche se fatta di sacrifici, di rinunce, di umiliazioni per i lavoratori. Ed anche di morti. Noi abbiamo il dovere non solo di conservare la memoria di questi nostri compagni ma di proseguire in un cammino assai difficile ma esaltante ed affidarlo a tanti giovani che non intendono piegarsi alle logiche perverse del berlusconismo né ai voleri dei nuovi ricchi e dei nuovi potentucoli locali. Ieri 21 marzo 2010 Turiddu Termine e tanti compagni di lotta, sono certo, saranno stati contenti di vedere riprendere il cammino tenendo ancora nelle mani quella bandiera ideale che li accompagnò durante tutta la loro vita.
Toti Costanzo
Toti Costanzo
4 commenti:
Penso che sono tante le vicende della storia recnte e meno recente ad aver lasciato l'amaro in bocca al cittadino partinicese. Ottima la nascita di un sindacato amico di coloro che lavorano tanto o che vorrebbero farlo ma non possono in un contesto da giungla.
Che sia anche strumento concreto di sensibilizzazione delle menti poco orgogliose e poco combattive.
Ricordo che tanto tempo fa la Camera del Lavoro a Partinico funzionava abbastanza bene, oltre ad organizzare come sindacato ed assistere come patronato i braccianti agricoli, aveva la “lega alimentaristi” ove facevano parte i pastai - i mugnai e i panettieri, la “lega edile” la “lega del pubblico impiego” la “lega dei disoccupati” ed ogni branca è stata protagonista per migliorare le condizioni economiche sociali dei lavoratori nella città di Partinico.
Solo per fare qualche esempio, i pastai e i mugnai soprattutto coloro che lavoravano al mulino Soresi hanno dato vita a due grandi scioperi nel 56 e nel 60 con il raggiungimento di un miglioramento salariale, nel 61 e nel 62 i panettieri hanno lottato per raggiungere la paga di 1.000 lire al giorno ed un chilo di pane (ne guadagnavano solo 600 di lire), in quella occasione l’organizzatore dello sciopero (ragazzo appena ventenne) e vice segretario della camera del lavoro, mentre parlava ai panettieri è stato minacciato da un panificatore con la sua arma nella centralissima Piazza Duomo. La lega edile nel 62 ha bloccato tutto il paese perché chiedeva ai capi mastri un aumento salariale e la riduzione dell’orario lavorativo e subito dopo, in occasione della costruzione della diga sul fiume Jato sindacalizzava i lavoratori riuscendo a conquistare nella Commissione Interna 5/5 componenti.
La lega del pubblico impiego nel 1960 guidata dal vice segretario ventenne, attraverso una battaglia portata avanti dai lavoratori netturbini in servizio presso una ditta privata “Ditta SPILM” gestita dall’allora Cavaliere Lo Dato , riuscì dopo 26 giorni di sciopero ad espellere quella ditta e a municipalizzare il servizio.
La lega dei disoccupati ha scritto bellissime pagine di storia, capisco che i tempi sono diversi e l’approccio con i lavoratori è diverso ma voglio immaginare che il neonato sindacato possa raggiungere obiettivi che altri sindacati non raggiungeranno mai in quanto svolgono solo lavoro di patronato e non di sindacato, perciò esprimo il mio compiacimento a quanti si cimenteranno a favore dei lavoratori, dei disoccupati e di chi non ha voce.
L'amico Antonino ricostruisce (penso "dal di dentro") , seppur brevemente, un pezzo di storia esaltante del sindacalismo partinicese e del ruolo che ebbero( e furono certamente comunisti) coloro i quali operarono per la difesa e la crescita del mondo del lavoro. Si dirà che si trattava di altri tempi. Questo é assolutamente vero tuttavia ,penso, che oggi come allora i bisogni siano palesi ed impellenti. Si tratta ,certamente, di avere oggi capacità di "lettura" dei problemi ed uomini disposti a non cedere al qualunquismo e al disinteresse. E ,penso, che Antonio sia uno di questi.
Toti Costanzo
Caro Prof. Ho sempre avuto per Lei una certa stima e simpatia per il modo con cui affronta le battaglie politiche, la mia ammirazione nei Suoi confronti è stata ed è totale, ma cosa vuole, la mia, se pur non veneranda età, purtroppo, a causa di una molteplicità di impegni, sia lavorativi che familiari, non potrà vedermi protagonista in prima persona o come si dice di questi tempi, non posso “metterci la faccia” .
Non certamente per qualunquismo, quello, l’ho sempre combattuto, men che meno per mostrarmi al pubblico, non arrossirei di certo, ma perché sono un soggetto che, come dicevo prima: ha la sua età, e poi, non sa parlare bene la lingua italiana, non sa coniugare bene i verbi, insomma ha paura di sbagliare e allora credo con tutta sincerità che forse è meglio lasciare fare ad altri, e soprattutto se sono più giovani.
Mi creda, in questa nostra città, come dicevo nel post precedente, battaglie politiche e sindacali, economiche e sociali ce ne sono state davvero tante, è bello ricordarle e ricordarle principalmente ai giovani.
Con tanta stima e simpatia
Antonino
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