lunedì 21 marzo 2011

15 APRILE 1986: QUANDO ARRIVARONO I MISSILI DI GHEDDAFI ERAVAMO IN CONSIGLIO COMUNALE PERMANENTE

Dunque é la guerra. A due passi da casa nostra e contro un dittatore feroce come Gheddafi . La cosa é certamente grave ma ancor più grave le condizioni politiche in cui si trova il nostro Paese. Il Presidente della Repubblica, forse ancora frastornato dalle imprevedibili manifestazione di affetto a lui tributate durante le manifestazioni del 17 scorso in cui si prese gli applausi e Berlusconi una serie infinita di pernacchie al punto d'essere costretto a dileguarsi dalla porta della sacristia alla fine della messa officiata dl cardinale Bertone, dichiara che in guerra non siamo.
Lo stesso Presidente del Consiglio non ha detto una sola pubblica parola sulla situazione.
L'ex camerata ,oggi ministro della Difesa Ignazio La Russa il primo giorno dichiara che il nostro ruolo é solo quello di fornire le basi logistiche agli alleati e il giorno dopo manda invece caccia, chiude l'aeroporto di Birgi al traffico civile creando giusto panico fra le popolazione della zona di Trapani. Dicono questi scienziati del governo che non c'é pericolo per noi, che la Libia non é in condizione di offenderci, di violare il nostro territorio perché dispone di un armamentario insufficiente. Sarà, ma intanto non é che siamo sicuri della sicurezza di costoro. Anche perché parlare di Libia, di missili tu non puoi non andare col pensiero a quel pomeriggio del 15 aprile del 1986. Eravamo in assemblea permanente nella sala consiliare del nostro Comune. C'eravamo consiglieri comunali, amministratori, il Comitato a difesa della casa contro la legge Nicolazzi e tantissimi altri cittadini. Partecipavamo con lo scopo di approntare una strategia tendente a continuare le manifestazioni a difesa dell'abusivismo di necessità. Il giorno prima nei pressi dello svincolo per Alcamo una nostra manifestazione con alcune centinaia di cittadini veniva caricata dalla polizia in assetto antisommossa . Su di noi vengono sparati ad altezza d'uomo lacrimogeni .Una cosa pazzesca .Ovviamente ci disperdiamo ma non ci allontaniamo dai luoghi . Una parte consistente di noi si concentra sulla collinetta che porta all'Istituto “C.A. Dalla Chiesa” lanciando quel che capita. Vengono arrestati sei manifestanti. Assediamo il furgone cellulare che li avrebbe dovuti trasportare alla Questura. Apriamo una trattativa. Il Dirigente della Polizia locale , presente alle operazioni ,assume l'impegno che una volta interrogati a Partinico sarebbero stati rimessi in libertà .E cosi' fu.
Ma ritorniamo al pomeriggio del 15. Arriva la notizia sconvolgente come un fulmine a ciel sereno : Gheddafi ha lanciato due missili contro l'isola di Lampedusa . Niente di male se ci siamo guardati allibiti ,muti ed anche spaventati. Fummo percorsi da un brivido. Quelli che eravamo li' non avevamo , di fatto, conosciuto direttamente la tragedia della guerra se non per averla avuta raccontata o studiata sui libri. Ci chiediamo: ma perché contro di noi, visto che a bombardare la Libia erano stati gli Stati Uniti? Per fortuna quei missili si fermarono a circa due chilometri dalla nostra isola. Sono trascorsi 25 anni da quell'avvenimento. Una vita. Eppure oggi più che mai non possiamo non provare sulla pelle gli stessi brividi , accresciuti dalle nuove condizioni di questa guerra, rispetto a quel lontano pomeriggio di primavera. Ci chiediamo: Gheddafi sarà pure uno squilibrato ma sarà mai possibile che in 25 anni questi suoi missili non siano nella condizione di poter recuperare quei due chilometri? 

Toti Costanzo

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ancora una volta i governanti hanno scelto la guerra. Oggi la guerra è "contro Gheddafi": ci viene presentata, ancora una volta, come umanitaria, inevitabile, necessaria.

Nessuna guerra può essere umanitaria. La guerra è sempre stata distruzione di pezzi di umanità, uccisione di nostri simili. "La guerra umanitaria" è la più disgustosa menzogna per giustificare la guerra: ogni guerra è un crimine contro l'umanità.

Nessuna guerra è inevitabile. Le guerre appaiono alla fine inevitabili solo quando non si è fatto nulla per prevenirle. Se i governanti si impegnassero a costruire rapporti di rispetto, di equità, di solidarietà reciproca tra i popoli e gli Stati, se perseguissero politiche di disarmo e di dialogo, le situazioni di crisi potrebbero essere risolte escludendo il ricorso alla forza. Non è stato questo il caso della Libia: i nostri governanti, gli stessi che ora indicano la guerra come necessità, fino a poche settimane fa hanno finanziato, armato e sostenuto il dittatore Gheddafi e le sue continue violazioni dei diritti umani dei propri cittadini e dei migranti che attraversano il Paese.

Nessuna guerra è necessaria. La guerra è sempre una scelta, non una necessità. È la scelta disumana, criminosa e assurda di uccidere, che esalta la violenza, la diffonde, la amplifica. È la scelta dei peggiori tra gli esseri umani.

Ai governanti che vedono la guerra come unica risposta ai problemi del mondo, rivolgiamo di nuovo l'appello del 1955 di Bertrand Russell e Albert Einstein nel loro Manifesto:

«Questo dunque è il problema che vi presentiamo, netto, terribile e inevitabile: dobbiamo porre fine alla razza umana oppure l'umanità dovrà rinunciare alla guerra?»

Come ha scritto il grande storico statunitense Howard Zinn: «Ricordo Einstein che in risposta ai tentativi di "umanizzare" le regole della guerra disse: "la guerra non si può umanizzare, si può solo abolire". Questa profonda verità va ribadita continuamente: che queste parole si imprimano nelle nostre menti, che si diffondano ad altri, fino a diventare un mantra ripetuto in tutto il mondo, che il loro suono si faccia assordante e infine sommerga il rumore dei fucili, dei razzi e degli aerei».

Emergency è contro la guerra, contro tutte le guerre. Ce lo impongono la nostra esperienza, la nostra etica e la nostra cultura, la nostra umanità prima ancora che la nostra Costituzione.

Chiediamo che tacciano le armi e che si riprenda il dialogo, anche attraverso l'invio degli ispettori delle Nazioni Unite e di osservatori della comunità internazionale; chiediamo l'apertura immediata di un corridoio umanitario per portare assistenza alla popolazione libica.

Giacomo ha detto...

Ormai è chiaro che non si tratta di un'operazione umanitaria per imporre la no fly zone, ma una guerra a tutti gli effetti: bombardamenti a tappeto, civili uccisi, minacce di invasione via terra, richieste di passare il comando alla NATO.
A questo punto chiedo: ci indigniamo solo per i morti di Bengasi? e i civili uccisi dai missili della Coalizione sono figli di un dio minore?
Allora che tacciano le armi, si metta in campo una coalizione per la Pace, creare un corridoio umanitario per i feriti, e in caso utilizzare i caschi blu come forza di interposizione per garantire una transizione democratica della Libia.