Lumia uno e trino: a Roma è Pd, mentre in Sicilia…di Giulio Ambrosetti (27/7/2013)
PREMESSA : pare che il PD di Partinico abbia inviato una nota alla Commissione di Garanzia nazionale sulla "vicenda Partinico" . La vicenda é nota nel senso che nella nostra città il PD si presentava con la sua lista ed i suoi candidati sostenendo Chiara Gibilaro in alternativa a Lo Biundo ,mentre Crocetta insieme a Lumia ,l'antimafioso "cu' 'a riga" e "mente" del progetto politico del Megafono col quale ebbe accesso al senato ,sponsorizzava in maniera plateale la candidatura di Lo Biundo. Costui ovviamente dichiarava con nonchalance d'essere anche lui dentro questo nuovo movimento siciliano .Franza o Spagna purché se magna. Né bisogna dimenticare un terzo personaggio del PD, quell'on. Cracolici che si "cassariava" con Lo Biundo prima del ballottaggio e poi a festeggiare sul palco la rielezione perché a Partinico si sappia lui con chi sta .A Palermo contro Crocetta e Lumia per ragioni legate alla divisione del "potere" regionale mentre a Partinico con tutto rispetto ....tutti insieme appassionatamente :trombe, trombette, tromboni, commercianti ed artigiani, clienti e varia umanità .Siamo in presenza di una commedia all'italiana con alcuni protagonisti - Crocetta, Lumia e Cracolici -che si dichiarano del PD ma che tengono un piede dentro e tutto il corpo fuori da quel Partito che sostengono ,senza alcun pudore, essere il loro Partito .Anzi dicono di più: d'esserne non semplici militanti ma addirittura "dirigenti".In una parola: chiddi ca' cumannanu. Roba da avanspettacolo. Pur essendo abbastanza rispettosi delle "cose" degli altri Partiti non nascondiamo la nostra curiosità per sapere quel che il PD di Partinico ha scritto a Giovanni Berlinguer ,che di quell'organismo nazionale ne é il Presidente .Cosi' come non possiamo tacere e dire: ma dove é finito quell'orgoglio tutto democristiano fatto di rigore militante, spirito di Partito, di chi oggi questo Partito sul piano locale, guida?
AD OGNI BUON CONTO ,E TANTO PER CAPIRNE DI PIU' ,PUBBLICHIAMO UN POST DEL GIORNALE ON-LINE "Link Sicilia" CHE CONSIDERIAMO ABBASTANZA INTERESSANTE
Gianni Battaglia è un personaggio piuttosto noto nel panorama della Sinistra siciliana. E’ stato deputato di Sala d’Ercole e assessore regionale. A Ragusa, la sua provincia, è un’istituzione. Oggi fa politica nel Pd. Anzi, è un autorevole esponente di questo Partito.Il personaggio è pacato. Per sua abitudine, misura le parole una per una. Difficile, se non impossibile, per chi lo conosce un po’, vederlo andare sopra il rigo.Abbiamo deciso di fare una chiacchierata con lui sul ‘caso’ Crocetta, il presidente della Regione che dice: “Il Pd è il mio Partito”, ma non paga nemmeno le quote. Che lamenta la presenza di dirigenti del Pd siciliano che vorrebbero metterlo alla porta, dimenticando che, nell’ultima campagna elettorale, in occasione delle elezioni amministrative, è stato proprio il Megafono – ovvero il Movimento-Partito del presidente della Regione – a presentare in tanti Comuni liste alternative al Pd. Facendogli perde voti e, in alcuni casi, le stesse elezioni.“Io – ci dice Battaglia (nella fono a sinistra, tratta da ragusanews.com) partirei dal pronunciamento della Commissione di garanzia che ha fatto chiarezza”.In soldoni,la Commissione nazionale
di garanzia del Pd ha detto che Rosario crocetta deve scegliere: o dentro il
Partito democratico o fuori.“Detto questo – aggiunge Battaglia – il
problema politico rimane. Il richiamo è stato forte. La verità è che non
bisognava arrivare a questo punto”.Già. Perché quando si arriva alla
Commissione nazionale di garanzia, beh, qualcosa di grave deve essere successa.
Cosa?“Questa storia – precisa il dirigente del Pd di Ragusa – sta prendendo
un’evoluzione sbagliata. E’ iniziata alle elezioni regionali dell’ottobre dello
scorso anno. Allora si disse: il nostro candidato sta mettendo su la lista del
Presidente. Per carità, nulla da dire. Si fa così in tutte le Regioni italiane.
Anche se…”Anche se, chiediamo? Battaglia ci pensa su. Poi precisa: “Anche
se, forse, sarebbe stato bene non dare tutti i candidati che il Pd ha fornito
alla lista Crocetta”. Questo il nostro interlocutore non lo dice: alla fine il
rafforzamento della lista Crocetta ha indebolito la lista del Pd. Tutto vero,
perché il Partito democratico ha perso troppi voti. In parte per la linea
politica sbagliata, imposta al Pd siciliano da Giuseppe Lumia e Antonello
Cracolici, di appoggio acritico al Governo regionale di Raffaele Lombardo;
in parte perché la lista Crocetta si è rafforzata a spese del Pd. Su questo non
ci piove.Mettiamo da parte le elezioni regionali dello scorso anno ormai
archiviate. Poi arrivano le elezioni politiche nazionali.“Già – ci dice
Battaglia – e lì spunta la lista Crocetta al Senato. Io, se proprio la debbo
dire tutta, ero un po’ perplesso. Non ci vedevo chiaro. O forse intravedevo
qualcosa. Di preciso non lo so. Ma qualcosa mi diceva che c’erano elementi
politici un po’ strani”.Battaglia non lo dice: ve lo diciamo noi. Si riferisce
al fatto che, quando si profila Antonio Presti capolista, in tanti sono convinti che il Megafono
avrebbe preso un sacco di voti. Sono i giorni – che il nostro giornale registra
puntualmente – in cui c’è grande fermento. Addirittura si ipotizza di una lista
che, al Senato, avrebbe potuto prendete più voti dello stresso Pd. Vero? Falso?Con i “se” non si
fa la storia e nemmeno le analisi politiche. L’unico dato certo, acclarato, è
Che a sistemare tutto pensano Beppe Lumnia e lo stesso Crocetta. Che, insieme,
‘stoppano’ Antonio Presti capolista e mettono Lumia capolista. Una mossa
‘azzeccata’, se è vero che più del 50 per cento dei potenziali elettori del
Megafono versione Antonio Presti ‘scappano’ verso il Movimento 5 Stelle. Quello
che diciamo è certificato dalle tante schede dove c’è di fatto, un voto
disgiunto: Pd alla Camera dei deputati e Movimento 5 Stelle al Senato.“Alla fine passa
questa storia della lista Crocetta al Senato – racconta Battaglia -. Si dice
che prenderemo, insieme, un sacco di voti. E che vinceremo. Io, lo ripeto, non
ero molto convinto. Ma…”.Ma Battaglia è troppo uomo politico abituato a far
prevalere gli interessi del Partito sui dubbi personali per opporsi. Non
sarebbe stato nel suo stile.In effetti – i lettori ci perdonino se insistiamo –
con Presti capolista le cose sarebbero potute andare diversamente. Ma questo,
oggi, conta poco.“Arriviamo alle elezioni amministrative di qualche mese fa –
racconta sempre il dirigente del Pd -. E rispuntano le liste del Megafono. Che
c’entra?”.Già, che c’entrano le liste del Megafono? Peraltro, almeno in alcuni
casi, in contrapposizione alle liste del Pd.“Si parla spesso
di quello che è avvenuto a Piazza Armerina – ci dice sempre Battaglia -. Ed è
giusto parlarne. Ma si parla poco di quello che è avvenuto a Modica, una cittadina
di circa sessantamila abitanti. Qui il Megafono ha sostenuto, contro il Pd, un
candidato di Forza Italia. E’ normale tutto questo?”.A questo punto una
domanda a noi sembra, questa sì, “normale”: insomma ‘sto Crocetta fa parte o no
del Pd siciliano? “Per farne parte – ci risponde Battaglia – dovrebbe aderire
al gruppo parlamentare del Pd all’Ars…”. Invece il presidente che dice: “Il Pd
è il mio Partito”, a Sala d’Ercole aderisce al gruppo parlamentare del
Megafono.“Un po’ di confusione c’è – ribadisce Battaglia -. Faccio un esempio. Lumia fa parte degli organi
nazionali del Pd. In Sicilia, quando si debbono affrontare temi politici e
parlamentari, il Pd, com’è giusto che sia, si presenta con il segretario
regionale,Giuseppe Lupo, e con il capogruppo all’Ars, Baldo
Gucciardi. Ebbene, a questi appuntamento il Megafono invia una delegazione
composta dall’onorevole Nino Malafarina e da Lumia. Ora: com’è possibile tutto
questo? Com’è possibile che, a Roma Lumia indossa i panni del dirigente del Pd
e, in Sicilia, va a trattare i temi politici con il Megafono? Perché, in
Sicilia, Lumia deve rappresentare qualcosa di diverso dal Pd?”.Proviamo a
‘stringere’: insomma Crocetta e Lumia sono dentro o fuori il Pd? Il
pronunciamento della Commisisona nazionale di garanzia può essere interpretata
come una pre-espulsione? “Diciamo che è un richiamo”.Raccontiamo a Battaglia
che Franco Piro, da noi intervistato, ha detto di non credere allo
scioglimento anticipato dell’Ars. Piro aggiunge che l’occasione storica,
rappresentata dalla vittoria di Crocetta non va sciupata. In altre parole,
bisogna convincere l’attuale presidente della Regione a mettere da parte il
‘giocattolino’ del Governo tecnico grazie al quale lui e Lumia, praticamente,
controllano direttamente almeno otto assessori e condizionano pesantemente gli
altri quattro. Puntando su un Governo politico.“Ha ragione Piro –
ci dice Battaglia -. Non ci sono alternative alla ragionevolezza del presidente
della Regione. Anche perché nessuno, a Sala d’Ercole, è disposto ad andare a
casa anticipatamente”.Non sarà facile – osserviamo – convincere Crocetta e
Lumia a cedere una parte del potere che oggi gestiscono. Oggi controllato
tutto. Tutto passa dalle loro mani. Vero è che stanno combinando un sacco di
casini, se non altro perché non sono bravi. Ma gestiscono tutto il potere e si
autocelebrano, a prescindere dai pessimi risultati che stanno ottenendo su
quasi tutti i fronti.“Ripeto – conclude Battaglia -: io come Piro, non vedo
alternative al Governo politico. Noi del Pd non siamo ospiti di questo Governo
regionale. Ricordo a me
stesso prima che agli altri che Crocetta ha preso meno voti di Anna
Finocchiaro. E’ stato eletto presidente della Regione per una somma di
evenienze favorevoli che difficilmente si ripeterebbero. Non possiamo bruciare
un’occasione così importante. Ma dobbiamo governare bene. Molto bene”.Molto meglio –
aggiungiamo noi – di come hanno governato in questi primi disastrosi nove mesi
Crocetta e Lumia. Ma questo Battaglia non lo dice. Non sarebbe nel suo stile.
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Gianni Battaglia è un personaggio piuttosto noto nel panorama della Sinistra siciliana. E’ stato deputato di Sala d’Ercole e assessore regionale. A Ragusa, la sua provincia, è un’istituzione. Oggi fa politica nel Pd. Anzi, è un autorevole esponente di questo Partito.Il personaggio è pacato. Per sua abitudine, misura le parole una per una. Difficile, se non impossibile, per chi lo conosce un po’, vederlo andare sopra il rigo.Abbiamo deciso di fare una chiacchierata con lui sul ‘caso’ Crocetta, il presidente della Regione che dice: “Il Pd è il mio Partito”, ma non paga nemmeno le quote. Che lamenta la presenza di dirigenti del Pd siciliano che vorrebbero metterlo alla porta, dimenticando che, nell’ultima campagna elettorale, in occasione delle elezioni amministrative, è stato proprio il Megafono – ovvero il Movimento-Partito del presidente della Regione – a presentare in tanti Comuni liste alternative al Pd. Facendogli perde voti e, in alcuni casi, le stesse elezioni.“Io – ci dice Battaglia (nella fono a sinistra, tratta da ragusanews.com) partirei dal pronunciamento della Commissione di garanzia che ha fatto chiarezza”.In soldoni,
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