martedì 20 novembre 2012

500 DIPENDENTI E LA MACCHINA DEL COMUNE NON FUNZIONA.PERCHE' ?E INTANTO ANCHE LA BIBLIOTECA COMUNALE VIENE UMILIATA



Quel che accade nel nostro Comune, davvero non ha eguali. D’altronde quando una comunità finisce per essere amministrata da personaggi come Salvo Lo Biundo e la sua corte dei miracoli non bisogna mai meravigliarsi di niente. Quando Gigia Cannizzo ASSUNSE  attraverso la presentazione di progetti alla Regione siciliana un esercito di disoccupati (quelli della ditta Specioso, della Bertolino, di quanti soggiornavano inutilmente nelle liste del collocamento di Partinico e definiti disoccupati “cronici” nel senso che per loro non ci sarebbe stata alcuna speranza di lavoro)  i contratti tra gli assunti e il Comune furono sottoscritti dal segretario del Comune e gli interessati. Ovviamente Gigia la cui personalità  per serietà, onestà, dignità non ebbe né prima né dopo eguali sul piano della autorevolezza, tutto pensava e meno che mai chiamare “ragazzi” i dipendenti precari oppure di ruolo del Comune ed  assolutamente impensabile che li convocasse nel suo ufficio per farli firmare davanti a lui e al Segretario Generale come a dire: ”Hai visto? Ora tu mi devi”. E Gigia era distaccata da tali umilianti cerimoniali non certo per snobismo o perché culturalmente aristocratica ma, al contrario, per eccesso di rispetto  ritenendo i dipendenti comunali persone con la loro dignità di lavoratori che non avevano niente e nessuno da ringraziare. Il Comune aveva bisogno di loro, la Regione ne consentiva l’assunzione e, dunque, andavano assunti. E la cosa finiva li. Certo quei lavoratori avrebbero dovuto  essere utilizzati, SEMPRE, in ragione della loro qualifica e professionalità così come lo furono con l'ultima Giunta Cannizzo e non certo, come ci abituò prima Giordano, per certi versi lo stesso Motisi ed ora Lo Biundo. Ad usum delphini. Invece il nostro giovane Sindaco, il quale ad ogni sua azione nella “qualità”, e prima che assuma una decisione pare che si domandi sempre: ”Ma di questa cosa quale vantaggio me ne viene?”, chiama “ragazzi” i lavoratori non per annullare le distanze, per eccesso di rispetto, perché è giusto così ma perché considera il Comune come una sua privata “cosa” e i dipendenti “cosa sua”. Ma sì, sicuramente pensa ca semu tutti nà cosa! Qualcuno dovrebbe spiegargli, anche se è ormai troppo tardi, che esiste un livello di decoro e che nel rapporto tra amministratori e amministrati non debba mai eccedere. In caso contrario L’AUTOREVOLEZZA, elemento essenziale per mantenere il giusto rapporto e pretendere IL RISPETTO DEL RUOLO, diventa cosa da caserma o, ancor peggio, da compagnia del  teatro ambulante. Dunque Lo Biundo chiama i 64 lavoratori PUC (progetti di utilità collettiva) nel suo ufficio i quali hanno dovuto sfilare uno ad uno davanti a lui e apporre la firma sul contratto con la supervisione del Segretario generale. Ovviamente la speranza di Lo Biundo è che quei lavoratori abbiano a convincersi CHE A RIASSUMERLI SIA STATO LUI, che avrebbe loro fatto il favore di assicurare “il pane”. Come se poteva sottrarsi a quell'obbligo, come se si trattasse di cosa facoltativa  e non certo obbligatoria. E, allora, come stanno, invece, le cose? ESATTAMENTE COME HA DICHIARATO IL SEGRETARIO GENERALE IN UNA SUA INTERVISTA. Disse: “E’ stata introdotta nel contratto una clausola perché se la Regione non dovesse pagare il costo del lavoro I LAVORATORI SARANNO LICENZIATI”. E’ chiaro, allora, quale sarebbe stato il ruolo del Sindaco. Esattamente zero. Cosa diversa se avesse dichiarato: “Se la Regione non copre i costi del lavoro  noi li garantiremo con l’utilizzo delle nostre risorse”. Sarebbe stato un atto di coraggio e di vera solidarietà nei confronti dei 64 lavoratori. Ma é inutile illudersi che un somaro possa diventare leone. Ma c’è una seconda questione legata anch’essa all’utilizzo del personale del nostro Comune e che si lega con la prima. Il Sindaco, piatusiannusi come è ormai suo costume e nascondendosi dietro la solfa che il Comune non avrebbe adeguate risorse, ha deliberato di non consentire più l’apertura della Biblioteca comunale per tre pomeriggi la settimana. Come sempre abbiamo pubblicato un nostro comunicato stampa nel quale abbiamo espresso un severo giudizio relativo al provvedimento e nel contempo suggerire  all’Assessore Bonnì - che poi Lo Biundo come per altre analoghe situazioni farà apparire come l’assessore che ne ha la responsabilità perché “eu chi c’entru?” - due soluzioni che i lettori troveranno nel comunicato a latere pubblicato. E per evitare che come suo solito il Sindaco, non avendo il coraggio di rispondere, fa comunicare che i comunisti sono sempre i soliti disfattisti, polemici, conservatori (leggasi questioni Policentro e Bertolino), ci permettiamo di indicare all’Assessore Bonnì, che è persona seria e sensibile, di avere la pazienza di leggere un lavoro da noi pubblicato nel 2007 ai tempi dell’ex Sindaco Motisi  dal titolo “500 DIPENDENTI E LA MACCHINA DEL COMUNE NON FUNZIONA. PERCHE’?” . Sopratutto nelle pagine 11 e 12 troverà le ragioni per cui non giustifichiamo la chiusura della Biblioteca e sopratutto perché non riusciamo a commuoverci per i ripetuti  piagnucolii di Lo Biundo, il più incapace fra dei Sindaci che  la storia travagliata della nostra città abbia avuto dal dopoguerra ai nostri giorni.
Toti Costanzo

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