Giovedì 30 settembre ore 17.30
Centro culturale di via Baida, 12 – Partinico
Mimmo Neri, segretario PRC Partinico
Interverranno:
Salvo Vitale, autore del libro
Ottavio Navarra, editore
Ottavio Navarra, editore
Testimonianza di:
Pino Lombardo, collaboratore di Danilo Dolci
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Sono le 19,30 del 27 marzo 1970. A Partinico, un grosso centro agricolo a 30 km da Palermo, dalla sede di Palazzo Scalia, nei locali del “Centro Studi e Iniziative”, parte un segnale radiofonico sulla lunghezza d’onda dei 20,10 megacicli ad onde corte e sui 98,10 megahertz a modulazione di frequenza. Si tratta di un disperato S.O.S. proveniente dalle popolazioni di alcuni paesi della Sicilia Occidentale distrutti, due anni prima (15 gennaio1968), da un devastante terremoto, abbandonati a se stessi, per i quali non si è dato l’avvio ad alcun lavoro di ricostruzione. Due collaboratori del Centro, Franco Alasia e Pino Lombardo, si asserragliano in una stanza del Palazzo, con le attrezzature necessarie e con 50 litri di benzina […] Fuori Danilo Dolci accende una radio e fa ascoltare quello che viene trasmesso. Per 27 ore. Sino a quando un nutrito gruppo di poliziotti, carabinieri e pompieri non passa all’assalto, sequestrando tutto il materiale e denunciando i responsabili per violazione della legge sulle comunicazioni che, in quel periodo, consente solo alla RAI l’utilizzo dell’etere.
Questa è la storia della prima radio libera in Italia: il 25 marzo 1970 il segnale radiofonico di “Radio Sicilia Libera” rompe il monopolio di stato sulle trasmissioni via etere con un forte messaggio di denuncia del potere mafioso e clientelare che aveva attinto a piene mani dai soldi destinati alla ricostruzione della valle del Belice dopo il terremoto del 1968.
Il principio ispiratore è quello di una “radio della nuova Resistenza”, sul modello delle radio-ombra clandestine che avevano reso possibile l’informazione tra i partigiani della seconda guerra mondiale. È quindi un’informazione dal basso, come espressione alternativa, nei confronti di uno stato assente. “Chi tace è complice”, scriveva Danilo sui muri in quegli anni e il suo non tacere, il suo dar voce a chi non ha mai avuto possibilità di farsi sentire è un invito a non rendersi complici del silenzio con il silenzio.
Sono le 19,30 del 27 marzo 1970. A Partinico, un grosso centro agricolo a 30 km da Palermo, dalla sede di Palazzo Scalia, nei locali del “Centro Studi e Iniziative”, parte un segnale radiofonico sulla lunghezza d’onda dei 20,10 megacicli ad onde corte e sui 98,10 megahertz a modulazione di frequenza. Si tratta di un disperato S.O.S. proveniente dalle popolazioni di alcuni paesi della Sicilia Occidentale distrutti, due anni prima (15 gennaio1968), da un devastante terremoto, abbandonati a se stessi, per i quali non si è dato l’avvio ad alcun lavoro di ricostruzione. Due collaboratori del Centro, Franco Alasia e Pino Lombardo, si asserragliano in una stanza del Palazzo, con le attrezzature necessarie e con 50 litri di benzina […] Fuori Danilo Dolci accende una radio e fa ascoltare quello che viene trasmesso. Per 27 ore. Sino a quando un nutrito gruppo di poliziotti, carabinieri e pompieri non passa all’assalto, sequestrando tutto il materiale e denunciando i responsabili per violazione della legge sulle comunicazioni che, in quel periodo, consente solo alla RAI l’utilizzo dell’etere.
Questa è la storia della prima radio libera in Italia: il 25 marzo 1970 il segnale radiofonico di “Radio Sicilia Libera” rompe il monopolio di stato sulle trasmissioni via etere con un forte messaggio di denuncia del potere mafioso e clientelare che aveva attinto a piene mani dai soldi destinati alla ricostruzione della valle del Belice dopo il terremoto del 1968.
Il principio ispiratore è quello di una “radio della nuova Resistenza”, sul modello delle radio-ombra clandestine che avevano reso possibile l’informazione tra i partigiani della seconda guerra mondiale. È quindi un’informazione dal basso, come espressione alternativa, nei confronti di uno stato assente. “Chi tace è complice”, scriveva Danilo sui muri in quegli anni e il suo non tacere, il suo dar voce a chi non ha mai avuto possibilità di farsi sentire è un invito a non rendersi complici del silenzio con il silenzio.
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