Il 22 novembre 1998 Alessandro Curzi firmava il suo primo editoriale da direttore di Liberazione. Una coincidenza straordinaria con la sua scomparsa di ieri. Ve lo riproponiamo vista la sua attualità
Alessandro Curzi
Cari lettori, qui comincia l'avventura come si usa dire. Da oggi, assumo la direzione politica di "Liberazione" mi piacciono le sfide, specie se difficili e controcorrente. E mi piace l'idea di concludere qui la mia esperienza professionale. Vi confesso un filo d'emozione, pure dopo tanti anni passati nei giornali, alla Tv, con editori pubblici o privati, tra battaglie di tutti i tipi. Battaglie tutte vissute da giornalista e da comunista, quale sono oggi e quale sono sempre stato da quel lontano (eppure vicinissimo) 1944 quando mi iscrissi al partito comunista e mi gettai nella Resistenza romana con l'ardore di un ginnasiale. Da allora, è cambiato quasi tutto: non per me, la voglia di cambiare il mondo e di fare giornali.Molti continuano a chiedermi perché non faccio più il Tg3, ora che addirittura la sinistra è al governo, anzi ha la presidenza del Consiglio in prima persona. Se non lo faccio non è per mia scelta. La verità (scusate se parlo un po' di me ma oggi, appunto, è una giornata un po' speciale) è che mi è capitato più d'una volta di vivere una nuova esperienza giornalistica, fatta di vita e di fatti della realtà più che del chiacchiericcio del palazzo. E più d'una volta, quando magari eravamo, e mi sentivo, nel momento migliore, qualcuno mi ha detto: scendi dall'autobus, la corsa è finita. Ogni volta sono sceso e ho ricominciato.Forse queste esperienze mi hanno temprato e mi consentono oggi di affrontare il tentativo più arduo: salvare questo giornale, rilanciarlo, farlo diventare uno strumento di liberazione dal pensiero unico. Il mondo dell'informazione è dominato da un conformismo, da una piattezza, da un'autocensura quali non s'erano mai viste. Basta guardare a come stanno oscurando il partito della Rifondazione comunista, da quando ha rotto con la maggioranza di governo ed è passato all'opposizione. Il nostro giornale sarà, io spero, un piccolo ariete per sfondare questo muro del silenzio che il potere tenta di erigere intorno a noi.C'è in questa nuova impresa un pizzico di follia, lo so. Me lo hanno detto in tanti e, dunque, deve esserci qualcosa di vero. Ma non sono solo, anzi. Mi avvarrò di molti aiuti: del vostro, prima di tutti. Del partito, del quale questo giornale è espressione attiva. Della redazione. Del condirettore, Rina Gagliardi, cresciuta nell'esperienza di un giornale "corsaro" come "il manifesto", e che lavorerà al mio fianco in piena sintonia di intenti: dal punto di vista della gerarchia di partito, è una mia superiore, visto che lei fa parte della direzione del partito e io sono solo una "recluta" del medesimo.Cari lettori, amici e compagni, oggi per noi vuole essere anche un giorno di festa. Non so se ce la faremo a realizzare ciò che vorremmo, ma so che ce la metteremo tutta. Sì, proprio tutta. Dateci una mano: leggeteci, anche per criticarci, ma leggeteci. Un giornale, prima di tutto, è dei suoi lettori. Questo, almeno è ciò che io credo.
.: Ciao Sandro (Speciale di Liberazione) :.
1 commento:
Caro Sandro, scrivo questo commento perchè sono inkazzato e indignato. Ti spiego: da ieri mattina tutti i mezzi di informazione ti dedicano servizi, editoriali. Intervistano Veltroni, Napolitano, Melandri e tanti ex Ds che versano lacrime di coccodrillo, dimenticandosi che nel '97 ti hanno processato ed espulso dal PDS per esserti opposto alla candidatura di Di Pietro al colleggio del Mugello. Inquadrano e intervistano esponenti della destra più o meno fascista da Alemanno alla Mussolini, da Fini a Gianni Letta.
Danno spazio a Zavoli, Petruccioli, a ex presidenti della Repubblica come Scalfaro.
Ma nessuno spazio viene riservato ad esponenti del tuo (e del mio) Partito: il Partito della Rifondazione Comunista, a cui hai aderito nel 1998. Un fatto che ricorda Claudio Grassi così: ""Era il 1998. Rottura con il Governo Prodi. Tutta la sinistra "per bene" prende le distanze dal nostro Partito. C'è chi ci toglie il saluto, chi si nega al telefono. E tu cosa fai? Ti iscrivi al Prc e ci aiuti a risalire la china! Non solo. Prendi in mano Liberazione e, in poco tempo, lo trasformi in formidabile strumento di lotta politica. Comunista mai pentito, aperto, allegro, ironico, allergico ad ogni forma di settarismo."
Ma la cosa che mi fa inkazzare è che anche il TG3, la tua creatura, oscura il PRC: che vergogna, una mancanza di rispetto a tantissime compagne e compagni che negli anni hanno lavorato con te, che ti hanno voluto bene.
Caro Sandro che dire, dopo la sconfitta elettorale di aprile, ci vogliono definitivamente eliminare dalla scena politica italiana.
Ora ti saluto a pugno chiuso (come si usa tra noi Comunisti) e mi raccomando fai buon viaggio........
P.S. I tuoi anni a Liberazione sono stati i migliori per il nostro giornale (non me ne voglia Sansonetti)
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