Chi ha seguito fin dall’inizio degli anni 2000 la nostra LIMPIDA E COERENTE
battaglia è a conoscenza che non abbiamo mai avuto alcuna intenzione di
impedire che la Policentro
dell’ingegnere Lino Iemi realizzasse un Centro Commerciale a Partinico. Sanno
tutti, al contrario, che ci siamo sempre opposti perché il centro non venisse
realizzato in contrada Margi dove il PRG destinava le aree non certo per i
centri commerciali quanto per l'insediamento delle nostre imprese artigiane e
piccolo industriale. Imprese che avrebbero dovuto non solo fornire servizi ma produrre e COMMERCIALIZZARE i prodotti frutto della
lavorazione delle stesse. Dunque, in quell’area, SOLTANTO imprese e soltanto il COMMERCIO del prodotto da loro finito. NIENTE PATATINE
O VESTITI PRODOTTI IN COREA O IN CINA O ALTRE PARTI DEL MONDO.Tutti, anche
coloro che oggi sostengono per ragioni diverse che il Centro commerciale dovrà
sorgere, sono nella conoscenza che nulla abbiamo a che spartire con quanti hanno
voluto impedire la realizzazione della Policentro soltanto
PER ALTRE INCONFESSABILI OBIETTIVI.....E, per di più, la storia è ormai talmente vecchia
per cui non vogliamo MAI PIU ’
ritornare sulla questione se non per ribadire ancora una volta che il progetto
approvato prima dal Consiglio comunale di Partinico e poi dalla Regione
siciliana, a nostro parere è illegittimo e che la costruzione di QUEL CENTRO NON RAPPRESENTA, almeno per noi, UN
ELEMENTO DELLO SVILUPPO DEL TERRITORIO CHE E’ ALTRA COSA. Dunque scriviamo per
coloro che in perfetta buona fede ritengono
che gli investimenti dell’ingegnere e dei suoi nuovi soci, IN MANCANZA D’ALTRO, debba rappresentare un’opportunità di lavoro in una terra come la nostra
devastata soprattutto dalla disoccupazione giovanile e a noi chiedono: ”MA
VOI COSA PROPONETE PER DARE SPERANZA A CHI SPERANZA NON HA?”. A
costoro vorremmo tentare di dare delle definitive riposte ponendo, però, una
pregiudiziale e cioè che per noi il lavoro si deve SEMPRE coniugare con la LEGALITA ’. E questo dicono, perfino, coloro che quel progetto ancora oggi sostengono. Tuttavia se
volessimo ragionare al contrario
dovremmo dire che anche un
progetto che nasce costruito sulla illegalità PUO’, SICURAMENTE , DARE LAVORO E CREARE RICCHEZZA. Non
fu così con la sofisticazione del vino
che infestò tutti gli anni ’70 e, indiscutibilmente, mise nel circuito ricchezza, diede lavoro,
produsse per certi versi anche sviluppo: palazzi, ville, strade, opere di
urbanizzazione, incremento del commercio locale e tanto altro? Dunque sviluppo
seppur temporaneo, seppur “drogato” ma ricchezza e sviluppo fondati soprattutto sulla
violazione delle leggi, sulla corruzione, sul silenzio e l’omertà,
sull’ingrassamento della malavita e della mafia. E il prezzo che dovette
pagare quel pezzo della società locale che nella sofisticazione non fu implicata? E quale prezzo per l’ambiente e la legalità? Ma per quanti su questi processi
si sono allora arricchiti si trattava, ovviamente, di lavoro limpido, opportuno,
necessario. E quanti come noi, denunciavano la sofisticazione quale cancro per
la nostra economia, soprattutto agricola, i cui effetti col tempo sarebbero
venuti fuori in tutta la loro devastazione, venivano messi all’indice,
emarginati e “quannu nni finia bbonu”
cioè non molestati da notturni, muti, prolungati squilli di telefono,venivamo accusati,
appunto, di essere CONTRO LO SVILUPPO ED IL LAVORO. E’ una storia che in forme
diverse si ripete dalle nostre parti e che noi ben conosciamo. In definitiva
potremmo dire che se il lavoro si può fondare anche sulla illegalità allora,
paradossalmente, potremmo e dovremmo fin da domani giustificare il commercio
delle droghe pesanti, lo svilupparsi delle piantagioni di marijuana,
l’abusivismo edilizio in ogni dove, il commercio illecito degli armamenti, il
gioco e le scommesse clandestine. C’è dubbio che tutte queste attività creano “lavoro ed anche ricchezza”? Ma così, ovviamente, non
deve essere PERCHE’ LO SVILUPPO SI DEVE OBBLIGATORIAMENTE E NECESSARIAMENTE
CONIUGARE CON LA LEGALITA ’che
non è soltanto un’espressione verbale, un modo di dire, qualcosa cui non si crede ma si dice per opportunismo e
convenienza. Se, ad esempio, al Comune di Castelli Calepio in provincia di Bergamo i
militari della Guardia di Finanza hanno acquisito le carte relative alla
realizzazione del grande centro commerciale “Zerbicenter”
che l’ingegnere Lino Iemi dovrebbe costruire e per la ragione che venivano
segnalati presunti “molteplici profili di
irregolarità nelle procedure” relative alla trasformazione delle aree da produttive a
commerciali (esattamente quel che pensiamo sia accaduto dalle nostre parti) ciò
significa che gli organi dello Stato, che hanno IL DOVERE DI VIGILARE ED
INTERVENIRE, intendono vederci chiaro perché hanno l’obbligo di verificare il
livello di legalità su cui si deve costruire lavoro e ricchezza. Oppure se nel Comune
di Sestu in provincia di Cagliari lo Stato sta processando su presunti abusi nella
realizzazione del centro commerciale “Corte del Sole”, oltre che il Sindaco,
anche tre funzionari del Comune insieme all'ingegnere Lino Iemi amministratore delegato della Policentro
Domus de Janas (si svolgeranno altre due udienze il 28 novembre e il 19
dicembre) allora appare del tutto evidente come lavoro e sviluppo DEVONO sempre correre in parallelo con la legalità. Dunque sul principio
dell’obbligatorio rapporto tra SVILUPPO
e LEGALITA’, per quel che ci riguarda, è questione anch'essa chiusa e
definitivamente acquisita.
MA ABBIAMO ANCHE IL DOVERE DI RISPONDERE A QUANTI CI DICONO: VOI COSA
PROPONETE PERCHE’ A PARTINICO AL POSTO DELLA POLICENTRO SI CREINO NUOVI POSTI DI LAVORO?
NOI NON PROPONIAMO NIENTE SE NON
QUELLO, ANCORA AD OGGI, CHE PROPONEVANO ALCUNE ORGANIZZAZIONI ARTIGIANALI E COMMERCIALI NEL 2003 esplicitato in un documento che riportiamo integralmente e a firma di COSAR-ARTIGIANI PARTINICESI-COMMERCIANTI PARTINICESI-CONSORZIO DEL
GOLFO-COMITATO PER LA DIFESA E
LO SVILUPPO DELL’IMPRENDITORIA LOCALE. Costoro sostenevano, DIVERSAMENTE DA
QUEL CHE DICONO OGGI, due cose:
1) che la costruzione della Policentro a Partinico avrebbe provocato l’estinzione di 3500/ 4000 posti di lavoro, cioè un disastro economico e sociale;
2) che se l’area D2 di contrada Margi, fosse rimasta nella disponibilità dell’imprenditoria locale avrebbe avuto, quale effetto, la creazione di questi NUOVI POSTI DI LAVORO:
1) che la costruzione della Policentro a Partinico avrebbe provocato l’estinzione di 3500/ 4000 posti di lavoro, cioè un disastro economico e sociale;
2) che se l’area D2 di contrada Margi, fosse rimasta nella disponibilità dell’imprenditoria locale avrebbe avuto, quale effetto, la creazione di questi NUOVI POSTI DI LAVORO:
- COSAR: 250 unità
- ARTIGIANI PARTINICESI
100
- CONSORZIO DEL GOLFO
350
- LIBERI COMMERIANTI 100
per un totale di 800 NUOVI POSTI .
Poi, come sappiamo, i rappresentanti di questi imprenditori si
accordarono con l’ingegnere Lino Iemi brianzolo e vice presidente (Presidente
l’onorevole Lupi del PDL) della Compagnia delle Opere collegata al Comunione e Liberazione, e le
cose andarono come sappiamo.
PER CONCLUDERE. CONSIDERATO CHE COLORO I QUALI OGGI SONO DIRETTAMENTE
INTERESSATI ALLA COSTRUZIONE DEL PROGETTO DELLA POLICENTRO IN
CONTRADA MARGI SONO GLI STESSI CHE IERI NON LA VOLEVANO, NON RESTA, allora, CHE
DIRE: MA COSTORO, IN QUEGLI ANNI, HANNO MENTITO ALLA CITTA’ CARPENDONE LA
BUONA FEDE SOLTANTO PER INTERESSI
PERSONALI? SE COSI' FOSSE SAREBBE COMPRENSIBILE MA NON DA GIUSTIFICARE NE’ POLITICAMENTE E MENO
CHE MAI MORALMENTE . ED ABBIAMO IL DIRITTO DI CHIEDERE LORO DI, ALMENO, NON STRUMENTALIZZARE PER FINI ELETTORALI QUEL CHE RAPPRESENTA UN NEO NELLA VITA E NELLA STORIA DI PARTINICO SPACCIANDOLO PER SVILUPPO E, PER GIUNTA, AMMANTATO DI LEGALITA'.
Toti Costanzo
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