Quel che accade nel nostro
Comune, davvero non ha eguali. D’altronde quando una comunità finisce per
essere amministrata da personaggi come Salvo Lo Biundo e la sua corte dei
miracoli non bisogna mai meravigliarsi di niente. Quando Gigia Cannizzo ASSUNSE attraverso la presentazione di progetti alla
Regione siciliana un esercito di disoccupati (quelli della ditta Specioso,
della Bertolino, di quanti soggiornavano inutilmente nelle liste del
collocamento di Partinico e definiti disoccupati “cronici” nel senso che per
loro non ci sarebbe stata alcuna speranza di lavoro) i contratti tra gli assunti e il Comune
furono sottoscritti dal segretario del Comune e gli interessati. Ovviamente Gigia la cui personalità per serietà, onestà, dignità non ebbe né prima
né dopo eguali sul piano della autorevolezza, tutto pensava e meno che mai
chiamare “ragazzi” i dipendenti precari oppure di ruolo del Comune ed
assolutamente impensabile che li convocasse nel suo ufficio per farli
firmare davanti a lui e al Segretario Generale come a dire: ”Hai visto? Ora tu mi devi”.
E Gigia era distaccata da tali umilianti cerimoniali non certo per snobismo o perché culturalmente aristocratica ma, al contrario, per eccesso di rispetto ritenendo i
dipendenti comunali persone con la loro dignità di lavoratori che non avevano
niente e nessuno da ringraziare. Il Comune aveva bisogno di loro, la Regione ne consentiva
l’assunzione e, dunque, andavano assunti. E la cosa finiva li. Certo quei
lavoratori avrebbero dovuto essere utilizzati, SEMPRE, in ragione della loro qualifica e professionalità così come lo furono con l'ultima Giunta Cannizzo e
non certo, come ci abituò prima Giordano, per certi versi lo stesso Motisi ed ora Lo Biundo. Ad usum delphini. Invece
il nostro giovane Sindaco, il quale ad ogni sua azione nella “qualità”, e prima che assuma una decisione pare che si domandi sempre: ”Ma di questa cosa quale vantaggio me ne viene?”, chiama “ragazzi” i lavoratori non per annullare
le distanze, per eccesso di rispetto, perché è giusto così ma perché considera
il Comune come una sua privata “cosa”
e i dipendenti “cosa sua”. Ma sì, sicuramente pensa ca semu tutti nà cosa! Qualcuno
dovrebbe spiegargli, anche se è ormai troppo tardi, che esiste un livello di
decoro e che nel rapporto tra amministratori e amministrati non debba mai eccedere. In caso contrario L’AUTOREVOLEZZA, elemento essenziale per
mantenere il giusto rapporto e pretendere IL RISPETTO DEL RUOLO, diventa cosa
da caserma o, ancor peggio, da compagnia del
teatro ambulante. Dunque Lo Biundo chiama i 64 lavoratori PUC (progetti
di utilità collettiva) nel suo ufficio i quali hanno dovuto sfilare uno ad uno
davanti a lui e apporre la firma sul contratto con la supervisione del Segretario
generale. Ovviamente la speranza di Lo Biundo è che quei lavoratori abbiano a
convincersi CHE A RIASSUMERLI SIA STATO LUI, che avrebbe loro fatto il favore di assicurare
“il pane”. Come se poteva sottrarsi a quell'obbligo, come se si trattasse di cosa facoltativa e non certo obbligatoria. E, allora, come stanno, invece, le cose? ESATTAMENTE COME HA DICHIARATO IL SEGRETARIO GENERALE IN UNA SUA INTERVISTA.
Disse: “E’ stata introdotta nel contratto
una clausola perché se la Regione non dovesse pagare
il costo del lavoro I LAVORATORI SARANNO LICENZIATI”. E’ chiaro, allora, quale sarebbe stato il ruolo del Sindaco. Esattamente zero. Cosa
diversa se avesse dichiarato: “Se la Regione non copre i costi del lavoro noi li garantiremo con l’utilizzo delle nostre
risorse”. Sarebbe stato un atto di
coraggio e di vera solidarietà nei confronti dei 64 lavoratori. Ma é inutile illudersi che un somaro possa diventare leone. Ma c’è una seconda questione
legata anch’essa all’utilizzo del personale del nostro Comune e che si lega con la prima. Il Sindaco, piatusiannusi come è ormai suo costume e
nascondendosi dietro la solfa che il Comune non avrebbe adeguate risorse, ha
deliberato di non consentire più l’apertura della Biblioteca comunale per tre
pomeriggi la settimana. Come sempre abbiamo pubblicato un nostro comunicato
stampa nel quale abbiamo espresso un severo giudizio relativo al provvedimento
e nel contempo suggerire all’Assessore
Bonnì - che poi Lo Biundo come per altre analoghe situazioni farà apparire come
l’assessore che ne ha la responsabilità perché “eu chi c’entru?” - due soluzioni che i lettori troveranno nel
comunicato a latere pubblicato. E per evitare che come suo solito il Sindaco, non avendo il coraggio di rispondere, fa comunicare
che i comunisti sono sempre i soliti disfattisti, polemici, conservatori
(leggasi questioni Policentro e Bertolino), ci permettiamo di indicare
all’Assessore Bonnì, che è persona seria e sensibile, di avere la pazienza di leggere
un lavoro da noi pubblicato nel 2007 ai tempi dell’ex Sindaco Motisi dal
titolo “500 DIPENDENTI E LA MACCHINA DEL COMUNE NON FUNZIONA. PERCHE’?” . Sopratutto nelle pagine 11 e 12 troverà le ragioni per cui non giustifichiamo la chiusura della Biblioteca e sopratutto perché non riusciamo a commuoverci per i ripetuti piagnucolii di Lo Biundo, il più incapace fra dei Sindaci che la storia travagliata della nostra città abbia avuto dal dopoguerra ai nostri giorni.
Toti Costanzo
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