Come dorme (?!) il sindaco Lo Biundo
Tra qualche giorno i cittadini di Partinico torneranno alle urne per scegliere, il rappresentante di tutti i partinicesi per i prossimi cinque anni di amministrazione comunale. Dovremo votare la persona che, per un lungo periodo, dovrà rappresentarci tutti, facendo di Partinico o un paese consegnato alla cultura mafiosa, a poche cosche che comandano, o una realtà che si mette in movimento per raggiungere, prima uno standard di civiltà qual è almeno quello dell’Italia di oggi, e poi una condizione di accesso reale all’Europa. La sfida è tra l’attuale sindaco Lo Biundo e l’avvocato Bonnì, che giustamente gli vuole togliere il primato.
Per chi non se ne sia ancora reso conto il quadro di Partinico è quello di un paese in sfacelo con un territorio ancora fortemente arcaico, governato da un gruppo di assessori che non saprei definire, per non dire altro. Basterebbe verificare quante concessioni edilizie sono state concesse nell’ultimo anno, facendo il gioco dei tre compari sordi. Io te la dò per uno scopo, tu realizzi l’autorizzazione per un altro scopo, e siamo tutti felici e contenti. E no! Così il gioco non funziona. E’ truccato. Io tecnico comunale ti dò la concessione e verifico in itinere e alla fine se lo scopo è stato rispettato. Altrimenti, caro sindaco, dichiaratelo pure: in zona agricola non vale più il rispetto dell’indice di edificabilità dello 0,03 % e tutti si diano da fare a trasformare le regole del gioco a uso personale, in atti illegali validi per tutti. Perchè questa ci pare la prospettiva di questo andazzo. Non il rispetto della legge, ma il modo di ingannarla.
Basterebbe anche vedere quanto e quale sia stato l’interesse di questa giunta che va a decadere, per la salvaguardia di un bene comune, come l’acqua, affidata alla gestione del consorzio di bonifica Palermo 2. Una vera e propria carretta che sopravvive grazie ai pochi dipendenti che fanno le umane e divine cose per resistere allo sfascio. Costretti a operare anche in mancanza di fondi per la gestione di un bene collettivo primario come l’acqua per le campagne di Partinico (e non solo) e della città di Palermo. Tutti irrigano, ma quanti pagano il canone? E il sindaco prima autorità del paese cosa fa? Cuffaro e Lombardo avevano dato il via alla corsa verso il baratro e – dobbiamo purtroppo dire – che Crocetta sta completando l’opera, accompagnato dal voltagabbana megafonista qual è il sindaco ancora in carica del nostro paese. Non pare si sia prodigato molto per i nostri produttori agricoli. Il governatore ignora infatti le lotte sostenute per cinquant’anni dalla popolazione della valle dello Jato, per trasformare l’acqua di mafia in acqua gestita democraticamente. Ora il problema è proprio questo, che tutto va nella direzione di bloccare il processo democratico. Tanto che le leggi rimangono inattuate, i contadini che prima potevano eleggere i propri rappresentanti in quella che fu la cooperativa del consorzio voluta da Danilo Dolci, oggi non hanno più questo diritto. Il territorio è nelle mani del primo mascalzone che si alza e decide di comandare. Senza regole, senza legge, senza alcuna forma di legalità. Se non si pone mano a rimuovere in modo radicale l’amministrazione comunale che abbiamo avuto, i prossimi cinque anni segneranno il tracollo definitivo di tutte le speranze per il futuro che i partinicesi giustamente vogliono coltivare. Per sé e per i propri figli. Partinico ha bisogno di un primo cittadino che pensi agli interessi generali del paese per orientarli verso lo sviluppo.
Ma il sindaco dorme. Ogni tanto cambia lato, si gira nel letto alla ricerca della posizione migliore. Beato lui. Ha le cordate di clientela già attaccate, come i cani al guinzaglio e russa che è un piacere per chi ha la pazienza di sopportare simili rumori. Pare che non abbia fretta di arrivare al fatidico giorno di domenica 23 giugno. Forse nel sonno gli balzano in mente ombre non rassicuranti. Quante cose non fatte! La raccolta differenziata dei rifiuti ha raggiunto il risultato che siamo uno degli ultimi, se non proprio l’ultimo paese d’Italia a non averla neanche sfiorata. Si è piantato qualche fiorellino preelettorale, ma si sono tagliati decine di alberi. Il pagamento del canone idrico è un vero e proprio ginepraio, un’opera di follia pura. Si sono impiantanti i contatori d’acqua, ma ognuno paga come caso a sé. Un referendum vieta la privatizzazione dell’acqua nella gestione dei Comuni, ma qua comandano tutti, tranne l’amministrazione cittadina. E ‘nbé? Direbbe Maurizio Crozza. Meglio dormire e darsi da fare solo nel sonno. E così abbiamo un sindaco e una giunta che sì, è vero, si muovono e si agitano, ma solo dormendo. Allungano i piedi e ogni tanto rigirano il cuscino per avere un po’ di frescura, tra una scena onirica e l’altra. Il loro movimento è come quel tic che hanno certi animali, specialmente i cani, quando agitano improvvisamente le zampe. E’ il movimento improvviso che ci dice che stanno proprio dormendo.
La nuova filosofia dei vecchi amministratori di Partinico. Dormire, come hanno dormito per tutto il tempo in cui hanno sognato di amministrare. E continuano a sognare, preparando cavalli e cavalieri, promettendo a destra e a manca, e cosa grave, lasciando il territorio in balia di se stesso. Senza difesa alcuna. Ogni tanto il sindaco tira un respiro più profondo che corrisponde a qualche sollievo notturno della sua attività onirica. Russa a meraviglia, e se qualcuno gli fischietta un tantino dentro l’orecchio, si sveglia di soprassalto e chiede stralunato: “Dove sono?” Ed è già di nuovo a nanna. Si gira e si rigira, bofonchia qualcosa che nessuno capisce, e continua a dormire come se fosse nel Paese delle Meraviglie.
Tra una parola e l’altra, più o meno sconnessa, specie quando le giornate sono più calde e dànno alla testa, si acchiappa il senso singhiozzante del suo discorso. Lavori pubblici. Li abbiamo visti, in specie quelli più urgenti, come nei quartieri in cui mancano da un tempo che ha attraversato la sua amministrazione, le opere di urbanizzazione. Dove l’illuminazione pubblica è ancora quella del periodo antecedente le lampade a carbone, dove mancano le reti fognarie, e l’acqua non si vede neanche con il binocolo. Negli ultimi mesi abbiamo notato con sorpresa qualche strada asfaltata, e qualche aiuola ben curata che prima non esisteva. Ma questa nota gaia dei fiori, scritta apposta per i gonzi (si accettano scommesse) è destinata a perire sotto l’arsura della prossima estate, mentre restano in aria la questione quasi secolare della Lady Alcool, della manutenzione obbligatoria delle scuole e della messa in regola delle certificazioni inesistenti per la loro messa in sicurezza. Per non parlare dell’immondizia che ci travolge, come le valanghe dopo la pioggia. Fai la ninna, fai la nanna, caro sindaco. Quando ti sveglierai forse capirai di trovarti in una realtà molto diversa. A rimetterci, naturalmente, saremo noi cittadini, che abbiamo il vizio di dormire poco.
Giuseppe Casarrubea
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