Oggi, senza sorprese, l’on. Raffaele Lombardo presenterà il governo regionale. Il quarto di questi due anni di legislatura. Un vero e proprio record del democristiano di lungo corso Lombardo anche per quel che riguarda la sua composizione “politica”. Una composizione sempre più diversa, sempre più variegata e sempre più con la presenza di un Partito, il PD, che ha perso le elezioni insieme a tutto il resto della sinistra siciliana ma la cui esasperata sete di potere lo porta a sovvertire il risultato per cui da perdente diventa vincente. Dunque quattro governi.
Con MPA, PdL ed UDC il primo cioè quello che ebbe a vincere le elezioni regionali con la straripante vittoria di Lombardo sulla Finocchiaro sostenuta dal centro sinistra; col PdL ed MPA il secondo e il terzo col sostegno esterno (una vera e propria finzione) del PD e con la partecipazione organica di MPA e il PdL-Sicilia. L’UDC di Casini si era tirato già fuori. Ora va detto, com'è a tutti noto, che il PdL Sicilia altro non è se non una formazione inventata da Micciché e nata dalla rottura del Partito siciliano di Berlusconi. E Micciché per vincere la battaglia interna al suo Partito in Sicilia nelle mani di Schifani ed Alfano, aveva necessità del PD e dunque aveva iniziato un dialogo con Lumia e Cracolici convinto che avrebbe “arrenato” (come si fa con gli asini) quel Partito per usarlo a sostegno delle sue estive elucubrazioni cefaludesi. Dimenticando, l’ingenuo quanto stupidotto sottosegretario berlusconiano, cosa di fatto sia il PD siciliano. Un Partito che altro non è se non una miscela di ex democristiani avvezzi sempre “a tastari ‘u sangu” e “cu ‘a cura longa di’ surci di cunnuttu” cioè uomini avvezzi all’esercizio del “Potere” con il quale convissero felicemente per oltre un cinquantennio, insieme a quel che rimase del glorioso PCI sopratutto dopo l’assassinio di PioLa Torre . Un Partito, questo, opportunamente scremato dalle forze migliori, cioè quelle che la cultura e i valori del “comunismo siciliano” avevano scelto di perpetuare, subito dopo la famosa “Bolognina”, restando cioé politicamente e culturalmente comunisti non certo per nostalgia ma perché eredi di una limpida tradizione fatta non di tradimenti ma di lotte alla luce del sole, della ricerca del consenso quale legame indissolubile con i lavoratori in tutte le loro articolazioni sociali. Una miscela, dunque, tra ex diccì ed ex piccì dedita solo ed esclusivamente all’esercizio del potere con dentro fior di personaggi come i Crisafulli ed i Cardinale passando per i Cracolici, i Lumia, i Papania, i Genovese, i Lupo insieme ad un esercito infinito di “pagnottisti” vecchi e nuovi cioè il peggio che abbia potuto produrre la Sicilia politica “di sinistra”. Appare del tutto evidente che quando parliamo di questo PD itendiamo riferirci all'espressione verticistica cioé i cosidetti “dirigenti” sapendo distinguere dalle tantissime persone per bene che quel Partito votano e sostengono o, perifericamente, guidano e per questo si battono. I Barbaro di Borgetto, i Sapienza di Montelepre, i Giovì Montoleone di Carini, tanto per fare alcuni esempi.
Con MPA, PdL ed UDC il primo cioè quello che ebbe a vincere le elezioni regionali con la straripante vittoria di Lombardo sulla Finocchiaro sostenuta dal centro sinistra; col PdL ed MPA il secondo e il terzo col sostegno esterno (una vera e propria finzione) del PD e con la partecipazione organica di MPA e il PdL-Sicilia. L’UDC di Casini si era tirato già fuori. Ora va detto, com'è a tutti noto, che il PdL Sicilia altro non è se non una formazione inventata da Micciché e nata dalla rottura del Partito siciliano di Berlusconi. E Micciché per vincere la battaglia interna al suo Partito in Sicilia nelle mani di Schifani ed Alfano, aveva necessità del PD e dunque aveva iniziato un dialogo con Lumia e Cracolici convinto che avrebbe “arrenato” (come si fa con gli asini) quel Partito per usarlo a sostegno delle sue estive elucubrazioni cefaludesi. Dimenticando, l’ingenuo quanto stupidotto sottosegretario berlusconiano, cosa di fatto sia il PD siciliano. Un Partito che altro non è se non una miscela di ex democristiani avvezzi sempre “a tastari ‘u sangu” e “cu ‘a cura longa di’ surci di cunnuttu” cioè uomini avvezzi all’esercizio del “Potere” con il quale convissero felicemente per oltre un cinquantennio, insieme a quel che rimase del glorioso PCI sopratutto dopo l’assassinio di Pio
Dunque, oggi, sarà presentato un Governo regionale, il quarto, con l’MPA, il PD, l’API di Rutelli, i finiani del FLI e il piccolo nucleo di quel che è rimasto del Partito siciliano di Casini. Un governo, come sostengono sulla stampa alcuni politologi e che condividiamo, composto da alcune figure certamente rappresentative della Magistratura, dell’Università, delle Professioni, ma non certo all’altezza di guidare la Sicilia e curare i suoi gravissimi problemi. Questo perché il POTERE REALE DI AZIONE E DECISIONE, e quindi il reale potere politico, resterà nelle mai di quei tanti alti Dirigenti che guidano la macchina burocratica che risponderanno direttamente al democristiano Lombardo, così come ieri altri, oggi sostituiti, rispondevano a Cuffaro.
C’è in tutta questa vicenda una questione politica che intendiamo, tuttavia, rendere ancora più evidente e che ci preme sottolineare. Noi non abbiamo ormai più alcun dubbio sulla natura del PD siciliano col quale avevamo condiviso un’alleanza per tentare di vincere le elezioni attraverso il consenso popolare E NON CERTO PER SCORCIATOIE, TRADIMENTI, IMMORALI ACCORDI ipocritamente mascherati da pompose dichiarazioni, per esempio, del sen. Lumia al Giornale di Sicilia di martedì 22 settembre del tipo “abbiamo creato le condizioni per fare saltare il tappo del potere clientilare (sic!) e affaristico-mafioso”. O quelle dell’on. Lupo cioè “faccia di marmo” (un uomo che non ride mai, che quando parla non muove alcun muscolo facciale, che non ti guarda mai negli occhi) il quale dichiarava sempre allo stesso giornale l’11 settembre: ”Se vuole i voti del PD, Lombardo rompa con il premier”. Ovviamente il tappo clientelare o affaristico-mafoso non salterà con buona pace anche dell’ex Prefetto Marino, ultimo arrivato nel governo di Lombardo, il quale ultimo non romperà con Berlusconi mentre il governo regionale sarà varato alla faccia di tante impegnative quanto odiose ed ipocrite dichiarazioni.
E allora è necessario che le forze politiche che non intendono governare a qualsiasi costo o per vie traverse, si uniscano in Sicilia. Si mettano insieme la Federazione della Sinistra, Sinistra Ecologia e Libertà di Vendola, l’Italia dei Valori di Di Pietro, Orlando e De Magistris (forze politiche, queste, che i sondaggi danno in Sicilia almeno al 15/17% cioè una grande forza popolare, democratica, progressista) insieme a Movimenti ed Associazioni per iniziare una grande battaglia di opposizione al "lombardismo", all’ambiguità, al tradimento del nostro popolo con lo scopo di ridare speranza ai siciliani onesti. E iniziamo partendo anche dalla nostra città e dal nostro territorio chiamando quanti del PD non condividono la linea del trasformismo disperato e senza alcuna speranza, ultima illusione di un ceto politico ex diccì ed ex piccì che non intende perdere alcuno dei tanti privilegi che offre, oggi, una politica stracciona e sopratutto senza alcuna dignità ed idealità.
Toti Costanzo
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